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Autore: KarmaBoss    06/09/2014    0 recensioni
"Urlai il suo nome, lo urlai come se fosse l'unica parola che sapessi pronunciare"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi spiego che Fabrizio mi aveva salvata da un incidente mortale ma che purtroppo non aveva fatto in tempo ad arrivare in ospedale. Il suo cure si era fermato. E d’un tratto anche il mio aveva smesso di battere. La dottoressa continuò dicendomi che mi aveva tenuta la mano durante tutto il tragitto. Ma oramai non la ascoltavo più. La sua voce era diventata fuori campo ed anche se poteva sembrare che la stessi guardando, in realtà i miei occhi si erano svuotati di tutto l’entusiasmo e di tutte le emozioni. Odiavo tutto e tutti ma la cosa che odiavo di più era sicuramente il mio essere. Le giornate in ospedale non passavano mai, ero sempre circondata di persone che cercavano di tirami su il morale ma avevo sempre la stessa espressione. Sembravo una bambola di porcellana impolverata che stava su uno scaffale troppo alto per essere raggiunto, tutti la guardavano e cercavano di prenderla ma lei si allontanava e rimaneva sempre con la medesima faccia. Sempre con la medesima espressione. In ospedale non toccavo cibo, bevevo pochissimo e quelle poche volte che riuscivo a dormire sognavo il giorno dell’incidente e mi svegliavo urlando. Mi stavo lentamente lasciando morire. Era questo ciò che volevo; e stavo scegliendo il modo giusto per farlo. Lento e doloroso. Meritavo di soffrire. Finalmente uscì dall’ospedale e ritornai a casa. Quella stessa casa in cui per settimane aveva vissuto una persona che ora non c’era più. Quelle mura trasudavano ricordi che mi lesionavano dentro. Entrai in camera e mi buttai a terra. Non ce la facevo. Ogni volta che mi giravo e non lo vedevo era una pugnalata dritta nel petto, esattamente dove si trova il cuore. Ma io non ne avevo più uno. Il mio aveva smesso di battere quando anche quello di Fabrizio si era fermato. Volevo farla finita una volta per tutte. Una notte quando i miei dormivano tirai fuori dal mio comodino una lametta e mi solcai i polsi, dopo poco mi addormentai con un sorriso compiaciuto sul volto aspettando minuto per minuto la signora nera incappucciata che avrebbe dovuto portarmi via. Quella stessa notte sognai Fabrizio. Quando mi sorrise riuscii a ritrovare la mia anima. Ci abbracciamo e ci baciammo come se non ci vedessimo da moltissimo tempo, anche se per me era così. Si arrabbiò moltissimo nel vedere come mi ero ridotta. Ero magrissima, pallida ed avevo i polsi che gocciolavano sangue. Mi diceva che non ero io quella di cui lui si era innamorato. Ed era la verità. Le mie mani scivolavano sul mio corpo. Non avevo più nessuna curva, non avevo la stessa carnagione, sembravo un cadavere che per qualche ragione continuava a vivere. D’un tratto mi prese le mani, mi guardò e mi disse con le lacrime agli occhi che io avevo la possibilità di vivere, che non ero morta in quel incidente insieme a lui e che ero proprio una sciocca. Gli promisi che sarei migliorata e mi abbracciò talmente forte da togliermi il respiro. Mi piaceva quella sensazione. Volevo che la mia faccia rimanesse pressata sulla sua maglietta per sentire il suo odore. Era possibile che qualcosa finisse ancora prima di iniziare? A me è capitato. Alla fine prima di scomparire si avvicinò a me e mi sussurrò all’orecchio che quando un angelo ti è vicino rabbrivisci. Il giorno dopo nascosi i polsi per cercare di non farli vedere a nessuno. Ero morto qualcosa dentro di me, ne ero sicura. Tutti se ne accorgevano. Piano piano però ricominciai a riprendere forma, la mia pelle si scuriva di nuovo; ma nei miei occhi si poteva sempre scorgere quel velo di tristezza, rabbia. Ero cambiata. Per sempre. Oggi registro ancora i miei pensieri su quel Mp3 e l’unico momento che vorrei cambiare è quello in cui ci siamo baciati, non vorrei essere confusa, alla fine sapevo già quello che provavo. La notte piango sempre e qualche volta mi viene la voglia di tagliarmi. ma non lo faccio perchè io devo vivere. io ho il DOVERE di vivere per lui. la differenza ora è che però di tanto in tanto rabbrividisco anche in estate.
   
 
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