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Autore: Lady of the Circus    09/09/2014    3 recensioni
"La filosofia è la base dell’umanità, logica e ragionamento la portano avanti, al resto ci pensano cinismo ed egoismo…
Ed io ancora sto qui a chiedermi perché mi sento inadeguata." (dal testo)
Emiliana e Giulia... e cinque gatti, e una marea di problemi e palle di pelo.
Tom e Benedict: adulti, famosi e complessati.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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How did I get myself into all of this mess?
How did I end up with this deadly home address?
La filosofia è la base dell’umanità, logica e ragionamento la portano avanti, al resto ci pensano cinismo ed egoismo…
Ed io ancora sto qui a chiedermi perché mi sento inadeguata. Nell’ inadeguatezza però si può trovare compagnia ed è l’unico bastone tra le ruote del suicidio.
Io e Giulia ci siamo incontrate dallo psicologo del paese, eravamo in sala d’ aspetto insieme.
Lei era “La bambina della finestra”, amava tanto guardare fuori che un giorno aveva deciso di avvicinarcisi troppo.
Io invece ero “La bambina col gatto”, il mio gatto aveva degli artigli molto precisi e retti ed aveva una strana ossessione per il mio polso.
«Perché lo fai?»
«Tu perché lo hai fatto?» Non siamo più tornate dallo psicologo.
We never will forget, and no, we will not forgive
Non dico che finirono tutti i nostri problemi, topi da peste1 rimangono tali, ma la fierezza di esserlo li rende intoccabili.
Dopotutto in una colonia di scarafaggi un ratto può quasi sentirsi sofisticato.
Andammo a vivere insieme, l’Holmes e Watson di via Garibaldi, ed avevamo cinque gatti: Ambra, Rat, Sherlock, Amleto, Roxie. Si dice che i gatti abbiano un potere terapeutico, non so se è vero ma sicuramente ho imparato ad amare più le loro fusa e meno i loro artigli. Giulia ha continuato ad amare le finestre, ma più quello che c’era oltre ch il terreno al di sotto di esse.
Ogni pomeriggio preparavamo un Earl Grey e ci accucciavamo davanti la finestra, non dava al paese quindi c’era una bella vista.
«Non ce la faccio più»
We fought hard not to die, yet we don’t know how to live
«Voglio andarmene»
How do we change our world to what we want it to be?
«Che ne dici di Londra?»
How do we move beyond all of this misery?
«I gatti vengono con noi»
One foot in front of the other foot
“Tango del sole a scacchi”2 è uno di quei titoli che non capisci fino a che non ti si mostrano.
Giulia la sta canticchiando da mezz’ora, io gioco a campana sulla scacchiera formata da sole e sbarre e probabilmente la sentinella qui fuori è sempre più convinta di aver arrestato due pazze.
In front of the one foot in front of the other foot
In front of the one…
Due piedi, uno, uniti, due di nuovo…
Magari la sentinella non è tanto lontana dalla verità.
«Emi, credi che la schizofrenia vada curata?» un piede, due…
«Mmh, no. Credo vada prevenuta…»
I’ve been in chains since I was nothing but a kid
We don’t know freedom, not quite sure that we ever did
«Dopotutto crea più problemi agli altri che a noi» mi volto su un piede e ricomincio con due…
«Emi, siamo state arrestate per aggressione a pubblico ufficiale» piedi uniti.
«Gli avremo fatto sì e no qualche livido, questi inglesi hanno la pelle molto delicata» Giulia riprende a canticchiare
«He had it coming…»
Non capisco bene se davanti a noi sia seduto l’ispettore Lestrade o Oswald Cobblepot4, l’unica cosa di cui sono certa è che è parecchio esasperato.
«So, why have you attacked him?»(Quindi perchè lo avete aggredito?) ho sempre avuto pessimi professori di inglese ma dato che è la terza volta che lo ripete inizio a capire cosa stia chiedendo.
«He had touched our cats»(ha toccato i nostri gatti) ed è anche la terza volta che Giulia gli risponde.
Non credo comprenda il nostro movente, è al terzo caffè e al secondo bottone della camicia.
Al quinto caffè preferisce lasciarci andare, ci siamo guadagnate il biglietto da visita di uno psicologo come omaggio. Si può dire il nostro primo souvenir.
La bacheca di sughero del salottino della nuova casa ha già 7 puntine: 5 sono occupate dalle foto di musetti baffuti, una tiene un nostro autoscatto su cui ho scarabocchiato i mustachios e l’ultima tiene il cartoncino con quel numero di telefono, non abbiamo intenzione di chiamarlo, comunque.
Nel giro di due settimane siamo saltate da una pozzanghera all’altra.
Prima quelle di pioggia. Mi ricordano tanto i vecchi film, quelli tremuli in bianco e nero e tremendamente noiosi.
Quel pomeriggio eravamo zuppe di umiliazioni e di pioggia, perché gli inglesi sono troppo nazionalisti e Londra ha un clima di merda.
Now that we have it, how will we make use of it?
«Sta zitta»
«Giulia, non ho parlato»
«Ti ho detto di piantarla!»
«…»
«Smettila!» urla «Zitta!» lacrime «Vattene!» e rabbia.
La seconda pozzanghera fu quella del tea sul parquet, aveva un che di vintage, con il suo colorito ambrato ed i bordi sfumati. Non ostante questo mi diede fastidio all’ intestino: Earl Grey e cocci di dignità non sono il massimo a merenda.
Uno dei pregi della follia è la forza fisica… ok magari cercare di strapparsi i padiglioni non è il modo migliore di usarla, ma ci sono occasioni in cui può tornare utile.
Perse la voce perché non voleva sentire. Probabilmente voi normali non potete capire, le voci sono qualcosa di veramente insopportabile.
«Io non sono inutile» le frasi sconnesse sono una delle firme che lasciano quelle arpie, inoltre ci sono fobie folli, complessi e catatonia e lacrime, tante lacrime.
«Certo che non lo sei» io faccio quel che posso anche se al momento non so quanto senta me e quanto le sue voci mentali.
«Altrimenti chi mi aiuterebbe a pulire tutto questo macello?» ridacchia sul mio petto perché ha sentito me e le mie battute idiote e non la voce.
«Ohoh, mi sa che stanotte non si dorme. Amleto si è bevuto tutto il tuo tea»
Piove, ancora, ed io non dovevo proprio vestirmi di bianco.
«Come è andato il provino?» Alla grande, davvero, erano talmente soddisfatti del curriculum che non ti hanno neanche fatto provare.
«Vado a farmi una doccia calda, ti racconto tutto dopo» annuisce tranquilla e torna a leggere Fritzgerald, poi si stupisce se la sua Voce somiglia a quella di Velma Kelly5.
E la tua a cosa somiglia?
Acqua calda e bagnoschiuma alla lavanda, sono un mix formidabile per distendere i nervi…peccato che i miei problemi non dipendano da quello.
«We’ll know» In inglese suona solamente un po’ più elegante ma la stronzaggine rimane quella.
O magari, non sei così brava come credi…
Stai zitta! Non gli importa poi tanto. Vedo come fanno, non gli interessa se so recitare, appena leggono che sono italiana… bastardi inglesi nazionalisti. Da oggi in poi tiferò Scozia!
E la colpa è sempre di altri, vero?
Non devo darti retta, sparisci.
A quanto pare ci teneva davvero tanto a parlarmi e la terza pozzanghera fu quella di sangue misto ad acqua, nella disperazione si arriva a strapparsi le vene con i denti.
We’ve been committed, now to what do we all commit?
«Emi, è mezzora che stai lì dentro, tutto ok?» non proprio…
«Emiliana, rispondimi.» ti prego, apri la porta.
«Emi cazzo! Questo è sangue! Oh mio…» scusa Giulia non ce la facevo più ad ascoltarla.
«Emi, rimani sveglia! Mi senti? Respira, ascolta la mia voce! R-rimani sveglia!»
Giulia… ho freddo.
«Va tutto bene, sono con te, sono qui.» hai buttato giù la porta per caso?
E poi c’è il bianco del soffitto di un ospedale, così in due settimane siamo passate dal grigio del cielo piovoso di Londra, all’ ambra del tea rovesciato, al rossiccio del sangue misto ad acqua, al bianco candido dell’ignoranza di una città.
 We waged a war with Hell, and look, we still survive
But just because we live does not mean that we’re alive
We’ve won the final round, but how to enjoy the win.
«Dovremo rifare la porta del bagno» provo ad abbozzare un sorriso.
«È tutto quello che ti viene in mente? Sei appena scampata per miracolo all’ invito di Dio!»
Avviso a chiunque voglia prendersi un gatto in casa, non lasciate mai la vostra poltrona preferita incustodita, se ne approprieranno senza troppe cerimonie.
Vada per il divano.
«Sempre detto che Dio è un egoista.» scoppiamo a ridere.
Scoppiamo a ridere anche se cadiamo in pezzi, ridiamo anche se non abbiamo un soldo per pagarci da mangiare, ridiamo anche se rischiamo di morire ogni giorno (come chiunque, tra l’altro, solo con una percentuale di probabilità maggiore), anche se dovremo ricominciare tutto da capo (a partire dalla porta del bagno)
When we’ve been broken down and we’ll never know what could have been
Heaven help us, where do we begin?
 E ridiamo perché siamo pazze, su questo non c’è dubbio.
One foot in front of the other foot.
 

Note di me.

Non scrivo dell' autrice perchè dopo questa...roba... non penso che mi definirò così.
Sì, deprimente e folle, lo so, ma in tutta confidenza divertente da scrivere. In questa storia approfondirò molto sul tema delle malattie mentali e delle loro "cure". Premetto che non è un argomento che mi appartiene pienamente, ho fatto qualche ricerca su internet andandomi a cercare delle tesatimonianze in prima persona dei pazienti, quindi potrei tranquillamente sbagliarmi. Parlando di schizzofrenia, i soggetti sono spesso affetti da allucinazioni, specialmente uditive, più tutti i sintomi che ho provato a descrivere e rendere al meglio, dite voi se ho fatto un buon lavoro.
Non temete, a breve arriverà anche Mr Eversmile Hiddleston in compagnia di uno Shelock piuttosto stressato, beh, chi vivrà vedrà. Per ora... Cosa accadrà a Emi e Giulia?
Come continuerà il loro soggiorno a Londra? e sopratutto... ce c**** c' entrano con due tipi apposto e mentalmente stabili(su questo avrei un po' di dubbi) come Tomhas e Benedict?
Ringrazzio chiunque recensisca o legga o che so io...
P.S. ci sarà una canzone per ogni capitolo, le canzoni non son messe a cavolo, hanno un valore, quindi vi prego se non proprio di ascoltare almeno di leggerne il testo.
Quella di oggi è "One foot in front of the Other" di Emilie Autumn


 
  
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