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Autore: Anemone Grace    10/09/2014    5 recensioni
Un morso.
Per gioco o per semplice curiosità, Tobio aveva trovato invitante quel collo dalla pelle pallida e leggermente umida a causa del sudore. Tiepida.
Si era avvicinato lentamente in silenzio, indugiando solo per un attimo, ossia quando aveva captato uno strano rumore provenire fuori dagli spogliatoi.
[KagexHina] - [Abbastanza OOC]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Bite.'
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NOTE AUTORE:
Primissima fan fiction in questo fandom. Si, sono particolarmente tesa ma nonostante tutto ho scritto anche un continuo a questa chicca, un continuo a bollino rosso[!], che posterò nei prossimi giorni. Spero davvero di non aver sforato col loro carattere, sono due personaggi che ho molto a cuore, in particolare Kageyama♥ ma... essendo molto insicura a riguardo, avviso, se sono andata OOC mi dispiace ;w;
Questa fan fiction la dedico alla mia Sistah, memo, la quale mi ha rott-ehm volevo dire, chiesto gentilmente di scrivergliela (anche se lei voleva solo il porn tsk, ma io sono in un momento fluffuoso e quindi) e questo è uscito. Ringrazio comunque sempre la qui sopracitata per il betaggio, come sempre♥
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Bite – bacio in punta di piedi.

 

 

Un morso.

Per gioco o per semplice curiosità, Tobio aveva trovato invitante quel collo dalla pelle pallida e leggermente umida a causa del sudore. Tiepida.

Si era avvicinato lentamente in silenzio, indugiando solo per un attimo, ossia quando aveva captato uno strano rumore provenire fuori dagli spogliatoi.

Loro erano gli ultimi quel giorno. Erano rimasti per pulire e mettere a posto i vari attrezzi utilizzati durante l'allenamento: i palloni da tre chili per gli alzatori, i palloni normali d'allenamento e da partita, i coni triangolari e alcuni tappetini per lo stretching.

Alla fine erano anche riusciti ad ottenere la chiave per chiudere la palestra dal capitano, o più semplicemente, quest'ultimo aveva dato loro la chiave lasciandogli intendere che si sarebbero preoccupati di fare le pulizie, proprio come tutti gli altri.

Tobio aveva trovato scocciante questa sorta di routine, almeno inizialmente, poi con il passare del tempo aveva iniziato a gradirla.

« Hii!! Cosa stai facendo?! »

La voce di Hinata squittì all'interno della stanza, seguita subito da un sobbalzo felino per quel contatto improvviso. Si voltò scioccato verso il compagno di squadra, osservandolo dritto negli occhi e cercando di capire quali fossero le sue intenzioni. Tuttavia, gli occhi di Tobio si rivelarono fissi e intensi, come se stesse guardando dall'alto dentro un pozzo profondissimo.

Deglutì, per poi abbassare velocemente lo sguardo per fissare il pavimento liscio degli spogliatoi. Si sentiva nervoso e teso, come se da un solo movimento, un respiro o gesto di troppo ne potesse dipendere la sua stessa vita. Ma il fiato gli morì velocemente in gola, portandolo a schiudere la bocca quasi in cerca di ossigeno, dandogli la sensazione di trovarsi in apnea una volta che la mano di Tobio gli alzò il viso. Due dita leggere sotto il mento e lo sguardo lucido di Hinata si perse in un profondo blu notte.

Il rossore aveva già colorato le sue guance di un vivace color scarlatto, mentre le mani avevano preso a sudare nervosamente. Tobio, dal canto suo, era completamente calmo, almeno esternamente. Dentro, al contrario, divampava un fuoco, una dinamite pronta a esplodere e frantumarsi in mille coriandoli. Ma lui era un calcolatore e non poteva permettersi di perdere il controllo, nemmeno in una situazione del genere.

Non era la prima volta che c'era quel tipo di approccio tra i due, anche se c'era da dire che erano passate due settimane dall'ultima volta che uno dei due aveva preso quel genere di iniziativa. Ora incombeva solo il disagio.

 

Prima che le loro labbra si sfiorassero, vista la lontananza che Tobio aveva sempre di più ridotto tra loro, Hinata aveva portato le mani sul suo petto e con pressione lo aveva spinto leggermente via. La reazione dell'alzatore fu di stupore, ma ciò che sormontò i suoi sentimenti, più di qualsiasi altra sensazione, fu il rifiuto e quella stretta al petto che in quel momento gli cominciò a triturare lo stomaco.

Stava per voltarsi, andarsene via senza farsi nemmeno la doccia, tornando il giorno dopo con la memoria decisamente resettata, ma...

 

« Kageyama, io... non lo sopporto. »

 

Tobio si sentì sprofondare, internamente ogni cosa che provava per l'altro sembrò rompersi e lui non poteva fare niente. Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto, mentre lo sguardo si abbassava a fissare il vuoto.
 

« Si, nemmeno io. »

Hinata si morse le labbra per un istante, ma l'attimo dopo sembrò scattare qualcosa in lui come una molla. Poggiò le mani sulle braccia del compagno e alzò il capo verso l'alto, spiaccicandosi al tempo stesso col corpo contro il suo.

 

« E allora perché lo fai?? Perché mi guardi come se fossi una persona qualunque? Perché non ti avvicini a me come ora? Io non voglio questo! Voglio stare al tuo fianco! Voglio che tu mi guardi come un tuo pari! E... non voglio essere trattato come un oggetto, fa... male. »

Il tono di voce inizialmente alto e carico di sentimento e ansia per domande represse che lo avevano schiacciato e logorato, era poi sceso in un basso sussurro, una carezza leggera, mentre le suole tornavano a terra e il corpo non andava più a schiacciarsi contro quello del compagno di squadra.

Tobio era sorpreso, i suoi occhi si erano addirittura spalancati leggermente, sebbene dentro di lui qualcosa si ricostruiva e qualcos'altro nasceva in un moto convulso e frettoloso: il bisogno.

Non sapeva come rispondere a tutta quella moltitudine di domande, di cose che lo avevano letteralmente lasciato a bocca asciutta. Si sentì per un lunghissimo attimo felice, incredulo che tutto ciò potesse davvero essere così, come Hinata diceva, perché pensava di essersi espresso nel migliore dei modi coi suoi sentimenti: o almeno così gli era parso di fare.

Ma Tobio e Hinata erano due opposti, erano due menti che non pensavano assolutamente allo stesso modo e al tempo stesso si somigliavano in modo incredibile. Era ovvio che Kageyama avesse espresso i suoi sentimenti in modo indiretto: tramite gesti, piccole azioni quotidiane o semplici e intensi sguardi. Al contrario Hinata aveva avuto paura e ogni volta che tentava di avere attenzioni da lui dentro il campo, si sentiva piccolo e ancora molto indietro rispetto al livello del compagno, che pareva irraggiungibile. La verità era che né uno, né l'altro avevano dimestichezza con quel genere di sentimento così nuovo, così grande e intenso.

Tobio si fece serio, per poi sorridergli gentilmente e abbracciarlo forte a sé. Poteva sentire il suo petto contro il proprio, sentire il suo cuore battere veloce quanto il suo da sotto la pelle. E poi, poteva nascondere il rossore che ora aveva invaso le sue guance, quella felicità che non riusciva a contenere nonostante lo sforzo, come il bisogno impellente di stringerlo e sentirlo contro di sé: così concreto e reale, così suo.

Hinata, dal canto suo, era arrossito maggiormente, confuso e al tempo stesso consapevole, perché le sue braccia avevano cinto il busto del ragazzo alla ricerca di quel calore tanto desiderato.

 

C'erano stati minuti interi di silenzio, di calma piatta, di respiri bassi. Poi Tobio si era staccato e si era chinato nuovamente per guardarlo meglio negli occhi, nonostante i suoi fossero lievemente lucidi e il viso ancora tinto di un roseo intenso.

 

« Anch'io voglio stare al tuo fianco Hinata, non solo sul campo, anche fuori. »

 

Il piccolo centrale sembrò perdere una moltitudine di battiti, come se stesse per avere un serio arresto cardiaco, finché gli occhi non cominciarono a riempirsi di lacrime e le guance a infiammarsi maggiormente, colto da un'improvviso bisogno di piangere. Un sorriso enorme si stampò sul suo viso, uno di quei sorrisi teneri e carichi di sentimento, di quelli che Kageyama amava e che nonostante tutto non lo avrebbe mai confessato a nessuno. Si sporse quasi con un salto Hinata, finendo per rimanere in punta di piedi, circondandogli il collo con le braccia e andando a tirare verso il basso il capo del compagno, così da poter poggiare le proprie labbra su quelle dell'altro.

 

Un bacio, un bacio dolce e traboccante d'amore.

 

Quella risposta gli era bastata ad Hinata, quelle piccole parole unite a quello sguardo gentile gli erano bastati per dare pace al suo piccolo animo in subbuglio. E adesso non c'era niente, niente che potesse impedirgli di stringersi ogni qualvolta lo desiderasse a lui

   
 
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