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Autore: Aine Walsh    09/09/2014    7 recensioni
I temporali estivi sono così, specie in una città come Londra: arrivano tutti impettiti all'improvviso, rumoreggiano assordanti per un po’ e vanno via in punta di piedi, lasciando solamente delle piccole pozze a macchiare il cemento lungo la strada.
«E tu? — domandò Audrey quasi in un sussurro esitante — Tu come dici ad una persona di amarla?»
[656 parole]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sapevi che i Giapponesi non dicono ‘Ti amo’?»
 
Lo scrosciare della pioggia sovrastava qualsiasi altro suono. Le gocce continuavano a venire giù, grosse e pesanti, e si abbattevano sopra i tetti, contro le finestre, per le vie: ad ogni contatto si frammentavano fino ad assumere la forma di piccole lacrime. L’aria era calda e densa e umida, sembrava quasi di poterla toccare e modellare a mani nude, affannava i respiri.
I temporali estivi sono così, specie in una città come Londra: arrivano tutti impettiti all’improvviso, rumoreggiano assordanti per un po’ e  vanno via in punta di piedi, lasciando solamente delle piccole pozze a macchiare il cemento lungo la strada.
Niall se ne stava sotto un portico ad aspettare pazientemente che l’acquazzone scampasse; teneva le braccia incrociate al petto e i capelli bagnati gli ricadevano scompigliati sulla fronte. Quella di portare sempre con sé un ombrello era un’abitudine che non riusciva proprio ad entrargli in testa. Si guardava intorno, pensando che in realtà non ci fosse molto altro da osservare a parte la pioggia che lavava via ogni cosa e lo spicchio di sole che lottava per farsi spazio tra le nuvole. 
Niente da valesse veramente la pena di essere ammirato, almeno fino a quando un suono diverso, come di uno scalpiccio frettoloso, non attirò la sua attenzione.
C’era una figura a qualche passo da lui, e correva in cerca di riparo. Era una ragazza. Si fermò sotto quello stesso portico e i suoi occhi incontrarono quelli di Niall per un velocissimo istante, un istante così breve che il ragazzo non si accorse neppure delle pagliuzze dorate nelle iridi nocciola di lei – avrebbe imparato ad amare quei colori solo tempo dopo. Gli rivolse un sorriso cordiale che mostrò un accenno di fossette sulle guance, poi abbassò subito il capo imbarazzata.
Niall ricambiò il sorriso e non aggiunse altro, limitandosi a scoccare qualche occhiata interessata alla sconosciuta. Notò che anche lei era bagnata fradicia, forse più di lui. Ecco qualcun altro che non ha ancora stretto amicizia con gli ombrelli, pensò divertito tra sé. La canotta verde scuro che lei indossava era completamente zuppa, esattamente come i lunghi capelli biondo cenere che le erano rimasti attaccati alle spalle e lungo la schiena. La tentazione di spostarglieli via dal viso era così forte che Niall dovette infilare entrambe le mani dentro le tasche dei jeans per frenarsi, e lei provvide da sola a darsi una riordinata come meglio poté.
«Sapevi che i Giapponesi non dicono ‘Ti amo’?» buttò lì d’un tratto, interrompendo il silenzio e sorprendendosi lui stesso di quel gesto.
La ragazza sgranò appena gli occhi per lo stupore, ma quando parlò la sua voce suonò chiara e del tutto naturale. «Non lo fanno?» chiese con curiosità.
«No: pensano sia rude. Preferiscono frasi come ‘La luna è bellissima stanotte’.»
«Si dichiarano così?»
Niall scrollò le spalle. «A quanto pare.» rispose, temendo che la conversazione fosse già arrivata al capolinea.
Lei dondolò sui talloni, con le mani nascoste dietro la schiena e un’aria pensierosa dipinta sul volto paffuto. «Gli Arabi hanno sessanta modi diversi per dimostrare il loro affetto.» affermò.
«Davvero?»
«Davvero davvero.»
«Però gli Italiani sembrano essere i migliori in questo campo.» osservò il ragazzo.
«Seguiti a ruota dai Francesi.»
«E dagli Spagnoli.»
La ragazza annuì. «Tutti i Latini hanno la fama di essere amanti appassionati.»
«Penso sia vero, sì.» convenne lui. Poi, dopo una piccola pausa, «Io sono Niall» disse, e si presentò chinandosi leggermente in avanti.
«Audrey» fece lei di rimando, imitando un altro piccolo inchino.
La pioggia si era fatta meno fitta, le nuvole stavano iniziando a diradarsi e le goccioline sui parabrezza delle auto lì vicino brillavano come diamanti sotto la luce del sole.
«E tu? — domandò Audrey quasi in un sussurro esitante — Tu come dici ad una persona di amarla?»
Niall sorrise a cuore aperto nel sentire quelle parole. Non si sarebbe mai perdonato di farsi sfuggire un’occasione simile. «Beh, — esordì — non lo so. Ci sono tanti modi diversi. Esci con me: se siamo fortunati, potrei innamorarmi e lo scopriremo entro fine giornata.»
E il temporale cessò.

 
Nodoby loves you, baby, the way I do...

Perché se c'è una cosa che mi sono accorta di shippare alla follia, beh, quella è Niall Horan sotto la pioggia.
O la pioggia sopra Niall Horan, come preferite.

Quindi, ciao *segue coro di "Ciao" poco convinti*
Questa storiella è nata per caso ieri notte; tutto all'improvviso mi sono ritrovata ad aprire Word e scrivere parole su parole su parole, quindi non mi sento di garantire nulla sul risultato finale. A dire il vero, è una fic senza alcune pretese, una storia semplice e tenera come non ne ho praticamente più scritte negli ultimi tempi. E, beh, spero possa piacere a qualcuno. In effetti questi due mi ispirano, chissà che non torni a raccontare di loro qualche altra volta :)
E bon, siete liberi di insultarmi o farmi i complimenti (?), ma in ogni caso mi farebbe piacere se passaste di qui: è il gruppo che gestisco con una mia grandissima amica (la Cocchi, stalkeratela tutti u.u) e siamo ancora pochine, ma contiamo di crescere e conquistare tutta Efp!
Pace, amore e Fireproof in loop,

A.
  
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