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Autore: Mania    08/09/2014    4 recensioni
{ Malcolm/Vanessa!Rapporto padre/figlia || Introspettiva || Ambientata dopo la 1xO8 }
« Tanto bene aveva orchestrato la sua recita, da essere giunto ad attuare decisioni tremende e modellare parole in composizioni di frasi acuminate, pronte a lacerare in profondità per scarnificare carne, anima e cuore. E forse, una folle parte di sé, disperata e crudele, aveva sperato che quel connubio di spregiudicatezza, quel rendere palese quanto lei non fosse altro che un mezzo, fosse utile ad allontanarla dal mondo oscuro che tendeva i propri artigli nella sua direzione.
[...]
Aveva iniziato da sola, come sempre, forse con l’idea di tenersi occupata per non pensare troppo e lui l’aveva assecondata come un padre davanti ai desideri della propria prole – come non aveva mai davvero fatto con i suoi legittimi figli, ma come si stava ritrovando a compiere con la figlia che avrebbe dovuto essere sua, e che nel segreto di un peccato lo era davvero.
»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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PROLOGO

C A P I T O L O   U N I C O ▬
 “ Spirito dell'aria
{ Per quanto effimero, dopo una tempesta c'è sempre un po' di sereno }







Nell’apparente silenzio della notte, gli pareva di udire i rimasugli di echi portati da refoli invernali a incagliarsi nelle sue orecchie, rendendo immortale il rombo veemente del fatale colpo di pistola, sparato sempre troppe poche ore prima – anche a distanza di giorni. Erano ciò che rimaneva di una scelta che aveva finto di non aver preso con largo anticipo – schiuma di onde morenti a ricordargli di aver ingannato prima di tutto se stesso e poi il piccolo mondo che aveva radunato per quella folle impresa. Tanto bene aveva orchestrato la sua recita, da essere giunto ad attuare decisioni tremende e modellare parole in composizioni di frasi acuminate, pronte a lacerare in profondità per scarnificare carne, anima e cuore. E forse, una folle parte di sé, disperata e crudele, aveva sperato che quel connubio di spregiudicatezza, quel rendere palese quanto lei non fosse altro che un mezzo, fosse utile ad allontanarla dal mondo oscuro che tendeva i propri artigli nella sua direzione.
Sir. Malcolm osservava la scena che aveva Vanessa come protagonista, intenta a decorare l’albero di Natale, dalla soglia della sala, rimanendo sul ciglio delle ombre che infestavano l’atrio, cercando di cogliere tutte le inflessioni del volto della giovane donna mentre decideva come disporre ogni oggetto. Aveva iniziato da sola, come sempre, forse con l’idea di tenersi occupata per non pensare troppo e lui l’aveva assecondata come un padre davanti ai desideri della propria prole – come non aveva mai davvero fatto con i suoi legittimi figli, ma come si stava ritrovando a compiere con la figlia che avrebbe dovuto essere sua, e che nel segreto di un peccato lo era davvero.
Fasciata nel suo abito scuro dalla fini rifiniture di pizzo, con i capelli raccolti ordinatamente in un’acconciatura elaborata, soppesava ogni oggetto da apporre sui rami dell’abete per individuare quale fosse il punto giusto – quello assolutamente corretto per quello specifico ornamento. Aveva deposto solo una decina di decorazioni nella parte centrale, lasciando nelle nuove scatole la maggior parte di tutti i pendenti che avevano comprato il giorno precedente. Semplicemente, aveva sciolto i nastri in modo tale da alzare di tre quarti i coperchi, per poi disporre nella sala un disordine rassicurante – confortante quasi. Ed era strano, come lo era anche l’assenza dell’imminente arrivo dell’epilogo drammatico, dopo essere passati attraverso la tensione di tutti gli atti che avrebbero condotto la tragedia alla sua fatale conclusione. Almeno in quel giorno – e in pochi altri venturi, prima che nuove nuvole tumultuose, cariche di tempeste eterne, sopraggiungessero –, i ricordi pregni di peccati, di tenebra, presagi di dannazione e tutta la sequela di orrori ai quali avevano condotto, sarebbero rimaste nient’altro che spettri invisibili quanto muti, relegati in antri bui, come polvere ammassata sotto i tappeti.
«Manca qualcosa al nostro albero, non credete?», pose la domanda mentre muoveva infine un primo passo all’interno, abbandonando la zona indefinita di penombre per scivolare sotto la leggera pioggia di luce dorata con la quale era riempita la stanza. Era un effetto atipico, una malinconia delicata nel suo incedere, il vedere le pareti e le superfici esenti da mappe sulle quali sentieri, annotazioni e nomi erano stati segnati con la massima attenzione nelle settimane precedenti, accompagnata da tomi aperti su pagine fitte di nozioni alle quali aveva attinto per prepararsi al fantomatico viaggio in Africa.
«Non è ancora terminato, se non ve ne siete reso conto» rispose Vanessa, ruotando di qualche millimetro il collo in modo da permetterle di catturare con la coda dell’occhio i movimenti dell’uomo. Aveva ovviamente avvertito la sua presenza da quando aveva preso la bizzarra decisione di rimanere immobile sulla soglia, sostando senza altro scopo se non studiarla abbellire l’abete, ma aveva scelto di non infrangere con futili parole tale presa di posizione, continuando nel suo lento lavoro – e chissà se mai qualcuno, a parte Sembene, le avrebbe dato una mano; chissà se i compagni di un’avventura grondante di sangue putrido e morte straziante sarebbero stati in grado di venire a festeggiare una giornata priva di nubi all’orizzonte; chissà se lei stessa ci sarebbe riuscita.
«Dunque, vi devo pregare per sapere cosa manca al nostro albero? Che poi sta diventando molto mio, dato che sono praticamente la sola a occuparsene», continuò voltandosi completamente verso Sir. Malcolm, con uno dei suoi rari sorrisi – uno dei pochi che ancora conservava, di una scorta che un tempo aveva pensato inesauribile e che invece aveva scoperto essersi deturpata troppo celermente.
«Sono certo che lo sapete, ma ve lo dirò ugualmente» e mentre si sedeva sulla poltrona posizionata davanti al camino, le allungò un piccolo pacchetto estratto dalla tasca della giacca, «Potete aprirlo in anticipo, basta che lo richiudiate per metterlo al suo posto fino al giorno giusto.»
Non titubò se non per la frazione di attimo in eccedenza che le ci volle per l’afferrare pienamente che quel piccolo dono era rivolto a lei. Ricordava i Natali pieni di regali con la stessa chiarezza di fotografie lasciate opacizzare e ingiallire nel tempo, quando solo aloni delle persone che furono rimanevano impresse sulla carta – spettri, volteggiavano privi di recriminazioni e benevolenza, moniti inaccessibili. In quello stesso modo Vanessa riusciva a rievocare nella propria mente quei lontani momenti davvero felici della sua esistenza, quando nessuna ombra, nessuna nuvola, nessuna tempesta si era ancora avvicinata abbastanza da corrodere ogni cosa – compresa se stessa.
La piega delle proprie labbra assunse una sfumatura di curiosità fanciullesca, mentre prendeva tra le dita la piccola scatola scura decorata da nastro di seta argenteo. Era facile intuire fosse un gioiello dal nome dell’orefice inciso in eleganti lettere corsive tracciate sulla superficie del cartone, ma questo non bastava a lenire la vorace volontà di scoprire che cosa si celasse sotto il coperchio. Improvvisamente si sentì catapultata indietro nel tempo, quando Sir Malcom tornava a casa dopo lunghe spedizioni nelle zone dei continenti in cui non c’erano mappe a poter essere d0aiuto, perché alcun essere civile si era mai azzardato prima a metterci piede, e proprio da quei pozzi inesplorati riaffiorava con preziosi regali per tutti e tre loro – e aneddoti, sciorinati di tanto in tanto, e che alle loro giovani orecchie apparivano come altri balocchi su cui castelli di fantasticherie.
Sciolse il fiocco con attenzione, in modo da poterlo tessere nuovamente una volta sbirciato il contenuto. Tuttavia, per un po’ quando le sue chiare iridi si riempirono dell’immagine dell’aquila con le ali spiegate, ferma nella bellezza di un volto annunciato e tramutato in una spilla cosparsa di pietre preziose e ambra a illuminarle lo sguardo – come se ci fossero stati specchi dietro –, ebbe la tentazione di indossarla immediatamente, sollevandola dal suo nido e apponendola sulla rupe del proprio abito.
«Ariel», le labbra si mossero appena, delineando un nome che non pronunciava da tempo, ma che ricordava perfettamente di aver dato alla propria aquila impagliata – perché bisognava dare un nome alle cose per donargli la vita, l’incantesimo di una strega, così ripeteva da piccola.
«Lo Spirito dell’aria nella commedia di Shakespeare. Un nome davvero così casuale, dopotutto?», non era una domanda alla quale occorresse una risposta e Sir Malcolm sapeva che il regalo era stato gradito senza dover attendere altre parole da parte di Vanessa. Non era solo l’evocazione di un ricordo d’infanzia, era anche il modo in cui Vanessa gli appariva – uno spirito fluttuante, imprigionato dalla maledizione di qualcun altro e che ancora lottava per pagare il pegno della propria libertà.
«Grazie.»
Un lieve cenno del capo, nulla di più da Sir Malcolm – avevano già pianto abbracciati, avevano già dato sfogo a emozioni che solitamente preferivano lasciare private e non occorreva aggiungere ulteriore romanticismo dove non doveva. D’altronde aveva preso la spilla semplicemente perché uscendo a cercare il dottor Frankestein e il signor Chandler, senza riuscire a rintracciare nessuno dei due, l’aveva intravista di sfuggita nell’esposizione gloriosa di una gioielleria e si era ritrovato ad acquistarla con la stessa scarsa riflessione con la quale il suo sguardo ne aveva colto la forma passando distrattamente davanti alla vetrina.
La osservò tornare a decorare l’abete, questa volta rimanendo nello scintillio delle luci calde della sala, cercando di riempirsi di quei frammenti di pace concessi – respiri d’aria fresca sotto un cielo tornato azzurro dopo una tremenda tempesta, e tanto valeva godersi quel bel tempo se già all’orizzonte si profilavano temporali ben peggiori.





M A N I A’s  W O R D S
Ok. Allora, premettiamo che questa one-shot l’ho scritta quando stavo male, in vacanza, dall’ipad, dopo una maratona di due giorni di tutti e otto gli episodi. Ci ho impiegato un po’ a pubblicare perché dovevo ricontrollarla su pc, che le cose mi vengono notevolmente meglio con lo schermo bello grande e la tastiera non touch.
Ora, permettetemi di fare due annotazioni:
1 • nella mia mente, Vanessa è la figlia illegittima di Sir Malcolm, nata dalla relazione con la madre di lei, la quale era cominciata molto prima che da bambina li scoprisse. Il loro rapporto, quello tra Malcolm e Vanessa, mi è piaciuto molto e ho sempre visto i riferimenti a come lui avrebbe dovuto davvero considerarla come sua figlia in una chiave di preludio a quello che è stato l’episodio finale. Il mio cuoricino è esploso quando ha detto «Ho già una figlia» - ed è stato lì che ho preso la decisione di scrivere su loro due;
2 • il fatto che Vanessa abbia dato alla sua aquila – perché era un’aquila, vero? – il nome dello spirito dell’aria di Shakespeare, non può essere coincidenza viste le incredibili quantità di citazioni che sono state fatte su «La Tempesta». Ed essendo Ariel uno spirito intrappolato per via di una maledizione, mi è venuto da fare un lieve parallelismo con Vanessa stessa;
3 • la scena è ambientata ovviamente dopo l’ottava puntata, e ho ripreso il tutto dalla battuta in cui Malcolm dice che avrebbero potuto comprare un albero di Natale e invitare «i ragazzi» per aiutarli a decorarlo.
Il titolo, no, niente, non me ne veniva uno migliore. Tutto lì.
Ah, la seguente storia, che non è tra le mie migliori e me ne dispiaccio, è comunque dedicata a Yoan Seiyryu perché è lei che ha insistito perché iniziassi PD, quindi è un modo per ringraziarla per avermi spinto a conoscere questa meravigliosa serie.
Alla prossima,


Mania




  
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