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Autore: micRobs    10/09/2014    5 recensioni
[SouRin, Shadowhunters!AU]
"Tracciare una runa di guarigione implica che qualcuno sia ferito e, nonostante siano quasi dieci anni che combatte al suo fianco, Rin ancora non riesce a superare il leggero senso di smarrimento che lo coglie quando quella sorte spetta al suo parabatai.
"Non mi sto muovendo" è la morbida replica di quest'ultimo. "È la tua mano che trema." "
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: SouRin, Shadowhunters!AU – proprio nulla da dichiarare, tranne per il fatto che questa fic si è praticamente scritta da sola e che è a) la prima AU che scrivo in questo fandom e b) la prima AU in cui l’espressione “Alternative Universe” è intesa in modo così preciso. Per dirla in altre parole: ansia con la pala.
Un grazie alla mia dolcissima beta per la lettura in anteprima e le rassicurazioni e un grazie anche alle “ragazze del gruppo”, perché io metto in mezzo le idee e poi mi trovo a scrivermele da sola :v ♥
 
 
Borderline
 
 
 

"Non ti muovere."
Vi è qualcosa di stranamente accorto e cauto, nel modo in cui la punta dello stilo di Rin incontra la pelle tumefatta di Sosuke. Sono movimenti che ha ripetuto centinaia di volte, su più di un cacciatore e in situazioni più o meno gravi, ma la patina di tensione che lo avvolge, quando il destinatario di quella runa precisa è Sosuke, lo stordisce ogni volta come fosse la prima.
Tracciare una runa di guarigione implica che qualcuno sia ferito e, nonostante siano quasi dieci anni che combatte al suo fianco, Rin ancora non riesce a superare il leggero senso di smarrimento che lo coglie quando quella sorte spetta al suo parabatai.
"Non mi sto muovendo" è la morbida replica di quest'ultimo. "È la tua mano che trema."
Il disegno dell'iratze incompleto spicca sulla spalla malconcia di Sosuke, come l'estroso graffito di un artista svogliato, ma non ha alcuna utilità se quelle linee scure non assumono un significato nel loro insieme.
"La mia mano" scandisce Rin, la voce ruvida come gesso su una lavagna, "non sta tremando."
È uno Shadowhunters, uno dei migliori della sua età: la sua mano possiede la fermezza e la fierezza di un cacciatore scolpito da anni di battaglie e allenamenti; lui non è uno che cede, non è uno che esita.
Eppure. Eppure la punta del suo stilo fa fatica a riallacciarsi con la linea interrotta e la gola riarsa continua a ricordargli che la guarigione del suo migliore amico, del suo compagno, del suo parabatai, dipenderà dalla velocità con cui lui traccerà quella runa.
"Rin" chiama d'un tratto Sosuke e il suo tono è delicato ma deciso, similmente alla mano che gli chiude intorno al polso.
Il ragazzo si immobilizza, sotto il peso della consapevolezza di aver fatto ciò che uno Shadowhunter non dovrebbe mai fare: esitare.
Come potesse leggere la sua mente, la stretta di Sosuke si fa più imperiosa e salda. "Guardami" quasi ordina e Rin si ritrova, malvolentieri, a sollevare lo sguardo su di lui. Il suo viso è sporco di terra e sangue rappreso, condizioni simili a quelle in cui versano le loro divise da combattimento, ma i suoi occhi conservano comunque la decisione e la limpidezza che Rin è abituato a trovarvi. "Lo hai fatto mille volte e questa non è differente da nessuna di esse. Prendi un respiro profondo e dimentica tutto. Fingi che siamo nella palestra dell'Istituto e che la mia spalla si è ferita perché tu sei tremendamente impacciato con i nunchaku" la breve risata che gli stava risalendo la gola viene subito repressa da un gemito soffocato.
"Quelle armi da ragazzina le lascio volentieri a Gou" si difende Rin, chiudendo definitivamente l'iratze sulla spalla di Sosuke, le labbra piegate in un ghigno beffardo, "io mi sento molto più a mio agio con le katane."
Le rune di guarigione tracciate da parabatai hanno un'efficacia maggiore, perché le due persone coinvolte hanno un legame più intenso e profondo di quello che unisce due normali combattenti. Nessuno glielo ha mai detto chiaramente, ma Rin sa bene che la vera ragione è che due parabatai condividono anche il dolore fisico, quindi l'iratze che ne deriva è una runa che sa precisamente cosa ha provato il ferito. Anche prima che facessero il giuramento, tra lui e Sosuke c'è sempre stato un legame che lo portava a sapere, a sentire, quando il suo amico non stava bene. Non era un vero e proprio dolore fisico, ma più una sensazione che pulsava all'altezza del petto e che lo metteva in allarme. C'è qualcosa che non va, sembrava dirgli, agisci in fretta.
Per Sou era esattamente lo stesso, per questo - quando quella consapevolezza era diventata troppo confortante per pensare di rinunciarvi - Rin gli aveva chiesto di diventare il suo parabatai. Perché non sarebbe stato nessun'altro, se non lui.
"Il tuo ego rimane un tasto incredibilmente piacevole da stuzzicare."
Rin si riscuote dallo stato di torpore in cui era momentaneamente caduto, mentre il brutto taglio che si apriva sulla spalla di Sosuke si richiude lentamente. Sospira di sollievo.
"Ho tasti più piacevoli da stuzzicare" allude lui, mascherando quell'attimo di debolezza con un sorriso storto e uno sguardo intenso. Sosuke socchiude appena gli occhi e sospira, ma a Rin passa comunque tutta la voglia di scherzare. Senza pensare, si avvicina a lui fino a sfiorare con le labbra il punto in cui le linee scure della runa sono ancora visibili oltre i lividi violacei. Avverte Sosuke irrigidirsi e la sua pelle rabbrividire per un attimo; vorrebbe gioirne, ma sa bene che sarebbe inutile.
Non trascorrono che pochi istanti, poi "Ecco fatto" annuncia con semplicità; mentre si risolleva, una mano corre veloce ad allontanare i capelli dagli occhi. "Così guarirà più in fretta."
L'altro annuisce, ma lo sguardo di Rin è già lontano; studia con attenzione l'angolo di strada in cui hanno trovato riparo dopo lo scontro con quei demoni, accertandosi effettivamente della sua sicurezza. La diroccata fiancata di un edificio abbandonato, due cassonetti dei rifiuti e un'auto parcheggiata da chissà quanto tempo: nulla fa pensare che possa esserci qualche pericolo in agguato, così Rin rilassa appena la postura rigida delle spalle, sebbene l'impugnatura della sua katana sia sempre a portata di mano.
"E questa dove l'hai sentita?" Sosuke ridacchia, forse un po' a disagio, e intanto si infila lentamente la manica della giacca della tenuta da combattimento. "Non mi pare di aver mai letto niente del genere nel Libro Grigio."
Rin sbuffa una risata. "Ti prego, quel libro risale alla preistoria. Lo sanno tutti che le cose sono cambiate."
"Rin."
Un avvertimento.
"Che le regole possono essere modificate per adattarle a situazioni più attuali. Più concrete."
"Tipo quali?" Domanda Sosuke e Rin è talmente sicuro che lui sappia benissimo quale sia la risposta, da desiderare improvvisamente potergli fare molto male.
"Oh, non lo so" forza una risata sarcastica. "Tipo me. E te. E questo enorme elefante rosa di cui ci rifiutiamo di parlare."
"Non c'è nessun elef-" inizia Sosuke, ma Rin ha accumulato insoddisfazione e risentimento abbastanza da non aver la minima voglia di stare, ancora, ad ascoltarlo negare l'evidenza.
Con la velocità di chi ha passato anni ad allenare i propri riflessi in vista di demoni celati nell'ombra, scivola vicino a lui fino a sentire la consistenza del suo torace pressato contro il proprio.
"Questo elefante" sospira, le dita che intanto risalgono con lentezza lungo il suo braccio. Sosuke chiude gli occhi e dalle sue labbra fuoriesce un sospiro stanco e rassegnato. "Proprio questo."
"Rin" chiama, ma la sua voce risulta debole e poco convinta. "Rin, ti prego."
"Di fermarmi o di continuare?" Traccia con l'indice la curva della spalla, scivolando poi lungo la schiena e soffermandosi proprio sopra le scapole. Lì dove, qualche strato più sotto, è impressa la runa parabatai. Giurerebbe di riuscire a sentirne il calore anche a quella distanza.
"Di ragionare" lo ammonisce, però, l'amico e Rin avverte la frustrazione di mesi e mesi di auto recriminazioni e costrizioni gravargli addosso sotto il peso della sua voce ferma. "Lo sai che non si può."
"Questo lo dici tu."
"Io e intere generazioni di Shadowhunters prima di me. Quelle regole esistono per delle ragioni."
"Tipo rovinarci la vita e precluderci qualsiasi forma di-"
Sosuke però lo interrompe morbidamente. "Tipo impedirci di fare sciocchezze e compromettere tutto ciò in cui crediamo e per cui combattiamo sin da quando abbiamo mosso i primi passi."
"Beh" il ragazzo piega le labbra in una smorfia amara, lo stomaco gli si contrae fastidiosamente. "Se pensi che sarebbe una sciocchezza, magari hai ragione. Esistono per questo motivo."
Sposta il peso sulla gamba sinistra, alla ricerca di un punto fermo da utilizzare per allontanarsi da lui, ma non passa che un attimo e le mani di Sosuke sono intorno alle sue braccia. Forti e salde, gli bloccano i movimenti e impediscono di andare via.
"Non penso che sarebbe una sciocchezza" chiarisce, gli occhi nei suoi e la linea rigida della mascella che sottolinea la sua tensione in quel momento. "Ma io e te abbiamo già il massimo rapporto che possiamo desiderare da noi stessi. Siamo parabatai, Rin, più che amici e più che fratelli. Abbiamo davvero bisogno di altro?"
La risposta è chiara e vivida, come una Stregaluce che illumina a giorno una camera buia. Sì. Io sì.
"Me lo stai chiedendo davvero? O stai solo... usando la tua psicologia inversa con me?"
Le labbra di Sosuke si piegano in un sorriso caldo e familiare, uno di quelli che fanno desiderare a Rin di strapparsi i marchi da dosso solo per poterlo baciare via. "Tu sei stranamente refrattario alla mia psicologia inversa."
"Perché io ti conosco abbastanza da invertirla prima che faccia effetto" replica, rendendosi conto solo in quel momento che la presa sulle sue braccia si è allentata. Sei libero, se vuoi, puoi andare.
"O perché i nostri discorsi migliori li abbiamo fatti usando le spade e non le parole."
Rin sorride nostalgico, mentre davanti agli occhi gli passano le immagini di ogni singolo conflitto o lite o malinteso o tensione che lui e Sosuke hanno risolto in palestra, con le katane tra le mani. Nessuno dei due è mai stato granché aperto o di molte parole, ma insieme hanno raggiunto un equilibrio che continua sorprendentemente a funzionare.
"Quindi devo puntarti una spada alla gola per convincerti a dirmi di sì?"
Le labbra di Sosuke si piegano nel sorriso di chi la sa lunga, nello stesso momento in cui le sue dita prendono ad accarezzargli distrattamente il bicipite. "Mi alleno con te da quando ho memoria e la tua spada non ha mai raggiunto la mia gola."
Sbruffone.
"Forse non ero motivato abbastanza" ribatte lui a tono, prima che la sua espressione torni seria e risoluta. "Se non ci fossero tutte queste regole" inizia, ma non ha modo di concludere la sua domanda, perché la voce di Sosuke si frappone con decisione tra lui e qualsiasi bisogno di dar voce a quel pensiero.
"Sì" afferma con convinzione e Rin decide che forse, per adesso, può farselo bastare.
 
 
 
 
 
 
Solo due cose:
1) Se non conoscete questa saga, chiarisco solo che l’”iratze” è il nome con cui nel libro è chiamata la runa di guarigione e che i “parabatai” sono due guerrieri che, sotto giuramento, hanno deciso di combattere sempre l’uno al fianco dell’altro – il fatto che sentano l’uno il dolore fisico dell’altro non è assolutamente inventato – e che, secondo canone, non posso innamorarsi l’uno dell’altro, tan tan taaaa~
2) Le katane e i nunchaku sono stati scelti come armi di Rin (e anche di Gou ♥ ) perché mi è sembrato carino e appropriato rapportare quello che è l’universo degli Shadowhunters alla realtà in cui loro vivono, quindi il Giappone. So di preciso che non è una completa sciocchezza – perché nei libri si fa comunque riferimento alle katane come armi di combattimento – ma preferisco comunque specificarlo.
 
Nient'altro; se vi va di prendervi due minuti per lasciarmi un parere, a me non può che far piacere 

Here, as always, il salottino disordinato in cui accolgo i viandanti casuali e non ♥
 
 
 
 
 
 
   
 
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