Siamo tutti riuniti sul ponte della nave e a turno ti stiamo salutando: chi con una semplice stretta di mano, chi con parole di cortesia e chi con qualche augurio.
Io non riesco ad alzare lo sguardo dal manto erboso per guardarti. Non volevo che arrivasse questo momento, quello della separazione.
Ma ormai ti manco solo io da salutare, non posso più scappare o rimandare oltre.
Ti avvicini in silenzio e ti fermi davanti a me. Le tue mani tatuate entrano nel mio campo visivo e io, istintivamente, allungo una mano per afferrare la manica della tua felpa. Non oso prenderti la mano. Ho paura che se ti toccassi non ti lascerei andare via.
Nel periodo che hai passato qui con noi, sulla nostra nave, abbiamo imparato a conoscerci. All’inizio eravamo diffidenti l’uno dell’altra, perché il nostro carattere e il nostro passato ci hanno portati ad essere così. Ma tra un’avventura e l’altra abbiamo scoperto un’affinità fuori dal comune. Riusciamo a capirci senza parlare, spesso vediamo le cose dallo stesso punto di vista e non ho mai avuto bisogno di cercarti per sapere che eri lì, pronto ad aiutarmi. Del resto non sei una persona molto espansiva, ma non serve che tu mi dichiari il tuo affetto per vederlo.
Sollevi il braccio libero dalla mia presa e poggi delicatamente la mano sui miei capelli.
“Nami-ya…”. A queste parole trovo la forza di alzare il viso e guardarti negli occhi.
“Devo andare”.
Sentendo pronunciare queste parole avverto una stretta allo stomaco e la disperazione mi assale. Ormai senza controllo allaccio le braccia intorno al tuo collo e ti stringo in un abbraccio quasi soffocante. Sono in punta di piedi per riuscire a poggiare la testa sulla tua spalla. Tu mi cingi la vita con le braccia e mi sollevi leggermente per accorciare la differenza di altezza che ci separa ed agevolarmi in questo gesto.
A Dressrosa ho davvero temuto per la tua vita, ma tu sei tornato sano e salvo, come mi avevi promesso. Sapevo che eri forte e che sapevi badare a te, ma non ho potuto fare a meno di preoccuparmi, come mi preoccupo della vita dei miei compagni. Perché ormai è questo che sei per me, un mio nakama.
“Non potremmo viaggiare insieme? Noi sulla Sunny e tu sul tuo sottomarino, seguendo la stessa rotta?!” sussurro al tuo orecchio con la speranza, vana, lo so, di riuscire a convincerti.
“No. Siamo pirati, ognuno deve seguire la propria strada. Non riuscirei a seguire una rotta impostami da qualcun altro. Altrimenti non sarei un capitano” mi dici, stringendomi più forte.
Non dici parole come “mi mancherai”, “ti voglio bene” o “ci tengo a te”. Ma, del resto, non mi aspetto nemmeno di sentirle. Ma i tuoi gesti comunicano chiaramente. Se non ti dispiacesse lasciarmi non saresti qui ad abbracciarmi col desiderio di consolarmi.
Rimaniamo abbracciati così per un po’, in silenzio. Non mi importa nulla di tutte le persona che ci circondano e che ci guardano con aria perplessa e sguardi interrogativi. Ora voglio solo godermi questi ultimi momenti con te, perché non sappiamo per quanto non ci vedremo.
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma a malincuore mi scosto da te per guardarti in volto. Ancora non oso staccare le mani dalle tue spalle.
“Promettimi che ci rivedremo” ti dico con la voce tremante per l’emozione, guardandoti dritta negli occhi “e promettimi che avrai cura di te” aggiungo con più decisione.
Avvicini le labbra alla mia fronte e vi depositi un leggero bacio prima di rispondermi.
“Con chi credi di avere a che fare?” mi dici sfoggiando il tuo solito ghigno, ghigno che mi mancherà moltissimo.
“Pensa a te, piuttosto”.
Per chi non ti conosce potrebbe sembrare che tu mi stia stuzzicando o schermendo, invece sei davvero preoccupato per me.
Senza dire una parola ti do un bacio sulla guancia e finalmente ti lascio andare regalandoti un ultimo sorriso malinconico, sorriso che tu contraccambi.
Ti allontani senza voltarti indietro e prima di scendere dalla Sunny stringi per un’ultima volta la mano a Rufy.
“Addio Cappellaio. È stata un’alleanza interessante e soprattutto proficua” gli dici con serietà. Ma con lui non servono convenevoli.
“Magari potremmo allearci di nuovo” ti risponde sorridendo felice come un bambino.
Già, sarebbe davvero bello.
In fine sali sul sottomarino raggiungendo il tuo equipaggio che non vedevi da molto tempo e che ti accoglie come un eroe. Si vede che sei un capitano amato e rispettato. Sono davvero fiera di avere un amico come te.
 
Le nostre imbarcazioni si stanno allontanando. Siamo tutti sporti dalle rispettive navi per scambiarci gli ultimi saluti e parole di commiato. Io a stento trattengo le lacrime.
Prima che tu sparisca alla mia vista trovo la forza di reagire
“Arrivederci Torao!!!” ti urlo sbracciandomi e sporgendomi oltre il parapetto.
In risposta mi regali uno dei tuoi magnifici ghigni. Chissà quando avrò l’occasione di rivederne uno…
 
 
 
Angolo dell’autore:
OOC, questo Law è maledettamente OOC! Ma non ho potuto farne a meno.
Ho scritto questa storia perché recentemente ho scoperto che una persona per me molto importante “uscirà dalla mia vita” (una bruttissima espressione da usare ma non riesco a trovarne un’altra!) per iniziare una nuova, grande e difficile esperienza! La notizia mi ha scombussolata un bel po’.
Dato che il tema di fondo è l’amicizia mi sarebbe piaciuto parlare della partenza di un nakama (i papabili erano Zoro, Sanji e Usopp) ma mi sembrava troppo triste nonché irrealistico! Quindi ho ripiegato su Law (non che sia stata una scelta sgradita, sia chiaro xD)
Come sempre spero di ricevere i vostri pareri e consigli :)