Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |       
Autore: zinzuleddha    07/09/2014    4 recensioni
"Perché è vero: soffriamo più nella fantasia che nella realtà, e il confine che segna entrambe le cose è appunto la magia della vita. Sopravvivete, come io ho fatto"
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E in quella mattina, gelida tanto quanto i cuori della gente in quello sporco New Jersey, c'era chi si recava frettolosamente al lavoro, chi, come me, a scuola.
Alzai gli occhi al cielo che, in quella mattina, rispecchiava alla grande il mio animo quando, come fosse un pugnale, venni trafitto da una melodia, che mi arrivò dritta al cuore.
Fu allora che, inebriato da una nuova sensazione, seguii la melodia, finendo in un vicolo cieco, trovandomi di fronte un uomo che, ad occhi chiusi, come fosse la cosa più facile del mondo, suonava un violino.
Il suo viso solcato dai segni del tempo, esattamente come il mio cuore che, solcato da quella melodia, aveva cominciato a sanguinare, sciogliendo così quello strato di ghiaccio che, nel corso degli anni, mi si era venuto a creare.
Più suonava, più mi sentivo vivo e, mi sentii nuovamente morire non appena smise di suonare, mettendosi in piedi.
Applaudire mi risultò doloroso dal momento in che avevo le mani gelate, gelate tanto quanto l'occhiataccia che, prima di voltarmi le spalle e riporre il violino nella custodia, mi aveva lanciato.
Fu allora che, dopo aver richiamato la sua attenzione, inondato da una nuova sensazione gli porsi una brioches, come per ringraziarlo.
Sorpreso dalla mia azione inclinò la testa da un lato, in cerca di una spiegazione.
Ruppi allora il silenzio, "Voglio che tu la prenda", dissi con un filo di voce, sforzando un sorriso.
"Perché dovrei?" la sua reazione mi lasciò di stucco. Alzai le spalle in risposta, terribilmente confuso.
"Cosa vuoi in cambio?" sputò, rompendo quel silenzio che, per quei secondi che sembrarono anni, si era venuto a creare.
Scossi la testa, "Niente"
"Nessuno ti regala niente, tutto vogliono qualcosa in cambio" schioccò, "Che vuoi?"
Annuii, riflettendo sulle sue parole, abbassando lo sguardo.
Decisi all'istante che volevo suonasse ancora, perciò, dopo un lungo respiro, glielo dissi e, in men che non si dica, nel bel mezzo del marciapiede, esaudì la mia richiesta e, ad occhi chiusi, ricominciò a suonare, questa volta una melodia più lenta, quasi malinconica e, fu allora che sentii nuovamente il mio cuore battere. Ma il tutto finì più presto di quanto potessi immaginare e, nel giro di un secondo, l'uomo scomparve dietro l'angolo.
Sospirai, dirigendomi definitivamente a scuola mentre, come il mare dentro una conchiglia, quella melodia risuonava nella mia testa.
Faticai a prendere sonno quella notte, non riuscendo in nessun modo a scacciare via quella sequenza di suoni dalla mia mente.. o forse non volendo farlo.
Sussultai non appena udii il suono della sveglia, trascinandomi pigramente giù dalle scale quando, un idea mi balenò per la testa: Mi sarei recato nuovamente in quel vicolo- avevo bisogno di udire nuovamente quel violino, così, troppo eccitato per far colazione, corsi fino a quel vicolo.
Gioii non appena vidi nuovamente quell'uomo.
Gioii non appena prese in mano il violino e, quella sensazione di vitalità mi assalì nuovamente non appena cominciò a suonare.
Così, senza la minima voglia di distrarlo, sgattaiolai al suo fianco, mettendomi seduto a le gambe incrociate.
Più suonava, più mi sentivo bene e, fu allora che arrivai ad una conclusione: Lui suonava, io vivevo.
Esistevo. E non volevo ciò finisse, nonostante fossi consapevole che non sarebbe potuto star li a suonare tutto il tempo e, soprattutto che non sarebbe stato li a suonare tutte le volte che avrei sentito il bisogno di sentirmi vivo, perciò una nuova idea si fece si spazio nella mia mente: avrei imparato a suonare anch'io.
"Si" esclamai entusiasta tra me e me, "Voglio suonare" continuai.
Mi resi conto di aver alzato un po' troppo la voce solo quando notai che mi stava fissando; aveva persino smesso di suonare.
Annuì, era forse un sorriso quello che si era fatto largo sul suo volto?
Trasalii non appena mi porse lo strumento, con tanto d'archetto.
"Allora? Non vuoi più suonare?"
Scossi la testa, un'espressione di meraviglia stampata in faccia mentre quegli occhi verde oliva mi facevano accapponare la pelle.
"Non so farlo" ammisi sottovoce, con un briciolo di speranza che non mi sentisse e andasse via senza dir niente, esattamente come il giorno precedente; "Ma voglio imparare" continuai.
Annuì nuovamente alla mia affermazione, riponendo il violino nella propria custodia.
"Va già via?" chiesi poi, sentendomi in colpa come se stesse andando via per colpa mia.
"Non riesco a decifrare i miei sentimenti" ammise a sua volta, dandomi le spalle.
"Capirai.." affermò, prima d'allontanarsi.
Non so cosa mi spinse a farlo ma, lo seguii, chiedendogli ulteriori spiegazioni.
"Suono per esprimermi", fece una pausa, prendendo un lungo respiro, "E adesso, a mia grande sorpresa, non so come farlo" continuò poi, lanciandomi uno sguardo.
Confuso, annuii.
"Dove ha preso lezioni?"
Alla mia domanda la sua risata risuonò nell'aria; scosse allora la testa.
"Non ho mai preso lezioni" affermò con fierezza, lasciandomi letteralmente stupito.
"Hai talento" più che una domanda risultò un affermazione, mentre un incontrollabile sorriso si faceva spazio sul mio volto.
Scosse allora nuovamente la testa, alzando il mento con fare orgoglioso;
"Ho passione" ammiccò, scostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi, prima di svoltare l'angolo e scomparire nuovamente.
Per tutta la giornata non feci altro che riflettere su come dire ai miei genitori della mia nuova passione, puntualmente interrotto dal ricordo degli occhi dell'uomo.
Per un istante provai ad immaginare quale potesse essere il suo nome, finendo per sghignazzare come una ragazzina e beccandomi l'ennesimo rimprovero dal professore.
Fu quella sera, mentre il silenzio regnava sovrano, che decisi di aprir bocca, proponendo ai miei genitori la mia magnifica idea.
"Mamma, papà" cercai di richiamare la loro attenzione, beccandomi in cambio delle gelide occhiatacce da entrambi.
"Voglio cominciare a suonare" feci una pausa, facendomi coraggio, "Il violino per l'esattezza".
Mio padre finì quasi  per affogarsi non appena, alla mia affermazione, scoppiò a ridere, mentre mia madre, prima di piegarsi in due dalle risate per la reazione di mio padre, mi uccise con lo sguardo.
"Chi, tu? Il violino? Stai forze scherzando?" aprì bocca mio padre opo aver preso fiato, adesso estremamente serio.
"No, io voglio-"
"Ma se non sei nemmeno capace di metter su un equazione, come puoi pretendere di imparare a suonare il violino? Ci vuole impegno per farlo, non è per i ragazzi come te." mi interruppe, alzando il tono della voce abbastanza da farmi contorcere lo stomaco.
"Perché, cos'ho io meno degli altri?" Urlai allora a quel punto, "La matematica e la musica son due cose ben distinte" affermai, mettendomi in piedi.
Ricominciarono allora, dopo essersi lanciati l'ennesima occhiataccia, a ridere.
Più ridevano, più sentivo la rabbia scorrermi nelle vene e, presto anch'essa si trasformò in furia.
"Non ci vuole talento per farlo! Ci vuole passione!" ricordai allora le parole del musicista, cercando di farmi, per una buona volta, sentire, "E io c'è l'ho, me lo sento nell'anima, posso farlo! Per una buona volta smettetela di sottovalutarmi, mi demoralizzate!".
Fu quando mio padre smise di ridere, balzando in piedi, che realizzai di aver eccessivamente alzato il tono della voce mentre, in preda allo sconforto nel vedere mio padre venirmi in contro, infuriato, singhiozzavo, faticando a respirare.
Così, prima che potesse nuovamente mettermi le mani addosso come occasionalmente, fin troppo spesso, accadeva, mi diressi al piano di sopra, finendo quasi per ruzzolare giù dalle scale.
E fu in camera mia che, tra un singhiozzo e l'altro, quella sensazione di nausea venne sopraffatta da una nuova idea e.. questa volta sapevo avrebbe funzionato.



- Salve a tutti! Ebbene, sono tornata e, se siete arrivati fin quì, vi ringrazio e vi invito a lasciare una recensione, per farmi sapere che ve ne pare di questo capitolo.
Chiedo perdono per gli eventuali errori e spero questa storia possa piacervi tanto quanto vi son piaciute le precedenti, anche perchè.. il meglio deve ancora venire! .. ;) - Perciò a presto,
- Danny x
 
P.S. Tra poco ricomincerà la scuola e, non sono sicura se riuscirò a pubblicare la storia quotidiamente, spero mi seguirete comunque :)

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: zinzuleddha