Tenebra e luce

Lo studio, nell'appartamento di un palazzo del Greenwich Village, era rischiarato dalla luce proveniente dallo schermo di un portatile. Margherita, seduta alla scrivania, teneva lo sguardo fisso su di esso. Nonostante fosse notte fonda, il sonno tardava ad arrivare.
Accanto al portatile, una cornice le faceva compagnia. La foto ritraeva una giovane donna dai lunghi capelli ramati ed un uomo circa della stessa età, moro, con due incredibili occhi verdi: lei e Ian, sullo sfondo del mare degli Hamptons. Era stata Margherita stessa a scattarla, allungando il braccio per immortalare i loro volti sorridenti e felici, quando, ignara, credeva in un futuro pieno soltanto di cose belle.
Cinque mesi prima dell'incidente.
Grazie alla sua laurea in lingue straniere, un anno prima era stata assunta da un'importante multinazionale, nella sede di New York. Non molto tempo dopo, aveva conosciuto Ian, il quale lavorava come direttore di sala in un noto ristorante sulla Broadway, dove aveva preso parte alla festa di addio al nubilato di una collega.
Quando si erano guardati negli occhi, era scattata la classica scintilla.
Adesso gli occhi di Ian vedevano soltanto il buio.
E Margherita non riusciva ad accettarlo.
Lui, al contrario, sembrava essersene fatto una ragione.
Avevano consultato i medici più illustri, ma il loro responso era stato unanime: Ian non avrebbe mai più riacquistato la vista.
Margherita non voleva crederci, il pensiero che l'uomo che amava avrebbe vissuto per sempre nell'oscurità la stava logorando.
Senza nasconderlo al suo compagno, non smetteva di consultare siti internet in materia di oculistica, leggendo relazioni di medici da ogni parte del pianeta: magari un giorno avrebbero trovato una cura o studiato un intervento in grado di ridare la vista a Ian.
Magari un giorno sarebbe accaduto l'impossibile.
Trasalì quando due braccia la circondarono dolcemente da dietro. Concentrata nella lettura, non aveva udito arrivare Ian.
Anche se non poteva vederla, lui sapeva sempre dove si trovava. Diceva che sentiva il suo profumo.
«Che cosa fai ancora alzata?» le domandò abbassandosi e appoggiando la testa contro la sua.
«Non avevo sonno e mi sono persa a giocare a Ruzzle» mentì, ma una risata smorzata da parte dell'uomo le fece intendere che lui non ci credeva.
Gli accarezzò le braccia e trasse un respiro profondo.
«Voglio che tu torni a vedere il sole.»
«Perché? Io lo vedo tutti i giorni.» Ian la strinse più forte baciandola sui capelli. «Il nostro amore splende più di mille soli.»
Margherita sorrise e al tempo stesso sentì le lacrime salirle agli occhi, ma le ricacciò indietro.
Ian era così sereno e fiducioso, sembrava che la disgrazia non avesse scalfito la sua felicità. Come faceva? Semplicemente, era un uomo forte e dall'animo profondo. Tra i due, era lei a vivere nelle tenebre.
Spense il portatile, facendo piombare la stanza nel buio, spezzato soltanto dal tenue chiarore che arrivava attraverso le tende. Posò la guancia su quella di Ian e chiuse gli occhi.
Forse era giunto il momento di tornare a vedere la luce.