Ma il paradiso che nome ha?
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Me la puoi dire una cosa? Ma il paradiso che nome ha? »
Susan
guarda la bambina riccioluta seduta sulla punta di una sedia accanto
al letto, poi sposta lo guardo verso la finestra aperta che dà su un
cielo terso.
Porta una mano tremante alla bocca, cerca di
racimolare quel poco di forza che le rimane per rispondere, prende un
lungo respiro ma le manca l'aria, come se la stanza asettica in cui
si trova fosse chiusa da giorni all'accesso dell'ossigeno e della
luce del sole.
In realtà sa che cosa davvero le manca, e non si
tratta di ossigeno. O forse le manca l'ossigeno proprio perchè le
manca quella tal cosa
che le fa venire voglia di piangere. E perdio se piangerebbe, se solo
non avesse prosciugato tutte le lacrime e avesse gli occhi aridi come
il suo cuore tanti, troppi anni prima.
Ogni tanto quella
cosa le manca, succede
all'improvviso, dal nulla. Anche se una volta accadeva meno spesso di
adesso che passa i suoi ultimi giorni in un centro per anziani. Dà
la colpa alla nipotina, una tipa sveglia ma cocciuta che le ricorda
suo fratello Edmund, hanno persino gli stessi boccoli marroni e la
stessa faccia corrucciata quando sono in preda a chissà quali
pensieri.
Ogni tanto le
manca: Ann le fa una domanda e si sente mancare il respiro, raggelata
da un'ondata di emozione che credeva di non riuscire più a provare,
che la fa tanto pensare che i giorni per lei si accorceranno più in
fretta perchè il suo cuore e il suo corpo certe emozioni non le
sanno più sopportare.
Dopotutto
non le hanno mai sopportate.
Ann
dondola le gambe, aspetta fremente una risposta.
Susan sente il
suo sguardo addosso, allora si gira con calma. Ha nella bocca la
parola che deve pronunciare, ma non sa se riesce a dirla. E' tanto
tempo che la pensa, troppo poco tempo che non la dice.
Gli occhi
di Ann guizzano colmi di energia e curiosità, solo quegli occhi sono
riusciti a smuoverle qualcosa dentro. Ci volevano sessantanni perchè
nascesse chi riuscisse a scoccare una freccia che penetrasse la
corazza di cui ha voluto rivestirsi alla morte della sua
famiglia.
Susan allora sorride, chiude gli occhi. Lascia scivolare
giù il braccio e Ann puntualmente le prende la mano.
Un tocco
caldo, s'irradia dalle sue dita fredde ed è come se si espandesse
per tutto il corpo, quel calore. Avrebbe tinte calde, se fosse un
colore.
Ciò che le manca ha i suoni, gli odori, i tocchi caldi di
casa.
« Narnia. »
Susan
non dice altro, il papà viene a prendere la bambina; le dice “saluta
la nonna!” e così sua nipote se ne va e forse non la rivedrà
più.
Le sembra che ora che è riuscita a dire il nome di quel
luogo può finalmente morire.
Ma non sa se mai il suo sogno
segreto si realizzerà, forse non ritornerà a casa e non
riabbraccerà nessuno.
Susan non ha ancora riaperto gli occhi,
aspetta di trovare la forza per tornare a casa.
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Flashfic
minuscola, piccolo omaggio a un libro che mi ha rapito il cuore ormai
molti anni fa e me l'ha restituito diverso, ecco, tutto qui.
Volevo
scrivere qualcosa sul post libro, su Susan che rimane un personaggio
per me che ho cominciato a capire col tempo, una volta l'avevo odiata
perchè...perchè lei non è andata con loro, si è preclusa la
possibilità di rimanere con loro nell'eternità del Paradiso e ha
sofferto nei giorni terreni per la loro perdita. E la propria
perdita.
Probabilmente è stata una lettura penosa, e mi scuso
per questo, ma volevo essere quanto più delicata possibile e non
scadere nel banale, insomma ci ho messo l'anima ma non sono una gran
scrittrice, proprio per nulla. Però sì, a questa piccola storia ci
tengo particolarmente.
Finalmente ho trovato il coraggio di
postare qualcosa su questo fandom,non volevo lasciarmelo scappare.
Grazie a quanti l'hanno letta, grazie a chi l'ha apprezzata, grazie a
chi deciderà di dirmi che ne pensa o che pensa di Susan e la sua
vita dopo che il libro non ce ne racconta più. Insomma, io chiudo
qui queste note prolisse e noiose, ma mi sembrava doveroso
scriverle.
Un abbraccio,
bidirezione.