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Autore: malpensandoti    09/09/2014    11 recensioni
Quando stavano insieme, lui la trovava sempre. Lo capiva tutte le volte, se Kara era o non era in un determinato posto, anche senza vederla. Louis aveva questa sensazione infallibile, le diceva che era così perché sentiva la sua parlantina anche a distanza. Kara sa che semplicemente era amore.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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dopo la mia clamorosa sbandata per Louis Tomlinson, dovevo.
questa one shot mi ha tenuta sotto per una settimana intera, e sono più di 10.000 parole messe insieme tanto per.
è una cosa che spero vi lasci un sacco di domande, capirete poi perché.
non ho voluto dividere nulla neanche stavolta, sperando di ricevere la vostra opinione,
ringrazio i kodaline, daughter, greg laswell e ben howard. correte ad ascoltarli !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
mi dispiace se sarà una palla di one shot, ma sapete quanto sono pesa, no??
fatemi sapere!
a presto <3 <3




 








 



 

but If you loved me
why'd you leave me
take my body
take my body











Inizia di mercoledì pomeriggio.
Kara sta sfogliando le pagine di Teen Vogue, la tazza di lemon tea ancora fumante e la frangia che le dà fastidio agli occhi ma che ha paura di tagliare da sola – non ha intenzione di spendere 25 sterline per una misera sforbiciata. 
È seduta in uno dei tavolini del bar dei Payne, quando lo vede. 
E , sono passati quanti? Tre anni? Ma di Louis Tomlinson non puoi scordarti. 
Specie se sei Kara Martens, specie se un tempo eravate Kara&Louis.
È – se possibile – ancora più bello di quanto non fosse al liceo. Perché Louis adesso è un uomo a tutti gli effetti, anche dentro quegli skinny scuri che gli evidenziano le cosce muscolose da calciatore mancato. Anche con la felpa qualche taglia più grande, le Vans ai piedi, i capelli più lunghi, i tatuaggi all'interno del braccio destro lasciati scoperti dal tessuto alzato fino ai gomiti. 
Louis Tomlinson è un uomo, adesso. 
C'è un leggero accenno di barba, sul suo volto spigoloso, e quella minuscola passata di gel tra i capelli nocciola gli dà un'aria più formale. Ed è, tipo, woah. 
A Kara verrebbe seriamente da piangere, se non fosse troppo orgogliosa. Si concede di osservarlo, di studiarlo, di ammirarlo, mentre lui cammina con le mani in tasca verso il bancone, guardandosi intorno con aria di sufficienza. 
Kara sorride, poi si morde il labbro perché forse non dovrebbe. 
Lui non sembra vederla, comunque, e quando Karen Payne esce dalla porta della cucina con indosso il suo grembiule rosso, Louis si apre in un sorriso sincero. La donna lo saluta affettuosamente, baciandogli le guance più volte, lui si lascia stringere senza protestare e Kara gli riconosce l'espressione che molti scambierebbero per seccata ma che in realtà è solo timida, un po' goffa. 
Improvvisamente, l'essere nello stesso luogo con lui le diventa pesante, opprimente. Viene invasa dai ricordi, nonostante siano passati anni. 
Quando stavano insieme, lui la trovava sempre. Lo capiva tutte le volte, se Kara era o non era in un determinato posto, anche senza vederla. Louis aveva questa sensazione infallibile, le diceva che era così perché sentiva la sua parlantina anche a distanza. Kara sa che semplicemente era amore. 
Solo che...adesso. Non l'ha ancora guardata, non l'ha neanche vista. Non l'ha trovata.
La tazza di lemon tea è ancora piena, mentre lei raccoglie le sue cose ed esce dal locale. 





Sono stati il cliché, loro due. 
Le loro madri si sono conosciute tra i banchi di scuola, da subito amiche inseparabili. Sono andate all'università insieme, e insieme si sono laureate, Johannah in lingue e sua madre Tessa in lettere. Hanno lavorato come insegnanti addirittura nella stessa scuola, per qualche anno.
Ma hanno comunque avuto entrambe il primo figlio nello stesso periodo, Louis è nato il 24 di dicembre, Kara il 16 gennaio. 
Era destino, sì.
Non sono mai stati amici, prima di mettersi insieme partecipavano solo alle cene l'una a casa dell'altro e viceversa, tra i complimenti delle mamme e la famiglia Tomlinson che si allargava a vista d'occhio. 
A sedici anni, Kara era decisamente più alta, più bella e più predisposta alle relazioni. Sono partiti lentamente, con qualche sfioramento involontario sotto il tavolo alla domenica sera, la scusa del correggere i compiti in camera solo per stare da soli, i sorrisi durante l'ora di arte e Louis che si irrobustiva di giorno in giorno. 
Frequentavano la stessa compagnia, certo, ma fino a quel momento era sempre stato qualcosa di abituale, da non tenerne conto. 
Poi Louis è semplicemente diventato troppo bello, troppo simpatico, troppo vicino, troppo importante. 
Non le ha mai chiesto di stare insieme, è successo e basta. All'inizio c'era la timidezza, il non sapersi ancora come muoversi, come toccarsi, quali punti, quali parole. 
Kara crede di essersi trasformata, in un certo senso. Per Louis. È diventata più bella, più sicura, più carismatica. Improvvisamente, la frangetta sulla fronte non era più qualcosa con cui nascondersi ma il passatempo preferito di Louis, perché adorava farla arrabbiare nello scompigliargliela tutta. Le sue mani non erano solo mani, ma esploratori timidi di un corpo nuovo, un corpo che non era il suo ma che era suo comunque. Le sue clavicole, sporgenti di costituzione, lei se le toccava nei  momenti di noia, passandoci sopra l'indice, leggermente. I baci di Louis, i morsi di Louis, quelli dati sotto le coperte per attutire i rumori, di leggero non avevano nulla. Louis è sempre stato istintivo, senza mai essere rude, eccessivo. Quando la stringeva troppo forte, baciava i segni rossi sulla sua pelle pallida, facendole il solletico. Era il suo modo per scusarsi, perché era troppo orgoglioso e troppo testardo. 
Kara ha imparato a capirlo come una lingua nuova. Ha appreso le sue abitudini, lo stesso tic alle mani, lo stesso modo di scuotere la testa e alzare gli occhi al cielo. 
Era cliché, ma era amore. 
Kara se lo ricorda perfettamente, il giorno in cui si sono lasciati. È stato il giorno peggiore della sua vita, secondo solo a tutti quelli che sono venuti dopo.
Non si piange addosso, non pensa di essere il tipo. È andata avanti, ha lasciato l'università dopo due mesi di corso e si è trovata un lavoro in città come commessa al centro commerciale. Louis invece si è trasferito a Londra, ha iniziato l'università, Chimica.
Su Facebook non sono amici – pensa di averlo tolto lei, ma non è sicura – e Kara riesce solo a vedere qualche foto del profilo. Non che lo vada a cercare come una nostalgica. Le compare sotto il naso per caso, magari in un commento di qualche stupido stato di Niall o taggato in una foto che ricordi i vecchi tempi con Zayn e Liam. 
Foto che comunque non gli renderanno mai giustizia, perché Louis adesso è un uomo a tutti gli effetti. 
Un uomo. Non il suo, però. 
Perlomeno, non più.

 


~
 




Il giorno dopo, Kara è nella solita pizzeria d'asporto, nel vicolo che attraversa la strada principale, dove Niall lavora per non pesare troppo ai genitori con le spese dell'università. 
Lui è nascosto dietro il bancone, il cappello rosso rovesciato e il grembiule allacciato solo sui fianchi. Kara invece è su uno degli sgabelli che ci sono ai lati, il gomito appoggiato sul piano in legno e lo sguardo sullo specchio che ha davanti.
“Comunque – dice, sovrappensiero, e indica il suo riflesso – questi cosi. Toglieteli. Insomma, è brutto specchiarsi mentre si mangia, sai?”
Niall alza gli occhi dal suo telefono e la guarda, ridacchiando: “Non sta a me decidere, lo sai” le fa presente, e ritorna con lo sguardo sullo schermo.
Lei allora sbuffa, rotea gli occhi e traccia il bordo del suo bicchiere d'acqua. 
“Perché non me lo avete detto?”
“Detto cosa?”
“Louis”
“Oh. – Niall alza la testa di scatto, l'espressione sorpresa, le guance appena più rosse – Lo hai saputo”
“L'ho visto – ribatte Kara, il tono seccato – Perché nessuno me lo hai detto? Scommetto che lo sapevate tutti quanti”
“Ascolta, Kara...” inizia Niall e si gratta la mascella come quando è in difficoltà.
“Sono passati anni, Niall! - la ragazza allarga le braccia – L'ho superata, okay?”
Il ragazzo sembra tutt'altro che convinto. La osserva con incertezza, con gli occhi di un mare freddo per via delle luci del locale. 
“Sicura?” le chiede poi.
Kara sorride: “Sicurissima”
“Quindi se ora ti invito a casa di Liam per cenare tutti insieme, domani sera, non impazzirai o scoppierai a piangere...vero?” Niall è sinceramente preoccupato.
La ragazza spalanca la bocca e “Non riesco a credere che abbiate complottato tutto alle mie spalle, bastardi” si lamenta.
Lui alza gli occhi al cielo. “Allora? Verrai?”
Kara ridacchia, scrolla le spalle con nonchalance: “Certo – dichiara – perché no?”




 

~




L'appartamento di Liam è in piena periferia, in una zona non del tutto pacifica. Contrariamente a quanto volessero i genitori, Liam non ha seguito le orme della famiglia e non ha mai lavorato nel bar dei Payne. Ha seguito il suo più grande sogno fin dalle elementari, diventando niente di meno che un pompiere. 
Vive solo, e, secondo a quanto lui stesso racconta, è felicemente innamorato della sua fidanzata.
Appena entrata in casa, Kara ha subito fulminato tutti i suoi amici per non averla invitata prima e soprattutto per non averle detto niente. 
Perrie e Sophia si sono subito scusate, Nikki invece è stata più ragionevole, dando l'intera colpa ad Harry, che ha mormorato un misero “Non volevamo che soffrissi”.
Patetici.
Kara ha semplicemente alzato gli occhi al cielo, guardandosi intorno nel piccolo salotto di Liam.
Niall le arriva da dietro, cingendole le spalle con un braccio: “Non è ancora arrivato, puoi stare tranquilla” le dice, con un sorriso. 
Per l'occasione – occasione? - Kara ha indossato uno dei suoi mille vestiti floreali, con lo sfondo azzurro e le margherite piccole, continue. Le sfiora le ginocchia, cadendo morbido. 
Non si è truccata perché Kara odia il trucco fin da quando era una ragazzina in piena fase ormonale, ha semplicemente messo il suo rossetto rosso, che non considera make-up, ma parte integrante di lei. 
“Passano gli anni ma il ritardo di Louis è qualcosa che non potrai mai cambiare” bofonchia Perrie, seduta sul divano a due posti sotto alla finestra, mentre aspira una boccata di fumo dalla sua sigaretta. 
Kara sorride, nel ricordarsi di tutte quelle volte in cui erano sempre gli ultimi, loro due. Louis doveva assicurarsi di avere tutti i bottoni allacciati, di avere abbastanza benzina, di baciarla a sufficienza e di farla arrabbiare quanto bastava da vederla sbuffare per tutto il viaggio. 
Il campanello suona, “Mettetevi a tavola” dice Liam, ed apre il cancello del palazzo. 
La tavola del salotto è ingombrante, aperta per la serata. Ha la tovaglia rossa, i bicchieri di vetro blu e i piatti gialli. Al centro, capeggia un assortimento di formaggi francesi, che il padre di Harry si premura sempre di portare durante i suoi viaggi di lavoro.
Kara finisce davanti a Zayn e a Perrie, senza preoccuparsi di nascondere il suo disprezzo per come entrambi amino ostentare il loro amore pubblicamente, e in mezzo ad Harry e a Nikki, che tiene lo sguardo puntato verso Sophia, che ha a sua volta gli occhi immersi nella figura di Liam.
Dovrebbe aggiornarsi sulla vita sentimentale di quei tre, Kara non ci ha mai capito nulla.
Lancia uno sguardo alla tavola, quando tutti eccetto Liam sono seduti. Aggrotta le sopracciglia, senza capire. 
“Non c'è un posto in più? - mormora verso Harry, che si curva subito nella sua direzione. Lei indica entrambi i posti a capotavola vuoti e il posto alla sinistra di uno di questi, davanti a Niall – Sono tre. Perché sono tre?”
Harry le lancia uno sguardo che Kara non riesce a decifrare ma che non è comunque un buon segno. Troppo serio, Harry deglutisce come quando è preoccupato o nervoso. 
“C'è anche...” inizia, cauto.
“Eleanor, ciao!” 
Kara volta la testa di scatto, la bocca spalancata verso il corridoio che dà all'ingresso. È senza dubbio una ragazza quella che si è appena presentata a Liam. Una ragazza con una bella voce.
Fa un respiro profondo e inarca le sopracciglia verso Niall. “Eleanor?” scandisce, lentamente. 
Il suo chiaramente ex migliore amico incassa la testa nelle spalle, dall'altra parte del tavolo, sibilando a bassa voce: “Credevo lo sapessi!” 
Il capo di Kara piomba contro la spalla di Harry, mentre una serie di preghiere – Fa' che sia brutta e cattiva, fa' che sia brutta e cattiva – esce dalla sia bocca.
Eleanor non è né brutta né cattiva, Kara lo scopre l'attimo dopo, quando lei arriva mano nella mano in salotto con Louis, entrambi sorridenti. 
“Ciao a tutti, scusate per il ritardo – lui non guarda nessuno in particolare, ma non è dispiaciuto per niente, non lo è mai stato – Eleanor non è un'esperta nella puntualità”
La ragazza che gli è di fianco ridacchia, e ha gli occhi luminosi, sembra vagamente in imbarazzo: “Se mi presenti sempre così, però... - e lascia cadere la frase come la presa sulla mano di Louis, mentre alza entrambi i gomiti e sorride – E, per la cronaca, è tutta colpa sua”
Qualcuno ridacchia, Kara tira un calcio nello stinco di Harry e quello camuffa il dolore con un colpo di tosse.
Eleanor è...perfetta. Segue con eleganza Louis verso i loro posti, lanciando un sorriso dolce a Niall quando si accomoda. Ha le gambe lunghe, incredibilmente magre, i capelli ondulati e bruni, schiariti alle punte. Il volto è tondeggiante, piccolo, e il trucco è minimo ma dettagliato, e le mette in mostra lo sguardo da cerbiatta e le labbra graziose, per nulla volgari. Indossa un paio di jeans a vita alta, neri, degli stivali bassi e un maglione bianco. È semplice ma...emana qualcosa che nemmeno Kara riesce a definire. 
Si lecca le labbra, abbassando lo sguardo.
Louis non l'ha ancora guardata, per quanto Kara sappia di essere stata vista. Sono cose diverse, specie se si parla di lui. Se si parla di lei, di loro.
“Possiamo iniziare, quindi” dichiara Liam, sedendosi a tavola per ultimo. 
Harry allunga subito la mano verso il pane, Perrie si versa un bicchiere corposo di vino bianco e Niall intavola subito l'argomento calcio. 
Kara si sente assolutamente fuori luogo, stando lì, con quel vestito, con quel taglio di capelli, con quella voce e quel portamento. È...patetica, in un certo senso. 
È stata completamente rimpiazzata da qualcuno di migliore di lei, perché per quanto non conosca niente di Eleanor, Kara per le persone ha un occhio infallibile. 
“Sono formaggi francesi – si riscuote con la voce di Harry, che sta spiegando alla nuova arrivata ciò che c'è sul tavolo – Mio padre è spesso a Parigi per lavoro, a casa ne abbiamo una montagna infinita. Vuoi assaggiare?”
Eleanor si inumidisce le labbra, l'espressione improvvisamente mortificata: “Oh – bofonchia – Mi dispiace, ma non mangio formaggio. Sai, sto mandando un po' di foto in giro per le agenzie e se mi beccano con la cellulite da formaggio non penso sarebbe un grande affare – quindi fa la modella. Prevedibile – Come se lo avessi fatto, però” 
E il suo sorriso è così dolce e così delicato che neanche Harry, il ragazzo più permaloso dell'universo, riesce a restarci male. 
Le sorride di rimando, scuotendo la testa: “Non ti preoccupare” mormora, e Kara lo colpisce con più forza, facendo in modo che la testa riccia di lui si volti nella sua direzione, fulminandola.
Le prudono le mani, quando lo sguardo curioso di Eleanor si posa su di lei. 
“Oh – le sorride, chinando  appena il volto – non penso di averti mai vista...?”
La sua è più una domanda, e sembra già pronta a scusarsi per un'ipotetica figuraccia. È addirittura fin troppo educata, dannazione. 
Si sente tutti gli occhi addosso, Kara affonda le unghie nella coscia di Harry e cerca di sorridere il più possibile mentre balbetta: “No, non ci siamo mai...Sono Kara, piacere?”
Si alza appena sulla sedia, tendendo il braccio destro, in un goffo movimento di presentazione. La mano di Eleanor è lunga e magra, smaltata di rosso, la presa è gentile, delicata. 
Kara intercetta lo sguardo di Louis su di sé ed è come se...se glielo avesse appena detto. 
Non ti amo più. Non sono più innamorato di te.
Nei suoi occhi non c'è niente. Nessuna traccia di quell'amore che era solo loro, nessun tipo di curiosità, di rabbia, non c'è nemmeno l'indifferenza più totale. Sono vuoti, semplicemente. 
Kara si risiede, e il silenzio che piomba nel salotto è quasi soffocante. Lei tiene gli occhi puntati sul suo piatto, ma sente comunque il rumore della sedia di Liam, il quale si alza in piedi e “Vado a vedere se la pasta è cotta abbastanza – annuncia, cercando di alleggerire la tensione – Lou, mi aiuti?”
“Volentieri” 
Nikki le appoggia una mano sulla coscia, stringendola appena. 
Eleanor segue Louis con lo sguardo, senza nascondere il sorriso fiero e innamorato che le dipinge il volto, poi sposta l'attenzione di nuovo verso Kara. 
“Eri amica anche tu di Louis?” le domanda, sinceramente curiosa. 
Zayn tossisce appena, Perrie accanto a lui spalanca gli occhi. 
“Uhm, io... - Kara arriccia le labbra, è normale che voglia strapparle i capelli? - Noi...siamo stati tipo, insieme”
“Oh – Eleanor sembra sorpresa, e la bionda vorrebbe semplicemente sotterrarsi – Louis non mi aveva detto di aver avuto storie importanti”
Il suo tono non è cattivo, è solo confuso. La osserva con interesse, senza perdere il sorriso  gentile che la fa sembrare una principessa. 
Kara ridacchia, sentendo un peso soffocante all'altezza dello stomaco. Forse sono i formaggi super calorici francesi. 
“Non è stata una storia importanti, infatti – cerca di sminuirsi per sminuire il dolore, scrolla le spalle, finge – Sai, le solite relazioni un po' così...”
Eleanor annuisce, come se sapesse. “Siete stati insieme poco, quindi” 
Kara annuisce velocemente: “Due anni” risponde, e subito scuote la testa in panico all'espressione perplessa dell'altra ragazza. Niall camuffa la risata con un colpo di tosse. 
“Ma, come ha detto Louis – cerca di spiegarsi meglio – non è stato niente di importante, niente di che, insomma”
Ma nemmeno lei ci crede a quello che sta dicendo, perché la sua voce si spezza appena, diventa un sussurro, una menzogna. 
E si chiede come abbia fatto Louis, a essere così coraggioso e così codardo da ridurli a qualcosa che non è stato importante, qualcosa di cui scordarsi, da lasciarsi alle spalle. 
Non le sembra giusto, perché nonostante il dolore, nonostante possa fare male e nonostante si possa andare avanti, loro erano un qualcosa. Qualcosa che le ha lasciato ferite ancora aperte e cicatrici bianche, indelebili. 
Harry sembra intercettare i suoi pensieri, perché si schiarisce la voce e “Anche tu studi a Londra, Eleanor?” interviene, gentile. 
La ragazza annuisce con un sorriso: “Faccio giurisprudenza – risponde – Ma sono indietro di quasi un semestre. L'anno scorso sono dovuta tornare a Manchester per problemi famigliari, sto cercando di rimettermi in pari con gli esami, ma i tomi che devo sapere a memoria non sono proprio una passeggiata” 
Giurisprudenza. Davvero? Kara si morde la lingua per evitare di chiederle se piscia arcobaleni o qualcosa del genere. Perrie non glielo perdonerebbe mai. 
La salva la suoneria del suo telefono, comunque. Si scusa con un sorriso, cercando di ignorare la risata bastarda di Zayn al suono di Marimba. 
“Siamo nel 2014, lo sapevi che puoi impostare una vera canzone come suoneria?”
“Va' a farti fottere, Malik”
Arriva all'ingresso percependo i muscoli irrigiditi rilassarsi notevolmente. Pesca nel taschino della sua giacca di jeans il telefono e risponde, lanciando un'occhiata verso il corridoio. Se tutto va bene, dovrebbe riuscire ad uscire da questa situazione senza risultare troppo scortese. 
“Pronto?”
“Tesoro, - è sua madre – ti disturbo?”
“No, mamma, non disturbi – alza appena la voce – hai bisogno?”
“Domani mattina, tuo fratello ha una visita medica. Puoi portarlo tu?”
“Certo mamma che posso tornare a casa adesso. Che succede?”
“Aspetta, cosa? Non hai capito, l'appuntamento è dom...”
“Sono a casa di Liam, mamma. Sai, Louis e la sua nuova fidanzata Eleanor sono con noi”
“Kara, ma cosa stai dicendo?”
“Nessun disturbo, mamma! - si affaccia sul salotto, rivolgendo un sorriso di scuse generale – Il tempo di trovare un autobus e sono a casa, d'accordo?”
“Louis? La sua nuova fidan...Ah! - Tessa sembra avere un'illuminazione – Già, sì tesoro grazie. Mi dispiace portarti via dai tuoi amici”
“Non ti preoccupare – sua madre è la migliore – ci saranno altre occasioni. Sto arrivando”
Riattacca mettendo in mostra la sua faccia più dispiaciuta che una come lei riesca a trovare. Socchiude gli occhi, stringe il telefono tra le mani e compare in salotto, sotto gli occhi di tutti. 
“Mi dispiace Liam – mormora, ma Nikki deve aver capito tutto perché sta cercando disperatamente di non ridere – Ma mia madre deve uscire ed Eddie è a casa da solo”
Il padrone di casa arriccia le labbra, un po' dispiaciuto ma comunque comprensivo: “Vai pure – le sorride quindi – Facciamo un altro giorno”
Anche no, magari. Kara si morde le labbra per non rispondere. 
“Buona cena – è il suo saluto generale – Eleanor, è stato un piacere”
La ragazza le sorride subito, quasi scattando sulla sedia. Sventola la mano elegante nella sua direzione e “Anche per me, Kara – le dice, gentile – Buona serata”
Le dita che riposano sul tavolo corrono a stringere quelle di Louis, rimaste ferme vicino al piatto. 
Kara intercetta il gesto con lo sguardo e un miliardo di parole le offuscano la mente ad una velocità impressionante. È più che sicura che Eleanor non si sia neanche accorta di quello che ha appena fatto, probabilmente spezzare Kara in quella maniera non era tra i suoi piani. E forse questo è ancora peggio, perché si rende conto che quello non è nient'altro che un piccolo tassello che si aggiunge a ciò che non le appartiene, all'amore di due persone, alla loro storia, la loro vita. Per un attimo, il tempo di focalizzare e voltarsi, si chiede quante volte quelle dita così perfette e così non sue lo abbiano sfiorato. Quante volte le sue labbra da principessa lo hanno baciato, quante volte quelle di sottili di lui hanno bramato il corpo affusolato di lei, quante volte...
Quante volte Kara non c'era semplicemente più.
È semplicemente un errore da principiante, un attimo di debolezza, perché quello dopo sta già sorridendo, camminando verso la porta d'ingresso.
“Zayn, ti rubo una sigaretta” dice a voce alta, già frugando nelle tasche della giacca di pelle del ragazzo. 
“Non ne ho!” esclama lui di rimando, ma Kara ha già in mano il pacchetto di Marlboro. 
“Troppo tardi!” 
Si chiude la porta alle spalle con l'imprecazione di Zayn di sottofondo. 





Non torna subito a casa. Da persona altamente prevedibile, si accuccia semplicemente sulle scale davanti al portone del palazzo di Liam, fumando la sua sigaretta con lentezza. È una fortuna che abbia l'abitudine di scavallare gli accendini ai suoi migliori amici. 
È andata peggio del previsto, valuta. Non che si aspettasse un ritorno fulmineo di fiamma o qualcosa del genere, ma non questo. Decisamente non un metro e settantacinque di pura bellezza, con la voce gentile e il sorriso caldo. 
Sospira, chiudendo appena gli occhi e passandosi il pollice sopra la palpebra mentre con l'indice e il medio tiene salda la sigaretta. 
“Fumi, adesso?”
Le sue spalle hanno un tremito, mentre si alza in piedi di scatto e si volta verso Louis, cercando di non perdere l'equilibrio sul gradino. 
Indossa una felpa col cappuccio, di un rosso scuro, le mani in tasca e la maglietta bianca che lascia scoperto lo spiraglio di un tatuaggio sul petto. I piedi distanziati, le gambe chiuse dentro un paio di jeans neri che gli fasciano i muscoli tonici delle cosce. È sempre lo stesso, dopotutto.
Lei sorride alla vista delle Vans color denim, per poi rendersi conto di quanto le è stato chiesto. 
“Già, sì – risponde, schiarendosi la voce subito dopo – Ogni tanto, qualcosa di più forse”
Louis annuisce lentamente, come se stesse riflettendo o come se la cosa non gli interessante minimamente. Alla luce dei lampioni, il suo sguardo è più serio, tagliente. 
Il silenzio che viene dopo è troppo da sopportare, Kara non lo guarda neanche mentre “Eleanor è fantastica” blatera, lasciando cadere la cicca di sigaretta.
Louis stira la bocca in un sorriso, ma Kara lo conosce abbastanza bene da sapere che non c'è alcuna traccia di divertimento nella sua espressione. Gli occhi di lui corrono verso la strada, si lecca le labbra e poi la fissa, irrigidendosi. Scende due gradini, prima di parlare. 
“Non te lo lascerò fare” dichiara, secco. Non perde il sorriso. 
“Come?”
“Non te lo lascerò fare, Kara – ripete, e scende ancora – Non ti lascerò rovinare anche questo. Tu mi hai...mi hai distrutto, mi hai portato via tutto e io...”
Fa un respiro profondo, si passa entrambe le mani sul volto e si lecca più volte le labbra, come se stesse cercando di far quadrare tutto. 
La cassa toracica di Kara si è aperta in una scarica di brividi che le rendono difficile quella misera distanza. Arretra, finisce coi piedi sul marciapiede e sente la bocca impastarsi, come quando sta per piangere. 
“Ci ho messo mesi. – Louis stavolta fissa i suoi piedi, mentre parla – A rimettere insieme i pezzi. Sono stato così male da...da arrivare a pensare che la mia vita fosse finita a diciotto anni. Mi sono dovuto trasferire per non passare davanti a tutti quei posti e a quelle scene che mi ricordavano di noi. Ma sono andato avanti, ce l'ho fatta e...Eleanor è probabilmente la cosa migliore che potesse mai capitarmi e non ti lascerò rovinare anche questo”
C'è una sorta di disperazione, nel suo tono. Louis è sempre stato bravo a mascherare, ma è come un attore che non riesce a trovarsi con un copione. Può fingere, ma una parte di lui rimane sempre vera, intatta. 
Lo guarda, Kara, e si rende conto che quella parte le è proprio davanti agli occhi. La parte che Louis odia di se stesso, quella fragile, il respiro ansante per le troppe parole e le mani che dentro le tasche iniziano a far male per via dei pugni troppo forzati. Gli occhi lucidi, la voce che tentenna. 
Hanno entrambi lo sguardo perso, mentre si fissano.
“Non ti voglio nella mia vita, Kara – mormora Louis, e sembra  una preghiera – Non posso sopportarlo”
Lei boccheggia, in cerca di aria. È la stessa sensazione che ha sentito in quarta elementare, quando Harry per sbaglio le ha tirato la palla dritta sullo stomaco. La stessa di quando si è rotta il braccio dopo la caduta in bicicletta, o come quando sua madre è tornata a casa e le ha detto che suo padre non avrebbe più riaperto gli occhi.
Sono botte, colpi che mozzano il respiro, che ti lasciano i lividi ma che comunque senti dappertutto. 
Il suo respiro trema, così come le sue mani. 
“Se solo tu mi facessi spiegare...” sussurra, piano, come chi ha perso le speranze e poi tutto il resto.
“Non c'è niente da spiegare – ribatte Louis, irremovibile – Non più almeno. Sono passati tre anni, Kara. Non m'importa”
Lei annuisce, abbassa lo sguardo sperando di nascondere le ferite, annuisce lentamente. Aspetta. 
Louis parla dopo qualche minuto, la voce improvvisamente più stanca. 
“Eleanor vuole che le prenda la giacca in macchina – mormora – Manda...Harry vuole che lo avvisi, quando torni a casa”
“Oh – Kara annuisce velocemente – Io...sì...va- va bene”
Le sfiora il braccio, nel sorpassarla. 
Il discorso è lo stesso. È solo il gomito, ma i brividi li sente ovunque. 


 


~




Il proprietario del chiosco accanto a TopShop ormai le conosce, le serve e le odia. 
Sono al terzo giro di pinte, immerse nell'aria fresca del  venerdì sera, quando Perrie scoppia a ridere rischiando di bruciare la spalla di Sophia con la sigaretta ed esclama: “Perché io faccio la modella, eh!”
E davvero, Kara non sa come siano finite dal parlare del fatto che Niall abbia bisogno di una ragazza al “sfottiamo la fidanzata perfetta di Louis Tomlinson”, ma. Insomma, ci sta. 
“Io ho studiato a Manchester, nella public school – continua Nikki, portandosi una mano sul cuore per enfatizzare il concetto – Ho dato da mangiare ai poveri e insomma, faccio beneficenza giornalmente per rendere questo mondo un posto migliore”
Kara ha le lacrime agli occhi e nello stomaco parecchio alcool. Tiene il bicchiere sollevato e gli occhi che vagano per gli altri tavoli fuori dal chiosco, intercettando gli sguardi delle altre persone che le adocchiano con perplessità. Stanno davvero facendo così rumore?
“A quattro anni ho salvato il mondo dalla peste – Sophia è assolutamente la più cattiva, se fosse sobria probabilmente si metterebbe a piangere – E a sette invece ho portato i regali all'orfanotrofio perché penso che la felicità sia tale solo se condivisa”
“Sì, insomma – Kara cerca di imitare l'accento di Eleanor, sbattendo le palpebre più volte – Babbo Natale sono io”
Nikki sputacchia la sua birra, Perrie invece deve alzarsi in piedi per continuare a ridere. Si piega sulle ginocchia e fa cadere la sigaretta. Sophia si copre il volto con le mani e Kara semplicemente ama queste serate. 
“Si può sapere dove cazzo l'ha trovata una tipa così?” esclama Perrie quando riesce a risedersi. 
“L'avrà ordinata sul sito ufficiale di Ghandi – risponde Sophia, finendo il suo bicchiere – Ve lo giuro, quando parlava mi sentivo la persona più brutta del mondo. Come puoi a quattordici anni chiedere ai tuoi un viaggio in Congo per andare ad aiutare le ragazze madri?”
“E io che pensavo che lasciare la mancia al bancone fosse un grosso contributo per il mondo – borbotta Nikki, scuotendo la testa – Non ci posso credere, Louis non può stare con una del genere”
“Secondo me lo ha drogato con la stessa sostanza che usa anche lei” biascica Perrie, e afferra la borsa lasciata sull'asfalto, alzandosi in piedi. “Fanciulle – dice poi – Che facciamo? Andiamo? È quasi l'una e sono troppo sbronza per capire come chiamare un taxi”
Abitano tutte verso nord, dopo la chiesa principale del centro. Camminano piano, Kara inciampa la bellezza di quattro volte prima di riuscire a dettare un ritmo accettabile. 
Quando arrivano all'angolo della sua via, Perrie le lascia un bacio impregnato di rossetto, ridacchiando contro la sua guancia.
“Pensa se sbagli casa e finisci dai Tomlinson – borbotta, come se ci stesse davvero riflettendo – Ricorda, tu a destra, Louis a sinistra”
“Non metterle in testa idee strane” la riprende Nikki, appoggiata a un palo della luce. 
Kara ride e alza gli occhi al cielo, sventola una mano e “Buonanotte” saluta, prima di inciampare sul piede destro e sentire le risate alle sue spalle. 
Ed effettivamente, quando ricomincia a camminare, Kara ci pensa. E dopo averci pensato, agisce. Fa' in modo che succeda. E questo perché, nella sua mente confusa e triste, le sembra la cosa più giusta.
Casa dei Tomlinson è a tre case dalla sua. È la più larga della via, e ha la porta blu elettrico. Non c'è nessun cancelletto, ma una semplice siepe che si ferma all'inizio del vialetto e che circonda l'intera abitazione e il giardino sul retro. 
Trascina le sue vecchie Converse nere, ridacchia da sola e finisce con la fronte contro il legno freddo della porta. Non ha il coraggio di suonare.
Se lo facesse, comunque, sveglierebbe sicuramente i– quanti diavolo sono in quella famiglia?
Ridacchia, chiudendo gli occhi. 
“Kara”
Per un attimo, è convinta che sia tutto frutto della sua immaginazione. Il tono è troppo dolce, cauto, un soffio lieve. Nell'aprire gli occhi però, lei riesce a percepire anche dei passi lenti alle sue spalle, e poi la voce di Louis che la chiama ancora, stavolta con confusione. 
Lei si volta con un sorriso arrendevole, socchiudendo gli occhi per via della stanchezza improvvisa. 
Louis indossa una giacca di denim sopra ad un maglione rosso, un paio jeans chiari e le scarpe di tela. I capelli sono accuratamente scompigliati, e sul suo volto capeggia un'espressione strana, Kara è troppo andata per riuscire a comprenderla. 
Non sembra arrabbiato, solo sorpreso e confuso. Forse anche un po' preoccupato. 
“Mi dispiace – dice lei di colpo, senza alzare troppo la voce – Mi dispiace per...So che in realtà fisicamente sei stato tu a tornare qui, ma mi dispiace per essere, sai, tornata metaforicamente nella tua vita. Ti capisco se, sai, non mi vuoi più. Mi dispiace anche per essere qui in questo momento – ridacchia appena, la testa che inizia a pulsare – Nella mia mente era molto più figa come cosa”
Louis rimane immobile per quelli che sembrano anni, la luce del lampione in strada riesce a darle solo le ombre spigolose del suo volto, rendendo i suoi capelli di una sfumatura quasi rossiccia. Non riesce a vedergli gli occhi, Kara non capisce la direzione del suo sguardo. 
“Hai bevuto?” è tutto quello che dice poi, in un sussurro. 
Lei appoggia il capo contro la porta dietro di sé, annuendo appena: “Già – risponde – Venerdì sera. Serata tra ragazze”
L'attimo dopo, Louis sospira e tira fuori dalla giacca un mazzo di chiavi, facendosi avanti quanto basta per guardarsi finalmente negli occhi. 
“Vieni – mormora, infilando la chiave nella toppa della porta – dovremmo avere qualcosa contro il mal di testa”
Kara lo segue in casa senza fiatare, lui accende la luce della cucina ampia e lei riesce miracolosamente a non inciampare nel tappeto dell'ingresso. Non è mai stata una persona particolarmente portata per camminare. Probabilmente è tutta colpa della compagnia di Harry.
A casa Tomlinson, ci è stata un milione di volte. Riuscirebbe a tracciare una piantina dell'abitazione a due piani ad occhi chiusi, se solo non fosse nelle condizioni di scoppiare a piangere da un momento all'altro. 
Ed è strano trovarsi così soli e così vicini in un posto così famigliare e talvolta essere così distanti. È tutt'altra atmosfera, un altro paio di maniche. Fa abbastanza schifo, sì.
Louis mette a bollire l'acqua per due tazze di tea, poi si guarda intorno con aria imbarazzata. 
Kara è già seduta sulla sedia del tavolo nero della cucina, le dita che massaggiano le tempie con gesti regolari e il respiro pesante. 
“Mi dispiace” dice ancora, qualche minuto dopo.
“Va bene”
Le mette accanto al gomito una tazza di tea fumante, poi si siede dall'altra parte del tavolo, giocando con il proprio cucchiaino. Kara lo ringrazia con un sorriso, ma non lo guarda. Piuttosto, aggrotta le sopracciglia e lancia un'occhiata alle scale del corridoio, visibili grazie alla porta fatta ad arco della stanza. 
Louis intercetta il suo sguardo, e deve capire a cosa lei stia pensando, perché “Eleanor è tornata a tornata a Manchester dalla sua famiglia” spiega. 
Kara annuisce piano, beve un sorso di tea. 
Poi lo sente muoversi nervosamente, gli lancia un'occhiata con la coda dell'occhio e si sente distrutta.
“Allora, - mormora Louis, come se stesse cercando di riempire quel vuoto – come stanno i tuoi? Eddie sarà diventato grande, ormai”
Kara fa un sorriso tirato, appoggia la tazza sul tavolo e traccia il contorno con l'indice della sinistra. Non lo guarda.
“Mamma sta- sta bene, sì – risponde, la bocca leggermente impastata – Eddie ha compiuto sette anni, è un ometto”
“E tuo padre? - c'è una sorta di adorazione, nella sua voce – Ancora un grande tifoso del Chelsea?”
Non le fa male parlare di suo padre. Non come una volta, per lo meno. È come stare sott'acqua, in apnea, la maggior parte delle volte riesce a controllare il tono, a far seccare gli occhi già umidi, inizia ad annaspare lievemente per tornare in superficie e parlarne senza far trasparire troppo. Con Louis però, Kara non ha mai avuto bisogno di fingere. È tranquilla invece, spinta dalla corrente che la porta sempre più a fondo. 
“Mio padre è morto, Louis – mormora, voltando la testa nella sua direzione – Tre anni fa, quando...quando te ne sei andato”
Il lieve sorriso del ragazzo viene spazzato via da un'espressione indecifrabile. Impallidisce, le sue sopracciglia hanno uno spasmo involontario e le sue mani arpionano la tazza di tea con forza. Potrebbe frantumarsi da un momento all'altro.
“Cosa?” esala, in un sospiro.
Kara annuisce semplicemente, cercando di non imprecare per via del mal di testa. “Per questo ti ho detto che mi dispiace ma non ti ho mai chiesto scusa – inclina il collo, chiude un attimo gli occhi – Mi dispiace, Louis, perché non ti sei fidato di me, quella sera. Perché non mi hai lasciato spiegare, non hai pensato a me”
C'è rancore, nel suo tono, e una sorta di accusa che deve colpirlo, perché s'irrigidisce ancora di più. 
“Non sono andata alla festa di diploma a casa di Grace – sospira Kara, continuando a parlare – Tu avevi scelto di andare con gli altri a vedere il derby a Manchester e io sì, ero arrabbiata perché poi saresti partito un mese da tuo padre e mi saresti mancato da morire. - si tocca i capelli, si inumidisce le labbra e cerca di trovare le parole adatte – Stavo per andare, ti giuro. Avevo in programma di divertirmi, di non pensarti perché tu avevi scelto gli altri e io mi ero sentita messa da parte. Ha chiamato mamma, poi, ha detto di portare Eddie da Johannah e di raggiungerla in ospedale. Lui era...” s'interrompe nel momento in cui sente la sua voce vacillare. Quando chiude gli occhi, sente la fastidiosa scia salata sulla guancia destra. 
“Lo hanno trovato nel suo ufficio, i medici hanno parlato di aneurisma celebrale. Quando- quando sono arrivata all'ospedale, mamma era seduta per terra e guardava un punto fisso davanti a lei. Mi ha detto che era in sala operatoria, e che ero bellissima” fa un sorriso pigro in mezzo alle lacrime, se le porta via con le dita e trova il coraggio di guardarlo negli occhi. Louis è immobile, il petto si alza e si abbassa quasi impercettibilmente. Le sue nocche sono bianche attorno alla ceramica, non dice niente. 
“Non sono andata alla festa di Grace, non sono andata a letto con Stan. Io stavo...stavo aspettando che lui morisse. Aspettavo solo il momento in cui qualcuno mi avrebbe detto che avevano fatto il possibile ma che non ce l'aveva fatta. E quando...quando ce l'hanno fatto vedere, lui era vivo ma...era senza capelli, e la sua testa era fasciata come se ne mancasse un pezzo. I suoi occhi erano vuoti, e non riusciva a parlare. I medici hanno detto che era una zona troppo delicata e che il cervello inevitabilmente era stato toccato irreparabilmente. Quella mattina mi aveva promesso di farmi guidare la Mercedes e, poi, la sera...non sapeva più parlare”
Aveva cercato di prendere la sua mano, ma quella di suo padre le era scivolata tra le dita mentre lui le lanciava uno sguardo interrogativo, talvolta diffidente. L'aveva rimossa, James non aveva più una famiglia.
“Sei tornato nel pomeriggio tardi – continua, dopo aver deglutito profondamente – E io ho chiesto a tua madre di non dirti niente perché volevo solo che mi raccontassi della partita, che mi facessi stare meglio. Mi...mi hai lasciata senza neanche premurarti di entrare in casa mia. Hai letto il messaggio di Stan, dove ti raccontava di una notte che non avevo mai trascorso per poi finire con una sfilza di scuse perché era troppo ubriaco per capire. Non mi hai lasciato spiegare – lo sta accusando, adesso. Ha gli occhi arrabbiati e umidi – Mi hai urlato contro e io ero così presa dal realizzare di star perdendo tutti gli uomini della mia vita che non sono riuscita a farti capire. Il mese da tuo padre a Londra si è trasformato in una nuova vita, e io ho pregato tutte le persone che avevamo in comune di non dirti niente. Lui è morto il mattino dopo la tua partenza. Mi dispiace, capito? Mi dispiace”
Louis non piange, non lo fa mai. E se lo fa, si arrabbia con se stesso per essersi sporto troppo. Adesso ha gli occhi lucidi, l'espressione smarrita contro quella persa di lei, la bocca che preme di dire qualcosa senza risultati.
“Tu non... - è incredulo, incredibilmente scosso – non mi hai detto niente”
“Tu non ti sei fidato di me – è la risposta secca di Kara – hai creduto a Stan ancora prima di sentire la mia versione. Ho pensato che fosse solo una scusa, un pretesto per lasciarmi. Non ti fidavi, quindi non eri innamorato davvero. Chi ero io per trattenerti?”
Louis lascia di colpo la presa sulla tazza, alzandosi in piedi e producendo un rumore fastidioso con la sedia. Si passa le mani sul volto, si stringe i capelli tra le dita con rabbia e cammina avanti e indietro nella cucina abitabile. 
Glielo si legge in faccia, il momento in cui capisce che è stato tutto semplicemente un errore. La mancanza di fiducia forse, il pensare di non essere abbastanza neanche per la persona che ti ama.
Si volta di colpo, fermando la sua camminata nervosa. C'è una sorta di accusa nella sua voce, i suoi occhi ora sono arrabbiati.
“Dovevi dirmelo” sibila.
“E a quale scopo? - ribatte lei, il tono fermo ma esausto – Non ne valeva la pena. Tu eri da tuo padre, tua madre mi diceva che volevate entrambi riallacciare i rapporti una volta per tutti. Tu avevi...qualcosa che io avevo perso e non...non era giusto. Ho chiesto a tua madre di non dirti nulla perché sapevo saresti tornato e...non ero pronta”
“Non eri pronta? - esclama Louis, allibito – È la cosa più egoista che potessi dire, sai? James era...un padre per me, mi ha praticamente cresciuto e avevo il diritto di sapere cosa stava succedendo”
“Lo so – la voce di Kara è un sussurro, ha uno spasmo alle spalle mentre cerca di trattenere le lacrime – Mi dispiace”
 Affonda piano, chiudendo gli occhi in un riflesso involontario. Si copre il volto con le mani e inizia a piangere silenziosamente, perché ha imparato che nascondersi da chi si nasconde quotidianamente è impossibile. I muri che ci costruiamo attorno li abbattono sempre chi ce li ha fatti alzare. 
Sente le sue mani sulle sue ginocchia nude, il tocco ancora deciso e fermo di tre anni fa. 
“Hey – la chiama, e dal tono che usa, lei capisce che è pentito – Guardami”
Si è chinato sulle ginocchia, e la guarda dal basso, gli occhi un po' sciupati per via dell'ora e delle parole. Kara si asciuga le guance e lui sembra sorridere un po' quando si accorge che non c'è nessun mascara che cola neanche dopo tre anni. I suoi pollici tracciano dei cerchi leggeri sulla pelle sensibile della sua gamba mentre si fissano senza dire niente. Poi lui si alza in piedi e “Vieni qui” mormora, allargando le braccia quanto basta per accoglierla. 
Gli abbracci di Louis non sono mai stati soffocanti come quelli di Harry o Liam, ma sono fatti semplicemente per lei, per loro. Il metro e settantacinque di lui fa in modo che le labbra di Kara combacino direttamente contro la pelle del suo collo. Un tempo questo era un grosso vantaggio. 
Lui le mette un braccio a coprire le sue spalle scosse, mentre l'altro le circonda la vita stretta, senza che le dita smettano di crearle quel senso di famigliarità.
E dio se le era mancato.
“Mi hanno sempre fatto impazzire questi vestiti” le sussurra all'orecchio, facendola sorridere.
“Lo so – risponde, nel medesimo tono, le labbra che sfiorano la sua pelle abbronzata e la testa che riposa dolcemente contro la sua spalla – Li ho sempre messi apposta”
Si addormentano sul divano, nel buio più totale. Non parlano, si muovono e basta. Spostano le gambe, i gomiti, s'incastrano contro i cuscini, imitano i vecchi tempi. Gli sente il cuore battere contro l'orecchio fino all'alba, poi cerca di non svegliarlo, mentre gli bacia la tempia ed esce di casa.



 

~





Lavora da H&M, quello del centro commerciale. La paga è buona e ha lo sconto di fine mese su tutti i vestiti, Kara non pensa di lavorarci per sempre, ma finché non trova qualcosa di più sostanzioso, non le fa né caldo né freddo.
Il suo reparto è al secondo piano, e comprende il vestiario denim, il basic e l'intimo. 
Sta sistemando un mucchio di reggiseni in base alle taglie, chinata sulle ginocchia mentre sorride alle clienti senza sembrare invadente. Per questo, prima gli vede le scarpe e poi tutto il resto.
“Kara” 
Le piace perfino il modo in cui dice il suo nome. È cambiata anche la sua voce, nonostante non abbia perso il suo timbro aperto. È più decisa, però, più adulta. 
Lei alza la testa, rivolgendogli un sorriso sorpreso. “Louis”
Il ragazzo indossa una felpa aperta grigia, dei pantaloni della tuta che si stringono sulle caviglie e una maglietta bianca con la faccia di Jim Morrison. È bellissimo.
“Hey – le sorride di rimando, facendo un passo indietro nel momento in cui lei si alza in piedi – Non pensavo lavorassi qui”
Lei scrolla le spalle, sistemando l'ultimo reggiseno che le è rimasto dietro una fila di tanga. Non se ne accorgerà nessuno. “Già – risponde, tornando a guardarlo – finché non riesco a capire cosa farne della mia vita è piuttosto figo come lavoro”
Louis ridacchia e Kara sente i muscoli delle braccia rilassarsi.
“Sei qui per qualcosa in particolare?” gli chiede poi.
Il ragazzo infila le mani in tasca, tentenna un po' e “Beh – mormora – è probabile che un mio amico abbia dimenticato il compleanno di sua sorella e non abbia avuto tempo per andarle a prendere un regalo decente”
Kara sorride con amore: “Il pellicciotto nero al primo piano” dice.
Gli occhi di Louis scattano contro i suoi, curiosi. “Come?”
“Il pellicciotto nero al primo piano – gli spiega – Il regalo per tua s- la sorella del tuo amico. Ogni volta che viene qui lo guarda sempre, suppongo stia solo aspettando che qualcuno glielo regali”
La osserva per diversi secondi, studiando il suo volto rilassato. Louis ha la capacità di mettere in soggezione solo con un'occhiata, ma Kara è diversa. Stavano insieme perché sapevano reggersi a vicenda. 
“Ti ringrazio” dice poi, sinceramente.
Lei scrolla le spalle: “Non ti preoccupare” mormora, con un sorriso.
“Non dicevo sul serio”
Glielo dice mentre sta per avviarsi verso le scale mobili. Si volta verso di lei un'altra volta, stavolta con più incertezza. Kara lo fissa, in attesa.
“Non dicevo sul serio quella sera – spiega Louis – Quando ti ho detto che non ti volevo nella mia vita. Ero solo...arrabbiato. Ti avevo chiuso fuori della mia vita e tu sei comparsa all'improvviso, più bella che mai e io...avevo solo paura di non farcela”
Lei annuisce: “Adesso lo so”





Si muovono a piccoli passi, ogni giorno sempre più vicini. Succede che si incontrano con gli altri, tutti insieme come ai vecchi tempi. Succede che una sera le loro ginocchia si toccano sotto al tavola, mentre Zayn continua a raccontare i suoi progetti per l'estate. Louis ride, si fa rumoroso come un tempo, parla e parla, si muove sulla sedia e ritorna il sedicenne casinista. Succede che il suo palmo si posa sulla coscia di Kara, che sente lo stomaco bruciare di colpo, l'eccitazione che parte in superficie e le annebbia la mente per una frazione di secondo. 
Sono gesti che non cogli se non con l'occhio esperto, sfioramenti leggeri di dita contro un braccio, il salutare tutti quasi in contemporanea per poi aspettarsi quando nessuno vede e fare la strada insieme, guardarsi con una luce diversa, riconoscere vecchie abitudini e stesse parole. Giovedì sera, dopo aver guardato tutti il Manchester United dagli Horan, Louis la chiama amore. Kara continua a camminare al suo fianco, lui continua a parlare come se non l'avesse veramente fatto e le racconta del suo primo giorno d'università, di come si sia perso per Westminster e di quanto il caffè di Karen Payne gli sia mancato, in tutti questi anni. 
Davanti a casa di lei, lui la guarda negli occhi, posa una mano sul suo fianco.
“Non fare finta di non aver sentito” le sussurra contro il collo, poi le bacia l'angolo della bocca e le augura buonanotte.



 

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Sono in biblioteca, quella domenica pomeriggio. Nikki sfoglia le pagine del vocabolario, controlla le traduzioni delle sue parole in latino mentre Kara davanti a lei sottolinea con la matita le parti che le interessano di Lolita.

“No,” I said, “you got it all wrong. I want you to leave your incidental Dick, and this awful hole, and come to live with me, and die with me, and everything with me” 

“Penso di essere innamorata di Louis. Ancora. E per ancora, intendo dire che non ho mai smesso”
Nikki alza gli occhi verso di lei, i capelli scuri acconciati in una coda da studio e le sopracciglia aggrottate.
“Quindi?” chiede, come se davvero non capisse.
“Come 'quindi'?” ribatte Kara, allibita. 
“Intendo, – Nikki abbassa un po' il tono di voce – doveva essere una sorpresa o cosa? Lo capirebbe anche un bambino che sei ancora innamorata di lui”
La bionda è perplessa, respira pesantemente e chiude il libro che tiene tra le mani. “Sei seria?” 
“Serissima – ribatte Nikki – voi siete...non esiste un universo in cui Louis Tomlinson non è fidanzato con Kara Martens, mi spiego? Sono leggi, cose che non dipendono da voi. Ma dovete stare insieme, so che sembra una cazzata, ma vi completate. In tre anni, non ti ho mai visto così coinvolta con un ragazzo come lo sei semplicemente se Louis è nella stessa stanza con te. Ti si illuminano gli occhi, cerchi il contatto, aspetti che lui finisca di parlare prima di fare qualsiasi altra cosa per ascoltarlo dall'inizio alla fine, voi vi muovete nello stesso modo! - sbotta, concitata – Se non adesso, se non qui, sarebbe successo da un'altra parte”
Nel metabolizzare le sue parole, Kara la osserva giocare quasi inconsapevolmente con il braccialetto d'argento che ha al polso, quello che Liam le ha regalato per i diciotto anni, con il ciondolo a forma di cuore. 
Sorride, “Dovresti dirglielo”
Nikki alza di scatto la testa verso di lei. “Come?”
“A Liam – spiega Kara, pazientemente – Dovresti dirglielo”
La mora sospira, scuote la testa. “Lui ha Sophia”
“Ha anche te” 
Il sorriso di Nikki è pigro, non coinvolge gli occhi. “Non è la stessa cosa”
Kara non ribatte, e nessuna riprende l'argomento. 


 


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Tessa è uscita con Johannah, ed Eddie dorme già da un'ora buona in camera sua. In televisione danno la maratona di The Walking Dead e Kara sta cercando di non distrarsi troppo, mentre manda stupide faccine a Perrie, che è in crisi dopo aver perso il mascara che sponsorizza Barbara Palvin.
Sono quasi le undici, quando il suo telefono vibra l'ennesima volta.
“Apri.”
Fuori dalla porta d'ingresso, Louis indossa un paio di pantaloncini corti sotto un maglione nero, le Vans azzurre e un sorriso quasi colpevole. 
“Ciao” le dice, entrando in casa.
“Ciao” risponde lei di rimando, e ride. 
Louis si guarda intorno, lancia un'occhiata al salotto buio e alla televisione che illumina il divano bianco e il tappeto persiano. 
“È cambiato tutto” mormora, le sopracciglia aggrottate.
Kara dietro di lui annuisce, inumidendosi le labbra: “Dopo la morte di papà, mamma ha avuto una sorta di illuminazione – spiega a bassa voce – La cucina adesso è viola, e camera di Eddie ha il letto a castello. Solo...solo la mia è rimasta la stessa”
Il ragazzo si volta nella sua direzione. “Posso vederla?”
Le fa strano, vederlo muoversi tra le quattro mura arancioni della sua stanza. Louis passa le dita sul legno chiaro della sua scrivania, guarda con attenzione i due quadri sulla parete, le foto sulla bacheca vicino alla finestra e il poster dietro la porta di Justin Timberlake a dimensioni reali. 
“No, – concorda qualche minuto dopo, lo sguardo ora puntato sul letto all'angolo della stanza – non è cambiato niente”
Kara lo osserva, identifica l'espressione che ha sul volto, il movimento delle sue mani che si chiudono a pugno e si riaprono di colpo.
“Te lo ricordi?” si azzarda a chiedergli, qualche minuto dopo. 
Louis volta la testa nella sua direzione, l'angolo della bocca che si alza appena. “La nostra prima volta? - dice di rimando – Qui, sul tuo letto?”
La scarica di eccitazione che le parte dal bassoventre le fa vibrare le ginocchia. Annuisce semplicemente, incapace di parlare.
“Come se fosse ieri” mormora lui.
Kara fa un passo avanti, si schiarisce la voce e “Voglio baciarti” esala. 
Gli occhi liquidi di Louis scattano nella sua direzione ad una velocità impressionante. Per la prima volta dopo troppo tempo, lei si sente esposta, nuda, fragile. Lo sguardo del ragazzo che le sta davanti la spoglia di ogni incertezza. Non ha segreti, non più.
È Louis che la bacia, perché è sempre stato lui quello che agisce. Infila le mani tra i suoi capelli, con i pollici accarezza la pelle chiara dei suoi zigomi mentre lei chiude gli occhi e gli tocca il petto, i fianchi magri, scavalca il tessuto del maglione per tastare i brividi sul suo stomaco.
“Mi sei mancata così tanto” sospira lui, e contro il collo niveo di Kara traccia un confine di baci che solo lui può superare. 
Le sue mani viaggiano sul profilo delicato del corpo di lei, fermandosi in vita. 
Kara non riesce a smettere di sorridere perché è reale, sulla sua pelle. Lo sente ovunque, contro i timpani, contro il ventre, tra le mani. Non smette di sorridere neanche quando finiscono sul letto, quando i loro vestiti vengono gettati sul pavimento, nemmeno quando apre le gambe per accoglierlo, quando lui le stringe forte i fianchi, le ansima contro il collo per il troppo piacere. Lei gli afferra i capelli, gli bacia la pelle sensibile dietro l'orecchio, lo avvolge, gli va incontro e vanno affondo insieme. Non riesce a smettere di sorridere neanche quando sente il suo sussurro disconnesso contro la guancia. 
“Non ti rispondo” boccheggia, mentre le sue dita tracciano i segni territoriali lungo la schiena del ragazzo. 
Louis ferma il movimento del bacino, deglutendo con difficoltà. Blocca quello di lei contro il materasso, la presa ferrea e possessiva senza che faccia male. Lo ama da morire. 
I loro occhi si incontrano alla luce dell'abat-jour sulla scrivania.
“Voglio saperlo – ribatte lui – Sei stata con un altro, dopo di me?”
Kara gli accarezza il volto, passa il dito tra la piega in mezzo alle sue sopracciglia, gli lascia un bacio leggero sulle labbra.
“Ti arrabbieresti” sussurra.
Louis ringhia quasi, le lascia un morso sul collo e poi un bacio sullo stesso punto. “Dimmelo, Kara” 
Lei gli arpiona gli avambracci nel momento in cui il ragazzo fa scontrare i loro bacini, a fondo, soffocando un gemito contro la sua spalla.
“Solo una volta” respira.
Louis la bacia ovunque, con forza. Le sue labbra creano sentieri che si arrampicano sulle sue ossa, tra i seni, contro le clavicole. Con le dita le stringe le cosce, la vita, il volto contratto mentre il suo bacino detta un ritmo lento, insaziabile. 
Affondano insieme, cercando di non fare troppo rumore. 
Louis non c'è, quando Kara si sveglia al mattino. Ma questo semplicemente perché è Louis e deve fargliela pagare. 
Lo ama, completamente.


 

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Eleanor torna a Bristol il lunedì successivo, Kara lo scopre grazie a Johannah, che nel salotto di casa Martens esprime il suo disappunto per la nuova fidanzata del suo bambino. 
“Non c'è niente in quella ragazza che la faccia sembrare adatta per Lou – dice, tenendo in mano la tazza di tea che Tessa le ha offerto – Dovresti vederla, tutta perfetta e composta. Sembra finta”
La sua migliore amica è seduta sulla poltrona e l'ascolta con attenzione, dando qualche girata col cucchiaino ogni volta che beve un sorso della sua camomilla.
“Magari – mormora – è vero come dicono, e cioè che gli opposti si attraggono”
Kara, seduta in cima alle scale, non riesce a vedere né l'una né l'altra, tuttavia è più che convinta che Johannah stia scuotendo la testa con energia, imbronciata. 
“No, Tessa – sbotta infatti – sono una mamma, riconoscono queste cose. Quando lei è tornata a casa dalla sua famiglia la settimana scorsa, lui è rinato. Sembrava completamente un'altra persona. Adesso che Eleanor è qui sembra che il solo pensare di trascorrere del tempo da soli gli dia il voltastomaco”
Tessa sospira consolata: “Spero che capisca presto che non è la ragazza adatta a lui”
“L'ha già capito – Johannah ha un sorriso rassicurante anche nel tono di voce – doveva semplicemente tornare a casa per esserne più che certo”
“Ti ricordi come ci hanno detto che si erano fidanzati?” domanda Tessa, appoggiando il gomito sul bracciolo della poltrona.
“Oh, come dimenticarselo! - esclama l'altra donna – A James per poco non veniva un colpo. Ti ricordi come erano imbarazzati le prime volte? Erano buffissimi, e fortunatamente Louis è cresciuto o probabilmente adesso peserebbe meno di Kara”
La ragazza sorride contro le ginocchia, curvata sul primo gradino delle scale. Nell'alzarsi in piedi, poi, sente il mormorio pensieroso di Johannah che “Secondo te dovremmo provare ad accoppiare anche Eddie e Phoebe?”



 

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Il compleanno di Zayn è il giorno dopo, martedì. Perrie lo ha convinto a festeggiarlo per lo meno con i suoi amici più stretti, approfittando del fatto che Louis ripartirà la settimana successiva.
Sono in centro, da Hoodies, e stanno aspettando che Babs , la sorella minore di Perrie, porti loro da bere. 
Il locale si affaccia sulla piazza principale e mette a disposizione diversi tavoli all'esterno, oltre che un enorme vetrata da cui è possibile scorgere ogni cosa e una musica più che decente, considerando lo standard attuale.
Kara è seduta tra Harry e Niall, e sta ascoltando con finto interesse il resto del gruppo parlare degli scorsi compleanni di Zayn, che è seduto a capotavola e ogni tanto ridacchia, scuotendo la testa ed esclamando un “Non ero così ubriaco, Niall”.
Louis parlerà con Eleanor domani, glielo ha detto per messaggio quel pomeriggio, e Kara non può che guardarli l'una accanto all'altro mentre lei sembra il ritratto della felicità e lui cerca di schivare il suo tocco con movimenti casuali.
Le dà fastidio, le dà tanto fastidio. Sa che ufficialmente Louis è ancora fidanzato con Eleanor, ma ciò non toglie il fatto che non può esserne gelosa. 
Nessuno dei loro amici sa alla perfezione ciò che è successo durante quei giorni, ma a giudicare dallo sguardo dubbioso di Niall e dal cipiglio confuso di Harry, devono sospettare qualcosa.
“Questi li offre la casa – Babs  arriva qualche minuto più tardi con un un vassoio appoggiato sul palmo della mano sinistra – E buon compleanno, testa di rapa”
Serve dieci bottiglie di birra più una di acqua – Eleanor non beve alcool, gonfia -  e poi si china a baciare rumorosamente la guancia ispida di Zayn. Lui le sorride con amore, prima di capire cosa lei stia indossando sotto al grembiule e farsi serio di colpo.
“Abbassati la gonna” le intima, come un padre protettivo. 
La diciassettenne rotea gli occhi al cielo e scoppia a ridere, salutando il tavolo con un gesto veloce. 
Anche Louis, di fronte a Zayn, ridacchia sommessamente, prendendo un sorso pigro di birra. 
“Sei troppo geloso, amico” gli dice, alzando l'angolo destro della bocca e curvandosi in avanti con la schiena nel momento in cui Eleanor appoggia la sua mano contro la sua sedia. La ragazza gli rivolge uno sguardo confuso e Kara sorride, nascondendosi dietro la spalla di Harry. 
“È come se fosse mia sorella! - sbotta Zayn imbronciato, mentre Perrie accanto a lui ride con tenerezza – E ti ricordo che tu sei anche peggio di me. Lo sai che Lottie ha un fidanzato, mhm?”
Louis diventa serio in un microsecondo, socchiudendo gli occhi. “Scusa?”
“Si chiama Harley o qualcosa del genere – risponde Kara, inserendosi nella conversazione. Louis si volta a guardarla, autorevole – Ha tipo due anni in più di lei e gioca a golf regolarmente”
“Non me lo hai detto” mormora lui, aggrottando le sopracciglia. 
La ragazza scrolla le spalle. “Immagino non fossero affari miei e neanche di Zayn” ribatte prontamente.
“Tua sorella ha tutto il diritto di avere un ragazzo, Lou – interviene Eleanor con un sorriso, appoggiandogli le dita sul braccio – Non ci vedo nulla di sbagliato, in questo”
Lo sguardo di Louis si posa prima sulla presa leggera sul suo gomito e poi sugli occhi rigidi di Kara, in una tacita scusa spera nessuno abbia colto. Poi sospira e apre bocca per parlare, interrompendosi subito dopo quando nota una figura fermarsi di fianco a Zayn. 
Calvin Howard sta fissando Kara con un sorriso imbarazzato, in piedi nei suoi skinny jeans e la camicia elegante, il piercing al sopracciglio destro e il naso lungo sopra alla bocca carnosa. Sembra che neanche badi al fatto di avere altre dieci persone che lo stanno guardando, Kara vorrebbe assolutamente sotterrarsi. 
“Hey, Kara – mormora lui, impacciatamente – Come va?”
Lei è a tanto così dall'alzare gli occhi al cielo, ma non è così maleducata. Anche perché è Louis, quello che risponde al suo posto.
“Oh, ma andiamo! - esclama, spalancando gli occhi – Sei ancora qui a provarci con Kara, Calvin? Dopo tutto questo tempo?”
“Nessuno ha chiesto il tuo parere, Louis” ribatte il ragazzo in piedi, stringendo i pugni.
Zayn fa una smorfia col viso, già pronto a intervenire. 
“Quante volte vuoi essere respinto, Calvin?” continua Louis, sovrastando il rumore di inizio serata del locale.
Calvin stavolta lo ignora, concentrandosi esclusivamente su Kara, il sorriso improvvisamente contento. “So che è passato un po' – le dice – ma se tu volessi ripetere l'esperienza...sì insomma è stato bello...”
Kara lo interrompe con la voglia di sotterrarsi o di sotterrare lui. “È stato due anni fa, Calvin – lo accusa, con incredulità – E non ci posso credere che tu mi stia chiedendo di venire a letto con te così sfacciatamente!”
Louis balza in piedi come una molla, senza perdere il ghigno bastardo: “Sparisci, Calvin – ordina – Adesso”
“Andrò via solo quando Kara mi dir...”
“Per l'amore del cielo, Calvin – sbotta Kara, mentre Nikki e Perrie scoppiano a ridere e Sophia si porta una mano alla bocca – Levati dalle palle!
Lui incassa il colpo, si lecca le labbra e ritorna al suo tavolo, in fondo al locale. 
Zayn ridacchia e beve un sorso di birra, mentre Perrie perplessa si scambia un'occhiata tattica con Sophia, voltandosi per osservare poi Eleanor, la quale sospira, si sistema i capelli ondulati e si schiarisce la voce in direzione di Louis.
“Credevo lo prendessi seriamente a pugni, sai?” borbotta, e sembra quasi delusa.
Niall allarga i gomiti sul legno e la fissa con aria interrogativa, senza capire. “Non ti avrebbe dato fastidio?” le domanda, confuso.
“Cosa?” chiede Eleanor di rimando.
“Che il tuo ragazzo prendesse a pugni uno per la sua ex. Dico, non ti avrebbe dato fastidio?”
Gli occhi da cerbiatta della ragazza si spalancano di colpo e “Louis! - esclama verso il sottoscritto – Lo hai fatto di nuovo? Ma che razza di amico sei, si può sapere?”
“Tu mi hai detto che dovevo fingere quanto meglio potessi!” la accusa lui di rimando, indignato.
“Sì, ma avevamo concordato con dire la verità ai tuoi amici, razza di stupido! Mi avevi detto di aver già chiarito tutto - adesso sembra incredibilmente mortificata – Louis ed io non siamo una coppia, voglio dire, non realmente” cerca di spiegare. 
Kara tende le orecchie, ma i suoi occhi sono fissi contro il volto abbassato di Louis. 
Maledetto bastardo.
“Scusami?” enfatizza Perrie, sbattendo le palpebre più volte.
“Io sono lesbica – illustra Eleanor prontamente. Harry si volta repentinamente verso Perrie, con uno sguardo da 'te l'avevo detto' – E i miei non lo accettano. Tutta la mia famiglia non lo accetta. Louis e io ci siamo conosciuti tre anni fa e siamo subito diventati amici. Dopo aver litigato con mio fratello l'ennesima volta, lui si è offerto di spacciarsi per il mio ragazzo. È stato un vantaggio per entrambi, io ho messo a tacere tutti i rimproveri e Lou evitava richieste scomode di ragazze quando andavamo a ballare. Pensavo ve lo avesse detto! - alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa – Dio, non potrei mai stare con una persona come Louis, mi farebbe impazzire subito”
“Mi domando perché” borbotta Nikki, seguendo con lo sguardo Kara che esce di corsa dal locale e Louis che la rincorre facendosi largo tra i tavoli.






“Kara, ti prego. Lasciami spiegare”
“Che cosa? Che sei una testa di cazzo? Che mi hai mentito dall'inizio? Che mi hai fatta sentire un'idiota solo perché sei un bastardo senza cuore?”
“Sì”
Kara si ferma di scatto sotto ai portici del centro di Bristol, stringendo forte i pugni finché non sente le unghie irritare la pelle. Chiude gli occhi, si concentra sul respiro affannoso per via della fuga. Vorrebbe solo piangere per quanto si sente stupida.
Sente le sue mani stringerle lo stomaco mentre la sua schiena viene accarezzata dal petto di lui. Il suo respiro caldo contro l'orecchio le fa venire la pelle d'oca. 
Cerca di fare un passo avanti, di restare forte il tempo necessario per farlo sentire in colpa . Louis stringe la presa sulle ossa dei suoi fianchi, la spinge indietro e le bacia uno zigomo. 
“Volevo fartela pagare – dice, piano – Avevo l'opportunità di farti sentire solo un briciolo di come sono stato io in questi tre anni. Mi dispiace, Kara. Mi dispiace tantissimo...ma puoi biasimarmi? Te lo avrei detto, giuro. Volevo solo...passare più tempo possibile con te, nel caso l'avessi presa male”
“Beh, l'ho presa male” ribatte Kara, ma è già sciolta tra le sue braccia. Come sempre. 
“Lo so, – mormora lui, la bacia sul collo – e mi dispiace. Ma, penso di essere stato più che punito. Calvin Howard, seriamente? Ti credevo meglio di così”
Kara ride, voltandosi tra le sue braccia per chiudere gli occhi contro la sua spalla, le labbra che gli sfiorano la pelle del collo.
“Non inferire – sbuffa – Ero mezza ubriaca e mi mancavi”
“Ha capito cosa stava facendo, per lo meno? Era vergine? Lo sa cos'è il sesso?”
“Louis!” esclama, alzando il volto per guardarlo negli occhi. È lui.
“Cosa?”
“Ti amo”
Gli prendono a brillare gli occhi, mentre sorride. Le accarezza le guance, fa collidere le loro fronti, la frangetta che Kara non taglierà mai, le iridi di Louis che cambiano colore a seconda del tempo e dell'emozione, le mani di lei che contro il suo petto tremano per il futuro. 
La bacia piano, con cura, accarezzandola per sentirla fremere.
“E adesso?” lei chiede.
Louis sorride. “Adesso siamo nei casini, perché ti amo anch'io”





Tornano mano nella mano, Perrie fischia in senso d'apprezzamento ed Eleanor batte le mani entusiasta, come una bambina.
Kara torna a sedersi tra Niall e Harry, che però adesso è appoggiato al bancone del locale e sta parlando con Babs  con un sorriso imbranato.
“Quindi non siete mai stati insieme” riassume la bionda, guardando Eleanor con attenzione. Le sembra ancora più bella, ora che è fuori mercato.
Quella annuisce con un sorriso.
“Allora potresti gentilmente togliere la mano dal braccio del mio ragazzo?”
Zayn e Liam scoppiano a ridere rumorosamente mentre “Questa è la donna!” esclama Louis, orgoglioso.
Eleanor continua a sorridere, ma sposta la mano smaltata dal gomito del ragazzo, portandosela in grembo. “Colpa mia – si scusa – Sono una persona molto affettuosa”
“Si può essere affettuosi anche a più distanza gli uni dagli altri, lo sapevi?” le dice Kara, posando il mento contro il palmo della sua mano.
La mora alza tutte e dieci le dita, allontanandosi con la sedia: “Agli ordini” borbotta, e il secondo dopo stanno già ridendo tutti. 
Il telefono di Kara vibra qualche istante più tardi, e lei di riflesso alza gli occhi su di Louis, che ha lo sguardo vagante, in imbarazzo. 

 




“Sono solo tuo”

 

  
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