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Autore: Ai Khanum    08/09/2014    3 recensioni
[Fantasia]
[Fantasia]Questo racconto è arrivato settimo al contest "[Disney Movies] Can you paint with all the colours of the wind?" indetto da visbs88
In tutto l'Olimpo ognuno fa quel che può per rendere il mondo più bello e meraviglioso ogni giorno che passa. Eppure, qualcuno crede che si possa fare di meglio...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La meraviglia della Notte
 
Quando Apollo fece immergere il sole nel mare, il cielo si tinse velocemente di una tonalità violetta e infine blu, di una impalpabile consistenza vellutata e avvolgente.
Tutti nell’Olimpo avevano salutato il signore del mattino e come ogni sera erano andati a riposare nei loro giacigli.
Quella notte, tuttavia, la luna ancora non sorgeva, nascosta agli occhi mortali.
Artemide, padrona di quell’arco bianco e luminosissimo, stava riflettendo.
Possibile che non potesse donare bellezza al mondo come faceva suo fratello? Apollo faceva crescere la vita sulla terra, rendeva luminosi i sorrisi delle giovani amazzoni e forti le membra dei centauri. La vegetazione cresceva rigogliosa grazie ai raggi del sole e i colori, per via della sua luce, diventavano sfolgoranti come gemme preziose.
La dea era dispiaciuta di non poter donare anche lei qualcosa di altrettanto meraviglioso. Ma a chi poteva donare qualcosa, quando tutti a quell’ora riposavano? Mentre pensava ciò, camminava sul vulcano, patria di Efesto, e guardava il proprio carro trainato da cigni. La cerbiatta che l’accompagnava le diede un colpetto al gomito. Non potevano attendere oltre. Artemide sospirò e guardò la bocca del vulcano in eruzione. Ebbe un’illuminazione.
Fece cenno alla cerbiatta di seguirla e di corsa entrò nella grande grotta del Fabbro Divino.
Già dall’esterno si udivano rintocchi di martelli sulle incudini, di risate roche e sibili d’acqua in evaporazione.
Artemide oltrepassò velocemente i ciclopi al lavoro, ligi al dovere ma felici di poter dar vita alle idee di Efesto. Si presentò al cospetto del Dio claudicante e spiegò la propria idea.
Efesto sorrise. Certo che poteva aiutare la piccola arciera! Le fece cenno di attendere.
Si avvicinò ai grandi barili stracolmi di pietre preziose e da ognuno di loro prese degli smeraldi, i più grandi e splendenti che riuscì a trovare. Zoppicò verso un’enorme macina e vi mise le pietre. Quindi ordinò ad uno dei suoi ciclopi di polverizzarle. Mentre il gigantesco umanoide obbediva, il Fabbro Divino claudicò verso un tavolo molto grande, dal quale prese alcune sostanze d’origine vegetale. Anche quelle vennero pestate e mischiate ad acqua, fino a formare una soluzione incolore ma non troppo acquosa. Quand’ebbe terminato attese che il ciclope finisse anch’egli la sua opera e che quindi gli consegnasse la polvere di smeraldo. Una volta presa, la versò nella sua soluzione e mescolò fino a quando non ebbe ottenuto un composto verde brillante e vagamente denso che inserì in una piccola brocca dal collo largo. Con un gran sorriso ritornò da Artemide che felice ringraziò Efesto e il suo aiutante ed uscì con in mano la caraffa.
 
La luna era alta nel cielo, una bella falce così luminosa da essere accecante. Artemide ammiccò in direzione della cerbiatta e prese una freccia. La intinse nella brocca e quindi la incoccò nella luna. Mirò molto alto e scoccò. La velocità fece sì che l’inchiostro si disperdesse nel firmamento, creando una patina ondeggiante nel cielo terso, di un meraviglioso color smeraldo, che incantò tutti coloro che durante la notte ancora non dormivano. Era nata l’Aurora Boreale.
Artemide continuò a scoccare le nuove frecce miste a quelle solite con cui riempiva di stelle la volta celeste.
Coloro che per amore si struggevano, o che giacevano in amplesso o ancora che non potevano permettersi di riposare la notte, ebbero così il loro dono dalla dea, adesso gaia di poter anche lei donare al mondo qualcosa di unico e speciale come il fratello Apollo.
  
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