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Autore: aka_z    27/09/2008    9 recensioni
Cos’è accaduto a Leorio e Kurapica mentre Gon e Killua esploravano Greed Island?
Leorio è tornato all’università e Kurapica al suo lavoro… inizialmente costretti a dividere le proprie strade, riusciranno a ricongiungersi?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ovviamente mi scuso per il ritardo, ovviamente avrei voluto postare prima, ovviamente la mia vita non mi permette certe libertà, ovviamente… basta, leggete il capitolo che è meglio.
Ah, oramai la storia ha preso una piega un po’ macabra, spero non vi sconvolgerete, ma siete ragazzi forti, su che manca poco.

Rispondo alle vostre recensioni (e ci mancherebbe):

Kun: Hola caro! Contenta di leggere nuovamente il tuo nome fra i “recensori”, lo ritengo un lusso vista la tua pigrizia, posso vantarmene? XD
Beh visto che la tua recensione era molto incentrata sulla lemon, ti risponderò subito: la lemon arriverà, su questo puoi giurarci, diavolo sono almeno 4 capitoli che la voglio scrivere! Guarda che piacciono anche a me, figuriamoci… ma non posso farti una previsione certa, il plot non è molto chiaro nemmeno a me. Ad ogni modo non demoralizzarti, la fine (quindi anche la lemon) è vicina!
Grazie mille per i complimenti (sei troppo buono) e… ma davvero hai visto una valanga? Figo! Forse…
Un bacione grande!!! (hey non vedo l’ora di leggere il prossimo cap della tua sasuXnaru!)

Kura92: eheh immaginavo che la parte del criceto potesse un po’ sconvolgere, certe volte proviamo più empatia per quei piccoli esserini che per altri umani, forse perché loro appaiono sempre innocenti ai nostri occhi. Odi Ghito? Mmmh non credo allora che con questo capitolo la tua opinione cambierà.
Grazie mille per i complimenti e per la perseveranza con cui segui la ff, un bacione!!

Elisa_:  a te non so davvero cosa dire se non grazie per aver betato anche questo capitolo! E non scusarti quando mi correggi le cose! Te l’ho chiesto io! XD ad esempio in questo capitolo, vuoi errori di distrazione, errori di battitura etc… c’erano tante piccole imperfezioni che ora grazie al tuo occhio pignolo non ci sono più, non potrei esserti più debitrice. Per non fare spoiler a chi si dovesse imbattere in questa risposta, soddisferò le tue curiosità a fine capitolo. Grazie ancora di tutto!!!

saku_chan the crazy dreamers: beh sì effettivamente sono successi un po’ di “imprevisti” lo scorso capito… e la ff ora ha un po’ più di carattere, ad ogni modo sono contenta che tu abbia apprezzato il cambio parziale di genere, un po’ di azione non fa mai male eheh.
Per quanto riguarda la tua mancanza di ispirazione non preoccuparti, ti capisco perfettamente, purtroppo non è una cosa che dipende da te. Una abbraccione, ciao!

_pEaCh_: eheh XD no August lasciamolo stare, ha già i suoi problemi e poi non potrei mai sottrarlo al nostro caro Leorio, per chi mi hai preso, per Ghito?! XD non sono tanto perfida... (forse). Invece per quanto riguarda la fluffosa fiction…
E’ MORTA! mwahahaha ora arriva il bello, sangue, budella, cervelli spappolati… no vabbè non esageriamo XD però un po’ di azione/macabro a me non dispiace anzi…
Coooomunque… ops! Mi sa che non ho fatto in tempo ad aggiornare e ora il tuo compleanno è passato, se è così TANTI AUGURI (anche se probabilmente un po’ (tanto) in ritardo…) un bacio, ciao!!!


Lacrime di sangue…

Con un sospiro Leorio depennò l’ennesimo ospedale dalla lista.
Non sapeva se essere più ottimista o più preoccupato. Kurapica poteva anche non esserci mai andato a quella lezione, ma allora perché non si era presentato all’appuntamento?

Mancavano solo due ospedali e Leorio non poteva essere più impaziente. Si erano ormai fatte le dieci e la testa cominciava a dolergli per la tensione e lo stress, o forse perché non si era concesso nemmeno una pausa per mettere qualcosa sotto i denti. Come poteva d’altronde pensare a magiare? La persona più cara che aveva era dispersa e il suo stomaco, che si contorceva stretto in una morsa d’acciaio, non faceva che ricordarglielo.

Varcò la soglia del grande centro ospedaliero e seguì le indicazioni gialle che conducevano al pronto soccorso. Il rumore delle ambulanze di passaggio gli arrivava ovattato, attutito dall’abitudine.
Entrò nella grande sala d’attesa ritrovando l’ennesimo angosciante spettacolo. Persone di ogni razza, età e ceto sociale aspettavano il loro turno stipati in panche rigide e scomode dall’aria anonima. Gemiti e rantoli di dolore e di fastidio si sovrapponevano fra loro riempiendo l’aria.
Leorio distolse velocemente lo sguardo e si diresse verso la bacheca dove ormai sapeva di poter trovare l’elenco dei feriti. Non era il solo a studiare quella lista, con lui c’erano un paio di ragazzi, probabilmente anche loro studenti e un signore e una signora di mezza età, quest’ultima era sull’orlo delle lacrime.
Leorio lesse con attenzione la lista mentre il cuore gli martellava furioso nel petto.
Niente. Kurapica non figurava nemmeno in quella stramaledetta lista, ma vi era ancora uno spiraglio di speranza, due ragazzi, era spiegato nel foglio, non avevano ancora ripreso conoscenza ed erano privi di documento di identificazione, chissà che tra loro non ci fosse proprio il suo biondino.
Non era sicuro di volere che Kurapica fosse tra quegli sconosciuti, infondo se non avevano ancora ripreso conoscenza voleva dire che le loro condizioni erano abbastanza critiche, però, se così fosse stato, la ricerca sarebbe finita e quantomeno poteva avere la certezza che fosse ancora vivo.
Con questa seppur minima speranza a rincuorarlo si voltò verso il foglio che invece indicava chi, purtroppo, non ce l’aveva fatta.
Respirò profondamente, socchiudendo le palpebre, poi iniziò a scorrere la lista con apprensione. Odiava questo momento, lo odiava profondamente e ogni volta sperava fosse l’ultimo, che nell’altro ospedale tutto sarebbe finito e invece si ritrovava ancora una volta con il cuore in gola e lo stomaco dolorante. Oltre al danno, la beffa, non sapeva con quale cognome Kurapica si fosse iscritto quindi doveva assicurarsi di leggere la lista attentamente e in tutta la sua interezza.

Settee Mariko… Uhyno Joshua… Zattal Petrok.

Grazie al cielo Kurapica non era fra di loro e Leorio, visibilmente sollevato, riprese a respirare poggiando la schiena al muro e rilassandosi un attimo.
La signora che prima osservava l’elenco dei feriti ora singhiozzava sulla spalla di quello che molto probabilmente era suo marito.

Leorio si diresse poi verso lo sportello e chiese di poter vedere le due vittime non ancora identificate.
Gli venne indicato l’edificio adiacente, terzo piano, stanza 325, a lui sì unì lo studente che prima studiava con lui la lista.

Entrati nel grande edificio indicato loro, cercarono il corridoio giusto che stranamente si rivelò assolutamente caotico e affollato. Le stanza straripavano di persone, medici, parole, vi era perfino qualche agente. Probabilmente era lì che erano stati portati i feriti scampati alla strage e le infermiere aveva sicuramente fatto uno strappo alla regola concedendo così tante visite e soprattutto a quell’ora tarda.

Leorio e il ragazzo entrarono nell’unica stanza silenziosa del piano, l’unica cosa che la riempiva, oltre il forte odore di disinfettante, era il ronzio delle macchine attaccate ai pazienti e il suono stabile dell’elettrocardiogramma.
A Leorio bastò una semplice occhiata per capire che quei due ragazzi addormentati non erano Kurapica, difatti uno era moro e l’altra era senz’altro una donna. Si apprestò quindi ad uscire dalla stanza, sebbene non ne avesse neanche varcato del tutto la soglia, mentre il ragazzo al suo fianco avanzava titubante verso i letti metallici.

L’aspirante medico ripercorse dunque il corridoio al contrario, catturando inconsciamente tratti di conversazione, improvvisamente però una parola ebbe il potere di farlo immobilizzare e tendere le orecchie: “Rapimento”.
Un ragazzo con un’evidente fasciatura al braccio parlava con un agente che prendeva diligentemente appunti su un anonimo taccuino.
<< Quell’uomo ha ucciso quasi tutti i miei compagni capisce?! Li ha freddati come se niente fosse! Quel tizio meriterebbe di morire in modo atroce! >> disse enfaticamente.
<< Comprendo il suo turbamento, ma per favore mi illustri quanto più dettagliatamente la dinamica del sequestro >> lo esortò l’uomo.
Leorio si accovacciò fingendo di allacciarsi una scarpa.
<< Il capo di quei… quei criminali, ha chiesto ad un suo scagnozzo di indicargli una persona, credo, ero abbastanza lontano da loro. Beh comunque sia questo alla fine ha fatto un cenno verso August, il nostro inserviente e un attimo dopo l’hanno catturato. >> cercò di spiegare lo studente.
<< Quindi secondo lei possiamo affermare che l’incursione aveva come fine ultimo quello del sequestro e non quello di un semplice atto terroristico ad esempio? Ci piacerebbe sapere la sua opinione. Ancora non riusciamo a dare un senso a ciò che è successo >>
<< Io davvero non lo so. Quando ero ancora lì pensavo che dopo aver preso August e quel ragazzo biondo se ne sarebbero andati, invece quel pazzo ha cominciato a sparare all’impazzata, così, senza motivo! >>

Ragazzo biondo? Pensò Leorio con ansia.

<< Volevo discutere con lei anche di questo secondo punto, mi descriva cosa è successo dopo, cosa ricorda di questo secondo rapimento >> disse l’agente cambiando foglio.
<< Sì ma dopo vorrei tornare dalla mia ragazza, sa… è ancora molto scossa >> supplicò il giovane.
<< Va bene >> acconsentì il poliziotto.
<< Beh… diciamo che i miei ricordi sono un po’ confusi, stavo pensando ad un modo per avvertire la polizia senza farmi vedere, quindi non ho seguito bene tutto quello che è successo, ma ricordo che ad un certo punto un ragazzo biondo delle prime file, non… non ricordo il suo nome, non eravamo amici, si è alzato per difendere gli altri credo e ha tirato fuori una specie di catena e non ho la più pallida idea del perché avesse un aggeggio del genere in aula, ma è stato davvero coraggioso, ha affrontato il capo e gli ha addirittura tirato un pugno, poi mi sa che si sono detti qualcosa, ma io ero troppo lontano e non ho sentito niente, alla fine così, di punto in bianco, il biondino si è accasciato a terra e quel tipo con il casco se l’è caricato in spalla e agente, mi creda, quel tipo non sembrava muscoloso, ma l’ha sollevato senza sforzo, con una mano sola!!! E dire che era alto quanto quel ragazzino biondo, non di più. Beh comunque sia questo è tutto quello che so, quel criminale poi se n’è andato con quel ragazzo in spalla, ma prima di lasciare l’aula ha fatto quello che ha fatto. >> concluse con amarezza.
<< La ringrazio molto >> affermò l’agente << la sua testimonianza ci sarà di grande aiuto. Se avremo altre domande da rivolgerle la contatteremo >>
<< Ok, arrivederci >> disse sbrigativo il ragazzo prima di rientrare nella piccola stanza sovraffollata.

Leorio ancora a terra, era visibilmente scosso.
Quindi era questo quello era successo a Kurapica? … era stato… rapito?
Un ragazzo biondo, le catene… e poi cos’altro si poteva aspettare da lui se non che intervenisse per salvare i suoi compagni? Ma come biasimarlo… probabilmente, anzi sicuramente, anche lui avrebbe fatto lo stesso.
Ma ora cosa poteva fare? Non sapeva chi fossero quei criminali né che fine avessero fatto, non aveva nulla in mano, dannazione! Come avrebbe mai potuto anche solo avvicinarsi a loro? … a Kurapica? Doveva forse lasciare che se ne occupasse la polizia? No, non poteva starsene con le mani in mano, non quando c’era di mezzo la vita dell’unica persona di cui gli importasse realmente qualcosa, doveva agire e in fretta anche, ma come?

Si diresse velocemente fuori dall’edificio, sarebbe tornato all’università, avrebbe cercato nuovi indizi, scoperto qualcosa, ecco cosa avrebbe fatto. Doveva tornare dove tutto era cominciato. Non importava come, ci avrebbe pensato strada facendo.
Riattraversò la sala d’attesa del pronto soccorso immerso nei propri pensieri. Lo sguardo vagò perso verso l’elenco di nomi che qualche minuto prima aveva letto con così tanta apprensione e sorprendentemente scorse un profilo conosciuto.
Lunghi capelli color prugna, denti sporgenti… quella donna non poteva essere altri che…
<< Senritsu! >> esclamò Leorio con enfasi, ma la donna si era già voltata verso di lui.
<< Mi sembrava di conoscere il battito di questo cuore… la sua musicalità è davvero unica >> affermò la donna sorridendo.
<< Senritsu ho bisogno di parlarti di Kurapica, ti prego… troviamo un posto tranquillo >> disse allarmato.
<< O-ok >> accettò lei sorpresa da tanta agitazione.
Leorio la prese per mano e la condusse fuori, al freddo della notte. Quando raggiunsero un posto abbastanza isolato, l’aspirante medico si voltò verso di lei e le disse con urgenza:
<< Sei venuta qui per Kurapica giusto? Avete notizie di lui? >>
<< Avverto la tua preoccupazione Leorio, ma vedrai che la cosa si risolverà presto, sono fiduciosa a riguardo, Kurapica non è uno sprovveduto >> rispose con gentilezza.
<< Lo so che non è uno sprovveduto, ma è solo ed è stato rapito, ora sarà chissà dove e noi non possiamo fare niente per aiutarlo! Come posso pensare che andrà tutto bene? Dobbiamo andare a cercarlo, ma non posso andarci da solo, mi serve il tuo aiuto Senritsu, ti prego! >> ora che ne parlava si scopriva più preoccupato che mai.
<< K-Kurapica è stato rapito?! >> balbettò la donna.
<< Perché non lo sapevi? Beh effettivamente se ti trovi qui in ospedale stavi cercando una pista. Merda, speravo potessi aiutarmi… >> disse rassegnato Leorio passandosi stancamente una mano sul viso.
<< Leorio collaboriamo. Tu ci dici quello che sai e noi ti consentiremo di partecipare alla ricerca ok? Tanto so che sarebbe impossibile tentare di lasciarti fuori… ora accompagnami all’auto e raccontami tutto quello che hai scoperto su Kurapica, poi andremo nella nostra base e prepareremo un piano, dobbiamo cercare di mantenere la calma, solo così potremo agire razionalmente. >> disse la donna cercando rassicurazione nelle sue stesse parole.
<< Va bene >> accettò Leorio.


Leorio davvero non si aspettava che quell’energumeno davanti all’auto fosse un hunter professionista, anzi, si stava già preparando ad uno scontro.
<< Leorio questo è Basho >> disse sorridendo Senritsu << non è pericoloso, tranquillo >> aggiunse dopo aver appurato lo stato d’animo del giovane medico.
L’uomo nerboruto con il ridicolo gilet lo salutò allegramente, Leorio fece un leggero cenno con il capo.
<< Basho ti spiego tutto strada facendo, ora torniamo alla base, ho scoperto che fine ha fatto Kurapica >> affermò la donna ora seria.


Basho parcheggiò in uno squallido vicolo di periferia che però a Leorio era tutt’altro che sconosciuto.
Scesero dall’auto e percorsero un breve tratto a piedi. Leorio li seguiva sempre più sconcertato. Il parco, le vetrine, il bar… tutto stava assumendo un’aria sempre più familiare e recenti ricordi riaffioravano con prepotenza. Quando poi svoltarono in un vicolo senza uscita, dopo aver superato quella famosa insegna arancione, Leorio non riuscì più a trattenere la propria curiosità.
<< Qualche giorno fa mi era sembrato di vedere Kurapica svoltare proprio in questo vicolo… quindi non mi sbagliavo, era proprio lui! Ma… allora non è a fondo cieco come credevo! >> domandò più a se stesso, prendendosi una tacita rivincita con Ghito che non gli aveva creduto.
<< Ovviamente abbiamo utilizzato degli stratagemmi per evitare che la nostra base venisse scoperta troppo facilmente, ma purtroppo i fondi a nostra disposizione sono quelli che sono e il nostro sistema di sicurezza è tutt’altro che eccellente, ma abbiamo cercato di arrangiarci. >> spiegò comprensiva << innanzitutto come puoi notare abbiamo scelto una zona decisamente malfamata, dove la gente tende a non immischiarsi, beh non che la nostra disponibilità economica ci permettesse di meglio effettivamente… >> disse arrossendo.
<< Insieme al nostro budget si è ridotto pure il nostro stipendio, se non fossi ricercato dalla Mafia me ne sarei già andato da un pezzo! La vita merita di essere vissuta a pieno, qui non combiniamo niente da mesi! >> grugnì Basho.
<< Ad ogni modo >> proseguì Senritsu << per tutelarci da eventuali intrusi abbiamo adottato un semplice stratagemma di riconoscimento del Nen e una banalissima materializzazione. Questo muro >> disse tastando la superficie della parete in mattoni << non è altro che Nen. Il nostro collega Dost è davvero abile in questo genere di materializzazioni. Lui aspetta all’interno, e quando qualcuno della nostra squadra espande la propria aura lui dissolve il muro e ci consente di entrare. Non è molto, ma finora ha funzionato >> concluse con un sorriso; poi utilizzò questo espediente e il muro scomparve rivelando uno stretto passaggio con delle scale che conducevano al piano superiore e terminavano con una porta in legno deteriorata dal tempo. Questa si aprì non appena Basho e Senritsu raggiunsero il pianerottolo, rivelando un uomo biondissimo, con lunghi capelli lisci legati in una coda bassa e una canottiera bianca che metteva in evidenza il fisico prestante. I colleghi lo salutarono cordialmente, Leorio si presentò.

<< Leorio dici? Che nome strano, ma non più del mio infondo, il mio nome completo è Dostan Kaitan III, ma puoi chiamarmi Dost >> suggerì con un sorriso, stringendogli la mano in una morsa d’acciaio.
Leorio guaì internamente, che presa eccezionale! Sì stupì che non fosse del potenziamento…

Una volta varcato l’ingresso si accorse di quanto quell’appartamento fosse spartano, il salotto con angolo cottura comprendeva un tavolo con sei sedie di legno, un misero cucinino a gas e sorprendentemente un’enorme libreria semi-vuota e numerosi scaffali inutilizzati seminati in giro per la stanza. Le stoviglie invece sembravano essere state riposte presumibilmente nell’enorme credenza sopra il fornello.
 Che i mobili fossero stati dati in dotazione con la casa? Perché sembravano essere decisamente inutili alla comitiva e alquanto stridenti con l’appartamento sostanzialmente spoglio.
Senritsu parve leggergli nella mente e si affrettò a svelare l’arcano mistero.
<< Dost è un ottimo carpentiere, ha costruito lui tutti questi mobili, sebbene gli oggetti di uso quotidiano effettivamente scarseggino in questa casa… è il suo hobby, nonché la sua ex-professione, quindi abbiamo sfruttato la sua abilità e passione >> disse rivolgendo un sorriso all’uomo << per abbellire e riempire questo minuscolo appartamento. Prima era pressoché vuoto >>

Sotto consiglio di Senritsu, in questo momento più materna che mai, i tre uomini furono invitati a cenare e risposarsi, in modo da poter ragionare a mente lucida il giorno seguente e intavolare un piano di ricerca dettagliato. Erano successe molte cose quel giorno e la mezzanotte era oramai passata da un pezzo, quella sera avrebbero dovuto lasciare le cose in sospeso sperando che Kurapica se la cavasse, almeno per il momento.

Leorio fu invitato a riposare nella camera di Kurapica. L’aspirante medico seppure titubante accettò.
Dischiuse la porta ancora turbato, non se la sentiva di andare a dormire, sentiva, sapeva che il suo biondino aveva bisogno di lui, ma cosa poteva fare? Non avrebbe ottenuto risultati importanti senza l’aiuto della squadra, lo sapeva benissimo, non era un ottuso, ma i suoi sentimenti combattevano costantemente con la sua ragione e lui stava impazzendo.
Entrò nella stanza sospirando frustrato, dando un’occhiata in giro e notando che quel piccolo ambiente spartano si adattava perfettamente a quello che Kurapica poteva apparire ad un estraneo: freddo, preciso ed essenziale, ma Leorio sapeva che era solo una maschera, o meglio, quello che lui sarebbe voluto apparire, certo bisognava andare a fondo per capirlo, molto affondo.
Quel dannato è chiuso come una cozza! Si ritrovò a pensare o forse un’ostrica sorrise a se stesso perché al suo interno nasconde un grande tesoro…
 
Poggiò la borsa a tracolla sulla scrivania, lasciandosi poi cadere pesantemente sul piccolo letto singolo, incrociando le braccia dietro la testa e osservando pensieroso il soffitto, lo stesso soffitto sul quale lo sguardo di Kurapica si era soffermato così tante volte.
Leorio si rialzò poco dopo con un potente colpo di reni, non doveva deprimersi! L’avrebbe ritrovato, a tutti i costi.
“Andrà tutto bene” si ripeté “tutto bene…”


Sentiva il sangue colargli dalle numerose ferite sul petto, solleticandolo mentre scendevano giù a macchiargli la tunica chiara. Il dolore sembrava attenuarsi, o meglio, probabilmente era il suo corpo che si stava desensibilizzando, ormai non riusciva più a distinguere da dove provenisse, da quale delle numerose lacerazione avesse preso vita.
Il petto, i fianchi, le braccia pulsavano senza tregua e la carne viva a contatto con l’aria bruciava, eccome se bruciava! Ma non poteva cedere alle provocazioni del suo carnefice, ne andava della sua dignità e questo era un motivo più che sufficiente per continuare a lottare, ma in cuor suo sapeva che non era solo per questo che pativa quelle umiliazioni in silenzio, che combatteva a denti stretti, senza emettere un fiato. Aveva bisogno di sentire quanto valeva, che lui era la scelta giusta e si rimproverava ogni qualvolta un sottile gemito gli sfuggiva dalle labbra quando quella lama di vetro affondava nella sua carne che si apriva senza opporre resistenza.

<< Il dolore della carne non è nulla se confrontato a quello dello spirito. Ritieniti fortunato, a me non è andata altrettanto bene >> gli confidò il suo aguzzino con voce atona, la stessa con la quale lo aveva tirato fuori dalla cella e aveva ucciso i suoi compagni di università.
<< Cosa speri di ottenere infliggendomi queste sofferenze? Tu stesso hai ammesso che non saranno mai paragonabili alle tue! >> disse enfatico Kurapica mentre la mano del suo carnefice si avvicinava pericolosamente al suo volto.
<< Vendetta >> rivelò oscuro, mentre i suoi occhi scuri si riducevano a due fessure.
<< Questo non ti ridarà ciò che hai perso >> affermò il kuruta con voce ferma << … ma posso facilmente comprendere il tuo gesto… >> gli confidò con un velo di amarezza.
Il carceriere ebbe un istante di tentennamento, o forse solo di riflessione, qualcosa negli occhi di quel ragazzo biondo denotava una grande forza di volontà e sicurezza, ma erano amari e cinici, forse dopotutto anche lui conosceva il dolore, quello vero, ma questo di certo non lo avrebbe fermato, oh no che non lo avrebbe fermato, voleva la sua rivincita, la sua dolce, dolcissima vendetta, e l’avrebbe avuta, a costo di perdere per sempre se stesso, e forse qualcosa di più.
Ghito, o ciò che di lui restava, avvicinò la mano al volto del giovane kuruta, come fosse in procinto di accarezzarlo, lento e dolce, ma qualcosa si materializzò nel suo palmo, una scheggia di vetro ma riflettente: uno specchio.
Kurapica osservò quel frammento acuminato volteggiare sulla mano del ragazzo qualche secondo, in una danza lenta e innaturale, come fosse privo di peso, sospeso nel vuoto. L’oggetto infine cessò il suo movimento, consentendo al giovane di scorgere il proprio riflesso, i capelli arruffati, gli occhi lucidi e labbra torturate per impedirsi di gridare, distolse lo sguardo con vergogna. Questo però Ghito nemmeno lo notò, le sue dita affusolate circondarono lo specchio con tenerezza, quasi con ossequiosità e lo poggiò delicato sul viso del biondino che non si mosse. Infine, con una leggera pressione, la punta acuminata penetrò nella carne dello zigomo, immediatamente sotto l’occhio sinistro. Una goccia di sangue stillò dalla ferita appena accennata e fu allora che Ghito tolse lo specchio, lasciando libera la goccia di seguire il proprio corso e percorre quel viso diafano fino a morire sul petto nudo del ragazzo, come una bellissima lacrima scarlatta.
Ghito osservò estasiato quello spettacolo sublime.
<< Oh sì, piangi… la tua ora è appena giunta! >> disse enfatico mentre riposizionava la lama laddove il tutto era iniziato e incise la carne con misurata forza, aprendosi sotto il suo tocco leggero ma deciso. E scese, scese giù fino alla mascella, percependo sotto il suo tocco il fruscio della cute che si divideva ed osservando eccitato il liquido porpora macchiare quel viso immacolato ma che lui sapeva essere sporco, mostrando al mondo la vera natura di quell’infimo ragazzo dai capelli dorati.
<< Leorio… >>

Chi dei due avesse pronunciato quel nome non c’è dato saperlo.



NOTE POST-LETTURA: innanzitutto ringrazio come sempre Elisa_ per aver corretto il capitolo e sì che gli errori sta volta non erano tanto pochi, inoltre prendo come spunto una sua domanda per chiarire un concetto: forse Leorio è un po’ troppo apprensivo in questa ff, forse esagera nel temere per la vita di Kurapica (che non è affatto debole e ingenuo), ma io ho immaginato Leorio proprio così, un ragazzo dolce e apprensivo, che farebbe di tutto per proteggere le persone cui vuole bene. Sa che loro sono forti e sa che non sono poi così sprovveduti, ma sa anche che non potrebbe mai fare a meno di loro e che preferirebbe soffrire lui al loro posto e che non riesce a stare tranquillo, soprattutto se quella persona è il ragazzo con cui ha appena intrecciato il suo destino, sta volta per sempre, avrebbe detto.

Ringrazio inoltre tutti coloro che continuano a seguire questo racconto nonostante io non faccia altro che farglielo odiare grazie ai miei sorprendenti ritardi e al piacere perverso che riservo al macabro. Grazie di cuore ragazzi, un bacio… Aka_z
  
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