Capitolo dieci
“
Quando guarderai la
luna vedrai me “
Passarono
diversi mesi ed io diventavo sempre più grossa, stavo per
entrare nel settimo
mese di gravidanza.
Sentivo il
bambino dentro di me, lo sentivo muovere e scalciare.
Arrivò
una
lettera da Mark dal fronte, era la prima dopo due mesi di silenzio.
Battaglione 7, 8
dicembre 1964
Amore,
perdonami se non
ti ho più scritto, ma mi è stato impossibile.
Come sta il nostro piccolo?
Immagino che stia crescendo!
Hanno
messo la radio
l’altra sera, su una stazione di vecchia musica, ho sentito
una canzone
italiana di un gruppo chiamato
Quartetto Cetra, è molto rilassante, vorrei che diventasse
la ninna nanna del
nostro bambino. Si chiama i ricordi della sera, ti riporto il testo
amore.
“E'
scesa malinconica
la sera
puntando
in cielo un riflettore blu
gettando
una manciata di stelline, lassu'
E'
l'ora in cui riaffiorano i ricordi
Chiudendo
il can che non esiste piu'
un
vecchio calendario
getta
i fogli quaggiu'
Ogni
cosa che avro'
puo'
cosi' ritornar
col
vestito di quei tempi
per
brindar
Il
mondo non aspetta che la sera
per
presentare il suo stupendo show
Sul
grande palcoscenico dei sogni
al
lume di un romantico abatjour
Se
ti piace sognar
chiudi
gli occhi anche tu cosi'
Se
ti piace sognar,
chiudi
gli occhi anche tu, cosi'
Cosi'
così “
Che
ne pensi? Non è bellissima? Ti amo alla follia.
Per
sempre il tuo Mark
La
canzone mi piaceva davvero molto, volevo
impararla a memoria.
Non
feci in tempo a rispondere che due
giorni dopo arrivò un telegramma da Saigon del sergente
Carlton, mi stava
comunicando che Mark era rimasto gravemente ferito.
Berger
gravemente ferito. Stop.
Recarsi
al più presto possibile all’ospedale di Saigon.
Stop
Rimasi
scioccata, strappai in mille pezzi
il telegramma, non volevo crederci, lui non poteva essere ferito, andai
nel
panico più totale.
Mi
recai immediatamente a casa di Richard e
Igrid.
<<
Ingrid, mi è arrivato un
telegramma stamattina, Mark è rimasto gravemente ferito.
Devo recarmi
immediatamente a Saigon, voglio vederlo! >>
<<
Tesoro sei pazza? Non puoi andare
fino a Saigon da sola, sei incinta! Richard ed io ti accompagneremo!
>>
<<
Grazie siete due veri amici
>>
<<
Figurati tesoro, partiremo questa
sera. Prima arriviamo meglio è >>
<<
D’accordo vado a prepare le
valigie >>
Partimmo
con il volo delle 22.30. Fu un
viaggio molto lungo e pericoloso. C’era la guerra, arrivare
fino all’ospedale
non è stato per niente facile; chiesi immediatamente di Mark
appena entrata e
un’infermiera dal viso dolce mi accompagnò nella
stanza del mio amato.
Lo
trovai pieno di ferite e tagli su tutto
il corpo, i tagli erano profondi e perdeva ancora molto sangue.
Parlai
con il dottore e mi disse che le sue
condizioni erano critiche, aveva bisogno di una trasfusione, ma non
potevano
fargliela per via della guerra. Incominciai a piangere disperatamente,
non
volevo arrendermi all’idea di poterlo perdere per sempre, ero
incinta, saremmo
diventati una famiglia noi tre.
Cercai
di convincere il dottore a farlo
trasferire in America immediatamente ma il medico spense ogni mia speranza, sarebbe
morto durante il
viaggio.
Mi
recai nella stanza di Mark e mi sedetti
su una sedia vicino a lui. Rimase sorpreso di vedermi lì.
<<
Vic amore mio, sei tu? Spero non
sia un miraggio >>
<<
No amore mio sono qui, o meglio,
siamo qui per te >>
<<
Hai davvero un bel pancione amore
>> disse toccandomi la pancia con la mano.
<<
Ho letto la tua ultima lettera, la
canzone è molto bella la sto imparando a memoria per poterla
cantare al bambino
quando nasce >>
<<
Fantastico amore >> la sua voce si
affievoliva sempre di più
<<
Sei tutta la mia vita Mark , non
posso vivere se non ci sei tu al mio fianco >>
<<
Ce la potrai fare benissimo amore,
fallo per il nostro bambino, vivi per lui, io vivrò sempre
dentro i vostri
cuori, Vic quando ti sentirai triste o sentirai la mia mancanza, quando
guarderai la luna vedrai me. Sei la donna che ho amato di
più in tutta la mia
vita >>
<<
Guarderò la luna tutte le sere
amore >> ci baciammo teneramente
<<
Vic, ti amerò per sempre, il
nostro amore sarà eterno >>
<<
Ti amerò per sempre anch’io!
>>
Mi
guardò negli occhi intensamente, mi
toccò la pancia e sorrise, ci baciammo un ultima volta.
Gli
presi la mano e gliela strinsi forte,
lui continuò a guardarmi; piano piano chiuse gli occhi e
cadde nel sonno
eterno.
Scoppiai
a piangere più forte di prima,
urlai dalla disperazione poi scappai verso l’uscita e trovai
conforto tra le
braccia della mia migliore amica.
La
mia ragione di vita non c’era più. Siamo
come granelli di sabbia che con una folata di vento veniamo spazzati
via.
Non
potevo continuare a stare a Yale da
sola, non potevo continuare a frequentare
l’università dopo la nascita del
bambino. Chiamai i tuoi nonni; rimasero senza parole nello scoprire
della morte
di Mark e della mia gravidanza. Mi perdonarono per quanto era successo
l’anno
precedente e mi chiesero di tornare a casa loro, a Boston.
Era
la scelta migliore da fare, così a
malincuore abbandonai l’università di Yale e con
essa il desiderio di diventare
medico.
Il
3 febbraio 1965 diedi alla luce una
bellissima bambina, di 3 kg che chiamai Grace come la madre di Mark. Fu
il
giorno più bello della mia vita, il giorno in cui diventai
madre; allo stesso
tempo provai una grande tristezza, avrei tanto voluto che il mio amore
fosse lì
in ospedale, per condividere con me questa felicità. Strinsi
tra le braccia
nostra figlia, notai subito che aveva gli occhi simili a quelli del
padre.