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Autore: Kuri    08/09/2014    1 recensioni
[Anime] "Ayano si sentiva un mostro per quello che lo aveva costretto a sopportare, per i sotterfugi, le bugie, gli inganni, e per essere stato sul tetto della scuola nel giorno in cui lei aveva creduto di aver trovato la soluzione in ogni cosa. Nel suo cuore l'amore e quell'orrore angosciato crebbero finché non fu più in grado di trattenerli, come era già accaduto due anni prima. Sentì quella marea immensa erompere dal suo petto, ogni pensiero, ogni singolo frammento di emozione, e investire Shūya ancora stretto tra le sue braccia."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayano Tateyama, Shintaro Kisaragi, Shuuya Kano, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Sono passati tre anni da quando ho scritto per l'ultima volta. Ragionandoci non è molto tempo, ma ogni cosa è cambiata.
Senza ombra di dubbio, ci sono tre motivi che mi hanno spinta a tornare: ho visto un anime stupendo come Mekaku City Actors che mi ha fatto tornare in fissa con i loop temporali (sono la mia debolezza e non potrò mai resistere al fascino del multi-verso); ho sperimentato l'entusiasmo, quello vero delle persone che hanno ancora una marea di cose davanti da imparare; e per ultimo, non mi sembrava giusto insegnare agli altri a scrivere dopo aver smesso di farlo da tanto tempo... insomma, un po' di coerenza :D
Perciò mi sono rimessa sotto e i risultati sono stati... sconfortanti. In tre anni ritengo di aver perso tutto quello che caratterizzava la mia scrittura, ma su questo non posso farci nulla, se non continuare a scrivere fino alla nausea. Perciò mi sono concentrata di più sulla trama e su un po' di sano fangirling, anche se di sicuro non ho minimamente raggiunto la complessità delle ultime storie che ho scritto.
Come la Ayano della mia storia, cerco di fare del mio meglio :D
Questo è quanto. ENJOY! *o* (quanto mi era mancato dirloooo! XDD)







Un quindici agosto passato





«A dirla tutta... un po' ho paura.»
Lo aveva sussurrato, il viso di Shūya una macchia indefinita attraverso il velo delle lacrime.
Aveva avvertito il peso del corpo sbilanciarsi e, malgrado il caldo torrido, un rivolo di sudore gelido le era scivolato lungo la schiena mentre l'aria le si gonfiava attorno come un cuscino pronto ad accoglierla.
L'urlo di suo fratello aveva lacerato l'aria e il suo cuore, e si era fuso con il sibilo dei serpenti alle sue spalle, appena al di là del buco profondo che si era aperto dietro di lei.
«Non credere che te lo lascerò fare così facilmente, ragazzina.»
Le parole dell'uomo che una volta era suo padre la fecero sussultare quando ormai la sua testa aveva già superato l'asse del suo baricentro e la caduta era divenuta inevitabile.
Ayano mosse le mani attraverso la luce del tramonto come se da qualche parte ci fosse stata una flebile speranza in cui affondare le unghie.
Sentì delle piccole mani fredde avvolgersi attorno al suo viso. Le sembrava che qualcosa di morbido, che odorava di foglie e pioggia, fosse arrivato per frenare la sua caduta.
L'uomo allungò un braccio che si tramutò in un lungo nastro nero. Questo schioccò nell'aria, feroce, saettando verso di lei come la coda di uno scorpione. Quasi non si rese conto quando il suo corpo venne trafitto dalla lama mera. Le piccole mani si strinsero più forte attorno al suo volto, con le dita che affondavano nella pelle delle guance.
«Oh, guarda chi si vede.» ridacchiò l'uomo che era stato Tateyama Kenjirō «Non ti sei ancora arresa? Questa tua patetica caparbietà mi diverte... oh, non sai neppure quanto mi diverte.»
La lama penetrò più a fondo nel petto di Ayano. Lei spalancò la bocca e il sangue le colò sul mento.
«Lasciala andare.» disse una voce alle sue spalle. Aveva un tono basso eppure determinato che sapeva di cose vecchie.
«Decido io quando lasciarla andare... e ho voglia di divertirmi ancora con questa ragazzina.»
Quando la lama uscì dal suo corpo, Ayano ebbe la sensazione di affogare. Tutto intorno a lei, incombevano i confini del luogo di cui aveva letto nel diario di sua madre, il luogo che aveva deciso di raggiungere per salvare la propria famiglia.
«Non ti preoccupare, adesso starai meglio.» la rassicurò la voce alle sue spalle. Ayano sentì un tocco freddo sulla pelle, lungo le braccia, lungo le gambe, che cercava di raggiungere il suo petto e si riversava dentro la ferita aperta, colmandola.
«Ti avevo detto che non avevo ancora finito con lei...» la voce di quell'essere crudele sibilò sopra di loro, oltre il parapetto del tetto della scuola. Quel braccio deforme, nero come il male, scattò di nuovo verso Ayano, insinuandosi tra i contorni dei due mondi che stavano rapidamente collassando.
Ayano scalciò, tentando di allontanare da sé quell'abominio, ma il lungo nastro nero si avvolse attorno alla sua caviglia, strappandole un urlo di dolore.
«No!» gridò la voce alle sue spalle, mentre le piccole mani fredde perdevano la presa sul suo volto. Sentì un ultimo strattone alla sciarpa avvolta attorno al suo collo, mentre la forza di quel braccio nero la risucchiava, strappandola dal mondo alle sue spalle per riportarla in superficie.
«Cara Azami... non hai ancora capito che non puoi fare... niente!» disse l'uomo scoppiando in una risata crudele, dando un ultimo strattone.
Ayano cercò di allungare una mano verso il mondo del quindici agosto. Una delle piccole mani che prima avevano cercato di trattenerla era tesa verso di lei, le dita pronte ad afferrarla. Ma la forza della spinta la allontanò con un ennesimo sussulto doloroso e lei vide il cielo richiudersi su se stesso, lasciando solo le nubi rosse e la luce dorata del tramonto.
Quando il suo corpo colpì il tetto della scuola, l'aria abbandonò i suoi polmoni con un gemito.
Di fronte a lei, l'uomo che era stato suo padre si strinse il braccio mostruoso che l'aveva afferrata.
«Stupido debole corpo umano.» ghignò strappando quello che rimaneva del nastro nero. Un rivolo di sangue gli scese dall'angolo della bocca piegata in un sorriso cattivo «Ma è un piccolo prezzo da pagare, ragazzina.»
Ayano sentì le braccia di Shūya circondarla, tentando di farla sollevare.
«Mi tratterrei ancora con voi mocciosi, ma ho cose ben più importanti da fare. Ma non temete. Quel giorno non è molto lontano.»
Quell'uomo si voltò e si incamminò. Lo stesso uomo che lei rivedeva in miriadi di frammenti di ricordi sparsi nella sua mente mentre le sorrideva o l'accarezzava con dolcezza.
«No...» Ayano tentò di alzarsi, ma il suo corpo cedette e fu scosso da un lungo brivido, come se un lungo serpente si fosse fatto strada attraverso la sua bocca e stesse cercando di avvolgersi attorno al suo cuore. Shūya la strinse più forte per evitare che cadesse e la chiamò scuotendola piano, ma la sua voce le arrivava indefinita, priva di significato.
Poi il serpente dentro di lei trovò il suo cuore e vi affondò le zanne, dilaniandolo.
Ayano sentì i suoi occhi spalancarsi, come se stessero andando a fuoco, riversando all'esterno un bolo di disperazione nera e dolore ancora più profondo.
L'ultima cosa che udì fu il grido angosciato di suo fratello.

   
 
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