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Autore: Vampiresroads    11/09/2014    1 recensioni
La Morte è molto spesso sfruttata da ogni tipo di autore per catturare l'attenzione e l'emozione dello spettatore, perché è sempre e invincibilmente l'arma più potente.
Ma come vincere la battaglia quando il ragazzino in questione non ha paura della morte? della malattia? Quando ne rimane totalmente indifferente; anzi, la considera un'amica? Come lasciare la traccia in egli?
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...What if...?

Succede molto spesso che i registi e gli scrittori cerchino di spaventare, terrorizzare, inquietare, sgomentare o comunque influenzare il lettore/spettatore.
Non mi riferisco solo a film horror o libri gialli; accade molto più spesso.
Prendi per esempio una delle tante raccolte di brani introspettivi o uno dei racconti brevi di qualche autore a caso, in particolare dal secondo Novecento in poi: SBEM! Omicidio. SPLASH! Improvvisa scomparsa. CRUSH! Sorpresa, il tuo personaggio preferito ha appena tentato il suicidio. PUFF! Il punto migliore del libro, sta andando tutto alla grande: il protagonista scompare.
Non te lo aspettavi? Non dovevi aspettartelo. 
Sei abbastanza frastornato ora?
Ti ho inquietato, vero? 
E' così che deve essere.
Se c'è terrore c'è emozione: emozione è quello che cercano. Se trovano ciò che cercano hai il loro interesse, ma se hai il loro interesse hai attenzione.
A-T-T-E-N-Z-I-O-N-E.
E l'attenzione è tante cose: fama, soldi, popolarità, ego e tutto ciò che viene dietro, ma soprattutto l'attenzione è la prima conferma dell'esistenza stessa di colui che crea.
Pensaci bene: come fai ad avere la consapevolezza di esistere se non potrai mai guardare davvero te stesso negli occhi?
Gli occhi degli altri.
Il tuo riflesso
negli occhi
degli altri.
Persino nel momento in cui stai guardando te stesso allo specchio, quello che vedi è in ogni caso reinterpretato dallo specchio; e questo è inevitabile.
Ma non sono solo gli occhi: sono le bocche degli altri, le loro parole, i giudizi, commenti... L'amore, l'odio, la passione, le critiche, il cinismo e l'empatia, le discussioni, i pareri, anche gli insulti, la rabbia, l'acidità.
Tutto fuorché indifferenza.
Nel momento stesso in cui sei consapevole di aver cambiato qualcuno e di avere la sua massima attenzione, sai di detenere il potere. Molto potere.
Per quanto sia un circolo vizioso, delicato e spesso inconsapevole, uccideremmo pur di averne il comando. 
Effettivamente, questo è ciò che fanno gli scrittori e registi vari: uccidere, deviare, rovinare, frastornare, distruggere e sconvolgere.
E' un delicato e innocente martoriare personaggi inventati da loro stessi, obbligandoli a inserirsi nelle menti e nei cuori di chiunque riesca a farli propri, leggendo quel libro o guardando quel film.
In particolare, c'è una povera vittima che è sempre sfruttata per questo scopo, dispersa tra le pagine di centinaia di milioni di libri, frasi e componimenti: la morte.
Perché, ammettiamolo, tutto diventa più saporito se c'è di mezzo la morte.
Vuoi perché è una delle cose che conosciamo meno a fondo, vuoi perché ha un nome figo e il nero va di moda, vuoi perché è così brava a spaventare che ha sempre i riflettori puntati su di sé, vuoi perché non ammette ritorno (o, quando lo fa, diventa ancora più terrificante), ma la morte è sempre, costantemente, in mezzo.
A dire la verità, molto spesso è eccessivamente utilizzata; probabilmente abusata, ma offre la scusa perfetta per qualsiasi cosa! E' un po' come il "sono a dieta": puoi utilizzarlo come risposta a qualsiasi offerta, il tuo interlocutore sarà comunque in pena per te.
Infatti, ogni volta che hanno bisogno di una spiegazione razionale per fenomeni paranormali, interpellano colei che sembra essere l'intermezzo tra i due mondi e, come d'incanto, tutto è plausibile.
Spesso viene anche interposta come spiegazione a deviazioni mentali perfettamente umane, come le ossessioni o le fobie compulsive, o in generale qualunque sfumatura di pazzia: se è schizzato, gli è morto qualcuno. Poco ma sicuro.
Sta di fatto che, nella sua irrazionalità convenzionata nell'ignoranza umana,  la morte fa comodo un po' a tutti.
Torniamo quindi al tentativo disperato degli autori di scolpire i propri viaggi mentali attraverso la morte stessa; una domanda mi viene da chiedermi: come lo impressioni qualcuno se sei perfettamente consapevole che egli, in qualsiasi verso tu la ponga, non verrà mai e in nessun modo impressionato dalla morte? Dove la trovi una via di fuga? 
Puoi arrancare un po' all'inizio, cercare di puntare su qualsiasi altro aspetto che possa interessare a un adolescente... ma fino a che punto? Dove prendi l'ipertensione accavallata tra i nervi confusi di una madre che trova il figlio morto in mezzo a una strada desolata con il volto sfigurato e soffocato dal sangue, nero, se colui che sta leggendo può pensare solo: "Non è altro... che... morto. Nient'altro... che... morto." e poi chiudere il libro con indifferenza e guardare fuori dalla finestra e sentire urla e uno stridìo allucinante perché un bambino è appena stato investito e aprire la finestra, sentire la madre accovacciarsi sul suo unico prezioso amore e chiudere la finestra, di nuovo, con indifferenza, e pensare a cosa ci sarà stasera per cena e sedersi, ancora, con indifferenza.

-Che diavolo è successo?
-Incidente stradale, Pete.
-Ommerda. Oh. Merda. E' morto qualcuno?
-Come faccio a saperlo? Penso un bambino.
Pete si alza, corre verso la finestra e guarda in basso: -Mi sento male- e poi inizia a mordersi le labbra, -mi fa impressione.
-Ma perché?
-Dan, è morto.
-E allora? Semplicemente morto?
-Morto, non puoi dire così. Non con quel semplicemente in mezzo.
-Perché no?
-Perché non lo rivedrà mai più, cioè, sua madre. E' morto. Non sono cose facili, da prendere con leggerezza.
-Non è detto.
-Che?
-Non è detto che non lo rivedrà, nel senso... Non è detto.
-Credi alla vita dopo la morte?
-Ci credo quanto credo che domani a mensa faranno il pollo. Non abbiamo prove di niente, non possiamo saperlo, né più né meno di ciò che riguarda il futuro prossimo.
-Uhm. Quindi credi a un'ipotetica vita dopo la morte?
-Ne riparleremo dopo la morte.
-...Evita le risposte enigmatiche... Non ti spaventa proprio per niente?- Pete era così sensibile, così spontaneo; continuava ad arruffarsi i capelli e a tenere la fronte corrugata. Sembrava disperato, le chiacchierate con Dan non facevano che intrigarlo e consumarlo, ma gli piaceva.
-Mi spaventa quanto un trasloco, e ho traslocato sette volte.- I capelli scuri del ragazzo gli cadevano sugli occhi e lui energicamente li smuoveva e li apriva e chiudeva, parlando come se stessero discutendo sulla partita di calcetto. -Voglio dire, se il figlio invece di essee spappolato se ne fosse andato a... in Polonia... O giù di lì, non sarebbe lo stesso? Non potrebbe comunque più vederlo, quindi è uguale, su per giù.
-Beh, magari una volta all'anno. Poi esiste la tecnologia, ti ricordo...
-E che cambia una telefonata?
-...Sapere come sta
Dan ci pensò un po' su e cominciò a concentrarsi davvero sull'argomento, ma parlandone come se fosse sospeso nel vuoto: -Credi che direbbe la verità in ogni caso? E anche se lo facesse, non starebbe ancora peggio per non poter far nulla per aiutarlo? le probabilità di interagire propriamente equivalgono a quelle che puoi ottenere con una persona morta.- Dan stava ora fissando la finestra, ma di tutto ciò che vedeva e sentiva, l'ambulanza era l'ultima cosa a cui prestava attenzione.
-Quindi tu credi che i morti possano parlare coi vivi?
In risposta, l'amico ridacchiò: -Te lo dico dopo la morte.
-So che hai ragione, ma non riesco a tranquillizzarmi, non posso prenderla come fai tu. Non ci riesco. Ne ho paura.- E scosse la testa, Pete è sempre stato un tipo che gesticola esageratamente.
-Quello che so è che se qualcuno vuole che tu stia bene e ci tiene a farti sapere come le cose stanno realmente, troverà il modo di farlo. Alla stessa maniera in cui credo che se qualcuno sta pianificando da mesi o anni la sua spietata vendetta e vuole farti pesare tutto il dolore che ha dentro, troverà il modo di assillarti.
Poi dipende da noi, da come interpretiamo le cose, dal riflesso che trasmettiamo verso l'esterno...- Pausa. Ha perso il filo. -Ed è per questo che è sempre molto difficile tutto ciò che ha a che fare con le emozioni.- Un'altra pausa, lunga pausa, è strano vedere Dan pensare così tanto. -Forse alcuni muoiono per imparare ad amare, forse perché hanno amato troppo (sé stessi o altri), ma la maggior parte muore perché non è abbastanza furba da sapersi vendicare mentre è in vita.
Tutti ti trattano bene se sei morto, tutti ti rispettano e... nessuno sospetta di te.
 
 
  
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