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Autore: dark nightmare    07/09/2014    1 recensioni
– Daresti qualsiasi cosa per portarla indietro, non è così? – disse una voce.
Will si voltò. Accanto a lui c’era un uomo vestito con un mantello nero. Era calvo, ed aveva due occhi sporgenti che erano fissi su di lui. Ma erano bianchi. L’uomo era cieco.
– Sì – disse – farei qualsiasi cosa –
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva con violenza sul tetto dell’edificio dell’università frequentato da Will Power.
– Come vi dicevo – continuò il professor Omnium – possiamo vedere come in Baudelaire la fantasia… –
La pioggia si intensificò e le parole del professore furono coperte da un rombo di tuono. Il professore alzò lo sguardo al cielo, probabilmente commentando il tempo, intuì Will, che aveva ormai rinunciato a sentire qualcosa. Stanco di sentire la lezione a intermittenza, si afflosciò sul tavolo davanti a sé, con la testa poggiata sul mento. Non gli dispiaceva, la pioggia. Tutte le più grandi avventure iniziavano con il brutto tempo. Non si sentiva mai dire “Era un bel giorno solare, e mentre Tizio era al mare un drago rapì la principessa”. No, il tempo era un fattore fondamentale, e doveva essere piovoso, al minimo. Una tempesta sarebbe anche stata migliore. Creata l’atmosfera con il brutto tempo, ci voleva un evento improvviso per sconvolgere la vita del protagonista.
Il rumore di una porta che si apriva. I passi affrettati di alcune persone.
Will concentrò di nuovo la sua attenzione su Omnium, ma aveva cessato di parlare, e sembrava che lo stesse fissando.
– Power? – si sentì chiamare – Will Power? –
Si voltò di scatto. Davanti a lui c’erano tre poliziotti in uniforme, il primo teneva in mano due foto e passava lo sguardo da quelle a Will, mentre gli altri due si limitavano a guardare in basso, evitando di incrociare il suo sguardo, gli sembrò.
– Sì, sono io – disse con un filo di voce.
– Mi segua, la prego –
Lo sguardo del poliziotto non era né severo né imperioso. Will avrebbe giurato di leggere compassione nei suoi occhi. Per cosa?
Si alzò e seguì i tre fuori dalla stanza, mentre Omnium riprendeva la sua lezione come se niente fosse. Anche senza il suo unico ascoltatore.
Il poliziotto gli porse una delle due foto.
– Conosce questa ragazza? –
Will prese la foto e la guardò. Il cuore gli perse un colpo.
– Sì – disse – la principessa –
Il poliziotto annuì.
– Ma a quanto pare voi la conoscevate meglio di altri. Stava chiamando casa vostra quando… –
Abbassò lo sguardo.
– Quando? – insisté Will.
Il poliziotto sospirò – Stava camminando per strada, quando una macchina l’ha investita. Non c’è stato niente da fare–
Will rimase in silenzio. Guardò di nuovo la foto. Era lì, così viva, così allegra. Non poteva essere morta.
– Pensavamo che lei avrebbe dovuto saperlo prima – continuò il poliziotto – non so in che rapporti fosse con lei, ma… mi dispiace. Potrà andare a vederla domani nella camera ardente, le do l’indirizzo –
Così dicendo, gli mise un foglio tra le mani. Will lo lesse meccanicamente, ringraziò e negò più volte di aver bisogno di qualcosa quando il poliziotto glielo chiedeva. Dopo un po’ il poliziotto rinunciò, e Will osservò i tre che uscivano dall’edificio.
Un attimo dopo uscì anche lui. La pioggia lo bagnò da capo a piedi nel giro di un attimo, ma non si preoccupò di cercare un riparo o di tirare fuori l’ombrello che aveva nella cartella. Cartella che, si ricordò, aveva dimenticato nell’università.
Attraversò a piedi molti isolati, diretto verso casa sua. Nel tragitto, la sua mente vagava senza controllo. Pensò a come fosse potuto succedere qualcosa del genere. Cercò di immaginarsi la scena, ma subito smise, incapace ancora di accettare l’accaduto.
Ripensò a quando si erano incontrati. Era in libreria, come sempre. Stava rovistando l’area dedicata alla poesia, quando una voce flebile lo chiamò – Mi scusi… –
Si voltò, e vide una figura alta qualche spanna in meno di lui, con il volto oscurato da un cappuccio tirato il più possibile in avanti.
– Dica – disse Will.
La piccola figura alzò il volto verso di lui – Potrebbe passarmi … – E disse il titolo di qualche libro.
Will non sapeva come aveva fatto, ma meccanicamente cercò il libro con gli occhi e glielo porse. Non sapeva come aveva fatto perché non ricordava di aver ascoltato mentre diceva il titolo o l’autore. Quando aveva alzato il volto, aveva visto i suoi occhi. Erano occhi normali, ma si era perso nel guardarli.
Le porse il libro che cercava, e lei lo ringraziò. Poi si guardò intorno.
– Siamo solo in due qui – notò la ragazza – anche Lei è uno degli ultimi lettori? –
Will annuì, e da lì cominciò un discorso sulla lettura in generale, e sul valore che lui gli dava.
Parlarono per molto tempo, ricordò. Non avrebbe saputo dire che piega avesse preso il discorso dopo, ma alla fine quando si separarono si erano forniti tutti i contatti per potersi incontrare di nuovo.
Ed era successo, ancora ed ancora. Scoprì al loro secondo incontro chi era quella ragazza. Non che gli importasse molto sapere che era la principessa. Non cambiava le cose.
Si incontrarono molte volte, ed ogni volta erano capaci di parlare per ore.
Tuttavia, l’ultima volta…
Scacciò il passato dalla mente e tornò al presente. Era giunto a casa. Entrò nel suo appartamento, e ad accoglierlo c’era solo il buio della sua solitudine. Il telefono fisso aveva una spia rossa che si illuminava ad intermittenza. Qualcuno aveva lasciato un messaggio vocale. Si fece coraggio, e premette il tasto di riavvolgimento.
Inizialmente si sentiva solo la pioggia. Nel messaggio come nel presente, l’acqua scrosciava continuamente, come un lugubre presagio.
Poi udì la voce che conosceva molto bene dire – Will… aiuto… –.
Uno schianto. Grida. Silenzio. Delle sirene.
– Non ci sono altri messaggi – terminò una voce elettronica.
Senza neanche accendere la luce della stanza, Will si recò nella propria camera e si lasciò cadere sul letto. Le membra si erano improvvisamente fatte pesanti e aveva assolutamente bisogno di dormire.
Nei suoi sogni tormentati, vide un posto lontano. Sapeva di doverci andare e sapeva che il tempo a sua disposizione stava per cadere. Più correva, però, più quel posto sembrava allontanarsi da lui. E una voce continuava a ripetere incessantemente – Muori –.
Il mattino del giorno dopo si recò alla camera ardente. Aveva cercato di eliminare ogni pensiero dalla sua mente, e di rimandare tutto al momento in cui l’avesse vista un’ultima volta. Doveva essere sicuro. Potevano essersi sbagliati, poteva essere stato tutto un malinteso. Forse era viva.
Ma quando raggiunse il posto capì che non c’era stato alcun errore.
Il suo corpo era stato adagiato all’interno di una bara. Anche se le sue palpebre erano chiuse, a Will sembrò di vedere i suoi occhi aperti, fissi in un pianto per un destino tragico. La sua bellezza era resa statuaria, immortale ed ancestrale dalla morte. Sembrava un oggetto degno di contemplazione estatica. Non era più una persona vivente. La sua anima, il suo soffio vitale, o qualunque cosa fosse, se n’era andata.
Will si appoggiò al bordo e continuò a guardare il suo viso. Intorno a lui c’erano altre persone, ma era incapace di vederle. Erano tutte grigie, smunte, sembravano dei simulacri vuoti tanto quanto quel corpo senza vita.
All’improvviso, però, notò del colore accanto a sé. C’era qualcun altro che ancora aveva il colore.
– Daresti qualsiasi cosa per portarla indietro, non è così? – disse una voce.
Will si voltò. Accanto a lui c’era un uomo vestito con un mantello nero. Era calvo, ed aveva due occhi sporgenti che erano fissi su di lui. Ma erano bianchi. L’uomo era cieco.
– Sì – disse – farei qualsiasi cosa –
L’uomo annuì, senza staccargli gli occhi di dosso. Le sue mani ossute passarono con leggerezza sul volto della ragazza.
– Non a molti è dato cambiare gli eventi – disse l’uomo – cambiare il corso del tempo è una possibilità che viene offerta a pochi. E di quei pochi, ancora meno sono quelli che hanno successo –
– Io avrei successo – disse Will – se solo ne avessi la possibilità –
L’uomo sorrise e riportò lo sguardo su di lui – Io sono Elassdrim. E sono colui che può darti una possibilità –
– E come pensi di farlo? –
L’uomo  alzò una mano verso di lui. La mano, prima vuota, teneva adesso un biglietto.
– Prendi il treno – disse – e mostra questo biglietto. La tua fermata è al capolinea –
Will lo prese, incerto. Sul biglietto c’era scritto il suo nome completo, senza alcuna destinazione, senza niente di niente.
– Questo biglietto è vuoto, mi stai prendendo in giro – disse, irato – ma come fai a conoscermi? Per caso eri un suo parente? –
Il vecchio lo ignorò e tornò a guardare la ragazza – Ricorda, giovane Will. Per cambiare il corso del tempo è necessario qualcosa che nessun altro ha, e solo tu puoi avere. Per difendere ciò che hai di più caro potresti fare qualsiasi cosa. Ma ci saranno sempre delle ombre pronte ad inghiottirti –
– E queste ombre sono le tue paure –
Dicendo così, si allontanò, e prima che Will potesse chiamarlo era svanito nel buio del corridoio.
Will guardò di nuovo il biglietto che gli aveva lasciato il vecchio. Era l’unica cosa che gli rimanesse, la sua unica speranza.
Guardò un’ultima volta il corpo della principessa.
– Ti salverò, rimedierò ai miei sbagli – disse – affronterò il mio inferno –

 
  
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