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Autore: Lost on Mars    05/09/2014    9 recensioni
Dopo un grave incidente, Luke si ritrova nell'Aldilà. Clarisse, un angelo, gli fa capire di essere ancora in tempo per svegliarsi e tornare a vivere sulla Terra. Per farlo, dovrà portare a termine una serie di buone azioni, alcune saranno difficili e richiederanno dei sacrifici, ma Luke non può andarsene e lasciare tutte le persone a cui vuole bene, non può andarsene e lasciare Michael per sempre.
[Michael/Luke]
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi serve un miracolo



1.
Somewhere new

 
La prima cosa che vedo quando mi sveglio è una luce bianca che mi acceca gli occhi, pian piano però mi abituo e scopro che non c’è nessuna luce bianca in particolare, sono semplicemente steso su un pavimento liscio e nemmeno troppo polveroso, l’ambiente è luminoso e sono completamente solo. Provo ad alzarmi e mi guardo intorno. Sono nel bel mezzo di un lunghissimo corridoio con le pareti bianche e il pavimento lucido, che rispecchia in parte la mia immagine. Non riesco a capire se ci sia un soffitto o meno oppure se questo corridoio abbia una fine. Cammino per un po’, ma mi sembra di essere sempre allo stesso punto. Ogni tanto incrocio qualche porta dipinta ognuna di un colore diverso, poi invece il corridoio continua senza nessuna porta. Continuo a camminare perché non so come ci sono finito qui, né cosa mi sia successo. Indosso dei vestiti, anch’essi bianchi. Dei semplici pantaloni lunghi e una maglietta, non ho le scarpe ai piedi, e nemmeno i calzini. Vorrei controllare di avere almeno le mutande, ma non mi sembra un gesto carino da fare in caso incontrassi qualcuno, e intanto che indosso i pantaloni non ho bisogno di preoccuparmi di queste cose. Dopo un po’ mi fermo, anche se non sento affatto la stanchezza, sono davanti ad una porta grigia. È un colore singolare dato che tutte quelle che ho incontrato finora erano dipinte con colori sgargianti come il rosso, il verde o l’azzurro. Incuriosito, mi avvicino, e per poco non ricevo la porta direttamente in faccia. La cosa a lasciarmi sorpreso, comunque, è il fatto che finalmente riesco a vedere qualcuno, stavo cominciando a preoccuparmi e ad avere seriamente paura.
Dalla porta è uscita una ragazza minuta, un po’ bassa, con i capelli lunghi e ondulati, di un castano molto scuro. Ha degli occhi grandi color nocciola e la pelle diafana, deve avere la mia età. La guardo e lei guarda me, prima curiosa e poi con molta attenzione, come se stesse cercando in particolare nel mio viso. Inclina la testa e mi si avvicina.
« Stai proprio uno schifo » commenta. La sua voce è molto bassa e delicata, ma nella mia testa l’ho sentita come se fosse un eco. Aggrotto le sopracciglia, probabilmente i miei capelli saranno sparati da tutte le parti e i miei occhi mezzi chiusi, come ogni mattina, d’altronde. Tuttavia, il suo commento non mi sembra la cosa più gentile del mondo, allora mi allontano bruscamente. Con la mia solita sfiga, era logico che la prima persona che incontrassi sarebbe stata un’acida senza peli sulla lingua. Continuo ad osservarla e lei fa lo stesso con me, allora mi schiarisco la voce.
« Non mi pare di aver chiesto il tuo parere » dico, guardandola un po’ male. Lei sospira e mi riserva un’occhiata esasperata.
« Siete tutti uguali, » borbotta, mi si avvicina e mi prende il polso, poi mi trascina di nuovo verso la porta grigia da dove è venuta. « Vi ubriacate e poi vi mettete a guidare. Siete degli idioti, e chi è quella che poi si deve occupare di voi? Io, ovviamente! ».
La ragazza continua a farneticare mentre io non capisco una minima parola di quello che dice. « Mi vuoi dire dove siamo? E chi sei tu? Che diavolo ci faccio io qui? ».
« Una domanda alla volta, biondino» dice, mi da le spalle e mi guida per un posto che assomiglia molto al parco che c’è dietro casa mia. Anzi, ora che ci faccio caso questo è il parco dietro casa mia. Come ci sono arrivato qui tramite una porta? Prima di rispondermi, la ragazza mi porta sotto l’ombra di un albero. Anche lei è a piedi nudi e indossa un prendisole bianco. Mi guardo attorno e vedo una cosa che non mi quadra: su una panchina alla mia destra, rivolta verso le altalene dove di solito giocano i bambini, c’è seduto mio nonno. È esattamente come me lo ricordo. La barba bianca, il bastone nella mano sinistra... però non indossa gli occhiali. E la cosa mi sembra strana, perché mio nonno è morto anni fa. Avevo undici anni e ho passato i due mesi più brutti della mia vita, ma tutti intorno a me andavano avanti, quindi ho immaginato di doverlo fare anche io. Ora, la mia domanda è: come fa mio nonno ad essere qui?
Mi rigiro verso la ragazza che mi guarda, in attesa di parlare.
« Siamo nell’Aldilà, Lucas. Io mi chiamo Clarisse e tu sei morto. Be’, quasi » dice, è assolutamente tranquilla e non c’è traccia di turbamento nella sua voce.
Sono morto? Aldilà? Di che sta parlando? Io non posso essere morto. Insomma, ho un sacco di cose da fare. Mi devo diplomare, devo fare il giro del mondo con Michael, devo arrivare ad un’età abbastanza avanzata da capire che voglio sposarlo, devo fondare un club su qualche cosa e devo convincere mia madre a tornare con mio padre. Io non posso morire. La ragazza, Clarisse, ha detto che suono quasi morto. Allora se sono quasi morto ma non interamente morto perché mi trovo qui? Perché riesco a vedere mio nonno?
« Puoi smetterla di pensare così rumorosamente? Mi dai fastidio » borbotta Clarisse.
« Mi leggi nel pensiero? ».
« Sono un angelo, leggo nel pensiero di tutti ».
Dopo quello non parlo e cerco anche di non pensare, ma la cosa mi riesce difficile. Quindi invece di fare domande a me stesso, sospiro e le faccio direttamente a lei.
« Sei un angelo... » dico, cercando di farla suonare più come un’affermazione, ma il mio tono di voce la fa sembrare una domanda.
« Sì, e sono addetta ai ragazzi deficienti che guidano ubriachi e poi vanno in coma, proprio come te, » mi risponde, rivolgendomi un sorrisetto un po’ scocciato. Ma gli angeli non dovrebbero essere buoni per natura?  « Dimentica queste leggende metropolitane, biondino, gli angeli sono guerrieri. Poi ci sono quelli nuovi come me, in giro solo da cinquecento anni, che vengono mandati a svolgere questi insulsi lavoretti... »
« Cinquecento anni... e ti pare poco? Io non sono arrivato nemmeno a diciotto, » borbotto, portando le ginocchia al petto. « Non esiste davvero una sezione chiamata “ragazzi deficienti che guidano ubriachi e poi vanno in coma”, vero? ».
Clarisse scuote la testa, ma poi passa ad un altro argomento. « Ma tu puoi viverne tanti altri ancora, Lucas-» inizia, ma io la blocco.
« Luke, chiamami Luke ».
« Oh, in quanto angelo posso dire solo la verità e Luke non è il tuo vero nome. Il nome che ti hanno dato alla nascita è Lucas e io non posso chiamarti altrimenti, » dice velocemente. « Comunque, non sei completamente morto. Sei a metà strada. Puoi tornare ».
Mi zittisco immediatamente. Posso tornare a vivere? Insomma, questa sì che è una notizia grandiosa! Se mi risveglio e sono vivo potrò fare tutto quello che voglio fare prima di morire per davvero. « E allora che ci faccio ancora qui? » chiedo.
« Be’, questo è il luogo dove passerai l’eternità se decidi di rimanere adesso, » mi spiega Clarisse, scrollando le spalle, si guarda attorno e io faccio lo stesso. Questo è senza dubbio il parco dietro casa mia, quello dove mio nonno mi portava da bambino, quello dove io e Calum abbiamo fatto il nostro primo tiro di sigaretta e quello dove ho giurato che non avrei fumato mai più in vita mia. Sposto lo sguardo su mio nonno, sempre seduto sulla panchina, mi sorride stavolta. Quindi questo è anche il suo posto? Non si annoia a stare sempre qui?
« Oh, no, » dice Clarisse, rispondendo ai miei pensieri. È un po’ snervante questa cosa. « A lui piace stare qui ».
« Non voglio starci, » dico, abbassando lo sguardo. « Tornerò qui quando arriverà il mio tempo, se posso tornare indietro, voglio farlo ».
« Rispondete tutti così, » mormorò Clarisse, incrociando le braccia al petto. « Io vi recupero nel Corridoio, mi prendo cura di voi e vi spiego ogni cosa e voi ve ne andate sempre, mi lasciate sempre qui da sola ».
« Senti, mi dispiace che tutti i ragazzi che hai incontrato ti abbiano mollata qui e ti abbiano spezzato il cuore, davvero, in ogni caso io sono gay e non credo che riuscirai a farmi innamorare ti te-» inizio, gesticolando.
« Taci, Lucas. Non hai capito un tubo, sei proprio un umano... » sbuffa Clarisse, spostando i suoi lunghi capelli ondulati su un lato del collo. Aggrotto le sopracciglia, confuso, a me è sembrato di capire che si sia semplicemente affezionata a tutti quelli come me.
« È un’offesa o cosa? » chiedo, ma lei non mi risponde.
« Io non mi innamoro. Sono un angelo e gli angeli non dovrebbero sporcarsi con un vile sentimento come l’amore, » dice Clarisse. Faccio un po’ fatica a seguire il suo ragionamento, agli angeli è proibito innamorarsi? Forse non possono innamorarsi di umani, cioè, di anime, ma degli altri angeli? « Siamo tutti fratelli, Lucas. Gli angeli non si innamorano degli angeli. Io voglio solo un amico... »
Annuisco. Be’, è comprensibile. Clarisse ha cinquecento anni ed è considerata “quella nuova” dai suoi fratelli angeli, quindi viene spedita a prendersi cura di quelli che finiscono in questo posto in bilico, sospesi tra la vita e la morte. Ma io non posso farci niente, voglio solo tornare a casa.
« Allora faremo meglio a sbrigarci » dice Clarisse, rispondendo ai miei pensieri. Si alza in piedi e io la imito, rivolgendo un’occhiata dispiaciuta a mio nonno. Da una parte vorrei rimanere qui con lui, ma non posso lasciare tutta la mia vita.
All’uscita del parco c’è di nuovo la stessa porta grigia da cui siamo entrati, Clarisse la riapre e ci ritroviamo di nuovo in quello che lei ha chiamato “il Corridoio”, forse aveva ragione e questo posto è davvero infinito.
« Quindi... questo è il Corridoio » dico io, rimanendo sul vago.
« Sì, e sì, » mi precede, rispondendo anche alla domanda che mi sto ponendo in questo istante, ovvero: quindi è un posto reale e concreto? « Il Corridoio è dove si svegliano tutti quando muoiono, poi vanno nella porta che gli spetta ».
« Quindi io sono morto? Mi sono svegliato qui... » osservo.
« No, tu sei solo più morto che vivo, ma puoi tornare indietro » mi spiega Clarisse. Io allora comincio a guardarmi intorno, stiamo percorrendo il corridoio all’incontrario e incontriamo di nuovo tutte le porte che ho notato prima che lei mi desse quasi una porta in faccia. Chissà perché sono dipinte tutte di un colore diverso...
« Simboleggiano il posto dove vanno a finire le persone » dice Clarisse.
« Puoi smetterla di rispondere ai miei pensieri? »
« Tu pensi troppo rumorosamente, è come se stessi parlando ad alta voce, abbassa il volume » borbotta lei in risposta, tutto quello che ottiene da me è un grugnito. Come cavolo faccio ad abbassare il volume dei miei pensieri?
« Comunque, ogni colore corrisponde al posto che spetta alle anime, » mi dice ancora Clarisse, io sto in silenzio e lascio che continui. « Il rosso è per chi è morto per amore, il verde per chi ha lasciato il mondo nella speranza di un futuro migliore, l’azzurro per chi ha sacrificato se stesso per salvare la vita o l’incolumità di qualcun altro, il giallo per chi ha affrontato la morte come una serena esperienza, mentre il viola per chi è morto con violenza-»
« Suicidi e omicidi... » dico, sovrappensiero.
 « Esatto, » sospira lei. « Poi, il bianco per chi è morto con la consapevolezza di aver realizzato e vissuto appieno la propria vita, e il nero per chi ha affrontato la morte con paura ».
« E il grigio? » chiedo, continuando a camminare accanto a lei.
« Il grigio è il colore per chi ha lasciato qualcosa in sospeso. Nel tuo caso, non sei ancora morto e hai tutta una vita da vivere » risponde Clarisse.
« E mio nonno? ».
« Quando è arrivato qui il suo tempo sulla Terra non era ancora finito, ma non ha potuto tornare indietro » mi dice Clarisse, senza guardarmi. Non voglio indagare oltre e la seguo, ricordo che mio nonno è morto a causa di una malattia. Sto pensando ad un sacco di cose, ma credo che siano troppe persino per lei, per questo continua a camminare senza distogliere lo sguardo dal pavimento.
« Posso farti una domanda? » inizio, dopo qualche minuto di camminata. Mi chiedo dove stiamo andando. Lei annuisce, allora io continuo. « Ma quindi, le persone finiscono in un posto a caso a seconda del modo in cui sono morti? Insomma, questo è una sorta di Paradiso o cosa? ».
« Questo è semplicemente l’Aldilà, Lucas. Voi non andate in Paradiso o all’Inferno » risponde Clarisse, come se stesse recitando una parte a memoria. Chissà a quanta gente morta deve averlo spiegato prima di me.
« E quindi cosa sono? Una specie di locali per VIP, dove noi poveri umani non possiamo andare? » chiedo.
Lei si lascia sfuggire una risata. Gli angeli ridono? E prima che possa rivolgermi un’occhiataccia, mi accorgo di aver pensato troppo rumorosamente.
« In Paradiso ci siamo noi angeli e all’Inferno ci sono i demoni, voi siete nell’Aldilà, non vorrai dirmi che vi hanno insegnato che alla fine si va o di sopra o di sotto? » continua Clarisse.
« In realtà, dicono anche non posso stare con un ragazzo perché sono un ragazzo anche io... » borbotto, ricordando che una volta mia zia ha cercato di chiamare un esorcista, ma mia madre l’ha fortunatamente fermata.
« Oh per Gabriele, non posso crederci! Ma che razza di esseri viventi siete diventati? » esclama lei, evidentemente deve aver letto anche i miei pensieri. Poi chiude gli occhi e sospira. « Scusa, cuginetto ».
« L’arcangelo Gabriele è tuo cugino? ».
« È una lunga storia e tu non hai il tempo di ascoltarla, dimmi, Lucas, come si chiama il tuo ragazzo? » mi chiede quindi Clarisse, guardandomi dritto negli occhi.
« Michael, perché? » rispondo di getto. Che razza di domanda è?
« E il tuo migliore amico? »
« Lui si chiama... » inizio, ma scopro di non saperlo davvero. Cosa mi sta succedendo? Perché non ricordo il suo nome? Eppure so tutto di lui, ha gli occhi scuri e profondi e i capelli neri, la pelle olivastra e una risata contagiosa, ma perché non riesco a ricordare come si chiama?
« Calum, si chiama Calum. E tutto questo significa che Morte sta avanzando sempre di più, devo farti subito scendere sulla Terra » dice, quindi affretta il passo e allora mi ritrovo a correre per il Corridoio, mi chiedo se abbia una fine...
« Tu non vieni? » le chiedo.
« Sono un angelo, non posso scendere in un posto così inferiore, il mio limite è l’Aldilà »
« Sarete angeli, ma siete un po’ spocchiosi... ».
Lei mi ignora, altrimenti credo che mi ritroverei già sulla panchina accanto a mio nonno, definitivamente morto, però. Arriviamo davanti una porta, questa è semplicemente fatta di legno scuro, color ciliegio, non ha nessun colore particolare. La guardo con attenzione prima di chiedere: « Questa dove porta? »
« Sulla Terra, ma solo noi possiamo aprirla e far passare le persone, » mi spiega. Allora, abbassa la maniglia e io mi ritrovo davanti il salotto di una casa. È piuttosto buio e silenzioso, e ora la visione cambia. È la stanza di qualcuno, ci sono due letti e un ragazzo dai capelli biondicci e ricci seduto su una sedia a leggere un libro. « Questa sarà la tua prima missione ».
« Non capisco » dico sinceramente, guardo quel ragazzo che studia e non capisco davvero.
« Conosci questo ragazzo? » mi chiede Clarisse. Scuoto la testa, non l’ho mai visto in vita mia. « Lui è Ashton. Suo padre se n’è andato di casa e sua madre soffre di depressione. Ha due fratelli più piccoli e deve badare alla sua famiglia, deve pagare le bollette, deve cucinare a pranzo e cena. Ha solo diciannove anni, ma studia da autodidatta perché non si può permettere l’università, lavora e torna a casa la sera tardi. Tu devi aiutarlo ».
« E come? » chiedo io. « Facendolo vincere alla lotteria? »
« Non è la cosa più nobile da fare, ma l’idea è quella... » sospira Clarisse.
« Okay, e quando avrò finito questa missione come farai a dirmi cosa devo fare? » chiedo, mentre lei mi spinge verso la porta. Ho un sacco di cose da chiederle, non posso tornare subito sulla Terra. Che poi, ci ritornerò come fantasma? La gente sarà in grado di vedermi, di sentirmi?
« Non preoccuparti, lo saprai quando sarà il momento. Ora vai! Non hai molto tempo, Lucas » mi dice. Allora faccio un grande sospiro e attraverso la porta, ritrovandomi nella stanza di quel ragazzo.
 

Salve a tutti! Allora, questa è la mia prima long Muke e sono emozionata ;__; prima d'ora ho scritto solo one-shot e questa idea è totalmente folle, lo so, quindi spero davvero di riuscire a portarla avanti come si deve.
Non temete per Luke! È morto ma non completamente morto, quindi è ancora in tempo per tornare sulla terra, dopotutti la storia si basa su questo. Don't worry u.u
Per il titolo ringrazio Domenico ♥ anche se non la leggerà mai, però mi sopporta mentre sclero su di loro, quindi va tutto bene u.u
E perdonatemi se questo angolo autrice - che è il primo - è così sclerato, ma sono appena tornata dal cinema, e ho visto nientemeno che Colpa delle Stelle e.... sì, non sto psicologicamente bene. È passata più di mezz'ora, ma io non sto ancora bene çç
Aiuto.
E niente, detto questo, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. È un po' introduttivo, lo ammetto, e anche i prossimi procederanno un po' a rilento, ma poi spero di riuscire a farli entrre nel vivo della storia! ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione :3
Bacioni,
Marianne
   
 
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