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Autore: maiscia    08/09/2014    1 recensioni
Io sono una stella.-
-E' esatto ed è per questo che io sono qui,il tuo calore mi ha attirato a te ed è così piacevole sentirlo.- parlava con voce gentile cercando di potersi avvicinare di più alla sua preda.
-Sei un viaggiatore giusto? Avrai visitato tantissimi luoghi.-
-Sì, è vero inoltre non mi fermo mai nello stesso posto o almeno dopo che mi sono nutrito.
- Dev'essere così bello potersi muovere in libertà senza stare nello stesso luogo.
-Oh, altroché. La sopravvivenza è un bisogno che sento di continuo e migliaia come te ne sono coinvolte.
-Non capisco.-
- Non c'è nulla da capire.- e l'afferrò per stritolarla tra le mani.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“Arriva, lo sento.”- Il cuore prese a battergli a mille mentre sentiva i passi del mostro avvicinarsi a lui inesorabilmente. Però non riusciva ancora a vederlo; probabilmente perché la sua ansia aveva sviluppato molto più l’udito che la vista e lo poteva sentire anche a molti metri di distanza, in modo da fargli perdere completamente la testa poiché desiderava  come quell’altro di ammazzarlo: però come uccidere qualcosa di sovrannaturale che va oltre ogni tua possibilità?-Troverò un modo per farti a pezzi, vedrai.- si ripromise Arthur digrignando i denti e spostando la canna del fucile da una direzione ad un’ altra in attesa che il mostro gli saltasse addosso. La luce soffusa del primo mattino rendeva l’atmosfera irreale, quasi sognante in contrasto con l’aria gelida e pungente al solo respirarla; in più sottili strisce di nebbia zigzagavano tra gli alberi abbassando ulteriormente la vista di qualsiasi sagoma umana in vicinanza. –“Zella, ti prego, qualunque cosa tu senta … non svegliarti o quel mostro ti ammazzerà!”- Desiderò che il messaggio arrivasse alla bambina ma ciò che temette di più giunse sottoforma di risposta:- Arthur? Dove sei? Ti prego, torna da me! Lo sento, è vicino!- No!- urlò tremante di rabbia l’uomo precipitandosi sotto l’albero dove l’aveva nascosta; la sua rabbia e le sue paure lo avevano vinto e la follia lo condusse a rivelare il nascondiglio.- Non impari mai, eh?- gli rimproverò il mostro sorprendendolo di spalle e costringendolo a girarsi: digrignò i denti e gli sferrò un cazzotto in faccia tenendolo per una spalla.- Commetti sempre gli stessi errori, non cambi mai. Sei solo un testardo e un sporco scuro del Sud, non dimenticarlo!- Prese a colpire  Arthur con molta calma e con colpi così potenti da fracassargli la mascella dal dolore. L’altro in risposta reagì ferocemente: gli bloccò le braccia e gli tirò una testata mostruosa da rompersi lui stesso la testa.- Non … provare a ridirlo.- disse sputando il sangue che aveva riempito la sua bocca di un forte sapore metallico. Steso a terra senza avere intenzione di rialzarsi il mostro scoppiò in una fragorosa risata.- Alla fine ti sei rivelato per quello che sei realmente. Bel colpo, lo ammetto. Sei proprio un mostro, mi sei simile.- sentenziò spiazzando Arthur all’istante.-Eh, eh, eh … dovresti guardarti allo specchio.- e così dicendo trasse fuori dalla tasca un pezzo irregolare di specchio  grande quanto la sua mano e gli mostrò il suo volto: era un’immagina distorta e tutta insanguinata che digrignava i propri denti impaziente di fare  pezzi il proprio nemico. Disgustato l’uomo scagliò via lo specchio ma l’altro afferrò la sua mano prontamente e stritolandogliela lo avvicinò a lui sussurrando:-Peccato che tu sia due volte più debole di un moccioso e te lo dimostrerò.- Maledetto!- inveì Arthur staccandosi e puntandogli il  fucile. Purtroppo non aveva notato i due soldati che prima aveva tramortito avvicinarsi alle sue spalle e bloccargli entrambe le braccia lanciando poi l’arma in un punto lontano.- Allora, dimmi ….- cominciò il mostro rialzandosi e massaggiandosi i polsi.- Quale ricordo preferisci?-  Cosa hai fatto a questi due?- disse invece ignorando la domanda.- Controllo mentale, non sai quanto mi sia utile in certi casi. – rispose picchiettando la tempia con un dito e osservando i volti dei due privi qualunque espressione. E mettendo le mani dietro la schiena si piegò leggermente in avanti domandando ancora:- Allora?- Va all’inferno.-  Stavolta non gli rispose, gli appoggiò solo le mani sulle tempie per poi premere e mandarlo completamente  in catalessi. Delle fiamme partirono dalle mani del mostro fino ad attraversare l’intero corpo del malcapitato che prese a bruciare inerte e urlante; la vista gli si appannò ed entrò nel buio completo della sua mente e percepì chiaramente di non essere più nella fredda landa desolata ma in posto molto differente, familiare. Aprì gli occhi e ciò che vide lo sconvolse molto più di una stella umanoide cadente.                                                                                                                                                           -Papà?-                                                                                                                                                                                                       - … Klaus?-                                                             
-Puoi prestarmi attenzione adesso? Dopo potrai gironzolare quanto vuoi.- replicò seccata la donna al troppo entusiasmo che Zella stava esprimendo nell’osservare a bocca spalancata le meraviglie che quel palazzo le stava riservando a partire dal lampadario che aveva attirato la sua maggior attenzione: era un complesso di cristalli aventi la forma di prismi allungati; incastrati tra loro e in precise angolazioni permettevano alla luce che passava da alcuni fori al centro della cupola di attraversare i cristalli creando tante luci coloratissime che cospargevano l’intero salone di scintille. Per dare poi un’illuminazione uniforme vi erano affissi degli specchi in diverse posizioni delle pareti così che un altro fascio di luce dall’alto colpisse uno specchio il quale riflesso colpendo un altro specchio e così via avrebbe ricreato la luce desiderata.- Uff … è un peccato che la luce del sole sia gialla … mi ha creato un po’ d’impicci perché non sopporto un colore così … volgare. Perciò ho affisso dei filtri speciali che rendessero la luce bianca, che te ne pare? Adoro la precisione matematica e a te? Ti piace, vero?- blaterò la donna a Zella che non capendo molto del discorso si limitò a un “Certo … mmh … bellissimo!”. Era troppo sognante inoltre per darle ascolto e proseguì nella perlustrazione tornando con gli occhi in basso: il pavimento era un mosaico di pietre preziose di vari colori i quali venivano  risaltati dai raggi di luce che avevano lo stesso colore delle pietre colpite; le pareti ed il soffitto a cupola erano dipinti di un blu lapislazzulo con rientranze dorate a forma di stelle in modo da ricreare un cielo stellato –Bello però è meglio quello vero.- commentò la piccola; vi erano poi sparsi in disordine per la sala un centinaio circa di divanetti blu scuro e seduto su uno di quelli stava un bimbo con le gambe penzolanti … – Basta guardare! Uh! Così bella ma così mal conciata, bisogna togliere questi stracci che hai addosso! Però prima un bagno. Sono mortificata la sala è disordinatissima ed è necessario rimetterla in ordine … Ah! Quante cose da fare!- “Mi staccherà un braccio, me lo sento!”- pensò Zella sospirando e facendosi trascinare via per un corridoio con gli archi che aveva visto all’esterno. Nel correre la donna urtava delle donne bianche vestite di bianco che si precipitavano a riordinare il salone.- Non c’è tempo da perdere , forza!-le incitò nonostante gli urti;arrivarono a una vertiginosa scala a chiocciola e salirla fece davvero girare la testa.-Eccoci!-si arrestò infine senza neppure emettere un sospiro, al contrario della bambina che invece aveva il fiatone.-Sono … pant … viva … pant … -Suvvia, per una corsetta … -“Una corsetta?!”- sbottò in risposta nei suoi pensieri volendo essere educata anche se probabilmente non avrebbe fatto differenza. –Bene.- e batté le mani chiamando due donne bianche.- Bruciatele i vestiti e lavatela per bene!- Batté ancora le mani e ne arrivarono altre due.- Invece voi portatemi i vestiti più belli che abbiamo:c’è un ospite importante qui!- Oh, una stella, che bella!-Shh! Niente commenti, scattare! Un, due, un due … - disse lasciano la poveretta in balia delle due donne che la portarono di peso in una stanza collegata alla prima ed entrambe di un blu chiarissimo.-No, no, no!- urlò Zella venendo spogliata velocemente e gettata (delicatamente) in una vasca con acqua calda piena di schiuma da un odore delizioso:.- Vaniglia.- Al solo pronunciarlo la fame prese a tormentarla più di prima e durante il buon quarto d’ora in cui le due donne la strofinarono per bene pensò a quanti cibi potessero esistere e a quali avrebbe potuto mangiare.-Hai un corpo umano non avrai problemi ad assaggiare le mie squisitezze!- le rispose la donna senza nome e senza alcun freno alla sua lingua!- La smetta di entrare nella mia testa e mi dica almeno il suo nome!- Urlò spazientita Zella mentre venne sollevata dalla vasca e accolta tra le braccia di un morbido accappatoio.-Il mio nome è Luna e sono felice di nominarlo. Al tuo servizio.- le rispose tenendola tra le braccia.-Sono abitante di questo pianeta su cui sei capitata per via del passaggio che hai accidentalmente scoperto che collega questo posto alla Terra, così quando ne ho voglia mi vado a fare un giretto in modo da essere sempre aggiornata sugli ultimi avvenimenti. Chi sarà il futuro re? Quando avverrà la prossima guerra? Chi si alleerà con chi? Chi vincerà? Chi perderà? Chi tradirà? Io lo so già. Chi avrà un bambino? Chi comprerà quella casa o quel pezzo di terra? Chi diverrà ricco? Chi povero? Chi nasconde segreti? A me no di certo perché io lo conosco, non posso farne a meno.- Non puoi farne a meno?- No, no è la mia ossessione o meglio il mio passatempo ma si sa che col tempo non si può fare a meno di diventare troppo curiosi e allora si che sono guai. - Oh … - Per esempio venire a conoscenza di segreti davvero piccanti che potrebbero far saltare più di una testa ma la mia non di certo.- Ma non possono scoprirla?- Tranquilla mia cara stellina ho un telescopio che mi permette di osservare anche da qui tutta la Terra anche se le passeggiate sono davvero tonificanti. E a te piacciono le passeggiate?- Lei è una chiacchierona.-Uh, uh, per questo mi adorano e anche tu mi adorerai una volta indossato il vestito adatto.- Luna aveva del tutto asciugato la piccola e le stava spazzolando i lunghi capelli intrappolati in alcuni nodi. - Ahi!- Su, sta buona, vedrai come starai meglio dopo. Mmm che buon profumo hanno i tuoi capelli! Tu appartieni a un particolare genere di stelle per questo hai un visino così dolce e dei capelli così speciali.-In che senso sono speciale?- Oh lo saprai presto appena lo saprò anch’io. Sei … diversa da come mi sarei aspettata incontrando una comune stella.-Diversa?!- chiese allarmata Zella girandosi.- Come? Ho qualcosa che non va?- Assolutamente! Mi sarei già tagliata la lingua se avessi affermato una cosa simile!-E allora in cosa sono diversa?- Pazienta mia cara adesso dobbiamo scegliere un abito adatto a presentarti.- Si alzò sulle ginocchia e le due serve di prima le porsero due abiti, uno color bianco panna l’altro color celeste chiaro.- Troppo semplici ci vuole qualcosa di più elaborato!- le rimproverò la donna mandandole a scegliere altri tipi di abito.-Signora, non vorrebbe cambiarsi prima lei?- le domandò una serva che le si avvicinò.-Torna dopo mi preme per prima cosa sistemare questa bella fanciulla.- disse liquidandola con un gesto veloce della mano.-“Chissà in quanti modi mi ha chiamato da quando ci siamo incontrate.”- scherzò Zella tra sé e sé.-Piuttosto levami il mantello.-Si, signora.- Uh, che orrore troppo vistosi! Concentrate su! Colori tenui servono! Non siamo mica in estate!- E altri due vestiti dai colori sgargianti tornarono indietro.- Uff! Non so cosa darei per rinnovare il mio guardaroba: d’altronde ho solo più di 2000 vestiti!- “Oh, così tanti?”- Pensò ai panni che Arthur le diede indosso: non erano granché però avevano un buon odore; diceva di averli lavati nonostante non fossero suoi … E si pentì di aver permesso di farli bruciare. –No, no non vanno bene! Banali, ipocriti!- urlò per l’ennesima volta Luna cacciando le due serve dalla stanza.-Ci vuole qualcosa di unico per un tipo speciale come te …. –meditò camminando per la stanza e alla fine schioccò le dita.-Ci sono! Voi, portatemi quella scatola!-Ma signora … quel vestito è … -Silenzio! Non ho altra scelta.- Le due obbedirono e tornarono dopo un minuto con una scatola di legno bianca con intarsiati dei meravigliosi fiori i quali contorni brillavano di diamantini.- Dovessi un giorno incontrare la più ricca delle regine sulla Terra oppure la più bella di tutto il reame ciò non importerebbe; nessuna di loro avrà mai il privilegio, l’onore di possedere questo vestito e sia la loro bellezza che la loro ricchezza impallidiranno davanti a tale creazione.- Allora perché mi dai tale dono se è così importante?-domandò la stella.-Perché tu ne sei degna;fino ad ora mi hai dimostrato modestia ed educazione cose che approvo molto..-rispose l’altra.-Lei mi conosce appena signora.- Anche tu ti conosci appena.-Detto ciò tirò fuori dalla scatola un tessuto di seta e pieno di ricami.-E se non fosse della mia misura?- Ti starà a pennello.- sentenziò Luna facendole scivolare addosso il vestito, sottile e morbido.-Se non mi credi guardati allo specchio.- le sussurrò avvicinandola ad un rettangolo stretto e lungo e in effetti aveva proprio ragione: la parte centrale del vestito aveva una dolce scollatura ed era costituita da bianchi e intricati ricami che si modellavano in curve e il tutto scendeva verso il basso senza allargarsi ma adattandosi al movimento delle gambe; la vita era cinta da una striscia di seta bianca e semplice che teneva legata al vestito una specie di mantello bianco di seta che abbracciava anche le braccia.-Sono senza parole.-commentò Zella accarezzando il tessuto e allargando le braccia per osservarsi meglio.- Potresti dirne almeno una per farmi capire se ti piace o no. - Bellissimo.-disse tutto d’un fiato.-Ottimo e ora pensiamo ai capelli e al trucco.-“Capelli, trucco? Che vorrà mai dire?”- Ingenua, non vorrai mica presentarti davanti a un centinaio di persone senza la giusta acconciatura e un goccio di profumo?-“Uff sarà più lunga del previsto.”- pensò la ragazzina stanca. Dopo circa mezz’ora si era completamente trasformata; i suoi capelli ricadevano sulle spalle in boccoli neri sulla cui sommità poggiava un piccolo diadema di gemme bianche e fiorellini color perla; le palpebre e le labbra erano state spolverate d’argento e le guance rese del color della pesca; infine un profumo di vaniglia riempiva l’aria e le narici piacevolmente.-Uhm, mi viene voglia di strofinarmi la faccia.- si lamentò Zella arricciando il naso in continuazione e cercando i non portarsi le mani al viso.-Certo che per diventare più bella ci vuole tanto lavoro.-Ripensò con quanta cura le serve della signora la truccavano e arricciavano i suoi capelli.-Mi è scesa una lacrimuccia. Sei fantastica, chiunque ti scambierebbe per una principessa guardandoti.- constatò emozionata Luna alla fine dell’operato e anche le sue serve erano soddisfatte del loro lavoro e fecero molti complimenti alla stella che non poté non arrossire. –“Ora anche lei si sta rendendo molto più bella di quanto non lo fosse prima.”- Quella donna è solo brutta e antipatica!- contestò la voce di un bambino facendo prendere uno spavento terribile alla ragazzina al quale seguì una risatina che esplose in una grande risata.- Che hai da ridere? Chi sei?- Si stava arrabbiando.-Dai non ti arrabbiare, scherzavo. Il mio nome? Questo lo devi scoprire tu perché non me lo ricordo.- La voce proveniva dalle scale a chiocciola e Zella era determinata a scoprire a chi appartenesse.- E dato che né Luna né nessun altro sono nelle vicinanze … - lanciò alcune occhiate per poi dirigersi quatta quatta giù per le scale.- Dove sei?- domandò ancora.- Lo devi scoprire da sola.- rispose.-Sei di questo palazzo?-tentò di nuovo scesa al piano terra.-Dai vieni fuori.- sussurrò stavolta cercando di non farsi scoprire a zonzo per l’edificio.-Segui la mia voce. – disse sentendo piccoli passi scappare per il lungo corridoio. Vide un’ ombra entrare in una stanza. Malgrado i guai in cui si sarebbe cacciata se non fosse tornata indietro la piccola partì al suo inseguimento ed entrò in una sorta di cucina da cui si sollevavano caldi vapori profumati: decine di donne bianche stavano chine su lunghi tavoli di marmo bianco intenti a mescolare gli ingredienti tra loro, a lavorare la pasta, a decorare e a farcire un’ infinità di dolcetti che poi venivano messi a cuocere in cave modellate  a forni da cui si sollevavano lingue di fuoco blu.-“Che strano fuoco!”- Zella ripensò allora ad Arthur e a quanto facesse freddo in quella landa desolata; tornò a sentirsi in colpa e si ripromise di ritornare al più presto dal suo salvatore. –Sono qui, raggiungimi.- bisbigliò la voce dall’angolo della cucina intenta ad affondare un dito in una ciotola contenente una fumante crema gialla.- Mm … com’è buona!- Aveva guance rubiconde e rotonde incorniciate in una massa riccia di capelli castano scuro; due occhi acquamarina fissavano ora la ciotola ora la stella divertiti e incuriositi. – Sei un bambino.- riconobbe Zella guardando il suo piccolo corpo minuto pallido e coperto da una vestaglia simile a quella che aveva visto indosso alle statue sul portone.- Shh, parla a bassa voce. No, sono uno degli angeli sul grande portone.- negò trattenendo un sorriso. –Non è vero. Sei umano.- negò a sua volta l’altra incuriosita: non aveva mai visto un umano tanto piccolo e pallido e le guance rosse creavano un forte contrasto. - Sbagliato.- il bambino cacciò la lingua per dispetto.- E allora che ci fai qui?- Non lo so. - Non lo sai?- Tu non sei umana, hai due sfere d’oro al posto degli occhi.- la prese in giro il bambino “angelo” sghignazzando cosa che la fece infuriare.- Sei cattivo!- Non volevo offenderti era un complimento e abbassa la voce altrimenti ci scoprono.- la zittì con una mano rintanandosi sotto un tavolo.- Sono talmente indaffarate a cucinare che non si accorgeranno di noi. Comunque scusa se ti ho offeso, hai dei bei occhi.- Grazie.- rispose Zella riprendendo la calma: le aveva procurato disagio arrabbiarsi e si era sentita ribollire come magma bollente . Si chiedeva se questo avesse comportato ad appiccare un incendio.- Cosa sei tu?- Io sono una stella.- Una stella, che bello! Ma allora perché non sei in cielo e non ti illumini?- E’ una lunga storia.- disse malinconica la ragazzina portandosi le ginocchia al petto. La sensazione di vuoto e di dolore non era mai cessata era solo affievolita e la trovava molte volte insopportabile.- Oh,io so ascoltare e poi non ho niente da fare. Mi annoio a morte qua dentro e se mi portassi con te sulla Terra magari potrei recuperare la memoria … - Dici?- Secondo me sì, dai aiutami.- Zella all’ inizio non rispose ma alla fine dovette arrendersi perché le suppliche di quello scricciolo la esasperarono.- Va bene ti porterò via con me. Contento?-Sii!- Nell’esultare non si accorse di rovesciare con un gran baccano tutto il contenuto della ciotola per terra la quale andò ovviamente in frantumi.- Ops! Io me la squaglio, ciao, ciao!- Ehi! Dove vai?- Ma non lo vide più. Era sparito all’improvviso e Zella rimase interdetta ad osservare la ciotola in frantumi. Ora molti occhi la stavano fissando compresi quelli di Luna che con sguardo imperscrutabile e con un lungo sospiro disse semplicemente:-Sono pronta. Vogliamo andare prima di combinare qualche altro pasticcio?-
  
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