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Autore: KarmaBoss    06/09/2014    0 recensioni
"Urlai il suo nome, lo urlai come se fosse l'unica parola che sapessi pronunciare"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Registro i miei pensieri sul lettore Mp3 e li ascolto tutti quanti. Redigo una lita delle cose che voglio cambiare. Scelgo le due o tre più importanti. È stato così che mi sono resa conto che non potevo farlo. Almeno non per davvero. Dovevo andare dal lui e dirgli cosa provavo o non ne avrei più avuta occasione. Mi strappai le cuffie dalle orecchie con la stessa foga con la quale iniziai a vestirmi. Mi misi un paio di jeans forse troppo stretti, ma erano gli unici che avevo trovato sul pavimento ed una canotta verde che risaltava il mio colorito. Non feci neanche in tempo ad allacciarmi le scarpe. Mi sembrava che il tempo stesse passando troppo velocemente. O che potesse mancare all’improvviso. Ero stata talmente stupida quella sera nel rifiutare quel dolce bacio che dava di zucchero filato. Ma gli avevo davvero tirato uno schiaffo? Dio non potevo crederci. Pensavo a tutto questo mentre correvo sull’autostrada per arrivare prima all’ aeroporto. I lunghi capelli biondi mi coprivano leggermente la visuale e rivedevo il suo volto attraverso le lenti degli occhiali da sole. Pensavo che forse non sarei arrivata in tempo e che forse l’avrei perso per sempre. A quest’idea mi si riempirono gli occhi nocciola di lacrime ma cercai di ricacciarle indietro. Fabrizio era italiano ed era venuto a Londra per imparare meglio la nostra lingua. Come ho fatto a non accorgermi che amavo quegli occhi profondamente blu e quella ciocca di capelli neri che cadeva delicatamente su uno dei due, però la cosa più buffa era sicuramente il suo accento italiano che faceva capolino di tanto in tanto nelle sue conversazioni in inglese. Il piede mi si stava consumando sull’acceleratore e le lancette mi stavano giocando un brutto scherzo visto che continuavano a ruotare così velocemente sul quadrante. Cavolo, solamente un’ora all’imbarco. Non ce l’avrei mai fatta. Iniziai a piangere come un’isterica sperando che qualcosa cambiasse; però l’unico risultato fu il mascara che mi colava sulle guance. Arrivai all’aeroporto in uno stato pietoso. I barboni in confronto a me sembravano principi. Sembravo appena uscita da un concerto dei Kiss. Chiesi dove fosse il gate per l’imbarco diretto per l’Italia e loro mi indicarono un’altra ala –che per la cronaca si trovava dalla parte opposta alla mia attuale posizione- ed iniziai a correre, finalmente lo vidi. Iniziai ad urlare l suo nome come se fosse l’unica parola che sapessi pronunciare. Lui si voltò. Il momento più bello di tutta la mia vita fu quando che lui mi vide. Immediatamente e senza pensare mi lanciai verso di lui  ma non feci in tempo a vedere la macchina che stava arrivando. Mi ricordo solamente le urla di Fabrizio ed un grande dolore alla testa. Quando mi risvegliai avevo si e no una decina di tubicini infilati in ogni angolo del mio corpo. Parevo un clone del film “The Island”. Il mio primo pensiero però fu Fabrizio, non chiesi neanche dov’ero. Non mi importava. Potevo anche essere su una navicella aliena; ma se loro avessero saputo qualcosa su Fabrizio, allora sarei anche rimasta. Iniziai ad aprire gli occhi e la prima cosa che riuscii a vedere fu mia madre; o qualcosa che poteva assomigliarle. Le chiesi comunque di Fabrizio ma lei scoppiò in lacrime; allora cercai di tirami su per capire cosa stesse accadendo. Ovunque mi girassi però non lo vedevo e a tutte le persone a cui chiedevo piangevano. Mi girava tutto. Alla fine di nuovo il buio. Evidentemente ero ancora troppo debole. Quando mi risvegliai vidi su una sedia accanto al mio letto una donna meravigliosa; aveva i capelli rossi molto ricci ed ingarbugliati, due occhi verdi con delle pagliuzze dorate ed un camice bianco. Se le fossero spuntate le ali avrei continuato a credere che fosse una ninfa o una fatina dei boschi, come trilli o quelle che si immaginano quando ti viene letta una storia. Dopo esserci conosciute un po’ meglio iniziò a parlarmi di Fabrizio. Appena sentì quel nome che pronunciato da lei mutava e si trasformava in una dolce melodia, mi si illuminarono  gli occhi ma quando chiesi dove fosse, mi fece cenno di calmarmi e sul suo bellissimo volto il sorriso si trasformò in un’espressione seria, anzi, serissima. 
   
 
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