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Autore: ness6_27    05/09/2014    0 recensioni
[Welcome to the NHK]
Si credeva di aver sconfitto la NHK, di aver trovato una propria strada e un obiettivo.
Ma ancora non è del tutto finita, alcuni dubbi e incertezze rimangono.
Ancora qualche altro piccolo sforzo e l'aiuto di chi si ha a fianco!
N.B. Gli eventi dell'anime, del manga e del romanzo prendono pieghe leggermente diverse tra di loro. In questa storia seguirò il corso degli eventi presente nel manga.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tatsuiro! Scendi, che è pronta la colazione!”

La luce che penetrava dalle tapparelle nella stanza di Sato non era molta. La sua voglia di alzarsi era ancora meno.

“Arrivo!”

Un giorno come un altro, Tatsuiro viene svegliato da sua madre per fare la colazione, consapevole che tutto quello che deve andare a fare dopo è già predestinato: dovrà semplicemente andare a svolgere il suo lavoro part-time, andare a frequentare quel corso al quale è stato iscritto dalla madre “perché Tokyo offre molte possibilità”, tornare a casa per la sera, cenare, e infine, se si ha ancora la forza, mettersi un po' al computer per giocare a qualcosa oppure a masturbarsi.

È un copione già scritto, da una persona che ha davvero cattivi gusti, oppure che odia la vita. Ma in effetti, per quale motivo non si dovrebbe odiare la vita? Cosa ti sta ad offrire? Una serie di dettami da importi da solo per vivere secondo decoro? Le macerie fangose dentro la quale ti rigiri per rifiutarli? Io so cosa vogliono dire sia la prima che la seconda cosa. Io sono stato un relegato della società per ben quattro anni. Non ho mai parlato con nessuno, all'inizio perché lo ritenevo inutile e anche dannoso, ma poi perché non ne sono stato più capace. Mi sono ritrovato nell'ansia più totale quando dovevo parlare con le persone, ritenevo molto più semplice chiudermi nel mio guscio. Ma non come una lumaca. ma come un parassita.

Come un parassita della lumaca, sulla quale ormai avevo preso il controllo e la costringeva a ledersi sempre più, danneggiando infine anche me stesso. Mi sono crogiolato felicemente nella mia solitudine a scapito degli altri. Di chi mi vuole bene.

Poi...

Poi ho conosciuto un angelo. Un angelo dalle lunghe ali bianche, così come candido era il suo viso, che mi aveva detto di volermi tirare fuori dalla mia condizione. E io non gli ho dato ascolto. Cioè, sono sempre stato circospetto, mi sono sempre chiesto perché, come mai un angelo candido e bellissimo come Misaki volesse aiutare un parassita come me. Non so se ho fatto bene, perché purtroppo, e lo dico col cuore in mano, lei non è un angelo. Non come possiamo immaginarlo, almeno. Quelle sue piume bianche sono in realtà lacrime amare, versate e poi solidificate, dimenticate dentro un oblio dal quale escono solo le cose peggiori. Il suo volto candido come la neve inoltre, è così dolcemente niveo solo per nascondere il pallore dei suoi attacchi di panico. È solo una persona già distrutta di suo, che ha solo trovato una persona più sgretolata di lei.

E ha provato tanta, tantissima pena.

Si vestì con una maglietta tutta spiegazzata trovata proprio dove l'aveva lasciata la sera prima, insieme a un paio di bermuda. Si buttò sulla sedia della sua scrivania, a contemplare la sua postazione. Quanto poteva dire di essere suo quel pc, ora che doveva stare attento a chi entrava in camera sua?

Prima lo era molto di più.

Poggiò la testa sulla scrivania, un misto di sensazioni lo percorsero, le conosceva. Sentimenti contrastanti, che lo squartavano e si prendevano un pezzo, non prendendosi praticamente niente. E lui per evitare tutto ciò non poteva fare niente. Si ricordava di quando per la prima volta scoppiò in lui questa scissione tra due: parlava di come fosse diventato lolicon con il suo ex vicino di casa Yamazaki, e alla fine esplose, corse davanti un liceo, e si mise a fotografare ragazzine nascosto dietro un cespuglio, per mostrare quanto un personaggio simile fosse squallido. Lui stesso si trovava squallido, ma nel suo squallore non riusciva a smettere. E si mise anche a piangere.

E pianse anche stavolta. Poggiato sul del legno freddo, pianse come non faceva da tanto, come non fece nemmeno quella volta, nell'inutilissimo tentativo di conservare davanti a Yamazaki della dignità che, oggettivamente parlando, aveva perso.

 

Ma insomma Tatsuiro! Scendi o no?!”

Si asciugò le lacrime, e scese le scale. Salutò tutti e si mise a mangiare.

Hai parlato ieri col capo per quell'aumento?”

“Sì, mi ha detto di ripresentarmi oggi da lui dopo il lavoro.”

Sarebbe così bello! Non hai idea di quanto quell'aumento ci farebbe comodo, visto quello che è successo a tuo padre.”

Mio padre...classico esempio di chi viene ripagato male dalla vita. Si può dire che lui è stato il mio esatto contrario: fin da ragazzo ha avuto una forte dedizione al lavoro. Non dico abbia trascurato il resto, ma era il classico padre che usciva la mattina e tornava la sera. E ora, con cinquanta anni d'età sulle spalle è stato licenziato. Riduzioni di personale, crisi nel mondo del lavoro, e cazzate così. E lui è rimasto fregato, non arriva certo a ottenere la pensione in questo modo, né la vorrebbe. È un serio problema, non sappiamo che fare. Speriamo che riesca ad avere quell'aumento.

 

 

“Beh, poteva andare, peggio, di come stavo per reagire, mi avrebbe potuto pure fare licenziare.”

Alla fine l'aumento non glie lo diedero. Un collega di Sato ebbe un incidente per un problema noto in quell'azienda da tanto. Impaurito dalle probabili cause legali future, il capo di Sato chiuse i battenti a qualsiasi trattativa. Tatsuhiro non la prese tanto bene. Fece un discorso concitato, senza peli sulla lingua, a tono alto, contro di lui e tutto il lavoro che aveva fatto in vista di quell'aumento.

La risposta del capo fu abbastanza laconica: dopo averlo guardato con uno sguardo freddo disse “Ringrazia che hai tuo padre disoccupato, evito di prendere provvedimenti solo per lui.”

Dopo che uscì dall'azienda, Sato s'incamminò verso il corso, e fu allora passò davanti una farmacia. All'inizio girò la testa verso la vetrina senza nemmeno pensarci, poi si bloccò. Ripensò a un evento successo alla fine del suo quarto anno recluso in casa, alla folle scelta che decise di fare, e alle conseguenze che ne susseguirono. Sostanze. Un delirio che lo aveva portato a perdere completamente la poca fiducia rimasta nella società e negli altri.

Credo...sia meglio non pensarci.

Riprese a camminare a passo lento verso quello stupido corso che doveva frequentare.

 

 

Da lì a dieci minuti Tatsuiro si doveva trovare davanti una scuola per seguire un corso. E invece era corso a casa, precipitandosi in garage, e frugando in mezzo a degli scatoloni che non aveva mai aperto da quando era tornato a casa dei genitori. Era sicuro che lì c'era ancora una dose quel mix di farmaci che assunse quella volta. Lo trovò con le lacrime agli occhi, desideroso di scappare via, dove le gambe, neppure quelle della sua fantasia e della sua mente, potevano portarlo. Le narici si riempirono di illusioni, per diventare cianotiche, insieme a tutto il viso, nel buio della sua stanza, con la certezza che nessuno lo avrebbe disturbato. Un giramento di testa, una botta sul pavimento.

E riconobbe subito i suoi vecchi compagni: signor amplificatore e signora tv.

E io sto a manovrarli.

“Signor amplificatore, era da tanto che non ci vedevamo...s-signora tv...”

Parlava con la bava alla bocca, lo sguardo perso tra questi due oggetti.

Come va, Tatsuiro?”

“Eh, come deve andare? Sono quasi due mesi che sono ritornato nel buco di culo della mia città...ormai sono una brava persona. Eheh, ormai lavoro...proprio sono messo benissimo!”

Ridacchiava in preda alle convulsioni come una iena in preda al pasto, mentre sbatteva contro i mobili con gli arti e lasciava bava per terra.

“Eppure...nonostante io lavori, mi sento lo stesso una merda! Mi sento la carogna che ero quando ero un hikikomori! Con la differenza che ora sono costretto ad avere rapporti con le persone...mi sembra sempre lo stesso schifo...e non so seriamente che farci...”

Noi ti avevamo avvertito, Tatsuiro. La condizione di hikikomori non è la tragedia, è forse il male minore. La vita sociale t'impone degli schemi per il puro gusto di farteli seguire, senza ricompensarti mai.”

Tutti gli sforzi che hai fatto per uscire dalla tua condizione da cosa sono stati dettati? Dagli schemi che la società ha cercato subito di importi! E sai attraverso cosa, o meglio chi, lo ha fatto?”

A quell'idea gli occhi smorti di Sato di bagnarono di lacrime, e incominciarono a piangere ininterrottamente.

“No! Basta, non ditemi questo! Vi prego...”

Ma è la pura e semplice verità! Noi avevamo provato ad avvertirti, Tatsuiro, dovevi subito tagliare i ponti.”

“Lei, lei voleva solo farmi del bene! Voleva solo aiutarmi!”

Voleva solo aiutarti con quel suo dannato progetto?! Guarda, il suo progetto non è mica fallito, tu sei uscito dalla tua condizione, non sei più relegato in casa, ma cosa ne hai ottenuto?”

“I-io...”

Esatto, niente, se non altre sofferenze.”

E secondo te, questo quella maledetta Misaki Nakahara non lo sapeva?!”

Sato doveva riuscire a trovare il momento di minore intensità del suo stesso pianto per riuscire a parlare, per rispondere a quelle voci che gli facevano tanto male.

“N...no! No, lei non poteva immaginarlo! Sono io che sono semplicemente un debole, che riesco a dannarmi per tutto quanto, che non riesco a farmi piacere niente!”

Pur ammettendo ciò, fidati, lei lo sapeva...”

“Basta...”

Guarda in faccia la realtà, Sato!”

“BASTA!

Cosa vorresti fare?”

“Voglio smetterla di soffrire! Non ne voglio sapere più niente, né di hikikomori, né di lavoro, di vita, di amore, di niente!”

...E pensare che stavi per intraprendere quella strada per una motivazione stupida come l'amore non corrisposto per la senpai Kashiwa.”

“Proprio quello è un altro discorso che non dobbiamo prendere!”

Perché metterebbe in luce tutta la tua mancanza di spina dorsale?”

“...esattamente...”

Beh, comunque, quella volta stavi per fare una cosa...”

“E tu...tu dici che quella è la soluzione?”

Certo! È sempre la soluzione a tutto!”

“M...ma, i miei genitori? E poi...Yamazaki?”

Cosa, Yamazaki?”

“Sì, ne ho passate delle belle con lui, e lui ancora aspetta me per il gioco...”

Ma tu pensi che ancora quello sta a perdere tempo con i galge? Ormai ha la sua famigliola, la sua azienda agricola da mandare avanti, è distante anni luce da te.”

“Forse hai ragione...ma Misaki?”

Misaki? Sta godendo della riuscita del suo progetto, e se ne sta fregando delle conseguenze. Non devi pensare a lei. Piuttosto...”

Vedi i farmaci che hai preso ora? Ne hai ancora per un bis, forse anche per un tris. Starai meglio con quelli...certo, i farmaci hanno sempre effetti collaterali...ma non starai nemmeno a pensarci.”

Prendili, e buonanotte ai suonatori!”

Li prese. Non sarebbe giusto dire che non ci ha pensato su, ma alla fine li prese.

“Eh-ehehehe, così starò meglio...”

Certamente, tranquillo! Dovrai sopportare solo uno svenimento...ci vorrà un po'.”

“Ah, ho capito, b-beh, e dove sta il problema...”

Dieci minuti e aveva già il respiro un po' affannoso. Chissà qualche principio attivo di quale medicinale gli stava comprimendo in maniera involontaria i polmoni. O forse era solo la paura? La paura di morire? Gli sarebbe andato bene restare col dubbio. Fino alla fine.

Sei triste per caso, Tatsuhiro?”

Per tutta risposta lui perse l'equilibrio, sbatté con la fronte a terra e incominciò a digrignare i denti per il dolore mentre sbavava, ormai quasi perso nel torpore.

“No...”

No?”

Si stava rimettendo a sedere, riusciva ancora a controllarsi.

Per caso stai compiendo ora quello che non sei riuscito a fare con la senpai?”

“No! Ora è u-un po' diverso...quella volta non volevo più-ù vivere perché ero troppo infelice, ne avevo abbastanza, e ce l'avevo col mondo.”

E ora?”

“E ora invece...ho capito che il problema non è l'essere hikikomori o meno...è solo che non solo tagliato per vivere. E mi sta bene così, perché l'ho finalmente compreso. Non sono tagliato per la vita, ma per la morte.”

Mh. Ho capito, beh, forse non hai tutti i torti...”

Ma perché sto cercando di consolarlo? In fondo, non sarebbe bello vederlo soffrire fino all'ultimo?

Forse, visto che mi sono divertito tanto con lui, visto che io sono quel senso di esasperazione che lo ha accompagnato fin dalla sua ultimissima fase di hikikomori, ora provo un certo senso di rammarico.

Come quando un ragazzo capisce che un gioco non lo diverte più e buttandolo sorride pensando a quanto si sia divertito con quel gioco.

Sì, credo che sia più o meno la stessa cosa. Solo che all'ultimo, quando è tornato dai genitori, era convinto che era lui quello che buttava via qualcosa, ossia me, la sua esasperazione.

Invece sta succedendo proprio il contrario. E ora sorrido, mentre lo vedo che socchiude gli occhi...per l'ultima volta.

Ma...”

“Uh?”

...ora che succede?”

Sato si risvegliò col rumore del telefonino che squillava. Allungò la mano sul tavolo, tastando a caso.

Ma lascia perdere, che t'interessa chi è?”

“Ma non rompere, fammi dire a qualcuno che sto per morire! Tanto, sarà qualche operatore telefonico che lo prenderà per un...”

Lesse, e lessi pure io, quei fastidiosi ideogrammi che componevano il nome “Misaki Nakahara”.

“Dovrei...rispondere...”

Si appoggiò al piede della scrivania, ci strisciò di sopra, e cadde per terra.

Ma no, lasciala perdere, ti ha già fatto soffrire abbastanza!”

“Ehehehe, e se-se soffrisse a sua volta nel s-sapere che sto per ammazzarmi?”

...”

Non capisco seriamente se lo spingeva quel sentimento che qualcuno chiama amore-odio. Io sono un sentimento già di mio, non so quanti e quali altri sentimenti esistano. Ma seriamente è possibile arrivare a tal punto? Mi ricordo cosa si sono detti una volta, si sono detti qualcosa del tipo “ti odio talmente tanto da non poter più stare senza di te!”. Probabilmente si odiavano davvero a tal punto da amarsi. Scaricavano tutta la negatività sull'altro, e solo così riuscivano ad andare avanti. Che amore strano...

Ma ora che lui sta per morire, questa storia non si ripeterà di certo.

“...p-pronto?”

 

Commento dell'autore.
È passato ormai un annetto da quando ho conosciuto quest'opera, molto probabilmente è stato anche il mio primo impatto col mondo degli hikikomori, di coloro che non riescono ad avere rapporti con le altre persone, e di coloro che hanno dubbi su quello che sarà il loro avvenire. È stata un'opera che mi ha davvero colpito, e nella quale mi sono ritrovato. Allora mi ritrovai davvero tanto nei pensieri di quei personaggi e nei loro desideri. Con fatica e tanto tempo(si parla di alcuni mesi) riuscì anche ad avere a casa tutta la serie completa del manga, che custidisco gelosamente.
Ma da pochissimo tempo ho considerato l'idea di scrivere una fanfiction su quest'opera, dopo che lo consigliai a un amico mio fino alla nausea e lui decise di vederlo solo insieme a me. Provai a immaginare di comporre un mio piccolissimo tributo a questa grandissima opera. E venne fuori questa piccola fanfiction che vuole andare a infilarsi nel finale, dove, qualcuno magari ricorda, si legge "sei mesi dopo". Ecco, sto provando a infilare la mia storia proprio lì. Ho cercato davvero tanto di tardare la pubblicazione di questo primo capitolo con la scusa di voler finire la fanfiction nel suo insieme, cercando di rendere tutta la storia perfetta per quanto possibile...ma, vista la mia attuale situazione lavorativa che mi occupa un terzo della giornata(un altro terzo se lo prende il sonno la notte) e il mio stato attuale di umore non proprio allegro, la stesura di questa storia procede troppo, ma troppo lenta, e ho pensato che pubblicando questo primo capitolo potessi darmi una spinta in più.
Staremo a vedere. Ovviamente non mi sono dimenticato di Villa Cascia, anzi, per ora penso più a quella storia originale che a questa fanfiction. Mi devono perdonare quelle persone che aspettano la storia(credo qualcuno ci sia xD) ma la continuerò, lo giuro! Per il momento, recensite in tanti, e stay tuned!
  
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