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Autore: hp_in_my_heart    07/09/2014    1 recensioni
Salve a tutti! In verità c'è ben poco da dire, questa è la rivisitazione della terza stagione vista con i miei occhi, personaggi Jaime e Brienne. In pratica, ho ripercorso tutta la stagione, immaginando i pensieri dei due protagonisti.
[Questa storia partecipa al "Tempo di...Tag!" contest indetto da Ili91 sul forum di EFP.]
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, bene, eccomi con la mia prima Jaime/Brienne in assoluto. In realtà, con loro posso solo rispetare il canon (nel senso che non riesco a spingermi oltre, vedo la coppia ma non riesco a immaginarmi nulla su di loro, appunto, come una coppia) perciò questa è la mia rivisitazione degli eventi della terza stagione, arricchita con i probabili pensieri ed emozioni dei due. Spero vi piaccia!


In the troubles.

Aveva perso il conto dei giorni che avevo trascorso con quell'uomo, viaggiando di giorno sotto mentite spoglie e nascondendosi la notte. Il fratello della regina, lo Sterminatore di Re, Jaime Lannister. Odiava quell'uomo, per tutto il male che aveva fatto al vecchio Re Folle. Non solo a lui, in verità, ma quello era l'episodio più conosciuto.
Gli occhi li aveva anche lei, ed era una donna, a dispetto delle prese in giro di molti: si era accorta benissimo che lo Sterminatore di Re era un uomo... avvenente. Bello, anche, in un certo qual modo.
Comunque, quello per lei restava comunque un lavoro, un lavoro faticoso e molto sgradito, ma dovuta ad una persona a cui doveva la vita, la sua lady Stark. Doveva portarlo in giro per i Sette Regni per riconsegnarlo a suo fratello, il Folletto, il secondo fratello della regina. Tuttavia, lei non aveva più nessuna voglia di stare con quell'uomo. Era la sua scorta armata, visto che lui era in catene, ma ne aveva paura. Sì, aveva paura di Jaime Lannister, anche legato.
Era uno spadaccino temibile, e certo doveva avere anche altre qualità, ma non  riusciva a vederne nessuna. Forse, molto in fondo, lo ammirava un po' proprio per questa sua abilità con la spada. Le ci era voluto parecchio tempo ad ammetterlo, ma alla fine era giunta a quella conclusione. Quel viaggio era ancora un lavoro, si limitava ad ammirare Jaime per la sua abilità, di certo non per come manteneva i giuramenti.
Almeno un giuramento, però, Jaime lo stava mantenendo: quello fatto a lady Stark. O meglio, si era messo in viaggio per mantenerlo, se fosse arrivato in fondo o no, soltanto i Sette potevano saperlo.
Era sempre più difficile non picchiarlo, o anche solo sopportare i suoi discorsi da quello che deve darsi per forza delle arie.
Tuttavia quando il sole si fermava su quei maledetti capelli d'oro Brienne lo trovava molto, molto bello. Salvo poi darsi uno schiaffo mentale per averlo anche solo pensato. Non poteva neppure crederci, era quasi attratta da uno come lo Sterminatore di Re! Si sentiva infuriata con sé stessa. Era ovvio che lui fosse di bella presenza, ma non per questo doveva esserne attratta!
Cercava di parlarci il meno possibile, era sempre lui ad avviare una conversazione. Quello per lei era un lavoro, ma non era obbligata a parlare con lui, se non voleva. Purtroppo, la lingua lunga di Jaime non riusciva a stare zitta per più di un paio d'ore, altrimenti era sempre in movimento e riposava solo quando era stanco o dormiva.
A volte, si trovava a pensare che neanche per lui doveva essere una bella esperienza. Brienne sapeva di non essere affatto la donna per cui gli uomini farebbero follie. Era brutta a vedersi, silenziosa e poco carismatica. Jaime la seguiva soltanto perchè era incatenato. E perchè aveva la spada di Brienne puntata addosso. Erano entrambi ottimi motivi per seguire una donna brutta, pensava.
“Donzella! Donzella! Hai tempo per un povero cavaliere in disgrazia?”
“No. E il mio nome è Brienne, non donzella.”
“Come vuoi. Poi ti pentirai di questa scelta, però.”
“Certo, certo. Non ci dormirò stanotte.”
Scenette simili erano all'ordine del giorno. Lui la chiamava donzella, cosa che la faceva impazzire.
Non c'era nulla da fare, questo per lei era certamente un lavoro. Checché avesse pensato di Jaime in un momento di debolezza.
Ma ne era proprio certa? I suoi occhi si soffermavano troppo spesso sui suoi capelli, sul suo petto e una volta persino sul... No, ora basta, Brienne, riprenditi!
Non era giusto, ecco, che proprio a lei fosse toccato un lavoro simile. Almeno era già stata pagata, magra consolazione. Non era facile stare tutti i giorni in compagnia di una persona che si detestava nel più profondo dell'anima, per quanto se ne apprezzasse l'aspetto fisico. Proprio lei, Brienne la Bella, dava importanza all'aspetto esteriore?  Cosa le succedeva?
                                                              
                                                                     ***

“Donzella, donzella!Hai tempo per un povero cavaliere in disgrazia?”
“No. E il mio nome è Brienne, non donzella.”
“Come vuoi. Poi ti pentirai di questa scelta, però.”
“Certo, certo. Non ci dormirò stanotte.”
Ridevo tantissimo ogni volta che capitava una scenetta come quella, forse perchè era facile fregarla e farla scoppiare, nonostante non avesse voglia di parlare con me e me lo avesse anche detto. Era troppo divertente vederla arrabbiata a causa mia. Forse i lunghi giorni di prigionia a Delta delle Acque mi avevano fatto impazzire, se il mio unico divertimento era fare arrabbiare la donzella più brutta del reame. La chiamavo donzella apposta, naturalmente; la faceva infuriare ancora di più. Lei rispondeva che il suo nome era Brienne e avrei dovuto chiamarla così, ma lei mi chiamava sempre Sterminatore di Re, mai Jaime, quindi eravamo pari. Simili ragionamenti non sembravano interessarla, però. Più che lei guardavo la spada che portava al fianco, non perchè ne avessi paura (forse, però, se era vera la storia che aveva ucciso Renly, qualcosa da temere ce l'avevo), ma perchè ero curioso se sapeva usarla o meno. Povero Selwyn Tarth, che gli era capitata una figlia come quella; chissà che peccato aveva commesso per meritarsela.
La mia cara sorellina Cersei aveva la brutta abitudine di venirmi a trovare spesso nella mia testa,  sia durante la prigionia che adesso, facendo malamente sfigurare la donzella. Ovvio. Mia sorella Cersei era una delle donne più belle del mondo, mentre la donzella... Bè, se non fossi costretto non starei con lei. Prenderei il primo cavallo a disposizione e me ne scapperei a casa, ad Approdo del Re.
Invece no, ero costretto a stare con la donzella. Da cosa? E' presto detto: da un giuramento estortomi da ubriaco e da una lama puntata alla schiena. Soprattutto da quest'ultima, giacché i giuramenti fatti sul mio onore di cavaliere valevano meno di sterco per la nobile lady Catelyn. Non che avesse tutti i torti, però non mi meritavo di stare con una simile donzella solo perchè lei rivoleva le sue figlie, le mocciosette che Cersei aveva preso in custodia.
Il fatto che venissi costretto non valeva nulla, né per lady Catelyn, né per la donzella. E a me non restava altro che cercare di rimanere allegro prendendo in giro una donzella che non se lo meritava. Sicuramente neanche a lei piaceva stare con me. Anche lei era, in un certo senso, costretta dalle circostanze a fare da balia a un cavaliere caduto in disgrazia. Santo cielo, che mi stava succedendo? Perchè mai facevo simili pensieri a favore della donzella, quando non volevo nemmeno vederla? Lo sapevo: le segrete di Delta delle Acque mi hanno fatto impazzire.
                                                                    
                                                                         ***

Ci ritrovammo di fronte a un albero sulla riva del fiume. Lo vedemmo da lontano e ci avvicinammo perchè sentivamo puzza di morte che veniva da lì. Quando ci arrivammo, la scena fu terribile: alcune donne pendevano appese ai rami, una di loro con un cartello appeso al collo.
“Ho fornicato con i leoni,” lesse Jaime, tanto per infastidirmi. “Oh, ma che bel gesto onorevole per gli omini del Nord e per gli Stark...”
Tipico di Jaime, prendermi in giro per qualcosa che non avevo fatto io solo per ferirmi. Io rimasi a fissare le donne che pendevano dall'albero, balbettando che non servivo gli Stark ma solo lady Catelyn. Lo dissi più di una volta, ma a lui sembrava non importare e continuava a prendermi in giro.
A volte le lacrime sgorgavano dai miei occhi la notte, quando lui non poteva sentirmi; quella volta le sentii pungere, ma non permisi loro di uscire, o Jaime mi avrebbe preso in giro tutta la vita.
Decisi di tirare giù le donne dagli alberi e stavo per arrampicarmi per tagliare le corde, quando vidi qualcuno che si avvicinava.
“Arriva gente!” Strillai a Jaime, mentre mi facevo cadere giù, atterrando in piedi senza danni, non essendo salita di molto.
Due uomini ci vennero quasi addosso; mi sembrò di capire che avevano intenzioni piuttosto aggressive.
“Chi siete? Dove siete diretti?”
“Lo porto ad Approdo del Re,” risposi, cercando di restare calma, “deve essere portato dalla regina.”
“Dalla regina? Cosa ha combinato?”
“Questo non ti riguarda. Bel lavoro avete fatto a quelle povere donne. Spero almeno abbiano avuto una morte veloce.”
“ Alcune sì.” Il tipo si lasciò andare ad un sorriso viscido.
“Ma io lo conosco, quello! E' lo Sterminatore di Re!” Esclamò un altro.
Mi irrigidii e mi piazzai ancora più vicino a Jaime. Eccole lì, le lacrime stavano per spuntare di nuovo, ma le cacciai indietro.
“No,  ti sbagli.” Fu lo stesso Jaime a rispondere.
“Che bel premio ci daranno se lo porteremo alla regina...”
A quel punto non ci vidi più, scattai in avanti e uccisi quei tre.
“Una morte veloce.” Dissi ai cadaveri.

                                                               ***
La donzella volle per forza avvicinarsi a quell'albero maledetto che puzzava di morte. Diverse ragazze pendevano dai rami, una con un bel cartello appeso al collo.
“Ho fornicato con i leoni. Oh, ma che bel gesto onorevole per gli uomini del Nord e per gli Stark...”
Lei rispose più volte che non serviva gli Stark ma solo lady Catelyn; io però mi divertivo troppo a darle fastidio e ignorai le sue proteste. Lei era più testarda di un mulo e andò avanti nel suo progetto di toglierle dall'albero, ma non fece in tempo a raggiungere le corde che gridò “Arriva gente!” e si lasciò cadere giù. Arrivò a terra senza farsi male.
Forse avevamo fatto troppo rumore, perchè due o tre tizi si pararono davanti a noi e si misero a fare domande. Brienne (com'è che sono arrivato a chiamarla per nome, anche solo nella mia testa?) si comportò bene con loro finchè uno non mi riconobbe e iniziò a minacciarmi. Allora perse la pazienza e si scagliò contro i tre, uccidendoli.
“Una morte veloce,” disse a quello che aveva preso in giro le ragazze morte.
Mi stupì, non immagino che potesse essere così veloce e abile con la spada. Mi stupì anche per il gesto in sé, poteva quasi considerarsi crudeltà, soprattutto la frase finale.
Chissà, forse incominciavo a nutrire un po' di rispetto per lei.

                                                                         ***

Durante l'ennesimo giorno di viaggio, ci ritrovammo lungo un ponte. Dovevamo scegliere: superarlo e proseguire sulla sponda opposta, o costeggiarlo per trovare un guado più oltre. Fu in quel momento che successe il disastro: non ricordo neanche bene cosa mi disse, ma mi spinse ad affrontarlo in duello sul ponte. Più volte lo gettai contro le paratie, più volte fui sul punto di disarmarlo, o ancora meglio ucciderlo; ma lui, pur legato e impacciato dalla lunga prigionia, parò sempre i miei colpi. Non potei fare a meno di ammirarlo per questo, naturalmente.
Avevamo fatto tanto rumore da svegliare u drago, però. Il fatto che l'essere che ci venne addosso fu un caprone è solo un dettaglio. Ci trovammo davanti questi tizi che io non avevo mai visto, ma che lui doveva conoscere bene, giacché li salutò per nome. Ma il peggio doveva ancora venire.
Si mise subito davanti a me, non appena li vide. Questo, però, non impedì che ci catturassero entrambi. Avevano riconosciuto Jaime e volevano un riscatto, o chissà che cos'altro.
Condividemmo un cavallo per tutto il giorno, legati l'uno all'altro, su una sola sella. Parlammo di stupro, mi disse che l'avrebbero fatto, mi consigliò di lasciarli fare.
Aveva ragione, naturalmente. La sera, quando ci accampammo, mi se ne misero intorno una dozzina. Dissi di essere Brienne di Tarth, che ero una nobildonna e tutte quelle scemenze. Mi stavano trascinando al buio per il loro capo, quando questi diede l'ordine di riportarmi dov'ero. Sapevo che era merito di Jaime, doveva avergli detto qualche stupidaggine su Tarth, l'Isola di Zaffiro. Gli ero grata, naturalmente; ma alla gratitudine si aggiunse qualcos'altro che non riconobbi, o non volli riconoscere.
Mi legarono al medesimo albero di prima. Vidi Jaime e il caprone parlare, ma non sentii bene cosa si dissero. Mi preoccupai quando Jaime venne scagliato a terra e il Caprone gli puntò un pugnale in faccia; inizia a dimenarmi, troppo tardi e in modo piuttosto inutile quando vidi che quel bastardo gli stava tagliando una mano. Ormai stare con lui non era più un lavoro, o forse sì?
                                                                         ***

Costrizione, costrizione, ancora costrizione. Ero stato costretto a stare con la donzella e perdere la mano. Al momento, ero costretto a dividere la sella con lei, con la mano che mi avevano mozzato ad espandere i suoi fetori pestilenziali sotto il nostro naso. Quando ci fermavamo per la sosta, era lei a spronarmi a mangiare e a vivere, mentre io avrei solo voluto morire. Spesso mi accorgevo che le lacrime uscivano dagli occhi di Brienne, ma non avevo la forza per consolare me stesso, figuriamoci qualcun altro. Avevo perso la mano e io ero quella mano. Mi sottoposero a diverse umiliazioni in quei giorni, cose che non avrebbero osato neppure pensare se avessi avuto la mano. C'era sempre Brienne con me. Brienne, non Cersei. Per quanto mia sorella avesse ancora la cattiva abitudine di spuntare nei miei pensieri molte volte, era a Brienne che mi aggrappavo quando non potevo farcela da solo.
Finalmente, diversi giorni di agonia dopo, giungemmo ad Harrenhal. Fummo portati davanti a lord Bolton, il quale ci fece le sue scuse e ci divise.

                                                                      ***

Mi divisero da Jaime appena mettemmo piede ad Harrenhall. Lui fu mandato da un maestro per far medicare la sua mano, io venni scortata in uno degli alloggi. Niente di che, a dire il vero, ma sempre meglio del cavalcare in due su una sella, ovviamente. Mi chiesi dove fosse Jaime e cosa stesse facendo in quel momento, se avesse preso il latte di papavero o no. Di certo doveva fare molto male una ferita del genere. Chissà come lo avrei visto, dopo, chissà se il maestro gli avrebbe tagliato il braccio. Se lo conoscevo come avevo imparato a conoscerlo, Jaime l'avrebbe strozzato piuttosto che permetterglielo.


                                                                        ***


Il maestro mi aveva sistemato il moncherino, tagliando la carne corrotta e cauterizzandola con del vino bollente. A dire la verità, del vino non me ne ero neppure accorto, ero svenuto da un pezzo. Dopo quello ci fu l'affare del bagno. Brienne era già nella vasca con l'acqua che le arrivava al petto; non aveva alcuna voglia di avermi come vicino di vasca, ma io scelsi proprio la sua tra tutte le vasche che c'erano. Cercai di convincermi che fosse perchè ero debole e non volevo essere il primo Lannister a morire annegato, la spiegazione che diedi a lei. Non era solo per questo, in realtà. Non volevo stare solo, questo era vero, ma c'era qualcos'altro che mi spingeva a stare in compagnia della donzella anche quando non sarebbe stato giusto. Delirai un po', penso. Non avevo la febbre, almeno non tanta, ma chissà che schifezze mi aveva dato il maestro quando ero svenuto. Le parlai di Aerys, tutto veniva da Aerys. All'improvviso, mi sentii la testa girare e caddi a peso morto nell'acqua. Udii la donzella gridare, ma la sua voce sembrava lontana mille miglia. Infine, svenni del tutto.
Quando mi ripresi, ci portarono a cena con Lord Bolton. Vidi Brienne vestita da signora. Non stava male, almeno non stava peggio che con l'armatura. Ci servirono la carne e tentai di tagliarla con una sola mano. Questo gesto la infastidì, perchè piantò il proprio coltello sulla mia carne permettendomi di tagliarla. Nel frattempo, lord Bolton discuteva del nostro futuro. Soprattutto del mio. Alla fine, decise che io sarei stato rimandato da mio padre, mentre Brienne sarebbe rimasta con loro.
                                                                              ***

Dopo che Jaime svenne nel bagno, ci fu la cena. Ne avrei fatto volentieri a meno, ero già abbastanza preoccupata per Jaime senza avere anche dei dubbi sulla nostra salvezza. E avevo ragione a preoccuparmi, più per me che per lui, in verità. Lord Bolton decise che Jaime sarebbe tornato ad Approdo del Re, mentre io sarei rimasta lì come premio per quel suo tirapiedi, Locke.
Dopo la cena rimanemmo cinque minuti da soli e gli gridai tutta la mia paura, più che il mio astio. Non sapevo cosa mi aspettava. Il bastardo mi infilò dentro un'arena da torneo con un orso che cercava di sbranarmi. Forse avrei anche potuto batterlo, ma non certo con una spada da torneo. Mi aggiravo per l'arena con le spalle verso il muro, la spada tesa e l'orso davanti a me, con le urla della folla e le grida dell'orso che mi attaccava. Ma all'improvviso sentii un grido, che mi parve venire da una voce familiare. “Una spada da torneo?”


                                                                          ***


Eravamo in viaggio con lo scherano di Lord Bolton. Volli informarmi sul patto che aveva fatto col suo lord. Per fortuna, perchè scoprii che Brienne era rimasta ad Harrenhall. Di certo quella notte si sarebbero divertiti con lei, quello che sarebbe successo dopo nessuno poteva dirlo. Costrinsi quel folle a tornare ad Harrenhal.
Vidi che l'avevano messa in un'arena con un orso. Mi ci volle solo un'occhiata per capire che spada le avevano dato. Mi buttai contro Locke gridandogli di liberarla, ma lui non volle sentire ragioni. Allora saltai dentro, con Brienne e l'orso.
Non capii ( o non volli capire) perchè lo feci. Agivo senza pensare troppo, guidato dall'istinto. Mi misi davanti alla donzella. Come al solito, lei non voleva che la salvassi, ma non potei fare altrimenti. Mentre tenevo d'occhio l'orso con la spada, Brienne si arrampicò sul bordo e si fece tirare su. Quella bestia mi avrebbe ucciso, se qualcuno non gli avesse sparato addosso qualche freccia. La donzella aveva rimediato una zampata della bestia sul collo, ma sarebbe potuta andarle molto peggio.
Quando uscii anch'io, dovetti insistere per portare Brienne con me, ma alla fine Locke cedette. Lo presi perfino un po' in giro sugli zaffiri.

                                                                         ***

Quando arrivammo ad Approdo del Re, andai a far visita a lady Margaery Tyrell e le dissi come era morto Renly. Le dissi che il re sarebbe stato vendicato. Lei disse che il nuovo re era Joffrey. Si era adattata in fretta, chissà se per necessità o per che cos'altro.
Con Jaime andai a osservare Sansa da una scogliera. Cercai di convincerlo ad onorare il suo giuramento, lui si mise a scherzare sui miei capelli biondi e i problemi che gli davo.
A quanto pare non gliene davo poi molti, visto che mi diede la spada che gli aveva regalato suo padre e mi permise di sceglierne il nome. Giuramento. Una bella spada di acciaio di Valirya e uno scudiero. Avrei fatto a meno del secondo, comunque. Di certo, mentre me ne andavo a cavallo con Podrick accanto, non potevo immaginare quanto quel ragazzo fosse impacciato. Evidentemente prima era scudiero solo di nome, in realtà era un servitore.
Mi accorsi che Jaime ci seguì per un pezzetto mentre ci allontanavamo. Forse era triste quanto me. Non potei fare a meno di girare la testa un paio di volte per guardarlo prima che sparisse dalla vista.
                                                                     ***


Diedi la spada che mi aveva dato mio padre a Brienne. Sicuramente l'avrebbe usata molto meglio di me, ora che avevo perso la mano e poi chissà, magari mio padre avrebbe potuto pensare che lei era più degna di me di portarla. Di quest'ultima cosa ne dubitavo, ma comunque a me non sarebbe più servita per un pezzo. Lasciai che fosse lei a scegliere il nome. Giuramento. Chissà perchè, non me ne stupii. Ormai avevo imparato a conoscerla e sapevo che per lei non c'era niente di più importante che tenere fede al giuramento fatto alla sua lady Catelyn.
Il giorno che partì fu il più triste da quando ero tornato libero. Brienne se ne andò sul suo cavallo insieme a Podrick, che per un attimo ho invidiato. Forse avrei dovuto correrle dietro e baciarla, o perlomeno parlarci, ma la paura e non so quale altre emozione mi tennero inchiodato dove mi trovavo, salvo qualche minuscolo passo nella sua direzione, insufficiente e tardivo. Rimasi lì da solo per un po' dopo che sparì all'orizzonte. Stranamente, qualche lacrimuccia minacciava di cadere dai miei occhi, ma mi imposi di controllarmi. Mi chiesi se avessi guadagnato o perso qualcosa in tutta quella storia.

  
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