Olga contemplava le palme delle mani, avvolte strette nelle bende. Sembrava ipnotizzata dal loro candore surreale.
Pochi giorni prima si era tagliata rompendo una finestra a mani nude.
L'avevano presa lo stesso.
-Come ti senti oggi, Olga?- domandò la voce maschile da dietro le mura di vetro della sua cella.
Olga gli dava le spalle. Provò a figurarsi nella mente l'immagine di un giovane psicologo sui 27 anni con piccoli occhi neri e i capelli biondi; indossava un camice bianco, e appuntate nel taschino, proprio in corrispondenza del cuore, vi erano tre biro: una rossa, una verde, una blu.
-Lei come pensa che mi senta?- gli chiese lei senza ironia. No: una rossa, una verde, una nera.
-Beh, dovresti sentirti male, no? Hai assassinato entrambe le tue sorelle-.
Non era una risposta da psicologo, lei aveva rigirato la domanda e lui avrebbe dovuto accorgersene e far ritornare la conversazione sui binari prefissati. Gli psicologi non esprimono pareri personali. Olga avrebbe potuto farglielo notare, certo.
Una verde, una rossa, una nera.
-Veronica e Christine dovevano morire- si limitò a dire.
-Ritieni che sia giusto uccidere?- domandò l'uomo con più foga.
Una blu, una nera, una verde.
Olga sospirò:-Non ho detto questo, Kevin. Le mie care sorelle meritavano quello che hanno ottenuto-.
-Non mi chiamo Kevin-.
Strano psicologo.
-Fa lo stesso-.
La bionda testa della ragazza precipitò in caduta libera per il brevissimo istante che separava le spalle dalle mani aperte; affondò la fronte tra le bende e i polpastrelli nel cuoio capelluto. In quel momento sembrava quasi dispiaciuta di essere lì, di aver fatto quello che aveva fatto.
Una blu, una verde, una rossa.
-Lo sapevi che il figlio di Christine mi ha detto che spera di vedermi uscire presto così può massacrarmi di botte di persona?-.
-Questa minaccia ti spaventa, Olga?-.
-Io non ho paura di niente, non provo niente e non ho alcun interesse in ciò che mi accadrà d'ora in poi- rispose lei con voce quasi inumana -Anzi, mi vanno molto a genio le minacce di Nick, perchè sono la prova inconfutabile che si perderà sulle strade dell'odio. Il sentimento che prova lo divorerà, dall'interno-.
-Ha solo diciassette anni- protestò lo psicologo.
-Già- rise Olga.
-Che stronza!- si lasciò sfuggire lui con una nota divertita nella voce.
E quell'ultimo commento era così fuori luogo, così poco professionale, che Olga si voltò a fissarlo.
Il ragazzo soprannominato Kevin, perchè di un ragazzo si trattava, non più di 21 anni, esibiva un'arrogante ciuffo verde fosforescente e sul viso chiaro e pulito gli brillavano due grandi e luminosi occhi azzurri. Il camice bianco era tutto storto e stropicciato come se se lo fosse infilato in fretta e furia e qui e là appariva qualche piccola macchia rossastra. Nel taschino del camice, proprio sul cuore vi era appuntata una biro viola.
Ma chi cazzo scrive col viola? Fu tutto quello che riuscì a pensare Olga.
-Vogliamo andarcene, tesoro?- chiese Kevin e con un gesto fluido si fece scivolare in mano un mazzo di chiavi.
-E' arrivato Natale e nessuno me la detto, vero?- borbottò Olga nascondendo un ghigno.