Before you begin… Non è mai accaduto, non accadrà
mai e, nel nome di Dio, se accadesse vorrebbe dire che tra Jon e Brendon non si
sa chi è più squilibrato e/o idiota.
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Can I just grope you?
(Pls? With sugar on top?)
.
Mettere in
mano a Brendon un’enciclopedia medica è stata una pessima idea. Davvero, quasi
peggio delle meduse sul gilet di Jon – che Ryan si ostina a spacciare per
fiori, ah! – anche se a pensarci bene, quelle meduse sono Il Male Assoluto.
“Uh, la
stipsi!”
…A
pensarci veramente bene, quel libro
nelle mani di Brendon è peggio del Male Assoluto. Tipo il Male Assoluto Al
Cubo.
“Spencer,
fatti visitare! Potresti avere la stipsi!”
“Brendon,
avvicinati e ti picchierò.”
“Ma la
stipsi –”
“La mia
regolarità intestinale è, per l’appunto, regolare. Stammi lontano, grazie.”
“Oh,
insomma –”
“GRAZIE, Brendon.”
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“RyRoooh!”
L’uggiolato
di Brendon non gli piace. E’ come una spia, il preludio a cose poco piacevoli.
“Co…
cosa?”
“Spencer
non mi permette di controllare se ha la stipsi! Non capisce che lo faccio per
il suo bene!”
Ryan si
sente improvvisamente debole e pallido e terrorizzato e in trappola.
Soprattutto in trappola.
“Devo
andare.”
Annuncia
lapidario, un tentativo di salvezza si lancia verso la porta, ma viene placcato
stile giocatore di rugby.
“Oh, RyRoh!
Ho trovato la pagina dello scheletro umano, ma non trovo la scapola. Posso
tastarti? Tu sei ricoperto a malapena da uno strato di pelle, sarà facile!”
“Uh, la
scapola? Ma tu guarda! Proprio la scapola! Eeeh… Me l’hanno asportata quand’ero
piccolo. Anzi, no, aspetta, sono proprio nato senza. Non posso aiutarti, mi
dispiace.”
Serra la
mano sulla maniglia della porta, la apre e fugge via a balzelloni. Brendon
sbuffa, frustrato.
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Il sonno.
Il calore delle coperte. La morbidezza devastante dei cuscini, la sofficità
delle lenzuola intiepidite dalla nottata di sonno appena trascorsa, il leggero
peso del piumone sul corpo. Esiste cosa più bella?
Jon
sorride estasiato e decide di no. Se fosse uno dei suoi tanti gatti,
probabilmente si appallottolerebbe più di quanto già non stia facendo e farebbe
le fusa fino allo sfinimento.
E poi,
mentre è immerso nella beatitudine più totale e non è mai stato tanto in pace
col mondo, sente qualcosa.
Qualcosa
di sospetto ed incredibilmente inquietante.
Tipo una
risatina trattenuta dietro una mano ed un peso che si poggia all’estremità del
materasso, salvo risalire a poco a poco fino a trovarsi sopra di lui.
E
purtroppo, Jon questo lo sa, non è un gatto. I gatti non pesano tanto.
“Gah?”
Apre a
malapena un occhio, trovando Brendon in piedi che lo sovrasta e lo guarda con
un sorrisone inquietante, un libro incredibilmente voluminoso in una mano e
l’altra poggiata contro il fianco. Smuove un po’ i piedini, per far
beccheggiare il materasso, e Jon non teme mai come ora che Brendon gli rovini
addosso e lo uccida o che si limiti a spaccare il letto e allora lui verrà
ucciso.
Nelle
maniere più atroci.
“Buongiorno,
JonWalker!”
Trilla,
buttandosi sulle ginocchia – e facendo nuovamente temere la morte a Jon – e
quindi trovandosi in equilibrio sui talloni, a cavallo delle gambe del povero
bassista. Non spiega poi molto, si limita a mostrargli la copertina
dell’enciclopedia.
Jon
capisce, capisce che Ryan e Spencer gli devono tipo tre tonnellate d’oro per
quello che adesso sarà costretto a subire, e si getta di schianto sul letto.
“Ti prego,
no. Sto bene, non voglio essere visitato.”
“Ma cosa
hai capito, JonWalker!” strepita, agitando una manina nell’aria, “Ho trovato lo
scheletro umano ed ho bisogno di riscontri col mondo reale. Visto che io non
riesco a trovarmi da solo le ossa, tu mi farai il favore di stare fermo a
sufficienza da darmi modo di capirci qualcosa?”
“E’ assolutamente
necessario?”
“Assolutamente
sì!”
Socchiude
gli occhi con aria sofferente, si alza il lenzuolo per coprirsi fin sopra la
testa e sospira un paio di volte, cercando di ricordarsi perché non dovrebbe sopprimere Brendon.
1 – Perché l’omicidio è illegale;
2 – Perché poi Ryan ucciderebbe
lui;
3 – Perché Spencer lo eviscererebbe;
4 – Perché lui è JWalk e deve
essere paziente e pacioccoso;
5 – Perché quello è Brendon e
praticamente gli sta a cavalcioni sopra e – porca vacca – deve ancora trovare
l’essere umano che sputerebbe sopra una cosa del genere.
“Se solo
accenno a sentire dolore, ti spacco i denti a cazzotti.”
Brendon
annuisce felicemente, aprendo l’enciclopedia alla pagina desiderata e
poggiandola sul letto accanto a loro.
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“Questo è…
um. Questo dovrebbe essere, credo, tipo… una clavicola…?”
Jon
sospira. Afferra la mano di Brendon e gli sposta le dita dal collo a poco più
giù fino all’effettivo osso.
“Eccotela
la clavicola, genio.”
“Oh, ma
ciao, clavicola!”
…Perché Brendon prova un gusto
perverso a salutare qualsiasi cosa gli capiti a tiro?
.
“Okay,
questa la so! E’ la scapola!”
“Yep.”
“Yay! Tu
pensa, il povero RyRo è nato senza le scapole… che vita triste.”
“Oh, non
preoccuparti, c’è chi sta peggio. Tu sei nato senza cervello, ma sei arrivato
tranquillamente alla maggiore et – ahio,
Brendon, non calcare!”
“Così
impari.”
.
“Questo è
l’omero, poi il radio e l’ulna.”
Le dita di
Brendon sono fresche.
Il
semplice scorrere delle falangi lungo il suo braccio, un leggero calcare ogni
tanto per avere conferma delle ossa che sta cercando e la sensazione dei
polpastrelli gelidi contro la pelle calda, gli danno una strana sensazione. Si
sente piegare il polso e analizzare i palmi delle mani, poi il dorso e infine
le dita, e poi il respiro di Brendon che si è chinato per osservargli la pelle
e disquisire sui suoi calli.
E’ sicuro
di non essere lucido, perché quando Brendon gli lascia in pace gli arti
superiori si sente quasi dispiaciuto.
Dev’essere
totalmente rincretinito dal sonno. Sicuramente.
.
“Yeh, le
costole! JonWalker, abbassa il lenzuolo così che io possa contarti le costole!”
Strizza
spasmodicamente le manine attorno alle coperte, temendo il freddo che proverà
quando ne verrà brutalmente separato – e conoscendo Brendon, è questione di
minuti – e si inquatta ulteriormente sotto, nascondendosi fin sopra il naso.
“Fa
freddo.”
Spiega in
un pigolio.
“Non fa
freddo!”
“Sì, fa
freddo.”
“No, non
fa freddo.”
“Sì
invece.”
Brendon
allunga una mano verso le lenzuola talmente lentamente che Jon fa in tempo a
vederla e scordarsene pure, tanto è assorto nella discussione. E infatti,
inevitabilmente, le coperte vengono abbassate con uno scatto repentino che
strappa a Jon qualche parolaccia ben poco rispettosa nei confronti della madre
di Brendon.
“Su, su,
collabora e finiremo prima.”
“Fottiti.”
“Sta’
fermo, devo solo tastarti un po’ la gabbia toracica.”
Jon si
gela sul posto. Incapace di muoversi, di muovere una lamentela, di fare qualsiasi
cosa che non sia stare fermo con le braccine spostate dall’altro lungo i
fianchi. Odia fare da cavia. O da manichino, o che dir si voglia. Lo odia.
Come d’altronde
odia vedere l’espressione concentrata di Brendon e odia sentire le sue dita che
gli scorrono sul petto calcando e cercando di distinguere le ossa e
differenziarle – Dio, ma perché si è prestato? E’ la cosa più idiota di questa
terra.
“Bren, che
palle, smettila.”
“Nuoh!”
esclama al massimo della disperazione, “Mi mancano poche ossa!”
“Poche una
cippa, mentecatto, manco hai finito il costato!”
“Beh, se
stessi un po’ più fermo potrei finire con più velocità!”
“Brendon,
davvero, mi sono rotto.”
“Ma –”
“…Visto
che sei tanto in fissa, se la smetti ti faccio sentire l’osso di cane che ho
sulla spalla.”
Brendon
non capisce immediatamente cosa stia accadendo. Guarda la spalla di Jon, ed
effettivamente sembra esserci qualcosa di strano.
“Cos…” avvicina
il dito senza nemmeno pensarci, ricevendo in ‘risposta’ un qualcosa di simile
ad un urlo feroce, incredibilmente simile all’abbaiare di – per l’appunto – un
cane. “FOTTITI, JONWALKER!”
Jon ride,
deliziato dall’ingenuità e dalla stupidità di Brendon: erano anni che non
trovava un povero innocente all’oscuro di quel giochino scemo.
Gli viene
calcata una mano sulla pancia che gli fa mancare il respiro, si gira un po’ nel
letto in un tentativo di liberarsi, e poi realizza la posizione in cui si
trova.
Ne prende
coscienza di botto, nota le gambe di Brendon mollemente tenute attorno ai suoi
fianchi, una mano del ragazzo pressata sul suo addome e l’altra sul cuscino,
accanto al suo viso, per evitare al cantante di rovinargli addosso, i capelli
troppo lunghi che gli sfiorano una guancia ed il respiro spezzato dallo
spavento e dalle risate che nonostante tutto non riesce a nascondere.
Ed
evidentemente si è accorto di qualcosa anche Brendon, perché stranamente non
sta più parlando a raffica, inveendo su tutto il mondo che cospira contro il
suo desiderio di conoscenza.
“Bren…”
bisbiglia, deglutendo lentamente, incapace di dire o fare altro. Non sa come si
gestisce una simile situazione, insomma, lui è abituato con le ragazze. Con una
ragazza ti limiti a piegare la testa di lato e baciarla, non ci sono
impedimenti di alcun tipo. Al massimo se il naso è troppo ingombrante, ma non è
questo il momento di pensarci.
Con
Brendon? Con Brendon i problemi aumentano esponenzialmente.
Perché
Brendon è un amico, Brendon è piccolo, Brendon è il cantante della sua band,
Brendon è un ragazzo. Un ragazzo a
cui, a logica, dovrebbero piacere le ragazze, non di certo goffi bassisti
gattari.
“Mh?”
Prende
fiato. Prende fiato un’altra volta. Alla terza sente la testa girare, segno che
sta iperventilando e la cosa non è buona, perché non contribuisce alla sua
lucidità.
“Bren, ma
a livello di indagine di mercato, puramente in piano teorico…” si schiarisce la
voce, prendendo tempo. “ti offendi se ti bacio?”
Brendon lo
guarda per diversi istanti senza dire nulla.
“Sei
tonto.”
“E’ un
no?”
“No! …E’
un ‘sei tonto’.”
“Sono
tonto.”
“Estremamente
tonto.”
“Ma quindi
è un sì?”
“No, è che
io avevo pensato… oddio, avevo pensato, detta così sembra una cosa su cui ho
riflettuto molto e non è così. Non è assolutamente così. Diciamo che ho
improvvisamente avuto quest'illuminazione e credevo che tu avresti- cioè,
credevo che io- è che- gaaah, okay, ce la posso fare. Baciami. Ma senza fare
indagini di mercato.”
Jon si
sporge appena verso di lui, Brendon china il capo ed effettivamente si baciano.
Si baciano semplicemente a stampo, all’inizio, e poi Jon piega un po’ più a
sinistra la testa e fa aderire meglio le loro bocche e Brendon, seriamente, non
capisce perché non abbia approfittato prima di Jon in questo senso perché, diamine,
è meglio di qualsiasi altra cosa provata prima. Anche meglio della RedBull e
del caffè e qualsiasi altra cosa abbia mai assaggiato. Tipo, miliardi di volte meglio.
La
sensazione delle labbra di Jon sulla pelle ha effetti devastanti sul suo
sistema nervoso. Ed è matematicamente certo che non esista droga al mondo che
possa arrivare anche solo lontanamente vicino a quello che è sentire sotto le
mani il calore del suo petto, una mano che scorre lentamente sulla coscia ed
una che gli accarezza morbidamente il collo, i capelli sul viso, la barba che
pizzica leggermente e – cazzo.
“Oddio.”
annaspa, socchiude gli occhi ed assieme a quella semplice parola gli fugge via
ogni traccia di ossigeno presente nei polmoni. “Oddio.” ripete, facendo ridere
sommessamente Jon. Jon, che ancora sta tenendo una mano nei suoi pantaloni. Con una nonchalance a
dir poco invidiabile.
E quel sorriso.
“Non
pensavo ti scandalizzassi per così poco.”
“Non sono
scandalizzato.”
“E allora?”
“Allora…
allora mi hai spiazzato.”
Jon lo
osserva con un sopracciglio alzato, prima di baciarlo nuovamente e cercare con
la mano libera di abbassare le lenzuola perché c’è veramente tanta, troppa stoffa di mezzo, per i suoi
gusti. Ed anche per quelli di Brendon, suppone, visto l’entusiasmo con il quale
si infila sotto le coperte una volta che sono state messe da parte.
.
“…Questo
letto è in condizioni pietose.”
Mugugna
con tono piagnucoloso Jon, osservando mestamente un lembo di piumone giacere
esanime al suolo.
“Non lo
era prima che un idiota a caso – tu –
decidesse che faceva troppo freddo per liberarsi delle coperte in esubero.”
“Questo è
perché fa freddo!”
“Io ho
caldo.”
“Se hai
l’ipotalamo che coglioneggia non è certo affar mio.”
“Ipoche?”
“Ipotalamo,
scemo. E’ la parte del cervello che regola la temperatura corporea.”
“Oh,
JonWalker, ma allora sei una persona colta!”
“…Avevi
dubbi al riguardo?”
“No.” a
Brendon brillano gli occhi. Jon si sente genuinamente preso per i fondelli, ma
decide di non farci troppo caso. “Sappiamo tutti che sei un Vero Uomo, forte,
coraggioso, colto, generoso, un eroe! Oh, JonWalker, sei Chuck Norris!”
Gli
afferra la testolina e preme contro il materasso, facendolo sprofondare.
“Fottiti.”
“Sei anche
l’Uomo-Che-Non-Deve-Chiedere-Mai, anche se ti metti a fare indagini di mercato
idiote e totalmente superflue. Non sapevo più cosa inventarmi, per convincerti
a prendere l’iniziativa.”
“Tu,
piccolo verme impostore e manipolatore, mi hai quasi sfondato qualche osso
semplicemente per infilarti nel mio letto?”
“Detta
così suona quasi una macchinazione malvagia.”
“Perché
non lo è, mh?”
“Assolutamente
no! Ed ora fermo, voglio cercare la rotula.”
“Ma non
era tutta una scusa per sedurmi?”
“In
origine sì, però ci ho preso gusto ed ora sono curioso.”
“Se te la
conficco nel pancino dici che la trovi?”
“Non ne
avresti il cuore.”
“Sì
invece. Smettila di fare gli occhi da cucciolo. Smettila. Smettila, ho detto.” singhiozza un po’ a secco, prima di nascondere
la testa sotto al cuscino e mugugnare un “Muoviti a spaccarmi le gambe, prima
che subentri il mio istinto di conservazione e te lo impedisca uccidendoti in
un modo atroce.”
.
.
.
Aw,
JWalk & Bden! Io li amo <3
Li
amo quando sono insieme, soprattutto <3 Insomma, loro sono assolutamente canon. Si sono dedicati a vicenda ‘A
Whole New World’ la sera stessa in cui si sono conosciuti! A Whole New World! Aladdin!
“Tell me Princess now, when did you last let your
heart decide?”
Cercate di capirmi. It must be love!
.
Btw.
Parliamo di cose serie.
…Yehe,
lasciate un commentino? :°D
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Vostra,
Christine
Black