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Autore: Monkey_D_Alyce    09/09/2014    5 recensioni
Un bullo idiota.
Fa il gradasso e si crede solamente il Re del Mondo perchè è temuto e rispettato.
Alla fine è solamente un ragazzo tutto muscoli e niente cervello.
Perchè dico questo?
Per non avere paura.
Peccato che non funzioni...
Dal testo:
L'abito non fa il monaco, dice il proverbio.
Questa è un’eccezione: il tipico bullo metal della classe, ecco cos’è.
“Come cazzo hai osato toccarmi, eh? E poi, mi spieghi che cazzo vuol dire quel “Mi scusi!”? Ti sembro un vecchio rimbambito, per caso?” mi domanda con tono furioso e sarcastico l’energumeno, facendomi irritare un pochino.
Non credo che riuscirò a controllare la mia lingua…
“Ti ho già chiesto scusa. Mi dispiace, ok? Non l’ho fatto apposta!” sbotto stringendo le mani, in pugni, talmente forte da farmi sbiancare le nocche e conficcarmi le unghie nei palmi.
“Certo che non l’hai fatto apposta! Era occupata a ridere, sfigata!” ribatte in risposta, facendomi innervosire ancor di più.
“Tsk! Allora la prossima volta provvederò a chiederti il permesso, bullo idiota!"
(SOSPESA MOMENTANEAMENTE!)
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ace/Marco, Ciurma di Barbabianca, Eustass Kidd, Marco, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vita "normale"'
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3° capitolo: Run, baby, run!

 
 
Il resto della mia prima giornata di scuola passa piuttosto tranquillamente.
Ho avuto l’opportunità di conoscere meglio gli amici di mio fratello e Ace.
Devo dire che quando Marco è con Ace è un’altra persona: è più partecipe alle situazioni e parla molto di più e questo non può che rendermi entusiasta.
A me non interessa se si è fidanzato con un ragazzo.
Quello che conta è che lui si senta libero e felice con la persona che ama.
 
Non ho fatto molte altre conoscenze, se non quella di Killer.
Nonostante sia silenzioso, è simpatico e non è come Kidd.
Sono molto diversi: Eustass è violento e perde la ragione appena gli rivolgi una parola di troppo, Killer, invece, è molto paziente e riesce a tenere sotto controllo quel bullo metal.
 
Fortunatamente, a parte qualche ringhio e occhiataccia, non abbiamo litigato.
Certo, qualche volta mi punzecchiava con qualche commento sarcastico nei miei confronti, ma nulla di più…
 
Fino adesso…
 
Dopo che è suonata la campanella della fine delle lezioni, sono uscita dalla classe, aspettando mio fratello.
È arrivato dopo circa due minuti, avvertendomi di non aspettarmi per tornare a casa, poiché doveva parlare con alcuni professori riguardo la mia situazione.
 
Ed ora, eccomi qui, che sto uscendo da scuola un po’cupa in volto, masticando qualche volta delle imprecazioni verso mia madre…
 
Continuando a guardare per terra, all’improvviso, “spuntano” degli stivali a me conosciuti, facendomi alzare lo sguardo verso Kidd.
Un tremito mi percorre tutta la lunghezza della colonna vertebrale, vedendo un sorriso cattivo increspargli le sue labbra viola.
 
“Ciao, pappamolle…” mi saluta avvicinandosi ancor più a me, facendomi indietreggiare istintivamente.
 
Non c’è nessun altro, a parte noi due.
La piccola piazzetta della scuola è completamente vuota, rendendo la situazione ancor più agitata.
Almeno non ha dei complici che possano aiutarlo.
Getto un’altra occhiata veloce in giro, notando una via di fuga sulla mia destra.
“C-Che cosa vuoi?” gli chiedo cominciando a spostarmi di un poco lontano da lui, dandogli le spalle.
“Ti avevo promesso che ti avrei fatto passare le Pene dell’Inferno. Beh, eccomi qui…” risponde avvicinando il suo volto al mio orecchio, facendomi sobbalzare.
Che vorrà fare? Picchiarmi? Insultarmi finché ha fiato in corpo? Tagliarmi i capelli con un coltellino?
Che cosa?
 
Avvertendo un piccolo movimento d’aria vicino al collo, compio uno scatto in avanti, per poi uscire il più in fretta possibile dall’uscita secondaria che avevo avvistato.
Se avessi preso la via del cancello principale, non ci avrebbe messo molto a raggiungermi e farmi del male.
Sento i suoi passi veloci dietro di me e giro di un poco il busto verso di lui, mentre alcune ciocche dei miei capelli mi coprono parte degli occhi, facendomi perdere l’uso della vista per alcuni secondi.
Gli sposto velocemente con un gesto della mano e vedo Kidd abbastanza vicino a me.
Nonostante sia tutto muscoli e un gigante, è molto veloce.
Mi rigiro e aumento la velocità della mia corsa, sentendo il cuore battere con ritmo incessante, rimbombando nella mia testa.
Le gambe sono come fuoco e i collant che indosso, accompagnati dalla mia gonna di jeans, peggiorano la situazione.
Minimizzano il mio passo e questo è un grandissimo svantaggio.
 
Le stradine che brulicano di persone che ritornano al lavoro ci guardano incuriositi, fermandosi.
Schivo per un pelo una coppia di anziani sbucati da chissà dove, rischiando persino di prendere una storta.
Kidd, invece, continua a ridere, divertito da questa situazione assurda.
E tutto per colpa di un piccolo incidente…
 
“Pappamolle! Non riuscirai a scappare da me!” esclama gridando.
 
Non mi volto e continuo a correre imperterrita, sviando a sinistra.
Delle scale mi colgono di sorpresa e inciampando in esse, cado rovinosamente a terra, sbucciandomi i palmi delle mani contro i piccoli mattoncini quadrati.
Kidd si avvicina sempre più…
 
Avanti, muoviti Emi! Ti sta raggiungendo! Alza il culo e ricomincia a correre, Santo Cielo!
 
Mi rialzo con non poche difficoltà, sentendo la gamba sinistra su cui sono caduta, dolorante, ma decido di non farci caso.
Salgo velocemente le scale, sentendo i polmoni e la gola bruciare come le fiamme dell’Inferno.
Le tempie pulsano in continuazione e le mani tremano.
 
Kidd, nel frattempo, ha recuperato terreno, e ora non mancano nemmeno cinque metri di distanza.
Mi faccio spazio tra la gente, spintonando e chiedendo “scusa” e “permesso” in continuazione alle loro grida di disappunto.
 
L’inizio di un mercato della città mi fa sbarrare gli occhi, sicura del fatto che sarà molto più difficile sfuggire alle grinfie del bullo metal che mi è alle calcagna.
Chiudo gli occhi per alcuni istanti, per poi riaprirli e prepararmi al peggio.
 
Ammassi di persone mi bloccano la strada, ma anche Kidd è in difficoltà e dopo alcuni secondi, riesco a seminarlo.
 
Mi fermo e cominciò a guardarmi in giro con fare frenetico fino a che il mio sguardo non incrocia un vicolo piuttosto buio e stretto.
Corro lì dentro e percorrendo alcuni metri, vedo una luce che da su un’altra stradina.
Giro a destra e mi appoggio al muro, prendendo fiato.
 
Qui non c’è molta gente e le poche che circolano sono solamente anziani e alcuni uomini e donne che camminano a passo svelto con una ventiquattro ore in una mano e il cellulare da un’altra.
Comincio a vagare con i pensieri, tanto che non sento la presenza di Kidd di fianco a me.
 
“Cosa c’è? Sei già stanca, mocciosetta?” mi domanda ansimando un poco, facendomi sussultare.
 
Mi stacco dal muro lentamente, cominciando ad indietreggiare.
Mi volto di scatto per riprendere la corsa, ma lui mi blocca per una spalla, stringendo con forza.
Gemo di dolore, mentre lui mi trascina verso un vicolo cieco attorniato da palazzine con le persiane chiuse.
 
Non ho via di scampo! Non posso nemmeno urlare per chiedere aiuto!
 
Mi sbatte violentemente contro un muro sudicio sgretolato, facendomi inciampare con le mie All Stars blu in alcuni sacchi della spazzatura neri strabordanti di cibo andato a male e altre schifezze.
Fortuna che ho lo zaino a farmi da “cuscino”, altrimenti, oltre al mal di gamba, avrei anche il mal di schiena.
In poche falcate mi raggiunge, bloccandomi completamente tra il muro e il suo corpo schiacciato contro il mio.
Abbassa il suo volto vicino al mio, ma tengo lo sguardo fissato a terra.
 
“Non la passerai liscia, questa volta, mocciosa” mi sussurra all’orecchio, sentendo il suo fiato caldo contro il mio collo.
 
Un profumo a me sconosciuto mischiato con quello del sudore, invadono come una tempesta le mie narici, stordendomi un poco.
La mia fronte sfiora di tanto in tanto il suo petto nudo e muscoloso a ritmo del suo respiro, sentendolo freddo, ma anche umido.
Il caldo si fa davvero opprimente, facendomi sospirare dalla mancanza di aria aperta, in quel momento sostituita da quello dei nostro corpi e dell’odore sgradevole della spazzatura.
Alzo di un poco lo sguardo, ritrovandomi a guardare con malcelato interesse i lineamenti perfetti e pallidi dei suoi muscoli, coperti da quel leggerissimo strato di sudore che rendono la vista a dir poco mozzafiato.
 
Forse vi starete chiedendo come posso fare un commento, oltretutto positivo, su colui che mi vuole fare del male.
Beh, la risposta è che non lo so nemmeno io.
Molto probabilmente è colpa della caduta e della corsa.
Per sbaglio avrò sbattuto la testa e l’ossigeno mi ha dato alla testa.
Deve essere così per forza.
 
All’improvviso sento una stretta morsa attorno ai miei capelli, facendo forza per alzare completamente il mio viso.
Incontro ancora una volta i suoi occhi gialli, mentre l’indice della sua mano sinistra percorre la mia gola con fare lento, fino a raggiungere la felpa.
 
“Lasciami andare!” dico cercando di essere il più fredda possibile, deglutendo un bolo di saliva.
“E perché dovrei, eh? Meriti di pagare!” sbotta in risposta, stringendo ancor più forte i miei capelli.
 
Un gemito di dolore sfugge dalle mie labbra, facendolo ridere orgoglioso.
 
“Lasciami!!!” grido con tutta la forza che ho, ma quel che ne esce, risulta solamente un’esclamazione strozzata.
La gola brucia terribilmente.
 
“Pregami! Implorami!” mi minaccia poggiando le sue labbra sulla mia gola, per poi cominciare a leccare lentamente, facendomi rabbrividire dal terrore.
 
“Mai!” ribatto convinta, non rinunciando per nulla al mondo al mio orgoglio.
 
Un morso mi coglie di sorpresa, facendomi urlare dal dolore.
 
“Questo è il prezzo che pagherai, mocciosa!” dice per nulla toccato, affondando ancor di più i suoi denti con fare famelico.
Le lacrime mi appannano la vista, per poi rigarmi le guance e scendere ancora, bagnando inevitabilmente anche le sue labbra.
Lecca avidamente quella piccola stilla, risalendo fino alla guancia e allo zigomo.
 
“Lasciami…” ritento con fare arreso, facendolo ghignare.
 
Molla la presa dai miei capelli, per poi frugare in tasca, tirando fuori una sigaretta e un accendino.
Si scosta leggermente di lato, facendomi avere l’opportunità di raddrizzare il capo e guardare i suoi movimenti fluidi e agili.
Si porta la sigaretta alle labbra, aspirando quel veleno che “logora” i polmoni.
 
“Perché dovrei?” domanda a bruciapelo, facendomi tremare ancor più dalla paura.
Lui se ne accorge e si riappiccica a me, buttando fuori il fumo sul mio viso.
Tossisco mettendomi la mano davanti alla bocca e al naso per non respirare altro fumo, mentre Kidd ride soddisfatto.
“Mi sto divertendo. Tu, no?” chiede ancora, tirando via con forza la mia mano, per poi prendermi il mento con due dita e passare successivamente il suo pollice sul mio labbro inferiore, facendomi dischiudere di un poco la bocca.
 
“Per nulla” rispondo tentando di indietreggiare, anche se non posso.
Vorrei fondermi con questo muro sudicio dietro le mie spalle…
 
Lui continua la sua tortura al mio labbro, mentre un sorriso cattivo fa capolinea sul suo viso.
 
“Potrei bruciacchiarti con il mozzicone, oppure umiliarti ancor di più. Solo che non mi divertirei abbastanza. Potrei costringerti a far sesso con me e come idea…sembra molto allettante, sai?” mi propone ghignando, avvicinando il suo volto ancor di più, finché tra noi non c’è che una misera distanza.
 
“No!” sbotto racimolando coraggio, cercando di spintonarlo lontano da me, ma la cosa non funziona e questo, non fa altro che farlo ridere divertito.
 
In un unico gesto mi fa sbattere contro il suo petto, facendomi inspirare ancor di più quel profumo che prima mi ha stordito.
Non ho nemmeno più la forza di respingerlo.
Sento le forze venir meno…sempre meno.
 
“Devo ammetterlo: tu mi diverti. Non è da tutti respingermi, sai? Però, ti devo confessare una cosa…”- dice con tono di voce profondo, mentre il suo petto “vibra” alle sue parole- “Ti farò soffrire e ti posso assicurare che alla fine cederai…”
 
“In che senso?” domando staccandomi di un poco da lui, guardandolo negli occhi, senza staccare però i palmi dal suo petto.
 
“Tu. Cederai.” ripete convinto, facendomi innervosire.
 
“Se il tuo scopo è quello di farmi suicidare, avrai molta strada da fare!” sbotto cercando un’ultima volta di spingerlo lontano, invano.
 
“Tsk! Ne hai di fantasia! Non voglio averti sulla coscienza, né tantomeno il mio intento era quello di farti suicidare!!!” ribatte digrignando i denti e stringendo le mani in grossi pugni.
 
“N-Non capisco…” mormoro sorpresa, facendolo sbuffare irritato.
 
“La cosa è semplice da capire: tu cederai!” dice ancora per poi allontanarsi, lasciandomi come bloccata.
Mi do un piccolo schiaffo in faccia e lo seguo, decisa a risolvere la situazione.
 
“Cedere a cosa?!?” domando tirandolo per la sua pelliccia, facendolo voltare di scatto verso di me.
“Lo saprai a tempo debito. Molla, ora!” risponde per poi ordinarmi di staccare la mia presa.
Stringo ancor più forte, ignorando bellamente il suo ringhio.
“Voglio saperlo!” esclamo guardandolo negli occhi.
Si riavvicina a me, per poi prendermi il polso con forza.
“Sono stato clemente poco fa. Non peggiorare la situazione, altrimenti non baderò più al mio raziocinio” m’intima ghignando malignamente, per poi andarsene…
 
Dopo alcuni minuti in cui sono rimasta imbambolata a fissare la figura di Kidd che si allontanava, comincio a vagare per quelle stradine vuote come un’anima in pena, decidendo solo successivamente di tornare a casa.
Ancora non riesco a capire cosa intendeva con quel Tu. Cederai.
Ha detto che il suo scopo non è il mio suicidio, ma allora cosa?
Perché è rimasto sul vago?
 
Il punto in cui mi ha morso, al contatto con l’aria aperta, brucia terribilmente.
Mi porto istintivamente una mano al collo, scoprendolo leggermente bagnato.
Guardo la mano sporcata di sangue e rimango leggermente sorpresa: so che Kidd aveva affondato i suoi denti nel mio collo parecchio, ma non così tanto!
 
Perdendomi in altri pensieri, scorgo casa con occhi distratti e salgo le scale d’ingresso con fare stanco.
Le gambe mi sembrano un macigno…
 
Dopo essere entrata in casa abbastanza silenziosamente, noto che oltre alla giacca di Marco, c’è né un’altra a me sconosciuta.
Dei gemiti sommessi mi giungono alle orecchie e mi fanno sobbalzare un poco dalla sorpresa.
Percorro tutto il corridoio, fino a raggiungere il salotto.
La scena che mi si presenta davanti è un po’imbarazzante, ma un po’mi fa sorridere: vedere mio fratello intento a baciare il suo ragazzo con passione non è una cosa da tutti i giorni!
Ridacchio contenta e decisa a lasciarli soli soletti, salgo in camera mia.
Mi stendo supina sul letto, pensando agli eventi di oggi.
E’ stata una giornata molto intensa e sono piuttosto stanca.
Non correvo così da tanto tempo.
Kidd mi ha dato del filo da torcere, lo devo ammettere.
Come se non bastasse, mi ha morso il collo!!! Nemmeno fosse un vampiro!!!
Nonostante il suo carattere irrequieto e piuttosto violento, mi incuriosisce.
E’ da pazzi, lo so, ma il suo carattere e i suoi modi di fare un po’possessivi mi costringono, in un certo senso, a conoscerlo di più.
La voglia di sfidarlo in continuazione e correre ancora e ancora finché ho fiato in corpo è tanta.
 
La vibrazione del cellulare riposto nella mia tasca della gonna mi ridesta dalla figura di Kidd nel vicolo.
Almeno, ho la certezza che non si è rotto quando sono caduta ai piedi di quella scalinata…
 
Emi, dove sei?
Pensavo fossi già tornata a casa, ma non ti ho trovato.
Rispondi, per favore.
Ricevuto alle ore 16.32 del 29/10/2013
 
Il messaggio di mio fratello mi fa ghignare divertita e cominciando a premere velocemente sui tasti, gli rispondo:
 
A dire il vero sono già tornata :P
Sono in camera mia.
Inviato alle ore 16.34 del 29/10/2013
 
 
Dopo averlo inviato, mi metto in ascolto di suoni, trattenendo il fiato come quando ci si nasconde sotto al letto dopo aver combinato una marachella.
 
All’improvviso, il rumore di un tonfo sordo richiama la mia attenzione, facendomi concentrare ancor di più nell’ascolto.
 
“CHE COSA?!? COME SAREBBE A DIRE??? IO NON HO VISTO NE’ SENTITO NESSUNO!!!” grida la voce di Ace, acuendo il suo timbro come quello di una donna isterica quando ha le mestruazioni.
 
Mi ributto a peso morto sul letto, cominciando a ridere come una scema, tenendomi la pancia dal dolore per le troppe risa.
Speriamo che non sia morto di paura, altrimenti lo avrò sulla coscienza!
 
Continuando quella tortura, non mi accorgo che Ace e Marco sono entrati in camera mia, aprendo la porta con forza.
O meglio.
Ace ha aperto la porta di scatto e ora è lì, a guardarmi con aria allibita e a dir poco stupita.
 
“M-Marco! Il-Il telefono aveva ragione!!! Emi è qui!!!” urla ancora il moro, stando vicino all’orecchio di mio fratello, facendolo sbuffare irritato.
“Anche se non urli, mi fai un favore. E poi, per la cronaca, il telefono non può avere ragione: è inanimato” spiega stando calmo e pacato, facendomi ridere ancor di più.
 
Mi getta un’occhiataccia omicida, facendomi smettere all’istante.
 
Però, dovete ammettere che era una situazione a dir poco esilarante!
Per non parlare di Ace!
Le sue frasi sono uniche nel suo genere, così come il carattere: solare e deliziosamente tonto.
Se ci aggiungiamo il suo viso cosparso dalle lentiggini, che lo rendono infantile, è un’arma a doppio taglio.
Secondo me, quando combina un guaio, le ha sempre vinte facendo gli occhi da cane bastonato.
Forse è per questo che Marco ha aperto il suo cuore a lui, chi lo sa…
 
“Scusa, Emi se te lo chiedo…cos’hai visto di preciso?” domanda Ace con tono fintamente sicuro, grattandosi la nuca imbarazzato, mentre un lieve rossore gli “colora” le guance, rendendolo ancor più bambino.
 
“Non molto…”- rispondo stando sul vago- “Qualche bacio passionale e una ripassatina sul tuo collo, fiammifero…”
A quelle parole, Ace, sbianca, per poi diventare ancor più rosso.
Non capisco se dalla rabbia o dall’imbarazzo…forse tutte e due…
 
Mi si avvicina con fare minaccioso, sedendosi sul mio letto, assumendo una posizione rigida per poi voltare il volto verso di me, guardandomi con occhi fintamente compiaciuti.
 
“Run, baby, run…” mormora mio fratello, passandosi una mano dietro al collo, mentre Ace sta zitto e muto come un pesce per alcuni secondi…
 
“Emi. Lo sai che non si spia, vero? Soprattutto se ci sono due persone in intimità! E poi: come diavolo mi hai chiamato?” domanda ridendo nervosamente, digrignando i denti alle sue ultime parole.
“Riguardo alla tua prima domanda: è stato casuale. Non era mia intenzione. Vi chiedo scusa. Per quanto riguarda alla seconda domanda, ti ho chiamato fiammifero, perché sei diventato rosso come una bellissima ciliegia matura! Non trovavo altri appellativi da darti e così ho optato per fiammifero. Ma se non ti piace possiamo cambiarlo: Sole al tramonto? Fuoco puro? Rosso carminio? A te la scelta!” gli rispondo per nulla turbata, sorprendendolo un poco.
 
Mi fissa a fondo negli occhi, come a studiarmi, mettendomi un poco in soggezione.
Io l’ho accettato come membro della famiglia, ma lui accetterà…me?
 
“Credo che mi divertirò a farti i dispetti!” esclama sorridendo a trentadue denti, lasciando sorpresa me, ora.
 
Marco sbuffa divertito, avvicinandosi a noi.
Si ferma a pochi centimetri dal mio letto, sfiorando con i jeans non molto attillati il copriletto, per poi incrociare le braccia al petto:
“Dove sei stata?” chiede con quel tono che lo ha sempre caratterizzato quando voleva ottenere qualcosa.
“Ehm…a…fare un giro per la città!” rispondo sorridendo nervosamente, grattandomi il capo, sentendomi in imbarazzo.
“Ma certo!”- commenta sarcastico, roteando gli occhi al cielo, per poi tornare a guardarmi con un velo di minaccia- “Dove sei stata?”
 
Ace passa il suo sguardo da me a mio fratello, rimanendo in totale silenzio: non credo sia una bella cosa stare tra due fuochi, soprattutto se c’è molta tensione…
 
“Ti ho già risposto!” sbotto spazientita, focalizzando la mia totale attenzione su di lui.
In questo momento, Ace non esiste, per me.
 
“Menti. Voglio la verità, ora!” ribatte alterandosi un poco, abbassando le braccia e stringendo convulsamente le mani in pugni, fino a far sbiancare le nocche.
“Te l’ho già detta!”
“Ma sì, certo! Allora quel morso sul collo te lo sei procurata da sola!” dice facendomi sobbalzare dallo spavento e sì, anche dalla vergogna.
 
Questo, è uno di quei momenti in cui si vorrebbe sprofondare nel terreno fino a raggiungere il centro della Terra, anche se si è consapevole del fatto che ti brucerai a causa del suo calore.
Provo vergogna perché non sono mai capace di dire le bugie quando servono, maledizione!
Mi sento in colpa perché mio fratello è preoccupato per me, mentre io lo tratto come un cane.
Certe volte sono convinta che noi due siamo troppo diversi per essere fratelli.
E poi, ora che ci penso, io non assomiglio a nessuno della mia famiglia.
Mio padre è molto alto e muscoloso, ed ha i capelli biondi e gli occhi neri come l’ossidiana, proprio come quelli di Marco.
Mia madre, invece, è bassa e magra ed ha capelli neri come la notte e gli occhi verdi.
In comune ho solamente questa caratteristica: gli occhi.
Non so nemmeno del perché io abbia i capelli rossi.
Non sono come quelli di Kidd: rosso vivo e scuro.
I miei sono tendenti al ramato chiaro.
Tra l’altro, non ho nessun parente con i capelli rossi, che io sappia.
Anche i nostri caratteri sono diversi.
Io sono una che ama la solitudine e che ama combinare casini.
Mio fratello è silenzioso, ma in confronto a me, lui è la mente, io il braccio…
 
“N-Non è niente!”- esclamo indietreggiando un poco, ma Ace ferma la mia “ritirata” e mi tasta il collo con delicatezza, premendo sul punto in cui Kidd mi ha morso- “Davvero! Non è niente!”
“Non è niente?!? Non è niente?!? Emi! Tu sanguini, cazzo! Come fai a dire che non è niente?!?” mi chiede Ace sconvolto, mostrandomi l’indice e il medio sporchi di sangue.
 
Le lacrime bramano per uscire, ma cerco di trattenermi, smettendo di respirare per alcuni secondi.
“I-Io…” mormoro affranta, porgendo il mio sguardo su un punto indefinito della stanza, tentando di calmarmi.
 
“Chi è stato?” domanda Marco incupendosi, lasciandomi interdetta.
Io non voglio essere difesa da nessuno.
Mai.
“Nessuno” gli rispondo a bassa voce, facendolo ringhiare sommessamente.
 
Si avvicina a me, per poi prendermi il volto tra le mani, guardandomi a fondo negli occhi, quasi come a volermi scrutare l’anima.
“Dimmelo” ripete perentorio.
 
L’ansia mi assale, mentre sento la bocca dello stomaco come bloccata.
“Kidd…” mi scappa detto in un sussurro.
Ormai è troppo tardi.
Ha sentito.
 
Emi, certe volte devi tapparti la bocca con un bel nastro isolante! Così, forse, non parlerai più, spiattellando la verità.
 
Marco si allontana velocemente da me, voltandosi di spalle.
 
“Lo ammazzo!” mormora con rabbia e odio, spaventandomi un poco.
 
“No, Marco! Non farlo!”- sbotto alzandomi da letto e prendendolo per le spalle, costringendolo a guardarmi- “Non voglio…”
“Emi. Ti rendi conto che quel maledetto bastardo ti ha morso?!?” domanda tentando di riprendere il controllo attraverso profondi respiri.
“Sì! E allora?!? Io non voglio che tu faccia qualcosa di insensato!!!” gli grido contro, strattonandolo per il colletto della sua camicia bianca, aperta leggermente sui primi tre bottoni, lasciando scoperta una parte del suo petto allenato abbronzato.
“Niente è insensato, se di mezzo c’è mia sorella!” sbotta cacciando via malamente le mie mani.
 
Se ne va al piano inferiore, per poi andarsene fuori di casa, sbattendo con violenza la porta d’ingresso, facendomi sobbalzare.
 
Abbasso lo sguardo, guardandomi i piedi.
In questo momento, vorrei non esistere.
 
Sono quei momenti in cui ci si sente “stretti”, pensando che questo mondo non fa per noi e che non meritiamo di esistere solamente per i guai che combiniamo, coinvolgendo altre persone.
Io mi sento così.
E non è una bella cosa…
 
“Emi”- mi richiama Ace, prendendomi delicatamente il polso del braccio sinistro, tirandomi verso di sé, per poi farmi sedere sul letto- “Credo che sia inutile dirti che Marco lo fa per il tuo bene, vero?”
 
Per me, Ace, è uno sconosciuto, dato che lo conosco da poco, ma nonostante tutto, sento di potermi fidare di lui.
Il suo carattere e i suoi modi di fare riescono a…non saprei come definirli…
Detto in parole povere, Ace è quella persona di cui ti fidi di più e che alla fine diventa il tuo migliore amico.
 
“Sì, lo so…”- ammetto malinconica, ma non posso permettere a mio fratello di commettere un putiferio solo per un morso!- “Ace. Devi fermarlo tu, nel caso io non ci riuscissi”
 
Mi rivolge un’occhiata a dir poco sorpresa, boccheggiando un poco.
Tenta di parlare, ma ogni volta si ferma e abbassa lo sguardo.
Come se ogni parola potrebbe ferirmi e non essere quella giusta.
 
“Ti prego”- lo supplico prendendogli le mani tra le mie, guardandolo dritto nei suoi occhi color ossidiana- “Sei l’unico che potrebbe ascoltare veramente!”
“Perché vuoi difendere Kidd?” mi domanda a bruciapelo, lasciandomi un attimo interdetta.
“Non lo sto difendendo” rispondo titubante, volgendo lo sguardo in un punto indefinito della stanza.
“Sì, invece! Ti ha minacciata?” chiede ancora, cercando i miei occhi con preoccupazione.
“No!”
“Allora che cosa ti ha detto, Emi? Io voglio aiutarti! Ma se tu taci e inizi a costruire un muro di omertà, io non…non… non posso venirti incontro…” mi spiega sospirando pesantemente.
“Allora promettimi una cosa, Ace!” sbotto determinata, incuriosendolo con la mia prossima richiesta.
“Che cosa?”
“Non dire nulla a Marco”
“Ma che razza di richiesta è???” domanda con tono allibito, alzandosi dal letto, guardandomi come se fossi una pazza.
“Promettimelo!” dico noncurante della suo commento di poco fa, proseguendo imperterrita per la mia strada.
 
Lui sbuffa spazientito, per poi mettersi le mani nei capelli e scompigliarli con forza, masticando qualche imprecazione a mezza voce.
Continuo a guardarlo, aspettando la sua risposta.
 
So di essere ad un punto di non ritorno.
Se lui mi risponde negativamente, non credo di riuscire a fermare mio fratello nel suo intento di non so fare che cosa.
Potrebbe picchiarlo e insultarlo, ma alla fine, Kidd riverserebbe su di me la sua furia.
Mi rimbombano nella testa ancora le sue parole…
 
Sono stato clemente poco fa. Non peggiorare la situazione, altrimenti non baderò più al mio raziocinio.
 
Ancora non capisco che intendeva, ma il suo ghigno non migliorava la situazione.
 
Tu. Cederai.
 
Cedere a cosa, poi?
 
“D’accordo! Non dirò nulla a Marco, promesso” esclama Ace richiamandomi dai miei pensieri, facendomi sorridere mestamente.
“Grazie” mormoro abbassando lo sguardo, trattenendo a stento una lacrima.
“Non devi ringraziarmi, Emi. Io lo faccio per aiutarti e lo faccio per non far commettere stronzate a quel pennuto. Ora, raccontami cosa è successo. E non mentire…”.





Angolo di Alyce: Buonasera a tutti!!!!!
Mi dispiace per questo clamoroso ritardo!
Come avete potuto notare, Kidd, ce l'ha con Emy, in un certo senso.
E' come ossessionato da lei, diciamola così ^_^''
Ma lo sappiamo tutti che Kidd è fatto così: rozzo (infatti non ci ha messo molto ha mordere il collo di Emi), possessivo e... possessivo.
E' un tipo irritabile.
Puccio lui! *^* (se mi sentisse sono più che certa che mi rifilerebbe un pugno in faccia, xD)
E poi c'è Marco! Il nostro adorabile pennuto fruttato!!!!
Ma non trovate che sia dolcissimo quando si preoccupa per la sua sorellina??????
Io, sì!
E poi, la camicia sbottonata...
Petto allenato...
Abbronzato!
Basta! Basta! Basta!
Oda-sensei! Perchè hai disegnato una moltitudine di gnocchi??????????????
Il mio istinto animale sta prendendo il sopravvento!
Marco... :Q_________________________________________________
Ok, ok, ritorno in me!!!
Passiamo ad Ace... mi voglio male se ora devo parlare di un altro figo del genere!
Ace! Ace! :Q_________________________________________________________________
Dolcino lui! *^*
Si preoccupa, non solo per Emi, ma anche per il pennuto!!!
Roba da sposarselo appena lo incontri per strada, sul serio!
Vorrei dare un avviso: Oltre a questa storia, ho postato anche un primo capitolo del suo spin-off.
Si intitola "A Mille ce n'è...", e vi saranno narrate le avventure di Marco ed Ace che non saranno raccontate qui.
Ci si vede a prossimo capitolo!
Ciao e un strasuperbacione a tutti!
Alyce :))))))))))))))))
  
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