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Autore: Blu Notte    11/09/2014    2 recensioni
Vi siete mai chiesti che cosa ne sarà di Thor e Loki da "adulti"? Thor diventerà il grande re di Asgard che tutti si aspettano? Loki continuerà a bruciare nel suo odio (fino forse a consumarsi)? Probabilmente le cose possono essere molto più complicate di così.. In questa storia cercherò di "sbirciare" il loro futuro. Immaginatevi come potrebbero essere Thor e Loki al culmine della loro potenza, all'incirca all'età di Odino, come potrebbe essere la loro vita. Attraverso Mimir il Saggio, avremo le nostre risposte.
Genere: Fantasy, Guerra, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                  Tensione evolutiva


Eppure ho questo vuoto, tra lo stomaco e la gola,
voragine incolmabile,
tensione evolutiva.
Nessuno si disseta ingoiando la saliva.
Ci vuole pioggia, vento, e sangue nelle vene.
Pioggia, vento, e sangue nelle vene.

E una ragione per vivere
per sollevare le palpebre
e non restare a compiangermi
e innamorarmi ogni giorno e ogni ora di più


La guerra iniziava anche a Jotunheim.
Loki li vide in distanza, dietro l'imponente fortificazione della prima linea difensiva. Erano una schiera caotica, composta da Chitauri, Jotun ribelli, Kree – era Ronan quel pomposo individuo che calcava il pianeta di Loki come se fosse già roba sua? – e mercenari di varia provenienza, tra cui Elfi e persino qualche Asgardiano. Un ammasso caotico privo di omogeneità, facilmente distruttibile.
Loki sorrise fra sé e sé, la loro strategia non sembrava granché sottile. Si voltò verso Zoul. -Dimmi..- disse in lingua Jotun. -A parere tuo, c'è anche nostro fratello là in mezzo?- E indicò con la testa il gruppo Jotun ribelle. Doveva essere capeggiato o da Gaal, oppure da Rhojknay.
Zoul rifletté, poi rispose: -Chiunque dei due sia rimasto, si mostrerà alla fine. Se coglierà la giusta occasione, Loki. Altrimenti non rischierà.-
Loki annuì. La sua mente correva rapida. -Occupati tu di loro, ma lasciami il figlio di Laufey.-
-Sarà un piacere.-
-Fenris..- Il lupo nero alzò il capo -.. porta il branco all'assalto. Sarai i miei occhi sul campo.-
Così la battaglia di Jotunheim incominciò, e fu una delle battaglie più violente e distruttive che il Pianeta di Ghiaccio avesse mai visto. Loki coadiuvò i suoi uomini dalla retrovia. In contatto con tutti i suoi generali, ordinava loro come muoversi, dove portare gli uomini, che zone coprire. Tutto si muoveva come la mente dell'Ingannatore prevedeva, compresi i nemici. Erano potenti, ma privi di unità, e fu facile smembrarli. Dopo una mezza giornata di parità e di sangue, i nemici cominciarono ad arretrare e a dare segni di stanchezza. I Chitauri vennero lentamente massacrati, stessa cosa per i Kree. Ronan – sebbene stesse sempre in posizioni protette – venne raggiunto da due lupi, che gli saltarono alla giugulare, e il famoso usurpatore Kree morì. I Giganti di Roccia – per la loro naturale resistenza – riuscirono ad avere la meglio sui più esperti mercenari. Gli unici che resistevano con una certa eroicità erano gli Jotun ribelli.
A un certo punto della giornata, Zoul si mise in contatto con Loki.

È Gaal. Stanno cercando di passare per raggiungerti.”
Lo so.” Gli rispose Loki. “Falli venire.”
Zoul non protestò, né chiese spiegazioni. Loki – dall'alto della fortificazione – vide semplicemente le proprie linee aprirsi in una maniera che poteva anche apparire naturale, frutto della stanchezza di un istante, permettendo a un piccolo manipolo di Jotun ribelli di passare.
Loki sorrise, e si ritirò all'interno, in una sala di ghiaccio che si apriva dentro il muro di difesa.


La sala era buia e pareva come insonorizzata. Gli echi e le vibrazioni della battaglia che si svolgeva poco lontano giungevano attutiti, ovattati, regnava un silenzio glaciale. Quando il piccolo manipolo Jotun entrò – quattro Giganti di Ghiaccio ben armati, più Gaal – trovò Loki, l'Usurpatore, seduto su un piccolo scranno di ghiaccio, una figura avvolta dall'oscurità, ben minuta se confrontata a loro, ma nella quale brillavano due astuti occhi rossi, il viso atteggiato ad un sorriso calcolatore.
Gaal – il Possente Gaal – non era mai stato spaventato da Loki, al contrario di molte sue conoscenze. Un branco di sottomessi. Sapeva bene che la sciabola e il pugno trionfavano sui trucchi e sulle parole. Di recente aveva strappato il cuore a suo fratello Rhojknay – che pure di parole se ne intendeva – e lo aveva fatto mangiare al suo Nehikmir. Avrebbe fatto lo stesso con quell'asgardiano, seduto da troppo tempo nel posto che spettava a lui.
-Sei solo, usurpatore.- Disse. La sua voce tonante e al tempo stesso fredda rimbombò per la sala.
Il sorriso di Loki si allargò. -I miei uomini sono impegnati a massacrare i tuoi, là fuori.-
-Vorresti batterti con me? Non hai speranze contro la mia lama.-
Gaal estrasse la sua arma, una lunga scimitarra di duro ghiaccio, irrobustita con il metallo del sud, un oggetto praticamente indistruttibile.
Loki non perse il suo sorriso e si alzò. -Combattiamo, allora.-
Gaal si lanciò verso di lui, caricando un attacco. Loki si spostò e la scimitarra si abbatté sullo scranno, mandandolo in frantumi. Gaal però la risollevò immediatamente, e con un urlo la roteò alla sua sinistra. Loki fu abile nel fare in tempo un passo indietro, ma ugualmente la lama sfiorò il suo collo e qualche goccia di sangue schizzò in aria. Gaal ne sentì l'odore acre, e gioì. Caricò i colpi con più violenza, tanto che Loki faticò sempre di più ad evitarli e dovette servirsi di barriere per proteggersi. L'arma di Gaal però urtava con forza le barriere, spesso mandandole in frantumi, e dove si abbatteva distruggeva e fracassava. Presto il ghiaccio della sala fu venato da profondi crepacci. Loki non riusciva ad attaccare, perché i colpi di Gaal erano sempre più veloci, sempre più violenti, quasi l'energia del Gigante non si estinguesse. Loki invocò Isa, il Ghiaccio, e un lungo pugnale si formò tra le sue mani. Gaal però con una sciabolata glielo fece saltare via praticamente subito, dopodiché Loki capì troppo tardi. L'affondo di Gaal arrivò nell'istante in cui era disarmato e impreparato ad evitarlo, la scimitarra gli perforò i polmoni parte a parte e Loki cadde a terra.
La penombra della sala fu colorata dal rosso del sangue che fuoriusciva incredibilmente rapido dal petto di Loki, il suo odore acre e metallico pervase ogni cosa, penetrò le narici degli Jotun impiantandosi lì, intenso. Loki sputò altro sangue, si accasciò a terra, il suo corpo non gli obbediva più. A Gaal venne da ridere. Tutto lì, l'usurpatore? Tutto lì, il sovrano di Jotunheim? Gli diede un calcio forte per metterlo supino, poi alzò la propria scimitarra, e gliela fracassò sulla testa. Schizzi di sangue ovunque, addosso a Gaal, sulle pareti, sul pavimento, nell'anima del vincitore tra gli Undici...
I quattro Jotun che erano con lui lo guardarono colpiti. Lui, Gaal, il nuovo sovrano di Jotunheim. Gaal alzò la testa. Adesso aveva il fiatone, e pareva stanco – una stanchezza che aveva trattenuto durante la furia del combattimento – ma era trionfante.
-Impressionante, sì.-
Gaal si voltò, e Loki era lì, appoggiato alla parete, tranquillo.
Gli Jotun urlarono – un suono che sembrava più simile a un ruggito – ,Gaal sbarrò gli occhi. Qualcosa tremò dentro di lui.
-No, tu sei morto!-
-Morto?-
-Ti ho ucciso!- Ringhiò. -L'ho sentito.. ho sentito la tua testa che si rompeva sotto la mia forza, e il profumo del sangue, qui, ovunque..-
-Il sangue..- rifletté Loki. -Ah, questo sangue.- In un attimo l'enorme quantità di sangue schizzata in ogni dove sparì, così come il suo odore, il senso di viscido e di umidità che creava, mentre rimase curiosamente ciò che rimaneva del corpo di Loki steso a terra.
-È magia..- Biascicò uno dei quattro Giganti. -Magia.. Gli dei sono dalla sua parte.-
-NO!- Urlò Gaal. -Lui è morto, morto! Lo vedete? É qui...- Ma quando abbassò la testa per guardare il corpo morto di Loki, non c'era più l'usurpatore, bensì suo fratello Rhojknay, che, steso a terra, gli sorrideva.
-Anche io sono morto, vero, Gaal?-
Gaal sentì un terrore cieco, mai provato, e urlò. Uno dei quattro Jotun si accasciò a terra, mentre gli altri tre cercarono di fuggire, ma la porta si chiuse e si sbarrò.
L'unico che rimaneva calmo e distaccato, era Loki. -Ho sempre trovato vagamente barbara la paura che provate voi altri Jotun nei confronti della magia.. ma capisco, e dico davvero, il vostro terrore per il fuoco.- Fra le mani di Loki si formò un globo infuocato. -È l'unica cosa che vi uccide velocemente.. e per questo dovresti davvero ringraziarmi, Gaal, vecchio mio. Soprattutto dopo aver visto la morte che hai riservato a me.-
Gaal alzò il capo, capendo, e vide che Loki sorrideva. Dopodiché Loki – o qualunque cosa esso fosse, probabilmente un'altra sua illusione – lanciò il globo, che esplose e ogni cosa venne divorata dalle fiamme. Gaal avvertì un dolore atroce, capì che il suo corpo stava marcendo e carbonizzando, e capì anche che di lì a poco sarebbe morto. Provò una rabbia sorda, che fece sparire tutto il terrore provato poco prima. Alzò lo sguardo verso l'illusione di Loki – che veniva attraversata dalle fiamme come fosse aria – e urlò, rivolto a quel vigliacco: -Non cambia niente! Presto la tua stirpe morirà, ogni cosa ti sarà tolta! Chi credi che abbia attraversato le tue difese, mentre tu eri impegnato con me?-
Il sorriso di Loki scemò, dopodiché Gaal non riuscì più a dire nient'altro, perché venne definitivamente avvolto dal fuoco e morì.
Il vero Loki – quello che controllava tutte le sue proiezioni, e che si trovava sul muro di difesa, all'esterno, ben lontano dall'incendio – aprì gli occhi. Chi credi che abbia attraversato le tue difese, mentre tu eri impegnato con me? Con un pessimo presentimento che si annidava nel suo petto, Loki guardò indietro, dalla parte opposta rispetto alla linea del fronte. E vide – ormai lontanissime – sette figure di mercenari che procedevano spedite, e che iniziavano ormai a scomparire alla sua vista fra la nebbia perenne di Jotunheim. C'era un solo posto in cui potevano essere dirette, se avevano sfidato la sorte fino a sorpassare la prima linea difensiva: Utgard, da Modi.



Modi, seduto sul trono di Jotunheim, rifletteva, in silenzio. Nella sua mente ripercorreva ancora il messaggio mentale di suo padre, inviato attraverso la runa Raedo, il Viandante. Modi, fai attenzione. Sette mercenari hanno sorpassato la mia sorveglianza e quella di Sigyn, che non è riuscita a sua volta a intercettarli e fermarli. Stai nascosto finché non arrivo da te, e avvisa tutte le guardie del pericolo.
Modi si chiedeva se fosse impaurito dalla notizia. In realtà, se ne sentiva abbastanza impassibile. Erano passati anni e anni dall'ultima volta che soldati esperti erano venuti appositamente a Utgard per ucciderlo.. ovvero quando Eyzegar – uno degli Undici – era ancora vivo, e intendeva disfarsi della discendenza di Loki. Un'altra cosa che Modi si domandava, era perché non stesse eseguendo gli ordini di suo padre. Non si era ancora nascosto, né aveva avvisato gli Jotun di guardia. Sapeva solo che se avesse dato l'allarme, le guardie avrebbero cercato di proteggerlo fino alla morte, rivelando ancora di più la sua posizione. In più, non gli andava di nascondersi.
Il lupo marroncino Skol – l'unico con cui Modi si era confidato – non era d'accordo con lui, e guaiva piano ai piedi del trono, camminando in cerchio, come in gabbia. -Dobbiamo obbedire agli ordini dei capobranco, Modi. Non va bene.-
-Perché non possiamo diventare noi i capobranco, se si tratta delle nostre vite?-
-Fenris mi ha ordinato di obbedire a Loki.-
-Skol, hai detto che mi avresti protetto. Mentivi?-
Skol alzò il muso e guardò Modi con i suoi occhi sinceri, sebbene combattuti fra diversi tipi di lealtà. Modi capì che no, non aveva mentito.
Modi distolse lo sguardo e osservò la porta della sala del trono. Erano passate ore dal messaggio di suo padre, forse quella faccenda sarebbe finita molto presto...
A un certo punto si sentirono rumori – che rimbombavano da chissà quale parte del Castello di Ghiaccio – rumori di lotta. Skol sussultò e drizzò le orecchie, la zampa anteriore lievemente alzata dal terreno. Modi invece si alzò e scese dal trono. Erano arrivati, dovevano muoversi.
-Andiamo.- Disse a Skol, e il lupo marroncino prese a correre. Modi lo seguì, aprì la porta della sala con la magia – per non perdere tempo – e si fiondarono fuori. Skol scattò senza esitazione verso sinistra e, più si avvicinavano al luogo della lotta, più i rumori si facevano chiari anche a Modi. Un grande scontro, tante spade, gli Jotun erano più numerosi rispetto ai mercenari, ma più in difficoltà.. Dovevano essere sulla rampa di scale tra il quinto e il sesto piano, forse anche più in su.
Skol infatti girò e imboccò rapido la scala, le sue zampe slittarono sul ghiaccio solo un attimo. Modi gli stava dietro come un piccolo lupo anche lui. Ad un certo punto Skol – come gli aveva detto di fare Modi – girò a sinistra, e il principe di Jotunheim a destra.
Modi continuò a salire le scale correndo, silenzioso e pratico. Poi – quando i rumori della lotta si fecero così assordanti da fargli capire che era arrivato – si appiattì a terra e guardò a sinistra. Le scale della Torre di Ghiaccio erano una ramificazione caotica per gli estranei, ma Modi conosceva perfettamente il loro schema. C'erano tante scale quasi parallele, e il luogo della battaglia era proprio una rampa vicina alla sua, anche se parecchi piedi più in basso.
Modi li vedeva perfettamente: dodici Jotun a terra, tre ancora in piedi. Quattro mercenari morti – di razza sconosciuta, probabilmente mezzosangue – uno appena ferito che sbaragliava facilmente le tre guardie. Degli altri due mercenari non c'era traccia.
Modi attese, silenzioso, poi l'ultimo mercenario riuscì ad avere la meglio sui tre Jotun e corse via. Allora Modi scavalcò la ringhiera di ghiaccio e saltò giù, atterrò piegando le ginocchia senza un rumore. Si avvicinò agli Jotun a terra e ne valutò le condizioni. La maggior parte era morta, uccisa con perizia e senza troppo sforzo. C'era sangue blu Jotun ovunque. Modi si costrinse ad alzarsi in piedi e a proseguire, sulle tracce del mercenario. Procedette silenzioso per i corridoi, confondendosi con le ombre e con il ghiaccio, finché non lo vide. Modi si abbassò e si appiattì dietro una colonna, osservando il suo nemico.
Era un mezzosangue grosso, dalla pelle rossa, ben armato. Doveva essere imbattibile nel combattimento corpo a corpo. Modi si concentrò, convogliò nelle proprie mani tutta la sua energia e tutta la sua conoscenza, e invocò la runa Naudr, il Vincolo. Poi la lanciò. Pesanti cappi composti di energia apparvero da nulla e si avvolsero attorno al guerriero, che urlò e si dimenò invano. I cappi lo costrinsero immobile e premuto contro il muro di ghiaccio. Modi uscì dal suo nascondiglio, passandogli davanti e osservandolo per un attimo. Il mercenario gli rispose con un'occhiata di pura furia. Dopodiché Modi proseguì.
Vagò a lungo per i corridoi ghiacciati, senza trovare né sentire nulla. Poi, svoltato un angolo, vide nella semioscurità una figura, e si appiattì a terra, spaventato. Non aveva percepito nulla che rivelasse la sua presenza. Poi capì perché: si trattava del sesto mercenario, sì, ma era morto. Modi gli si avvicinò e osservò il cadavere, addossato contro il muro. Un largo squarcio gli si apriva nella gola, Modi lo toccò per esaminarlo. Sembrava.. un morso. Alzò la testa. Il settimo mercenario non doveva essere lontano. Chissà se Skol lo aveva già trovato.
Corse ancora, questa volta più a lungo, più attento a ogni minimo rumore. Non trovò però niente. Né una traccia del possibile passaggio del settimo guerriero, né Skol, né nessun'altra guardia Jotun. Cosa voleva dire? Procedette ancora un po', svoltò un angolo e infine si fermò. Valutò se fosse il caso di utilizzare la Vista, anche se l'uso di un'altra runa lo avrebbe indebolito.. E, tra queste considerazioni, Modi si accorse troppo tardi dell'ombra proiettata sul pavimento, che rivelava qualcuno sopra di lui.
Non fece in tempo a voltarsi. Una mano si serrò sul suo collo e un braccio di una forza straordinaria lo gettò a terra. Un mezzosangue blu, l'aria agile e gli occhi neri come due pozzi gli si piazzò sopra, impedendogli ogni movimento e anche il respiro. Modi si sentì svenire, la sua vista si offuscò.. ma utilizzò le ultime forze che gli rimanevano per invocare Isa, il Ghiaccio, la runa più congegnale ad ogni Jotun.. Il mercenario scattò via, mentre un suo braccio si ghiacciava irreparabilmente e assumeva uno strano colorito marcio.
Modi lasciò andare la runa e si alzò, la vista tornò, così come il respiro. Il mercenario però non perse tempo, tornò ad attaccare. Modi cercò invano di fermarlo con una barriera, ma il guerriero saltò, roteò e lo colpì comunque con un calcio in faccia. Modi arretrò ma riuscì a stare in piedi. Il mercenario sorrise. Sembrava non avere di legamenti, sembrava che la gravità di Jotunheim non contasse, per lui.
Il mercenario saltò ancora, si diede una spinta con le braccia sfruttando le pareti e riuscì di nuovo ad essergli sopra. Modi tentò di dimenarsi, ma questa volta non aveva energie sufficienti per Isa, e il mercenario lo stava costringendo troppo immobile contro il muro. Una gamba del guerriero teneva ferme quelle del giovane Jotun, mentre un suo braccio era premuto saldamente sotto la sua gola. L'altro braccio – quello ferito dal ghiaccio – gli servì per estrarre un piccolo pugnale, che teneva attaccato alla cinta. Gli occhi del mercenario scintillarono pericolosamente.
-Non me ne volere, principe.- Disse. La sua voce era squillante, ma priva di ogni emozione, se non lo scherno. -Io sto con quelli che mi pagano meglio. E, in questo caso, queste persone vogliono la tua morte.-
Modi provò a dimenarsi ancora, ma era tutto inutile.
-Non te ne accorgerai nemmeno, promesso.-
In quell'attimo però una figura marroncina sbucò in corsa da dietro l'angolo. Il mercenario si voltò, solo per vedere l'enorme lupo che gli si avventava contro, le fauci spalancate. Non riuscì a difendersi: Skol raggiunse il suo collo e glielo spezzò con un orrendo crak.
Quando il lupo alzò la testa, aveva il muso un poco sporco di sangue, e guardò Modi con occhi interrogativi. Modi aveva il fiatone e non pensava di riuscire ad alzarsi, ma gli annuì, riconoscente. Trovò la forza – non seppe nemmeno lui dove – di invocare la runa Raedo per mandare un messaggio a suo padre.
Papà, resta dove sei, qui va tutto bene. I mercenari sono morti.

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Canzone: Tensione evolutiva - Jovanotti

Sì, lo so che una canzone italiana stona un po', dal momento che fino ad ora ho messo solo canzoni americane/inglesi. Ma, dico, la avete sentita? è davvero suggestiva, il sottofondo ideale per questo capitolo un po' - ammettiamolo - strano. Cosa ne pensate? In questo capitolo ci sono molte luci e ombre, e anche molto sangue. Ma il finale è positivo, almeno per i nostri protagonisti. Fatemi sapere. Intanto ringrazio chi recensisce. Grazie, grazie, grazie.

Blu Notte


  
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