Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Gio_Snower    10/09/2014    3 recensioni
[JeanMarco] {Possibile presenza di un lieve OOC nei personaggi}{Capitoli betati da sara20! Grazie davvero, sei stata fantastica!}
Jean Kirshtein ha diciannove anni ed è il figlio, erede, di una delle più famose famiglie di militari.
Educato per diventare degno del suo cognome, si arruola nell'esercito.
Durante l'addestramento incontra Marco Bodt, un ragazzo normale e dal carattere pacato, a differenza del suo che facilmente cede all'ira.
Jean non immagina nemmeno quanto Marco diverrà importante per la sua vita.
Jean Kirshtein non era un ragazzo come tanti.
Aveva un aspetto nella norma, ma non si era mai paragonato agli altri, anzi, aveva sempre cercato qualsiasi minuscola cosa lo contraddistinguesse e l'aveva valorizzata come gli era sempre stato insegnato.
Estratto dal Capitolo 1
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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La vita non si misura dal numero di respiri che fate, ma dai momenti che il respiro ve lo tolgono.

Anonimo



Epilogo: Accettazione 

ᴥ Tre Mesi Dopo ᴥ



Jean stava preparando il caffè quando il telefono di casa squillò, facendolo sobbalzare. Posò il barattolo e spense la macchina prima di avviarsi verso il salotto dove, su un tavolino, era posato il telefono bianco. Alzò la cornetta ed un po' scocciato chiese:
«Pronto?».
«Jean, tesoro, come stai?», chiese una voce femminile.
«Bene», rispose con gioia, «Tu?»
«Qui? Tutto bene, come al solito», ribatté la donna, «Lui è un vecchio orso brontolone, ma sta accettando l'idea», lo informò con fare cospiratorio.
In quel momento arrivò Marco, diventato abile ormai a muovere la sua sedia a rotelle, aveva rifiutato energicamente un qualsiasi altro mezzo, nonostante Jean volesse comprargli una di quelle nuovo sedie elettriche. 
«Chi è?», domandò Marco, sorridendo.
«Mia madre», replicò Jean con tranquillità.
«È per caso arrivato Marco, Jean?», domandò la donna, «Se sì, passamelo subito!».
«Tieni, vuole te», sbuffò Jean passando la cornetta a Marco. Che razza di madre preferiva il compagno del figlio al figlio stesso? Be', sua madre era quel tipo di donna.
Non sapendo se essere più geloso di sua madre o di Marco, se ne tornò a fare il caffè mentre dalla cucina ascoltava il suo compagno parlare al telefono con dolcezza e serenità.
I primi momenti erano stati duri, Marco durante la notte si svegliava spesso in preda agli incubi, causati dal PTSD – e pure lui ne aveva fatti di terribili, tanto da svegliarsi con il viso rigato di lacrime e Marco che lo guardava preoccupato – ma dopo qualche tempo erano andati sbiadendo, annunciando la vittoria di Marco sulla malattia. Erano riusciti perfino a scoprire un modo per unirsi e nonostante le ritrosie di Marco nei primi tempi a causa del suo corpo sfregiato, alla fine l'avevano fatto. Ogni volta che i loro corpi si toccavano, si sfioravano, unendosi, Jean pensava che quegli attimi, quelle ore passate con lui, fossero le più belle di tutta la sua vita. Era estremamente felice della vita che stava conducendo ora e sua madre aveva accettato la sua relazione con Marco; perfino suo padre, il Generale Kirshtein, stava accettando l'idea e, dopo aver saputo del suo intento nel laurearsi via internet in legge, aveva acconsentito a riaccettarlo come figlio. 
Unica condizione posta dal Generale era che venisse a trovare i genitori qualche volta, almeno sua madre – e Jean scommetteva che questa condizione l'aveva imposta lei a suo padre, innamorato perso com'era della moglie – e lui era già andato lì per Natale con Marco. 
A dispetto di tutto la testardaggine della famiglia Kirshtein aveva vinto di nuovo. 
Forse amare così tanto il proprio partner, tanto da essere persi senza di lui, è un'altra caratteristica di famiglia, pensò. 
Marco mise giù il telefono.
«Tua madre è una donna dolcissima!», esclamò con un sorriso. 
Jean borbottò. 
«Perché non l'hai mai vista quand'è arrabbiata, Marco», ribatté Jean scettico. 
Ultimamente Jean era pieno di pensieri, specialmente uno lo preoccupava: non riusciva a dire “ti amo” a Marco. Ogni volta che ci provava le parole gli si bloccavano in gola e un senso di disagio cresceva in lui, come se avesse paura di perderlo dicendole. 
Marco, però, lo sapeva e aspettava pazientemente. Anzi, non le credeva nemmeno necessarie visto che era a conoscenza del sentimento di Jean nei suoi confronti – che ricambiava – e pensava che Jean lo dimostrasse pienamente; era passionale, premuroso, stupido e terribilmente dolce per lui. 
Jean finì di preparare il caffè e lo posò sul tavolo vicino al divano, aiutò Marco a sedersi e gli passò la tazza mentre il ragazzo prendeva un cuscino e se lo posava sui moncherini rimastegli. 
«Marco, come procede il lavoro?», domandò Jean.
Marco sorrise. 
«Sta procedendo», rispose. Dopo esser uscito dall'ospedale Marco aveva iniziato a scrivere sulla sua esperienza e quella pagine di sfogo infine erano diventate il primo libro che successivamente era stato pubblicato da una famosa casa editrice. Il libro era stato spedito da Jean in gran segreto, cosa che fece all'inizio arrabbiare Marco, che però non riuscì a tenere il broncio a quel ragazzo idiota e pentito, che sembrava estremamente triste ed arrabbiato senza di lui. 
«Che film metto?», chiese Jean mentre scorreva la lista dei film presenti su my sky.
«Qualunque», rispose Marco mentre si accoccolava con la testa sul braccio disteso da Jean sul divano. I due erano pronti a trascorrere una nuova giornata insieme. 
La vita è difficile, lo sapevano: è piena di fatti, dolori, gioia, eventi, ma finché sarebbero rimasti insieme, finché il loro amore sarebbe esistito, la vita sarebbe stata dolce e tutta da vivere. 
«Jean!», lo chiamò Marco.
«Sì?», domandò Jean.
«Ti amo», disse Marco con serietà ed un leggero sorriso che gli faceva risplendere il volto.
«Anch-anch'io ti amo», bofonchiò Jean arrossendo.
Marco arrossì e, posando la tazza sul tavolino con velocità, si portò il cuscino al volto, completamente rosso.
Dopo un po' sbirciò e notò che Jean stava sorridendo furbescamente. 
Gli tirò un cuscino. 
«Oh, ma smettila!», urlò. 
Jean rise e tornò a sedersi vicino a lui per vedersi Una Notte da Leoni.
La vita per loro sarebbe stata bellissima d'ora in avanti. Ogni volta era un inizio, un piccolo passo verso qualcosa di nuovo e sarebbero andati verso quel qualcosa insieme. 

Fine.




 

Salve a tutti!
Qui è Giò, l'autrice della storia, che vi parla. 
Siamo arrivati alla conclusione di questa fic e spero vi sia piaciuta.
Da parte mia ci ho messo tutto l'impegno possibile, rompendo le balle praticamente quasi tutti i giorni
alla mia beta-reader, Sara20, che ringrazio dal profondo del cuore, perché è grazie a lei se questa storia non contiene orribili ripetizioni. 
In "cantiere" ho già altre JeanMarco e spero di poterle "partorire" al più presto e vi giuro che mi dedicherò solo a lora, qual'ora si presentasse l'occasione. 
Se volete, lasciate una recensione, un commentino.
Mi farebbe un enorme piacere sapere se la storia vi è piaciuta, se i personaggi erano IC, se avete adorato Jean come l'ho adorato io e se avete amato Marco come lo ama Jean. 
Detto tutto, sparisco.
Alla prossima,
Vostra 
Giò_Snower

 

   
 
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