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Autore: _Naira    07/09/2014    2 recensioni
Storia sviluppata dalla one shot: 'she', personaggi:
•Naira: capelli biondi tinti di rosso, occhi azzurri, anoressica.
•Marco: capelli neri schiariti dal sole, occhi cioccolato e verdi, fisico mozzafiato.
•Angelo: capelli neri, occhi azzurri, papà di Marco.
•Isabel: capelli biondo scuro con shatush, occhi verdi/nocciola, migliore amica di Naira.
•Aldo: capelli grigi, occhi scuri, pastore amico di Angelo che ha visto crescere i 3 ragazzi.
•Ale: capelli marroni, occhi scuri, amico di Marco e Naira.
•Giacumassu: capelli grigi, occhi scuri, pastore amico di Aldo e Angelo.
Trama:
Questa storia parla di come un ragazzo riesca a tirare fuori una ragazza dall'anoressia, di come l'amore e l'amicizia, se veri, riescano a vincere su tutto.
Spero vi piaccia :) _Naira.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il mio primo giorno di vita me lo ricordo bene, è stata la prima volta che l'ho vista. Era la sera del 22 novembre, una serata cupa con la nebbia fitta che scendeva a livello del terreno. L'ho vista, una ragazza seduta in un angolo lontano dagli sguardi degli altri clienti, aveva una sigaretta fra le dita, uno sguardo triste, il viso scarnato, mi fece impressione. Mi avvicinai con cautela e mi presentai. 
"Ciao, sono Marco, piacere." Le tesi la mano sorridendole. 
"Naira." Rispose ingoiando le lacrime. 
"Tutto bene?" Chiesi cercando di essere delicato. 
"Si...si..gr..grazie." esitò incatenando i suoi occhi ai miei.
Mi soffermai a guardarla, gli occhi azzurri velati di tristezza sembravano diventati grigi, i capelli ricci tinti di un rosso fuoco brillavano alle luci dei lampioni lontani pochi metri, la osservai qualche secondo ancora prima di vederla scoppiare a piangere. Rimasi pietrificato, decisi di stare vicino, di aiutarla come meglio potevo, conoscendo solo il suo nome, mi sedetti al suo fianco e cercai di consolarla. Mi parlò tutta la notte, quando l'alba ci avvolse mi resi conto di quanto fosse magra; mi congedò con un 'grazie'. Ogni sera tornavo in quel locale con la speranza di rincontrarla, non successe. Pensavo a lei ogni giorno, mi aveva impressionato, conoscevo il suo nome, la sua età e una piccola porzione della sua vita ma non era abbastanza per me, volevo vederla, conoscerla, ascoltarla.
La sera del 24 dicembre ero perso ad osservare la neve cadere silenziosa quando un'ombra dietro di me colpì la mia attenzione, mi girai e vidi una persona talmente magra da sembrare il riflesso di sé stessa. Era lei, ne ero pienamente convinto, avevo desiderato così tanto rivederla che credevo fermamente che qualcuno mia avesse dato quest'opportunità proprio alla vigilia di Natale. Scesi dalla macchina e ricalcai i suoi passi, la raggiunsi poco dopo, la chiamai. 
"Naira!" Urlai.
"Oh, ciao." Rispose squadrandomi. 
"Come stai?" Le chiesi felice di guardarla di nuovo.
"Bene, grazie." Mentì sforzandosi di sorridere.
"Dovrei crederti?" Domandai sarcastico. 
"Cosa dovrei dirti? Che non riesco più a mangiare, che sono quasi 4 mesi che non vedo più i miei genitori, che non arrivo a fine mese, che sono sola, che cosa devo dirti?" Sbottò iniziando a tremare.
Mi si strinse il cuore vedendo tutta quella sofferenza, quanta ne poteva sopportare ancora prima di cadere a pezzi? La strinsi a me cercando di farla calmare, le sue ossa sbucavano ovunque sotto le mie braccia, mi venne la pelle d'oca a quel tocco.
"Ti prego, dimmi cosa posso fare per te." La supplicai. 
Alzò lo sguardo carico di lacrime all'altezza del mio.
"Niente." Una sola parola, una piccola ed insignificante parola che mi congelò, allentai la stretta e lei se ne andò. 
Tornai a casa pensieroso, quando arrivai mio papà mi guardò alzando un sopracciglio. 
"Come mai hai sta faccia?" Mi chiese.
"C'è una ragazza…"
"E?" Mi incitò mio padre.
"Non lo so, ha una brutta situazione e mi respinge. Non so né che pensare né che fare." Spiegai abbassando la testa.
"Consolala, stalle vicino, falle vedere che ci sei nonostante ti respinga." Concluse lui con un sorriso.
"Ci proverò." In quel momento suonò il mio telefono. 
"Ale, dimmi." Risposi.
"Oh Marco, dovresti accompagnarmi un attimo da una mia amica." La sua voce era allarmata. 
"Ok, dove?" Chiesi.
"Poi te lo spiego." Chiuse la chiamata.
Presi telefono e chiavi, entrai in macchina e mi diressi verso casa sua; mi guidò fino al paese dove avevo incontrato Naira poche ore prima, mi disse di aspettarlo un attimo che sarebbe tornato subito; si allontanò qualche metro, lo guardai vedendo che dal buio sbucò lei, quell'ombra umana, mi ci volle tutta la forza d'animo che avevo per non scendere e raggiungerli. 
Li osservai dallo specchietto retrovisore pensando tutto il tempo a cosa potessi fare per lei, non capivo che effetto mi facesse questa ragazza, dato che ero rimasto deluso dalle persone, non capivo la sensazione di felicità vedendola, il buco allo stomaco toccandola, il dispiacere osservando le sue lacrime, non capivo il perché di tutto questo, io non provavo certe emozioni per le altre ragazze, per me le altre andavano bene per pura amicizia, ma con lei questo pensiero non mi sfiorava minimamente e questo mi impauriva. 
Lo scatto della portiera mi fece sobbalzare, mi voltai di colpo ritrovando Ale e Naira, li guardai scettico non capendo il motivo della sua presenza.
"Marco, potresti accompagnarla al rifugio?" Mi chiese Ale. 
"Dove?" Domandai guardandola. 
"Poco fuori Imperia, per favore." Sussurrò imbarazzata.
Acconsentii con un cenno del capo facendola salire nei sedili posteriori, partii, pochi minuti dopo spindola dallo specchietto notai che si era addormentata.
"Ale, perché va a dormire al rifugio?" Chiesi al ragazzo vicino a me.
"Dice che si sente meno sola se alzandosi incontra qualcuno. Non ha una bella situazione." 
"Racconta." Lo incitai. 
"Non dirlo a nessuno però." Mi raccomandò prima di continuare a parlare.
"Lei è crescita da sola, i suoi genitori non si sono mai accorti della sua sofferenza, del suo dolore, la sua unica salvezza era il suo cavallo che le hanno portato via 6/7 anni fa e da allora non si è mai più ripresa, ha creduto di averlo fatto, ma poi è caduta nell'anoressia, ha avuto qualche ragazzo che la trattava come un essere inutile... i risultati di tutto ciò li puoi vedere tu stesso, aggiungici che i suoi un anno fa si sono separati e da 4 mesi a questa parte se ne sono andati lasciandola sola." Concluse con lo sguardo rivolto verso la ragazza dietro di noi.
"Io...non so cosa fare." Ammisi rassegnato. 
"Non fare cazzate, sei fidanzato." Mi ammonì. 
Mollai Ale a casa sua per dirigermi verso il rifugio, poi un'idea molto impulsiva mi suggerì di portarla a casa mia, in fondo c'erano sia cavalli sia persone, chiamai la mia ragazza, mi sembrava giusto che sapesse cosa stavo per fare nonostante sapessi che avremo litigato e così facemmo, non l'avrei mai tradita e lo sapeva, tuttavia mi diceva tutt'altra cosa. Arrivai a casa, mio padre era appoggiato allo stipite della porta che mi aspettava, gli spiegai la situazione e lui mi disse di svegliarla;  voleva che sapesse dov'era, così feci: la svegliai dolcemente e le spiegai tutto, sembrava un cerbiatto davanti al suo cacciatore, aveva gli occhi spaventati osservando alternativamente me e mio papà, pochi secondi dopo il suo sguardo si posò sull'uomo, lo fissò qualche istante assottigliando gli occhi, poi parlò. 
"Angelo?!" Chiese stupita.
"Ciao bambina, come sei cambiata." Rispose sorridendo. 
Li guardai scioccato, si conoscevano?! Come?! Perché?! E perché non mi aveva mai parlato di lei?
 
 
 
 
Spazio autrice 
Buona sera o Buongiorno, finalmente sono tornata con un'altra storia, stavolta voglio superare me stessa, speriamo in bene... Comunque, che ne pensate di questo capitolo? Vi piace?  Un bacione enorme :) _Naira.  
  
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