Fanfic su artisti musicali > SS501
Segui la storia  |       
Autore: Monijoy1990    11/09/2014    2 recensioni
Mary è una ragazza di 22 anni. A seguito della scomparsa prematura di sua madre si ritrova a gestire le continue assenze di suo padre dilaniato dal dolore, oltre che fare i conti con le nuove responsabilità.
La sua unica ancora di salvezza è Andrea, suo fratello minore.
La sua vita, ormai giunta a un punto morto, cambia inesorabilmente con la partenza di suo fratello per il Giappone. Un insolito scambio, catapulterà un giovane e aitante ragazzo orientale in casa sua, sconvolgendo la sua vita ormai ordinaria.
Riuscirà Mary a gestire quest’altro uragano nella sua vita? E quell’insolito e misterioso ragazzo, quali segreti avrà in serbo per lei?
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hyunjoong
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EPILOGO
SETTE ANNI DOPO

 
 
 
 
 
«Papà, papà Roberto sta piangendo di nuovo…»
«Ancora? Cosa è successo questa volta Clara? Perché tuo fratello sta piangendo adesso?»
La bimba con due belle codine ai lati del  viso tondo e paffutello, guardava con occhi verdi e colpevoli il volto severo di suo padre. Chiusa in un testardo silenzio.
«Cosa gli hai fatto sta volta?» le chiese suo padre sospirando.
«Io non gli ho fatto proprio nulla. Anzi…» sbuffò seccata la piccola  incrociando le braccia all’altezza del petto.
Eichi si sollevò dallo sgabello vicino il suo pianoforte e le si avvicinò trascinandosi con due grosse occhiaie. Era stanco e affaticato dal lungo lavoro della giornata. Ci mancavano solo i bisticci dei suoi due figli a complicargli la vita. La bambina era ferma davanti a lui con un broncio indispettito attraverso il quale, continuava a sostenere fermamente la sua posizione.
«Clara… non farmi perdere la pazienza… dimmi la verità...»
«è la verità…» provò a giustificarsi la piccola con gli occhi lucidi e gonfi di un pianto fiero e orgoglioso.
Eichi, sospirò, «e va bene, ti credo. Ora dov’è?» le chiese esausto.
«è andato vicino al lago…»
«come immaginavo. Io lo raggiungo, tu va da tua madre è di là che ti cerca da mezz'ora»
«va bene vado subito» si riprese abbracciandolo, recuperando il suo solito sorriso. Eichi le scompigliò dolcemente i capelli, prima di lasciarla andare via saltellando felicemente per la stanza.
Una volta ansata via sua figlia uscì anche lui da quella stanza massaggiandosi le palpebre. Aveva lavorato tutta la notte. Sforzare la vista in quel modo non gli faceva bene per niente.
Erano passati sette anni e finalmente aveva trovato la sua strada. La sua vita sotto i riflettori era finita dopo Parigi. Lavorare come maestro di musica al conservatorio che avevano frequentato Roberto e sua madre era senza dubbio meno impegnativo e stressante della sua precedente vita da cantante, ma si rivelava ugualmente estenuante sotto diversi punti di vista. Se ripensava agli altri e a come le loro vite in così poco tempo fossero cambiate gli veniva quasi da sorridere. Chi mai l’avrebbe detto che alla fine della loro carriera i BB5 avrebbero seguito strade così diverse gli uni dagli altri.
JJ era stato l’unico a proseguire nell'ambito musicale come cantante. Aveva preso in gestione l’orfanotrofio e adesso erano lui ed Akiko ad amministrarlo in parallelo alla loro attività musicale. Akiko continuava a comporre musiche per la Kings Record mentre Rio era subentrato dopo il signor Otzuki come nuovo direttore della casa discografica. Yori continuava a comporre musica riscuotendo un notevole consenso tra il pubblico, anche dopo aver avuto due gemelli la giovane star aveva deciso di non abbandonare lo spettacolo. Chi l’avrebbe mai detto che Rio sarebbe diventato padre e uomo d’affari a tempo pieno in così poco tempo. Daisuke e Andrea avevano aperto un’accademia di formazione artistico-musicale a Tokyo. Dopo un primo inizio incerto anche Luigi si era abituato a loro anzi adesso non faceva altro che vantarsi di quei due con chiunque. Hiro e Misako si erano sposati e adesso vivevano in America. Misako continuava a recitare, mentre Hiro si era affermato come compositore cinematografico. Alla fine tutti avevano trovato la propria strada. Per quanto riguardava lui, aveva sposato Mary e dopo neanche un anno avevano avuto Clara, la loro primogenita. Dopo un altro anno era arrivato Roberto e così Villa Rosa nell’arco di pochissimo tempo era diventata davvero molto caotica. Quei due diavoletti non gli davano proprio tregua.
Eichi arrestò sospirando la sua avanzata, finalmente era arrivato a quel pontile sul lago tinto d'arancio dai colori caldi del tramonto. Roberto era lì seduto con le gambe a penzoloni mentre piangeva singhiozzando in solitudine.
Eichi lo raggiunse e gli si sedette vicino.
«che buffo, non sembra anche a te, che il lago assomigli a una piscina piena di aranciata? » gli domandò cercando di attirare la sua attenzione. Il più piccolo nel frattempo aveva preso a tamponarsi il viso rosso e pieno di lacrime, per mascherare al padre quel breve momento di debolezza.
Era davvero buffo come cercasse di mascherare i singhiozzi.
«s..gh…i» rispose mentre uno questi venne a interromperlo nuovamente. Eichi addolcì il suo sguardo.
«Roberto, perché stai piangendo questa volta?» per certi versi Roberto gli ricordava molto Mary, avevano lo stesso carattere timido e introverso. Come Eichi aveva preventivato, non ottenne alcuna risposta da quel bambino con un impostato caschetto color inchiostro sulla testa e due linee sottili al posto degli occhi. Lo stesso infatti, rimase chiuso nel suo ottuso silenzio.
«Fammi indovinare... Clara ti ha fatto qualche dispetto?»
Roberto spostò rapido la testa da destra a sinistra, «se non è questo, allora qual è il problema?»
«gli altri bambini, sono loro il vero problema. Ci prendono sempre in giro perché abbiamo gli occhi a mandorla…»
Eichi sorrise tra sé scompigliando i capelli neri del figlio.
«ah, si?»
«Si! Dicono che abbiamo gli occhi strani. Li odio… »
«Roberto ascoltami bene…» lo avvicinò sollevandolo da sotto le ascelle per poi posizionarlo sulle sue gambe. «Sai cosa mi disse una persona tanto tempo fa?» Roberto tacque in silenzio aspettando che il padre continuasse. « Mi disse di non provare mai odio per le persone che sbagliando mi avrebbero fatto soffrire, tutto al più mi disse che avrei dovuto odiare i loro errori e non le persone che li avevano commessi. Roberto, ricorda, per ogni perdono che donerai, la vita ti ricompenserà con momenti di infinita gioia. Se sprecassimo l’esistenza odiandoci l’un l’altro, allora non ci sarebbe più spazio per la felicità. E tu vuoi essere felice non è così?»
Il bambino reclinò il capo afflitto, «non è solo questo…»
«cos'altro c’è allora?»
«i ragazzini più grandi mi prendono in giro perché Clara viene e si mette in mezzo. Dicono che non sono in grado di difendermi da solo…»
«e che male ci sarebbe se chi ci ama è disposto a difenderci?» Roberto fece spallucce, ancora poco convinto.
«Ricorda Roberto, essere difesi da chi ci ama non è mai un segno di debolezza. Chi lo dice non conosce davvero questo genere di fortuna. Mi hai capito?»
«Va bene papà.»
«adesso andiamo, la mamma ci sta aspettando». Si sollevarono entrambi.
«Papà» lo richiamò strattonandogli i pantaloni con due innocenti colpetti
«dimmi»
«un giorno anche io voglio difendere chi amo»
«vedrai che al momento giusto anche tu sarai in grado di farlo».
 
 
 
A pochi metri di distanza Clara esultava concitata sventolando in una mano un quadretto, euforica e gioiosa come la notte della vigilia di Natale.
«papà, papà!» gli corse incontro saltellando.
«guarda, la mamma lo ha finito, lo ha finito!»
Eichi, prese il quadretto dalle mani della figlia. Con aria divertita iniziò a ispezionarlo con fare da critico, mentre in silenzio soppesava le giuste parole.
«mh… ma che bella bambina..»
«Sono io! Sono io!» gli confermò orgogliosa Clara portando le mani dietro il busto.
«no, ma questa non sei tu..» asserì con fermwzza Eichi.
Clara corrucciò le sopracciglia indispettita, mentre suo padre se la rideva allegramente sotto i baffi.
«e invece sono proprio io!» insistette la più piccola.
Eichi riusciva a stento a trattenersi dal ridere, «mia figlia non è bella come questa bambina…» Clara volse lo sguardo altrove risentita, incrociando le braccia all’altezza dello stomaco.
Eichi a quel punto si lasciò sfuggire un enorme sorriso, l’espressione sul viso offeso di Clara era troppo buffo per trattenersi. Lentamente si abbassò alla sua altezza. Con una mano le accarezzò la testa.
«…lei per me lo è molto di più.» completò con un sorriso caldo e rassicurante. La piccola con le codine tornò felice come una pasqua.
«papà, papà!» lo richiamò Roberto alle sue spalle. «quando arriva Marika?» Eichi si risollevò in posizione eretta.
«a breve Marco e Angela, saranno qui.» lo rassicurò.
Una macchina si materializzò proprio in quel momento a pochi metri di distanza.
Come non riconoscerla, ancora adesso rammentava la prima volta che l’aveva vista entrare in quel vialetto. Con decisione si mosse verso di essa seguito dai suoi due piccoli diavoletti.
«Finalmente siamo arrivati.» Sospirò Angela uscendo dalla vettura affacciandosi prima di notare sua figli sgattaiolare via con gran foga ,«Ehi, tu piccola peste, dove pensi di andare!» disse richiamando a se , ma la piccola aveva già iniziato a correre verso il suoi inseparabili amichetti. Marika aveva i capelli castano chiaro di sua madre, gli occhi verdi e le lentiggini di suo padre.
«Roberto! Roberto!» richiamò l’amico correndo verso di lui, sventolando concitata qualcosa nella mano destra.
Finalmente lo raggiunse.
«guarda che ti ho portato…» gli mostrò un piccolo cappello cucito a mano.
Roberto lo prese rigirandoselo con curiosità tra le mani.
«cos’è?»
«come cos’è? E’ un cappello. L’ho fatto con le mie mani!» arrossì.
«Non mi sembra tanto un cappello!» Marika offesa,  gli smollò un sbuffetto sul braccio prima di prendere Clara sottobraccio e allontanarsi verso il pontile.
«Ehi, aspettatemi!»
li rincorse Roberto.
 
 
«è inutile ti assomiglia ogni giorno di più…» costatò Eichi avvicinandosi all’amica.
 «Ma da cosa lo hai notato?» la canzonò divertito anche Marco uninebdosi a loro.
«Ehi, voi due, avete finito di prendermi in giro?» li riprese Anfela in tono accusatorio.Entrambi scoppiarono a ridere.
«Ma quando crescerete?» sospirò Angela, spostandosi il ciuffo all’indietro, «piuttosto dov’è la mia amica?»
«credo stia di là in cucina a preparare il pranzo» gli spiegò incerto Eichi.
«come al solito voi maschi buoni a nulla non servite a niente. E’ meglio che vada a darle una mano. Controllate i bambini, siamo intesi?» gli ordinò puntandogli il dito indice contro.
«Agli ordini comandante!» si mise sull’attenti Eichi ammiccandole divertito. Angela lo ricambiò con la stessa premura che sua figlia aveva riservato a Roberto. Ovvero mollandogli un buffetto dritto sul braccio destro, prima di allontanarsi e raggiungere Mary.
«Come fai a sopportarla?» chiese Eichi all’amico con le lentiggini massaggiandosi il braccio.
«non so, credo di essermi semplicemente abituato. Alla fine con Angela non hai altra scelta che arrenderti.», i due si mossero verso il laghetto dove Clara, Marika e Roberto giocavano spensierati. Era una calda domenica estiva e le libellule vibravano danzerine su quella superficie specchiata, creando divertenti giochi di superficie.
«come va con l’ipermercato? e con il nuovo marchio? A breve Angela lancerà la nuova linea.»
«diciamo che le cose all’ipermercato si stanno finalmente riequilibrando. Da quando mio padre è finito in galera per quella truffa allo stato è stata davvero dura risollevarci. Trovare i soldi sia per la causa che per sanare i debiti non è stato facile. Ogni giorno mi convinco sempre di più, che se non ci fosse stata Angela, non sarei mai riuscito a uscirne fuori. Dopotutto quel suo caratteraccio serve a qualcosa. La prossima settimana ci sarà la riapertura. Per l’occasione si terà anche una sfilata con i modelli della sua nuova collezione. E’ stata una sua idea e sai che quando si mette in testa una cosa, non c’è nessuno che sia capace di togliergliela. Alla fine come al solito mi sono arreso»
«Penso che Angela abbia avuto un’ottima idea. Sono convinto sia un eccellente modo per rilanciare l’immagine del tuo centro commerciale. Vedrai che le cose si rimetteranno in sesto presto.» lo rincuorò con una pacca amichevole dietro la schiena.
«Speriamo» sospirò inquieto Marco.
Muovendosi l’uno accanto all'altro, avevano finalmente raggiunto l’imponente albero vicino il pontile. Era stato lì che si erano conosciuti.
«quanti anni sono passati da quel giorno?» domandò Marco meditativo osservando la folta chioma verdastra sopra le loro teste.
«8 anni…» gli rispose sicuro Eichi ammirando la distesa tranquilla di quel lago limpido che come uno specchio rifletteva il cielo sopra le loro teste. Era tinto di un arancio caldo  e accogliente, privo di nuvole. Se non fosse stato per quella sottile linea di orizzonte non si sarebbe potuto distinguere dove iniziasse l’acqua e dove finisse il cielo. A pochi metri dalla riva Marika, Clara e Roberto giocavano spensierati schizzandosi con l’acqua aranciata.
«Chi l’avrebbe mai detto che le cose si sarebbero evolute in questo modo…» proseguì Marco osservando i bambini giocare.
Eichi acconsentì osservando pieno di gratitudine l’amico, prima di tornare a controllare quelle tre vivaci piccole pesti. Se non fosse stato per lui, quella volta avrebbe perso Mary per sempre.
Un urlo prima e un tonfo poi, catturarono la loro attenzione.
Marika abbracciando Roberto di spalle era finita con il perdere l’equilibrio, rotolando rovinosamente sul manto erboso. Al termine di quel capitombolo senza danni scoppiarono entrambi a ridere felici fino allo sfinimento. Le loro voci gioiose riempirono lo spazio vuoto e quieto di quell’ambiente. I due papà in osservazione tirarono un sospiro di sollievo.
«Cosa ne pensi? Non sarebbe bello se un giorno finissero per innamorarsi?» ipotizzò Eichi.
«Questo vorrebbe dire, diventare parenti. Per l’amor del cielo. Va bene che non ti detesto, ma costringermi a questo non credi sia un po’ troppo?» scherzò Marco
«Che male ci sarebbe? Perché non organizziamo un bel fidanzamento?»
«Ho rinunciato ai matrimoni combinati sette anni fa. Non ho alcuna voglia di rivivere l’esperienza credimi!» Entrambi sorrisero alleggeriti. Chi l’avrebbe mai detto che alla fine si sarebbero ritrovati a riderci su. Qualcuno da una certa distanza li richiamava a gran voce.
«Eichi! Marco! Marika! Clara! Roberto! Muovetevi! Mancate solo voi!». Era Mary.
I cinque si mossero verso villa Rosa.
Quello era un giorno speciale. Si erano riuniti tutti a villa Rosa per ricordare Roberto. Avevano deciso che un giorno ogni anno si sarebbero ricongiunti perché lui dall’alto potesse rivederli tutti insieme. Ognuno avrebbe messo da parte i propri impegni in quell’occasione speciale.
Marco, Eichi e i bambini raggiunsero la tavola candida già imbandita di ogni genere di prelibatezza. Intorno al tavolo avevano preso posto proprio tutti. Rio, Yori, con i loro due piccoli gemelli di sette mesi, accanto Daisuke e Andrea. Sul lato opposto JJ e Akiko, accanto a loro Misako e Hiro. Luigi, Lucia e i nonni di Eichi completavano quel bel quadretto campestre.  Roberto e Clara corsero a salutare prima i nonni e poi corsero da JJ.
«Zio, zio… dopo giochi con noi?» JJ acconsentì con una carezza sulle loro piccole testoline prima di spronarli a prendere posto accanto al loro papà. 
Eichi salutò i presenti prima di occupare l’unica sedia ancora libera a capotavola. Accanto a lui Mary lo guardava con occhi caldi e amorevoli. La padrona di casa era splendida i capelli neri le scendevano morbidi sulle spalle i suoi occhi verdi brillavano vivaci come sempre.
«Direi, che possiamo incominciare.» esordì il capo di casa accomodandosi
«Il discorso Eichi…» gli sussurrò Mary dandogli una gomitata sul fianco.
«Certo, certo.. quest’anno tocca a me! Che sbadato.» Sollevandosi prese un bicchiere pieno di vino.
«Oggi siamo qui per brindare al vivo ricordo di un amico, un amante, un manager e un padre. Brindiamo al ricordo del suo amore e della sua dedizione per questo gruppo di ragazzi senza alcuna speranza, che contro ogni aspettativa ha resistito a tante difficoltà. Siamo qui oggi, per dimostrarti che puoi ancora essere orgoglioso di noi anche da lassù. A Roberto!» tutti sollevarono i loro calici. Tutti bevvero avidamente a eccezione di Misako. Mary che le sedeva vicina se ne accorse immediatamente.
«come mai non bevi?» le domandò interessata.
«a dire il vero…» si sfiorò la pancia ancora piatta.
«non dirmi che…» proseguì sorpreso Eichi voltandosi nella sua direzione, con il bicchiere ancora a mezz’aria.
«Si, aspettiamo un bambino» gli confermò Hiro con sorriso che andava da orecchio a orecchio.
«Ma è meraviglioso! Cosa stavate aspettando a dircelo?» domandò Yori entusiasta, cullando uno dei due gemelli tra le braccia.
«A saperlo prima avremmo brindato anche a questo lieto evento!» aggiunse Eichi.
«Adesso non esagerate!» Misako era rossa come un cocomero.
«e cosa ci sarebbe da festeggiare? Credetemi, non sapete ancora a cosa andate in contro! fare i genitori non è facile come sembra. Mi sorprendo di te Eichi, non dovresti incoraggiare cose di questo tipo!» proseguì Rio mentre, in giacca e cravatta con il bavaglino umido di rigurgito all'altezza del petto, cercava di dare il biberon al secondo dei suoi gemelli. Conciato in quel modo non era proprio il massimo della raffinatezza.
«cosa vorresti dire?» lo fulminò Yori. Rio sollevò gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente.
«Hiro, ascoltami» disse puntandogli il biberon contro «il peggio arriverà di notte. Preparati perché ogni due ore verrai svegliato da quei lamenti terrificanti… Dio solo sa cosa faccio ogni notte per farli tacere. Credimi, non importa quanto tu sia bravo a cantare, quelle piccole pesti non si fermeranno …»
«Non dire stupidaggini, quando canto loro la mia ninnananna si addormentano come sassi in pochi secondi.» osservò stupita Yori riponendo con cura la piccola Nami nel passeggino.
«E’ evidente che i piccoli hanno un buon orecchio musicale.» si intromise JJ con un sorriso beffardo.
«Cosa vorresti insinuare?» lo fulminò Rio minacciosamente mentre cercava di far fare il ruttino al suo piccolino. Nell'insieme le sue minacce si rivelarono poco credibili.
«Nulla. Semplicemente penso abbiano ereditato un ottimo gusto musicale.» tutti scoppiarono a ridere spudoratamente, mentre il volto di Rio si faceva rosso di rabbia e umiliazione.
«ricordati che adesso sono io il direttore della Kings Record, non ti conviene fare tanto lo spiritoso» Yori gli mollò un calcio sotto il tavolo.
«Ahio!»
urlò massaggiandosi con la mano libera il polpaccio. «Rio, finiscila di comportarti come un bambino. Sei peggio dei nostri gemellii messi insieme!» lo rmproverò la giovane al suo fianco. JJ scoppiò a ridere di gusto, tenendosi stretto lo stomaco tra le braccia.
«Mi dispiace Rio, ma finché avrò Yori dalla mia parte potrò prenderti in giro quanto vorrò» si asciugò una lacrima dall'occhio destro...
«ringrazia che non posso alzarmi!»
«guarda, con quel bavaglino mi fai proprio paura!» Rio stava per sollevarsi e fare a brandelli il viso liscio da preadolescente di JJ, quando Daisuke si intromise tra di loro.
«Yuki, senti un po’….» intervenne, richiamando il più giovane, prima che Rio potesse sollevarsi dalla sedia, « quando avete intenzione di mettere su famiglia tu e Akiko? A questo punto direi che, a parte noi, mancate solo voi due!»
JJ perse in un solo istante tutta la sua spavalderia. Rio, sogghignò soddisfatto. Daisuke lo aveva messo in difficoltà. Akiko allo stesso tempo, diventò rossa come un peperone. Con un movimento timido e misurato della mano si portò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. Anche JJ, abbassò lo sguardo messo con le spalle al muro da quella domanda inattesa. Daisuke sapeva proprio dove colpirlo per farlo tacere. Contro ogni previsione prese la parola Akiko, «In realtà è come se già l’avessimo» confessò con una voce delicata e sommessa.
JJ, le sorrise grato. Sapeva di cosa stava parlando.  
«Akiko ha ragione, quei ragazzini all'orfanotrofio ci fanno uscire pazzi. Però devo ammettere che siamo orgogliosi di loro. Di tutti loro» confessò con occhi lucidi JJ.
 «Sapete, sono tutti dei fan di JJ. » rivelò agli altri Akiko con una punta d’orgoglio.  «ce ne è uno poi che canta in continuazione cercando di imitarlo».
«Dovrei iniziare a preoccuparmi. Adesso sei diventato l’onissan di qualcun’altro. Sono quasi geloso sai?!» confessò Eichi divertito.
«ora non esagerare fratellone…», reclinò il capo in soggezione. «E invece fa bene a esagerare. Dovete vedere l'orfanotrofio quando arriva lui. tutti corrono entusiasti come se fosse appena arrivato babbo natale con tutti i doni. Devo ammetterlo, riscuote davvero un grande successo tra i bambini…» aggiunse Akiko sollevando il mento fiera del suo ragazzo.
«Ci avrei scommesso, dopotutto tra bambini si ci capisce subito, non è così JJ?» lo punzecchiò Rio.
«sarà, ma perlomeno quando canto io nessun bambino piange…» puntualizzò l'altro con l’aria vincente di chi sa di aver toccato il tasto giusto.
«Ehi, tu! piccoletto!» provò a sollevarsi Rio, ma ahimè Yori si intromise ancora una volta. Trattenendolo per la maglietta lo costrinse a prendere posto nuovamente sulla sedia.
«Non è cambiato proprio niente» sospirò  Eichi felice.
«Direi di iniziare a mangiare altrimenti la pasta si fredda…» invitò tutti Mary.
In quell'aria leggera e gioiosa, tutti iniziarono a consumare il loro pasto.
L’uomo seduto sul tetto di quella casa piena di Rose si godeva lo spettacolo ridendo di gusto.
«Roberto, adesso dobbiamo andare…» lo spronò la donna con i folti capelli neri e gli occhi verdi brillanti al suo fianco
«Dai Clara, solo un altro poco»
«Ogni anno è sempre la stessa storia, devo letteralmente trascinarti via… Questa volta però, glielo spieghi tu ai piani alti» sospirò ritornando a sedersi accanto all'amico.
«Un giorno mi devi spiegare come si fa ad entrare nei sogni degli altri, mi piacerebbe comparire in un sogno di JJ per tirargli una buona volta quelle orecchie a sventola che si ritrova. Quel ragazzo ha proprio bisogno di una bella lezione. Non dovrebbe mancare di rispetto a chi è più grande di lui» Clara riuscì a trattenere a stento un sorriso scettico.
«d’accordo, ma devi promettermi che non sarai troppo duro con lui.»
Roberto si sollevò incrociando le braccia.
«Non posso prometterti nulla! Quel ragazzo è davvero… è davvero…» esitò.
«Non riesci proprio a dirlo che sei orgoglioso di lui e di tutti loro?…»
«Beh, si. Forse la verità è che non riesco ancora ad accettare di non poter far più nulla per loro…»
«fidati, gli hai dato così tanto amore che gli basterà per tutta la loro vita. Adesso però dobbiamo proprio andare…»
«Non pensi anche tu che siano meravigliosi?» chiese con sguardo commosso.
«Certo che lo sono. I nostri nipotini sono bellissimi.»
«Adesso dobbiamo andare.» continuò con una certa fretta Clara. Avevano i minuti contati.
«Ma come fai? Io ogni volta che li vedo non riesco a trovare la forza di andarmene.
 «Roberto arriva sempre il momento in cui capisci che devi lasciarli andare. Dopotutto questo è il nostro nuovo ruolo nelle loro vite. Compariamo quando hanno bisogno di noi e ci dissolviamo nell'aria quando non serviamo più. Anche se loro non potranno mai saperlo noi saremo lì a consolarli e ad amarli come abbiamo sempre fatto.»
L’uomo acconsentì rinfrancato dalle parole rassicuranti dell'amica.
«Va bene, adesso sono pronto!» lei le sorrise ancora una volta, poi prendendosi per mano le due sagome si dissolsero nell'aria come nuvole di fumo.
Il loro amore non li avrebbe mai abbandonati. 




NOTE:
Siamo arrivati alla fine, ancora non riesco a crederci. Spero che il mio racconto vi abbia emozionato o se non altro allietato nei momenti di pausa dal trantran quotidiano. Credo siano d'obbligo, a questo punto, alcuni ringraziamenti. In primis vorrei ringraziare Giulia, mia prima sostenitrice. Grazie al suo incoraggiamento ho trovato la forza di pubblicare questa storia. Continuando, vorrei ringraziare chi instancabilmente ha lasciato dei commenti ai vari capitoli. Per finire, ma non meno importanti, vorrei ringraziare i lettori silenziosi e tutti coloro che hanno seguito questa storia fino all'inevitabile parola FINE. Grazie a tutti e al prossimo racconto. 
Con affetto
Monijoy 1990
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SS501 / Vai alla pagina dell'autore: Monijoy1990