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Autore: LonelyLikeASatellite    07/09/2014    3 recensioni
“È diventato invisibile. Il corpo è morto, ma l’anima vive ancora. Non devi piangere. Non è più accanto a te perché adesso è dentro di te, nel tuo cuore, e da lì non potrebbe mai andarsene. [...]”
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Questa storia è dedicata a ColeiCheDanzaConIlFuoco, che mi ha aiutato tantissimo nel migliorare questa storia. Grazie :3
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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A ColeiCheDanzaConIlFuoco,
senza la quale questa storia non sarebbe mai stata pubblicata.
Ma dimmi, come farei senza il tuo prezioso aiuto?
Ti voglio un casino di bene, non dimenticarlo mai ♥
 
 


We fell in love in a hopeless place




Cosa poteva andare peggio di così?

Fred era morto. Un’esplosione, il panico, i detriti, e il suo cuore ha smesso di battere. Tutto nell’arco di pochi minuti. Anche il cuore di George si era fermato, eppure lui, purtroppo, era ancora vivo. E lui, in quel momento, voleva essere tutt’altro.

Camminò lentamente in mezzo a macerie e a persone piangenti, a corpi inermi coperti dai lenzuoli e Medimaghi del San Mungo che curavano i feriti. Si sedette su una panca della Sala Grande – o meglio, quel che ne rimaneva – e si affondò il viso tra le mani.

Non sarebbe mai riuscito a superare quel dolore… aveva perso il suo gemello, la sua metà, tutto ciò che aveva di più importante al mondo. Aveva ormai capito che il destino è crudele: geloso dell’amore che regna nel mondo si ostina a seminare distruzione in mezzo alle persone che vivono in pace e felici.

Non aveva perfino la forza di piangere. Il dolore era troppo per essere domato.

In mezzo alle voci e ai pianti delle persone che lo circondavano, George sentì improvvisamente dei passi leggeri che si avvicinavano. Sempre tenendo lo sguardo basso, vide davanti a sé un paio di scarpe da ginnastica rovinate dai combattimenti e due gambe fasciate da jeans rosa, anch’essi sporchi e impolverati. Avrebbe riconosciuto quello stile eccentrico fra mille: Luna Lovegood.

La ragazza si sedette lentamente accanto a lui.

“Ciao, George Weasley” disse in un sussurro appena percettibile. La sua voce non faceva trasparire la tristezza ed il dolore della guerra: sembrava emanare quasi una tranquilla rassegnazione.

“Luna” si limitò a dire lui, senza alzare lo sguardo. Non voleva far vedere le lacrime che gli bagnavano il viso: George Weasley non è una persona che piange, né tantomeno che mostra le sue lacrime.

“È inutile che tieni la testa bassa, lo so che hai pianto” sussurrò nuovamente Luna, sempre col suo tono calmo.

‘Come ha fatto ad accorgersene?’ si chiese d’impulso il ragazzo. Ma visto che Luna se n’era accorta, decise di alzare lo sguardo, senza premurarsi di nascondere nuovamente le lacrime.

“Lo so cos’è successo. Fred è diventato invisibile, ma non devi piangere” disse Luna guardandolo dritto negli occhi.

“Invisibile…?” domandò George stupito. Certo, solo un’altra idea bizzarra di Luna. Nonostante questo pensiero, senza un motivo preciso, altre lacrime sgorgarono da dietro le sue palpebre, senza che lui potesse fare niente per fermarle.

“È diventato invisibile. Il corpo è morto, ma l’anima vive ancora. Non devi piangere. Non è più accanto a te perché adesso è dentro di te, nel tuo cuore, e da lì non potrebbe mai andarsene. Anche mia mamma è qui accanto a me. Non la posso vedere ma la sento, e parlo ancora con lei. È una presenza invisibile, che si percepisce con il cuore, che fa tutto quello che avrebbe fatto se fosse ancora viva. E adesso anche Fred è diventato così. Devi parlargli ancora, e non ti sentirai più solo” spiegò Luna dolcemente, passando le sue bianche dita sottili sul viso di George per asciugargli le lacrime.

“Ma io non ho la tua spensieratezza e la tua immaginazione. Sono una persona coi piedi per terra, non posso provare a pensare che Fred sia accanto a me come se fosse sotto il Mantello dell’Invisibilità” confidò George, con voce inespressiva.

“Ma non serve l’immaginazione. Basta solo chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dai bei ricordi… e vedrai che lo sentirai di nuovo vicino a te. Secondo te, avendo perso la madre, come farei ad andarmene in giro sempre col sorriso sulle labbra? Perché so che è accanto a me e continua a volermi bene”.

George rimase ad ascoltarla assorto, ma non fece in tempo a dire nulla che Luna gli prese il viso fra le mani e lo baciò. Fu un bacio che sapeva di tristezza ma anche di consolazione, uno di quelli che cura le ferite del cuore meglio di qualunque altra cosa. Ed era proprio di quello di cui George aveva bisogno.

Quando si separarono, Luna lo guardò dritto negli occhi, con quell’espressione sognante che non si levava mai dal suo sguardo.

Era un gesto troppo avventato per essere stato compiuto da Luna. E fu proprio per questo che George la guardò, incredulo, ma con ancora il suo sapore di melograno sulle labbra. Lei lo guardava sempre con quell’espressione assorta e sognante, ma era come se volesse dire ‘Ti ho baciato? Non me ne sono accorta… ma mi è piaciuto’.

“Sai di buono, lo sapevi?” commentò, come se stesse parlando di ciò che ha mangiato a pranzo.

Per tutta risposta, George unì di nuovo le loro labbra, perché baciare Luna lo faceva sentire di nuovo completo, ora che aveva perso una parte di sé.

E mentre George e Luna approfondivano il loro bacio, attorno a loro Hogwarts non sembrava più devastata dalla guerra, l’aria intrisa di dolore divenne più leggera e respirabile, il cielo e tutto il mondo al di fuori del castello apparve migliore e più felice. Perché l’amore che loro due iniziavano a sperimentare andava aldilà della morte e del dolore.






 
   
 
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