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Autore: Carote e Zucchero    11/09/2014    0 recensioni
"- esci con me – dice tutto d’un fiato, godendosi l’espressione totalmente persa dell’altro.
- io.. oggi in realtà non posso – si scusa Liam, mesto, rosso come un pomodoro. Alec prende un respiro profondo e, Cristo, non dovrebbe essere così in ansia, decisamente no.
- no, non oggi. Intendevo esci con me. Tipo appuntamento, una roba così. Se vuoi. Per piacere –
Liam lo guarda a bocca aperta, le orecchie rossissime, mentre serra le mani attorno alla propria sciarpa.
- io.. umh. Ok? – dice, come se pensasse che sia uno scherzo. Alec lo acceca con un sorriso e: - sabato. Qua fuori alle tre –
- va.. va bene – balbetta il biondo, correndo via con le proprie cose."
~
Se Alec avesse saputo che, lavorando allo Store, avrebbe incontrato Liam, probabilmente si sarebbe messo a lavorare molto tempo prima.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Alec comincia a lavorare allo Store a luglio. Fuori il cielo è terso e lui rimpiange le giornate passate ad oziare sulle panchine del parco assieme a Richard e Lance, ma ha bisogno di soldi per l’affitto e non vuole che i suoi si immischino: al secondo anno di università sarebbe piuttosto patetico.

L’unica soluzione, quindi, è un lavoro. E l’unico lavoro disponibile è il commesso.

Amèlie si assicura di passare ogni giorno, giusto per ridere della sua terribile maglietta beige con su il logo del negozio. Ogni tanto si domanda quando sua sorella finirà i soldi per comprare tutti quei pacchetti di cicche.

Comunque, un giorno, Alec si vendicherà.

Lance e Richard vengono a prenderlo alla fine dei turni, trascinandolo in una marea di locali che non è sicuro di voler frequentare e facendogli così consumare metà del suo stipendio. Per pagare l’affitto, gli tocca fare il doppio turno e, anche di questo, un giorno Alec si vendicherà.

Luglio passa veloce e sfocia in agosto. Il sole batte forte ed Alec si ritiene improvvisamente fortunato per i doppi turni che gli garantiscono aria condizionata a volontà. Nonostante questo, muore d’invidia ogni volta che Lance o Richard fanno cenno alle loro ragazze, non tanto per le ragazze in sé quanto per la possibilità di fare quello che vogliono: Alec ha giorni liberi, ovvio, e li passa al parchetto con lo skate, ma sono comunque limitati.

Il negozio è piccolo, solo qualche reparto e un angolo frigo dietro al bancone, dove Alec tende a sedersi quando il proprietario non guarda – e non guarda mai perché è troppo occupato a dormire nel magazzino al fresco per fare a caso a lui o a Rosalie, l’altra impiegata con cui condivide il turno.  Di conseguenza, quando è in cassa, Alec non ha molto altro da fare se non osservare curiosamente i clienti che gli sfilano davanti o quelli che entrano.

Quando il negozio è vuoto, studia per l’università. Più spesso chiacchiera con Rosalie, ma ogni tanto studia anche.

Oggi però Rosalie non c’è e lui ha il libro di filosofia aperto davanti, quando il campanello della porta lo costringe ad alzare lo sguardo per salutare i clienti.

Sono due ragazzi. Uno ha i capelli biondi tutti spettinati e gli occhi chiari che fanno a pugni con le guance rosse e spellate dal sole; l’altro, leggermente più basso di lui, ha i capelli castani raccolti in un ridicolo codino all’insù e la pelle abbronzata.

Entrambi hanno le canotte macchiate di sudore e i bermuda rossi di un’associazione sportiva che Alec non conosce. Entrambi sospirano di sollievo all’aria condizionata del negozio.

- ciao – sorride il ragazzo con il codino e Alec nota di sfuggita gli occhi grigi, troppo preso ad osservare quello biondo. – possiamo avere 4 bottiglie d’acqua? –

- frizzante o naturale? – chiede Alec, chinandosi ad aprire il frigo e sospirando contento all’aria ghiacciata che lo investe quando fa scivolare lo sportello.

- naturale, grazie – risponde sempre il castano, spostando il peso da un piede all’altro. Alec appoggia le quattro bottiglie sul bancone. – fanno quattro euro – informa, pigiando non troppo delicatamente i tasti sul registratore di cassa: se lo scassa è la volta buona che quel vecchiaccio del proprietario si decide a cambiarlo.

- Liam? – fa il ragazzo castano, guardando l’altro con un sopracciglio alzato. Alec fa in tempo a notare lo sguardo sognante che gli sta rivolgendo, prima che si riscuota.

- oh, si, uh, scusa. Mi sono distratto. I soldi ce li ho io, eh? – balbetta, abbozzando un sorriso di scuse. Alec fa finta di niente e trattiene un sorriso, mentre Liam guarda nel portafoglio e cerca la moneta giusta.

Si è rassegnato a consegnare la banconota da cinque quando il campanello suona di nuovo.

- chrichrii, mi prendi un ghiacciolo? –

A saltare addosso al ragazzo con il codino è una ragazza minuta, coperta di lentiggini e crema solare, con i capelli neri ordinatamente sistemati in un caschetto. Indosso, ha una canottiera con su scritto “GO CHRIS! ♥” in pennarello indelebile nero.

-a che gusto lo vuoi, Lène? – risponde lui, girando il viso a darle un bacio veloce.

- limone – risponde la ragazza, le braccia strette attorno alla vita del ragazzo e il mento appoggiato sulla sua spalla. Flesha Alec con un sorriso lampo e lui dice: - allora sono cinque – prima di riaprire il frigo. Liam mette la banconota sul tavolo, tamburellando nervosamente le dita sul legno.  

Alec porge il ghiacciolo alla ragazza e poi dà qualche pugno d’incoraggiamento alla cassa per far uscire lo scontrino.

- ma cosa c’è, una manifestazione sportiva o roba simile? – domanda, quando finalmente la macchina decide di funzionare, chiaramente alludendo al loro abbigliamento sportivo.

- uh, è un torneo di basket – spiega Liam, sorridendo con aria timida. – nel campetto qui vicino. –

- a che ora finite? – gli domanda interessato, mentre Chris raccoglie tutte le bottigliette e la sua ragazza scarta il ghiacciolo. 

- stasera intorno alle 22, quando c’è la premiazione –

Alec annuisce pensieroso, consegnando finalmente lo scontrino, leggermente sbavato d’inchiostro: - io finisco tra un’ora, magari vengo a vedervi –

- grande!  - commenta Chris.

Liam arrossisce come un pomodoro.

Alec sorride.

 

Il posto è molto più affollato di quanto Alec si aspettasse, deve ammetterlo. Ma almeno non gli fanno pagare l’ingresso e c’è posto a sedere sugli spalti.

Richard è dietro di lui, un braccio attorno alla vita di Ibiza e l’aria annoiata, mentre Lance sembra solo più incazzato del solito: lui è Meredith hanno rotto per la terza volta, questa settimana. Alec li trova buffi, ma sa che farlo presente a Lance potrebbe fargli guadagnare un occhio nero e non ci tiene davvero.

- non ho capito perché non possiamo andare al Capitol – brontola Lance, seguendolo mentre sale gli spalti come se stesse andando dal dentista.

- ci andate tutte le sere! – protesta Ibiza, cui Richard offre una mano per aiutarla a salire.

- appunto – rincara Alec, sorridendo all’amico e sistemandosi su un gradino. – e poi sembrava carino. Un modo diverso di passare la serata –

- mi stai dicendo che dobbiamo seriamente rimanere qui fino alle dieci?! – sbotta Lance, incrociando le braccia al petto. – sono solo le sette e mezza! Lo sai cosa vuol dire questo?  -

- che se non hai voglia di stare qui puoi anche alzare il culo – replica Richard, sedendosi accanto a lui e avvolgendo le spalle di Ibiza con un braccio.

- ma se nemmeno tu nei hai voglia! Sei qui solo per Ibiza – protesta contrariato l’altro, mentre Alec si china verso il campo di gioco, tentando di vedere se tra i giocatori in gara ci sono i ragazzi di prima.

- è colpa mia se Dith ti ha lasciato di nuovo? – sta rispondendo intanto Richard, facendo ridacchiare la propria ragazza. Alec fa un sorriso divertito. Non vede da nessuna parte né i due ragazzi né la ragazza, quindi presume che abbiano già finito di giocare o che stiano aspettando il proprio turno.

Si appoggia contro la gradinata dietro, smuovendo un po’ la propria canotta nera dei Guns & Roses per farsi aria, dato il sole ancora caldo nonostante l’ora. Manda un messaggio ad Amèlie, mentre Lance e Richard continuano a bisticciare e Ibiza tenta poco convinta di farli smettere.

La partita in corso finisce dopo un quarto d’ora, senza che nessuno di loro vi abbia prestato la minima attenzione. Alec inizia a credere che non fosse effettivamente l’idea più brillante del secolo e Lance ha il muso più lungo che gli abbia mai visto.

- io vado a prendere da mangiare, vi porto qualcosa? – chiede, quando il presentatore, nascosto da qualche parte in mezzo alla folla, annuncia una pausa di mezz’ora circa e invita il pubblico a servirsi al buffet allestito sul retro del campo.

Una volta deciso il menu della loro serata – a base di quante più patatine e hot dog Alec riesca a recuperare – lui e Lance scendono dagli spalti, lasciando che Richard e Ibiza pomicino in pace per un po’. Al buffet, la gente che c’era sugli spalti sembra essersi raddoppiata e Lance se la svigna con un : - devo andare in bagno ciao – lasciando Alec a fare il lavoro sporco.

Riesce a recuperare un po’ di roba, tenendola in un equilibrio precario ed è così concentrato a non far cadere nulla che va a sbattere contro qualcuno.

- ehi, allora sei venuto sul serio – commenta una voce sorpresa, fermando Alec a metà delle sue scuse e facendogli alzare lo sguardo. Liam è davanti a lui, una maglietta nuova addosso e una delle sue porzioni di patatine in mano. Si sta mordendo il labbro con fare nervoso e Alec sorride in automatico, perché è adorabile. – è un modo diverso di passare la serata – spiega.

- stai facendo la spesa? – chiede poi il biondo, sorridendo divertito alla quantità di cibo che Alec sta tenendo in equilibrio.

Alec ride: - sono qui con degli amici, ma uno è scomparso in bagno e gli altri due sono rimasti a pomiciare sugli spalti –

Liam sussulta alla parola, come se fosse davvero imbarazzante, e Alec non può davvero fare a meno di ridacchiare sotto i baffi. 

Poi qualcuno chiama Liam tra la folla e il presentatore informa tutti della fine della pausa.

- io devo andare, adesso tocca a noi – si scusa il biondo. – grazie per essere venuto, comunque –

Alec lo guarda correre via tra la folla che pian piano si disperde e per un attimo rimane fermo a fissare il vuoto. Poi Lance riappare al suo fianco e lo spintona, incitandolo a tornare sugli spalti e rubando qualche manciata di patatine per poi ficcarsele direttamente in bocca.

- non aiutarmi eh! –

 

Passa una settimana, Rosalie torna al lavoro e il libro di filosofia giace abbandonato sotto il bancone. Il negozio è poco popolato, il padrone dorme nel retro e Alec e Rosalie passano il pomeriggio a fare aereoplanini con la carta degli scontrini.

Alcuni, ad amor del vero, non sono nemmeno degni di essere chiamati aeroplani. Rosalie li definisce “pezzi di arte moderna”. Alec preferisce il termine “carta straccia”.

Ne passa un’altra e Alec è in ferie. Dorme tutte le mattine fino a tardi e va ogni pomeriggio al parchetto con lo skate. Lance e Richard passano più tempo nel suo appartamento che a casa loro, quindi non c’è da sorprendersi se è tutto sempre in disordine.

Nel weekend, Amèlie pretende di essere portata al mare e tenta spudoratamente di rimorchiare tutti i ragazzi che può pur essendo in sua presenza. Alec non sa bene se ritenersi offeso, ma decide di lasciarla fare e di godersi il sole finchè può.

 

Inizia settembre e il negozio diventa improvvisamente affollato: il reparto cartoleria viene assaltato da ragazzi di qualsiasi età e il magazzino è così pieno di penne e quaderni che anche il proprietario preferisce non dormirci dentro.

Sfilano tutti alla cassa, i cestini pieni di set scolastici, rallentando la spesa quotidiana dei clienti abituali.

È durante uno di questi giorni che Liam gli appare davanti, qualche quaderno e un pacco di penne nere in mano. Non fa fatica a riconoscerlo, è difficile che Alec dimentichi un ragazzo così carino, ma si sorprende quando l’altro lo saluta.

- ciao – sorride, senza guardarlo negli occhi ed è davvero uno spreco, perché ha gli occhi di un azzurro bellissimo.

- ehi – replica Alec, passando i quaderni in cassa.

- l’ultima volta non ci siamo presentati – dice il biondo tutto d’un fiato, sorprendendolo. Alec gli lancia di sfuggita un’occhiata, mentre la cassa elabora lentamente il costo del prodotto, ma l’altro è troppo preso a guardare il bancone per notarla. – io sono Liam. –

- Alexander – si presenta a sua volta, passando le penne in cassa. – ma chiamami Alec –

Liam sembra sul punto di aggiungere qualcosa, finalmente guardandolo negli occhi, quando la cassa decide di spegnersi con un sonoro Beeeep .

- oh, fantastico – mormora Alec, scontento, scuotendo un po’ la cassa. – scusami un attimo – dice, rivolgendosi all’altro, prima di afferrare il microfono e: - Rosie, la Carcassa è morta sul serio. Che faccio? –

Rosalie appare di corsa dal reparto cartoleria, un pacco di raccoglitori ancora di sistemare in mano.

- finalmente! – commenta estasiata, quando decide che è la Carcassa è deceduta una volta per tutte, la lunga coda di cavallo rossa che ondeggia ad ogni suo movimento. – spero tu abbia una calcolatrice e un block notes, perché mi sa che per oggi dovremo fare a mano –

Alec grugnisce contrariato, frugando sotto il bancone alla ricerca dei post-it, mentre Rosalie tira fuori da uno dei cassetti il registro dei costi.

- avviso io il capo, quando arriva – cinguetta lei, tornando a sistemare quaderni e penne, mentre Alec è costretto ad informare la gentile clientela della situazione, guadagnandosi sospiri esasperati.

- ehi, mica è colpa mia! – protesta nel microfono, anche se effettivamente tutti i pugni che ha dato alla cassa negli ultimi due mesi non devono averle giovato.  – scusa – aggiunge poi rivolto a Liam, con un sorriso dispiaciuto.

- figurati – risponde lui, lo sguardo nuovamente basso e le dita che tamburellano sul legno del bancone. Qualsiasi cosa volesse dire prima, è scivolata via e Alec ne è decisamente deluso.

Mentre fa scorrere il dito sul registro alla ricerca dei prezzi delle penne, soppesa l’espressione imbarazzata del biondo e decide che è ufficialmente troppo tempo che non conosce qualcuno di nuovo, se non si contano le ragazze nei locali in cui Richard e Lance lo trascinano. Lancia uno sguardo all’orologio: 17:30.

- ehi senti – esclama, mentre fa il totale con la calcolatrice del cellulare. – io tra mezz’ora finisco. Se non hai niente da fare, possiamo andare a bere un caffè. –

Liam lo guarda boccheggiando, mentre tenta di nascondere il sorriso imbarazzato dietro al portafoglio consumato. Alec segna il calcolo su un post-it. – c..certo – balbetta l’altro, rossissimo. – io, umh, ti aspetto qui fuori? –

- yup – annuisce Alec allegro, contando il resto e consegnandoglielo con un sorriso.

- allora a più tardi – saluta il biondo, schizzando via con le orecchie rossissime. Alec ride piano, scostandosi i capelli dagli occhi e ignorando lo sguardo speranzoso che la ragazza davanti a lui gli rivolge.

Mezz’ora più tardi, Alec si sta cambiando la maglietta mentre Lance protesta al telefono.

-avevi detto che venivi con noi! –

- per l’amor del cielo, Lance, vengo con voi tutte le sante sere, è così brutto che io voglia conoscere qualcun altro? –

- ma stasera andiamo all’Arena! Sai quante ragazze puoi conoscere lì? – reincarna l’altro e Alec può praticamente sentire Meredith che si lamenta.

- non ho bisogno di una ragazza, Lance – sospira esasperato Alec, cercando di piegare la maglietta del negozio in un modo decente prima di riporla nel proprio armadietto. Rosalie, dietro di lui, ridacchia.

-  un ragazzo, allora? Ci sono anche quelli, sai? –

­- non è questo il punto! – protesta Alec, salutando Rosalie con un cenno e uscendo dal retro. Liam è all’entrata, il sacchetto dei quaderni in mano, mentre sposta nervosamente il peso da un piede all’altro. Alec si fa notare, facendogli cenno di raggiungerlo, mentre tenta di concludere la conversazione con l’amico.

- e allora chi viene con me a mangiare il cinese prima di andare all’Arena? – piagnucola l’altro.

- senti Lance, stasera no. Tanto ci vediamo domani comunque, no? Salutami gli altri – dice tutto di un fiato, appendendo prima che l’altro possa replicare. Poi sorride a Liam, che lo guarda come se non sapesse bene che cosa ci fa lì.

- se avevi impegni io.. – comincia, indeciso, ma Alec lo blocca.

- ehi, ti ho chiesto io di uscire no? E poi se la caveranno tranquillamente anche senza di me –

Liam si limita ad annuire, mordendosi il labbro pensieroso.

 

Alec scopre ben presto che far ridere Liam è più facile di quel credeva. Dopo un attimo di imbarazzo iniziale, seduti l’uno di fronte all’altro al tavolino del caffè in cui fa colazione quando va all’università, la parlantina di Alec ha preso il sopravvento e ha rotto il ghiaccio.

Scopre che Liam non gioca affatto a basket, ma che ha partecipato al torneo per far numero nella squadra di Chris. Alec lo immaginava, data la partita cui ha assistito, ma non commenta.

Scopre che tra qualche giorno inizierà l’ultimo anno di liceo e che non sa ancora cosa fare nella propria vita.

A sua volta, Alec gli racconta dell’università, dei corsi di filosofia e storia, delle serate nei locali con Lance e Richard e di Amèlie.

Nel giro di due ore, Alec può dire di avere una relativa conoscenza riguardo a Liam e quasi non si rende conto del tempo che passa finchè il suo cellulare non squilla.

- pronto? –  risponde, interrompendo la conversazione con Liam.

- Alec, hai intenzione di venire a cena da noi stasera? – chiede Amèlie dall’altro capo del telefono, mentre loro madre strilla qualcosa in sottofondo.

- io.. uh, Amèlie, che ne so –

- avevi detto che venivi – precisa lei, con il tono da saputella. Loro padre risponde in modo animato allo strillo della donna.

- ma com’è che non mi ricordo mai quello che dico, mh? – borbotta scontento, giocando con il cucchiaino.

- perché parli troppo. – replica Amèlie con nonchalance. – allora, vieni o no? –

Lancia uno sguardo a Liam, che ha gli occhi abbassati verso la propria tazza vuota.

Alec sospira: - ok, porto a casa un amico e arrivo. –

Liam lo guarda curiosamente.

- non c’è bisogno che mi accompagni – gli dice, ma Alec scrolla le spalle e sorride.

- figurati se ti lascio andare in giro da solo al buio – replica, rifiutandosi anche di far pagare all’altro il conto.

Quella sera, a tavola con i suoi genitori, mentre Amèlie lo punzecchia con una forchetta, Alec non riesce a fare altro che pensare agli occhi di Liam.

 

Cominciano ad incontrarsi sempre più spesso. Nello Store, va bene, ma alcune volte escono anche assieme, quando Liam non ha troppi compiti o altri impegni. Alec, già iperattivo di suo, diventa ancora più agitato del solito, ma stranamente silenzioso.  Liam gli piace, è completamente diverso da qualsiasi persona lui abbia mai incontrato, ed è buffo perché pensava di aver inquadrato il mondo, ma con Liam certe regole non funzionano.

Chiaramente, tenere nascosta una cosa simile ad Amèlie diventa impensabile.

- con chi ti stia vedendo? – gli domanda con casualità una sera, mentre sono nel suo appartamento. Ogni tanto lei si presenta semplicemente lì, due cartoni di pizza in mano e un nuovo fidanzato di cui parlar male. Di solito passano la serata a giocare alla play, oppure a guardare qualche film in DVD, fino a che non crollano entrambi addormentati sul divano.

- come? Perché dovrei vedermi con qualcuno? Io non vedo nessuno, sai? Che cosa te lo fa pensare? – sputa fuori tutto d’un fiato, masticando rumorosamente la propria fetta di pizza e rifiutandosi di staccare lo sguardo dallo schermo TV e le dita dal joystick.

Amèlie rotea gli occhi al cielo, pigiando tasti a caso sul joystick senza far veramente caso a quello che sta facendo.

- per piacere, Alec, non tentare di mentirmi: ti conosco meglio delle mie tasche – replica, e Alec deglutisce rumorosamente la sua pizza.

- non ti sto mentendo, Ammie, sono sincerissimo croce sul cuore. D’altronde, se anche mi stessi vedendo con qualcuno, cosa che non faccio, non sarebbe esattamente vedersi, perché può anche darsi che non sia successo niente –

Amèlie sbuffa esasperata. Aspetta che Alec continui, ma quando vede che il fratello continua a far finta di nulla, blocca il gioco.

- Alexander Hill, sputa il rospo immediatamente– gli ordina, serissima, costringendolo a guardarla negli occhi. E, capite, Alec non può rimanere in silenzio. Non è fisicamente in grado, è già tanto che non abbia già spiattellato tutto prima e l’unico motivo per cui non è successo è che ci stava pensando troppo intensamente.

- io, umh. Non è che esattamente ci vediamo – dice, guardando il joystick nelle proprie mani. – è tipo uno che ho conosciuto allo Store, ma non è che ci vediamo. È più un “ci vediamo non troppo casualmente alla cassa ogni giorno alle 5:30 e se capita andiamo a bere un caffè”. –

- oh, dio, Alec, pensavo che almeno a te non mancassero le palle di chiedere alla gente di uscire – ribatte lei, con faccia disgustata, come se l’intero genere maschile e la mancanza di palle le facessero venire i brividi.

- io ce le ho, le palle! – protesta animatamente Alec, quasi offeso dall’accusa. – è che.. non so, Amèlie, tu non l’hai visto. Certe volte sembra così fragile. Non lo so, sul serio. Lo sai come sono fatto, e se poi gli sembrassi troppo irruente? O se gli dessi fastidio? No, sul serio. –

Amèlie soppesa la sua risposta, bevendo un sorso di coca.

- ti sei reso conto di non aver mai fatto queste scene per nessun altro? Forse dovresti semplicemente provarci e vedere come va: non è quello che fai sempre? – gli domanda infine, dopo una lunga riflessione, giocando con i propri capelli raccolti in una treccia.

- eh? Si che c’ho pensato, sarò anche maschio ma non sono stupido. Ma il punto non è cosa voglio io, non lo capisci? Fare come con tutti gli altri.. non può funzionare. –

Amèlie sorride ampiamente, lancia il joystick oltre il divano e abbraccia il fratello, saltandogli praticamente in braccio  e rovesciando la sua birra sul pavimento.

- aaaah, fratellone, ad averne trovati, di ragazzi come te –

 

Inizia ottobre e, con esso, l’università. Il mondo di Alec si rimpicciolisce a studio e lavoro, qualche serata con Lance e Richard, e un sacco di bollette da pagare. Anche Liam appare meno spesso e se Alec pensa a tutto il tempo che ha sprecato a pensare, gli sale la rabbia: decisamente, non è da lui, che di solito fa e poi pensa.

È che Liam sembra davvero fragile. Alec ha l’istinto automatico di protendersi verso di lui e proteggerlo da qualsiasi cosa possa intaccare il suo sorriso. Quando parla del suo mondo, della sua famiglia o dei suoi amici, gli occhi gli brillano come stelle. Alec pensa che sia un po’ ingenuo, forse troppo ottimista, e si chiede se anche lui sia mai stato così innocente: non si ricorda più cosa vuol dire cercare solo il buono nelle persone. Ma è questo che lo attira. È la completa diversità, l’opposto punto di vista. Lo affascina completamente come Liam riesca a trovare qualcosa di cui sorridere sinceramente anche in un dettaglio che Alec avrebbe ignorato. Vuole vedere le cose come le vede l’altro, vuole far parte del motivo per cui i suoi occhi brillano.

Così quando Liam appare un mercoledì pomeriggio alla cassa, Alec nemmeno lo saluta: - esci con me – dice tutto d’un fiato, godendosi l’espressione totalmente persa dell’altro.

- io.. oggi in realtà non posso – si scusa, mesto, rosso come un pomodoro. Alec prende un respiro profondo e, Cristo, non dovrebbe essere così in ansia, decisamente no.

- no, non oggi. Intendevo esci con me. Tipo appuntamento, una roba così. Se vuoi. Per piacere –

Liam lo guarda a bocca aperta, le orecchie rossissime, mentre serra le mani attorno alla propria sciarpa.

- io.. umh. Ok? – dice, come se pensasse che sia uno scherzo. Alec lo acceca con un sorriso e: - sabato. Qua fuori alle tre –

- va.. va bene – balbetta il biondo, correndo via con le proprie cose. E Alec spera di non averlo sconvolto o robe così, perché questa volta farà attenzione e proverà a non fare mosse sbagliate, ma Liam deve dargli la possibilità di provarci sul serio.

Lo sguardo ammiccante della signora che sta adesso davanti a lui, è più che eloquente e, per la prima volta in tanto tempo, Alec si ritrova ad arrossire.  

 

- mamma, sabato esco con una persona –

- era ora, tesoro. Mi chiedevo quando ti saresti stancato di fare il quinto incomodo –

Alec evita di menzionare il fatto che anche Lance è single per la metà del tempo.

- mamma, è un ragazzo –

C’è un attimo di silenzio, terribile e lunghissimo, in cui Alec ringrazia di essere già autosufficiente e di non dipendere dai suoi genitori economicamente.

- oh, beh, tesoro. Immagino che non cambi molto, eh? –

Alec ogni tanto si chiede che cos’abbia fatto, di buono, per meritarsi una madre così.

 

Sabato pomeriggio Alec arriva davanti al negozio alle due. Sa di essere in anticipo di un’ora, ma questo non gli impedisce di arrovellarsi il cervello con i mille motivi per cui Liam potrebbe declinare l’offerta. Decide infine di sedersi per terra davanti alla vetrina, mentre messaggia con Lance, che sembra piuttosto divertito dalla situazione. Nel giro di un’ora è riuscito a rendere Alec ancora più paranoico di quello che già era.

Quando Liam appare, lievemente in anticipo, Alec si sente la persona più sollevata del mondo e abbandona istantaneamente il cellulare nella tasca, decidendo di non rispondere mai più a Lance.  

- ehi! – lo saluta, tentando di non sorridere da un orecchio all’altro con poco successo.

- ciao – sorride timido Liam, le guance imporporate e le orecchie nascoste da un berretto nero.  – come va? –

- bene. Tu? – risponde, senza saper bene cos’altro fare.

- tutto a posto –

Per un attimo si guardano e basta ed è estremamente imbarazzante e buffo, ma Alec lo trova anche inebriante.

- spero ti piacciano i pesci – dice, molto stupidamente, e Liam lo guarda allarmato: - come? –

- stiamo andando all’acquario – precisa allora, ridacchiando. Poi gli porge la mano con un sorriso e Liam la afferra, imbarazzatissimo.

Camminano in relativo silenzio, perché Alec sta fischiettando contento, ma non si lasciano mai la mano. All’entrata, Alec si rifiuta di lasciare che l’altro paghi il biglietto.

- ti ho chiesto io di uscire, giusto? Quindi pago io, altrimenti che razza di primo appuntamento sarebbe?  - fa, divertito dall’espressione contrariata del biondo.

- va bene, ma tu non ti lasci mai offrire niente! – protesta, mentre Alec lo trascina dentro e recupera una cartina del posto.

- vorrà dire che sarai costretto ad uscire un’altra volta con me – dice il più grande, ammiccando e spegnendo così la conversazione. – preferisci vedere prima il rettilario o lo teniamo per ultimo? –

Finisce che il rettilario lo evitano perché, come scopre con estremo divertimento Alec, Liam ha il terrore dei serpenti. Scelgono quindi un percorso da seguire e cominciano a vagare mano nella mano tra le vasche di vetro altissime e i diversi ambienti proposti.

Si fermano a leggere le didascalie, indicando i pesci come bambini e correndo da una parte all’altra. Alec ha portato la macchina fotografica e sembra non riuscire a non fare foto: qualsiasi cosa attiri la sua attenzione finisce al centro dell’obbiettivo. Di conseguenza, Liam è presente in metà delle foto.

- ehi, Liam! – strilla Alec ad un certo punto, mentre l’altro è a guardare curiosamente un banco di pesci argentanti e guizzanti. Liam si gira, un sorriso enorme sulla faccia, e Alec si sistema di fianco ad un pesce giallo e grande, con la bocca aperta in una “O” perenne, tentando di imitarne l’espressione:  – guarda, sono un pesce! –

Liam lo guarda allibito per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere come un pazzo, appoggiandosi al leggio della didascalia per non cadere a terra. Alec sente la soddisfazione montargli nel petto, così si sporge in avanti a dare un leggero bacio a Liam prima di trascinarlo via verso la sala tropicale, dove ci sono alberi esotici e liane appese al soffitto.

Fa un caldo soffocante, e Liam è costretto a togliersi il maglione. Alec chiede ad una coppia di anziani di far loro una foto con uno dei pappagalli, che ripetono molto rumorosamente le parolacce che Alec insegna loro. Dopo qualche altra sala e un ponte sospeso sopra una finta giungla, finiscono in Antartide assieme ai pinguini. Liam è costretto a rinfilarsi il maglione e a farsi fare una foto con loro perché, “dio Liam, siete adorabili uguale!

L’ultima cosa che fanno, è passare nella galleria trasparente. Alec, un braccio attorno alle spalle di Liam, lancia di sfuggita occhiate colpevoli all’altro che, naso all’insù e mano nella tasca dei suoi jeans, guarda incantato le creature che nuotano sopra di loro.

- oh, oh, guarda, un delfino! – esclama entusiasta, additandolo mentre nuota sopra di loro.

Al negozio, Alec insiste per  comprare a Liam un peluche a forma di tartaruga. Sono costretti anche a comprare un ombrello rosso con sopra delle piccole orche felici, perché fuori ha cominciato a diluviare e la pensilina del bus più vicina non è affatto vicina.

- grazie – dice Liam, mentre stanno camminando verso casa sua, la mano aggrappata al braccio di Alec. – mi sono divertito davvero molto. –

Alec sta per rispondere, un sorriso idiota stampato in faccia, quando una macchina passa sopra una pozzanghera e li inzacchera da testa a piedi.

- ma che diav..! – comincia il più grande, fradicio e indispettito. Poi si volta verso Liam, tutto bagnato e arruffato, così simile ad un pulcino  e Alec non può davvero trattenersi. Si china a baciarlo, ma questa volta non si ritrae e lascia che Liam si abitui al contatto e schiuda le labbra.

Alec crede di non aver mai baciato nessuno con così tanta foga, ed è così stupido, perché sono inzuppati fino all’osso e infreddoliti, fermi immobili in mezzo al marciapiede sotto un ombrello rosso con su delle piccole orche felici, ma è assolutamente fantastico.

- spero che questo voglia dire che domenica prossima uscirai di nuovo con me – commenta Alec, dandogli un leggero bacio sulla guancia quando si staccano. Liam boccheggia, tentando di riprendere fiato, ma sorride in un modo adorabile quando dice: - però questa volta decido io –

 

- ma sei sicuro? – gli domanda Liam al telefono, tentennante. Alec ha ormai capito che è inutile tentare di studiare quando c’è Liam nella sua testa.

- di che? – replica curioso, mentre scarabocchia svogliatamente sul proprio quaderno.

- di voler uscire con me –

Alec sospira e alza gli occhi al cielo esasperato.

- te l’avrei chiesto, altrimenti? – domanda, retorico, sorridendo intenerito all’insicurezza dell’altro. Può quasi vederlo mentre si mordicchia nervosamente il labbro inferiore.

- è che non capisco cosa ci trovi in me – sussurra infine il biondo. Alec non ha nemmeno bisogno di pensare.

- tutto –

 

- andiamo a Luna Park – annuncia con aria solenne Liam, le mani affondate nelle tasche della giacca grigia a taglio inglese. Alec gli sorride contento, passandogli un braccio attorno alle spalle mentre camminano.

Il luna Park è una macchia lampeggiante di luce colorata nel grigiore della città. Alec non protesta quando l’altro paga anche il suo biglietto e parte dritto verso il tunnel dell’amore.

- e..ehi! non facciamo le altre giostre? – chiede imbarazzatissimo Liam, quando Alec lo spinge a sedere su uno stucchevole cigno rosa.

- dopo – risponde Alec con un sorriso ammiccante, sedendosi accanto a lui e passandogli di nuovo un braccio attorno alle spalle. Liam si muove a disagio sul seggiolino, lanciandogli occhiate imbarazzate, mentre il cigno comincia a muoversi, entrando nel tunnel.

La musica è sdolcinata, lo scenario terribilmente rosa, e i piccoli cupido piazzati ovunque leggermente inquietanti, ma ad Alec interessa poco. L’unica cosa di cui gli importa è Liam e il modo in cui si aggrappa alle sue spalle quando lo bacia, gli occhi chiusi e l’aria concentrata.

Alec lo preme contro il bordo del seggiolino, stringendogli le braccia in vita e passando a mordicchiargli gentilmente il collo, scostando la giacca. Liam ansima e geme piano nel suo orecchio, stringendogli ancora più forte le spalle e passandogli una mano tra capelli.

- ehi – sussurra Alec contro il suo collo, alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi. – se vuoi che mi fermi dimmelo, ok? –

Liam lo fissa, come incantato, e si limita ad annuire senza fiato, non aggiungendo niente. Alec sorride e lo ricompensa leccandogli piano le labbra, prima di tornare a lasciargli baci umidi sul collo.

Quando il giro finisce, Liam ha l’espressione stravolta e un vistoso succhiotto sul collo, mentre Alec ha i capelli ancora più arruffati del solito, ma questo non gli impedisce di afferrare il polso di Liam e trascinarlo verso una nuova giostra.

Nel corso del pomeriggio, tra una giostra spericolata e l’altra, trovano il tempo di pomiciare più di una volta: sulla ruota panoramica, dietro il banchetto dei dolciumi, al buio del tunnel del faraone e infine di nuovo nel tunnel dell’amore – anche se lì la situazione è più fatta di risolini che altro, perché Alec ha la maglietta fradicia dopo essersi rovesciato addosso il sacchetto del pesce rosso e Liam ha un palloncino legato al polso che s’incastra ovunque.

Escono dal parco giochi dopo il tramonto, Alec ancora umido ma estremamente contento. Liam affonda il naso nel proprio zucchero filato, mentre Alec smangiucchia una mela caramellata con poca voglia, camminando mano nella mano verso casa del più piccolo.

Si fermano al cancello e Alec può distinguere la figura del fratellino di Liam, Timothy, aggrappato alla finestra ad osservarli con curiosità.

- senti, la settimana prossima io e gli altri andiamo ad una festa di Halloween al District 13– comincia Liam, strizzandogli gentilmente la mano. – mi chiedevo se ti andava di venire. Puoi invitare i tuoi amici, se vuoi, ma devi dirmelo prima di venerdì, perché Gabriel deve inserirvi in lista. –

- volentieri – sorride Alec, portandosi un po’ più vicino all’altro. – è a tema? –

Liam annuisce piano, poi si sporge a lasciargli un leggero bacio sulle labbra.

- allora ci sentiamo – lo saluta, sgusciando dentro e salutandolo con la mano una volta raggiunta la porta.

- ci sentiamo – risponde Alec, al vuoto, prima di incamminarsi velocemente verso casa.

 

- mh-hm. No, no, Meredith lo lascia una volta alla settimana, ma verranno comunque entrambi non ti preoccupare, sì. Ah, puoi aggiungere un’altra persona alla lista? La ragazza che fa il mio stesso turno allo store non ha niente da fare e le ho chiesto di venire. Ahha, si grazie. No, non ho ancora deciso. Tu invece? –

Alec sta tentando di equilibrare telefono e joystick, mentre mastica un pezzo di pizza e Amèlie lancia urli di battaglia. Sullo schermo, i loro due personaggi di Soul Calibur V se le danno di santa ragione.

- dai cazzo, Ammie, non fare la scimmia – le strilla, facendo ridere Liam dall’altro capo del telefono.

- tu non vuoi che io venga con voi – si lamenta lei, pigiando i tasti del joystick come una forsennata.

- ma ce li hai, i tuoi cazzo di amici, vai con loro da qualche altra parte! – replica Alec, tentando di disarmare il suo personaggio. Per un attimo rimane in silenzio, ascoltando la risposta di Liam alla sua precedente domanda, poi annuisce, rischiando di far cadere il cellulare dalla spalla.

- fico! Io forse ho tipo uno smoking da qualche parte. Lo pasticcio di rosso e faccio il vampiro – ancora un attimo di silenzio e poi una risata.

Amèlie vince il combattimento e si lancia con un urlo belluino sul divano, i capelli scurissimi che le danzano attorno. Alec la guarda esasperato.

- scusami, Lilli, ti richiamo più tardi, adesso devo uccidere mia sorella –

Aspetta di sentire la risata dell’altro, prima di attaccare e, con un salto degno di un gatto, afferrare Amèlie, cominciando una lotta a base di solletico.

 

Quando Alec arriva al District 13, la sera di Halloween con un Lance estremamente fastidioso e vestito da lupo mannaro al seguito, trova Liam all’ingresso, accanto ad un ragazzino dai capelli neri e un ridicolo costume da Batman addosso.

- ehi! – lo saluta, illuminandosi, e qualcosa nel petto di Alec fa le fusa.

- yo – replica, sorridendo e chinandosi a dargli un bacio veloce. Lance si schiarisce la gola, infastidito. – lui è Lance. Lance, lui è Liam – spiega, con un sospiro. Lance grugnisce un “ciao” scontento, che Liam ricambia con un sorriso stranito.

- non è sempre così, Dith l’ha lasciato giusto un paio d’ore fa – sussurra Alec nell’orecchio del biondo, rassicurandolo. Lui ride, presentandogli poi il piccoletto, Gabriel.

Liam è vestito da Peter Pan. Alec la trova una cosa adorabile, ma ancora più adorabile è Liam nella sua maglietta verde con i calzoni coordinati e le scarpe in tela. Saltella agitato da un piede all’altro, mentre aspettano che Richard, Ibiza  e Meredith facciano la loro apparizione.

- dio, Alec, quando hai detto che avresti usato il mercurocromo per macchiarti la camicia di rosso non pensavo avresti usato l’intera boccetta! – lo prende in giro Richard, vestito da pirata con tanto di pappagallo finto sulla spalla, i capelli biondi raccolti in un codino, facendo ridere Ibiza, con la mano stretta nella sua, vestita strega. Dith, nelle vesti di catwoman, lancia occhiate piene di rabbia a Lance da dietro la spalla di Ibiza, occhiate che lui ricambia. Sanno tutti che entro mezz’ora saranno a fare sesso nei bagni.

Alec guarda Richard indispettito, tirandogli una spallata: - Amèlie me l’ha fatto rovesciare tutto! – replica, osservando il disastro rosso sulla sua camicia.

Gabriel fa entrare gli altri, mentre Alec si ferma fuori ad aspettare che arrivi anche Rosalie, le dita intrecciate a quelle di Liam. Gabriel fa in tempo ad uscire di nuovo e a chiacchierare con loro altri dieci minuti, prima che lei appaia, avvolta in un vestito di tulle rosa con un’accetta in mano. Sul volto ha disegnati dei bulloni.

- bambola assassina? – ride Alec, osservando divertito il colore del vestito che fa a pugni con i capelli rossi di lei, raccolti in uno chignon.

- non avevo altre idee – si giustifica lei, ridendo. Gabriel la guarda come se fosse dio sceso in terra, mentre entrano nel locale, ma lei si limita a presentarsi e ad ignorarlo da quel momento in poi.

Dentro fa caldissimo e la musica a palla colpisce dolorosamente i timpani di Alec.

- devo assolutamente portati da Chris e Mylène! – lo informa agitato Liam, afferrandogli il polso e trascinandolo tra la folla danzante, travestita nei modi più assurdi, dalle zucche giganti ai fantasmi.

Liam scivola tra la gente, tentando di non perdere mai la presa, fino a raggiungere il bancone. Seduti su due seggioline rotanti, intenti a pomiciare, ci sono i due ragazzi che Alec ricorda dal giorno della partita: lei è ha indosso un vestito bianco tutto strappato e sporco, con tanto di strappo macchiato di rosso sull’addome, i capelli un po’ più lunghi rispetto alla prima volta che si sono visti tutti scompigliati raccolti sotto un velo lacero; lui è vestito da zombie, stile the walking dead, con un trucco degno del migliore make-up artist.

Liam aspetta pazientemente che si accorgano di lui, canticchiando la canzone lanciata dal DJ, mentre Alec ruba un listino dei drink, calcolando mentalmente quanti soldi gli siano rimasti da spendere dopo l’ultima bolletta e una rata dell’università. Oh, dio, quanto odia essere un adulto.

- ragazzi! – li chiama Liam, dopo un po’, quando vede che non sono intenzionati a staccarsi. –ragazzi, vi ricordate di Alec? –

Mylène lancia loro un’occhiata poco interessata. – certo. Come no. Quando sarò un po’ meno ubriaca ti farò il terzo grado. Adesso sparite che abbiamo da fare –

Chris ride, perdendo le proprie dita tra gli infiniti merletti della gonna da sposa di lei, mentre se la tira contro.

- devo preoccuparmi? – domanda il più grande, estremamente divertito, quando Liam lo porta in un angolo, dove un divanetto libero di pelle rossa li aspetta.

- naah – risponde Liam, lanciandosi a sedere e trascinando Alec accanto a sé.

Alec vorrebbe poter dire che la festa era fantastica, ma la realtà è che non lo sa. La realtà è che ha passato la serata seduto sul divanetto, Liam in braccio e la lingua nella sua gola, per quanto poco romantico possa suonare. Tra un respiro e l’altro si sono raccontati i pensieri che vengono in mente solo quando si è per metà ubriachi e hanno riso di cose dimenticate un attimo dopo. Sotto certi versi, la festa è stata fantastica.

 

Mi manchi  gli ha scritto Liam.

Lo sguardo è calamitato al cellulare, il libro di letteratura abbandonato e uno stupido sorriso che preme per formarsi. Alec ha smesso di sorprendersi alla spontaneità di certe cose che Liam fa, ma questo non vuol dire che non senta il cuore lavorare il doppio del solito.

Guarda lo schermo, le dita bloccate sopra la tastiera touch mentre tenta di elaborare qualcosa di poetico che però non sia così confuso come i suoi pensieri.

Alec frequenta filosofia e letteratura, ha la parlantina facile e la capacità di arrampicarsi sugli specchi, ma con Liam niente di tutto questo sembra essere mai abbastanza.

Anche tu scrive.

 

Vieni da me a cena, sabato?

Picchietta nervosamente le dita sulla scrivania, mentre attende la risposta. Prova a leggiucchiare filosofia, ma il primo esame deve darlo a gennaio e la sua voglia di impegnarsi è davvero sotto i tacchi: ci sono talmente tante cose cui deve pensare, talmente tante che potrebbe fare al posto che studiare qualche vecchiaccio scorbutico senza vita sociale.

È già da un paio di giorni che pensa a sabato. È un mese che lui e Liam escono assieme e vuole fare qualcosa di speciale, magari addirittura provare a cucinare senza far esplodere il fornelletto. E poi Liam non è mai entrato in casa sua ed Alec si sente come se fosse un obbligo, invitarlo, perché Liam fa parte della sua vita anche di più di questo stupido appartamento disordinato. Sicuramente, occupa i suoi pensieri molto più dell’appartamento.

La risposta ci mette più tempo del solito ad arrivare e Alec comincia ad agitarsi, pensando a tutte le cose sbagliate che può aver fatto nell’ultima settimana e già tentando di trovare un modo di farsi perdonare.

Ok. A che ora?

La risposta è priva dell’entusiasmo solito e lo stomaco di Alec si attorciglia in modo spiacevole. Nonostante questo, tenta di scrivere una risposta che suoni normale.

Grande! Ti passo a prendere allo store alle 7

 

La realtà, scopre Alec, è che Liam è nervoso. Quando si trovano allo store, quel sabato pomeriggio, Liam ha gli occhi pieni di aspettativa e irrequietezza. Alec si rilassa istantaneamente, perché ha imparato a leggere l’altro nel corso di questo mese e sa che basterà non fare mosse azzardate che lo mettano a disagio perché la tensione si sciolga. Anche Alec sa che andare a casa sua è qualcosa di molto più intimo dei loro soliti appuntamenti.

- vorrei poter dire di essere un bravo cuoco ma temo ci toccherà ordinare cinese – lo avvisa, sul pianerottolo, mentre cerca le chiavi nelle tasche della giacca e Liam ride, agganciandosi al suo braccio.

- non mi piace, il cinese – lo informa, sorridendo un po’ più tranquillo di prima. Alec alza gli occhi al cielo.

- oddio, a quale essere umano non piace il cinese? –  commenta stupito, armeggiando con le chiavi.

- a me – ride Liam, e Alec riesce finalmente ad aprire la porta. Con un mezzo inchino divertito invita Liam ad entrare, prima di seguirlo e chiudere la porta dietro di sé.

- mettiti pure comodo, tanto ho capito che dovrò chiamare la pizzeria per la terza volta, questa settimana –

Liam ride, mentre si sistema sul divano, guardando curiosamente l’appartamento. Non è grande, né spazioso:  c’è il salotto, con il divano al centro e la TV davanti, mentre dietro c’è un tavolo che sembra inutilizzato e un piano cucina altrettanto polveroso. Dall’angolo cottura parte un corridoio stretto che probabilmente porta al bagno e alla stanza di Alec, ma Liam può tranquillamente affermare che l’altro vive sul divano senza bisogno di indagare troppo.

- ciao Charlie, sono Alec. Sì, lo so che è la terza volta. Oh, senti, non rompere, oltretutto che ti faccio lavorare eh, ho ospiti. Si. Naah, oggi prendo .. una quattro formaggi, dai. Tu, Liam, che vuoi? – strilla, da qualche parte dietro il biondo, che si gira a guardarlo un attimo prima di rispondere: - una margherita andrà bene –

- e una margherita. Si. Grazie Charlie. Tra quanto? Mh-h. Ok. Ci sentiamo! –

- sei diventato amico del fattorino? – sorride Liam, divertito, mentre Alec si lascia scivolare accanto a lui.

- chi, Charlie? È solo la ragazza che prende gli ordini quando ho fame di solito. Il fattorino cambia tutte le volte, probabilmente alternano i turni.  – spiega,  allegro. – hai sete? Ho della coca in frigo, credo. –

Aspettano le pizze guardando la TV, appoggiati l’uno all’altro sul divano mentre David Letterman intervista qualcuno che Alec pensa di non aver mai visto prima d’ora.

Per mangiare si spostano sul tavolo, giusto perché Alec ci tiene a mantenere un minimo di decenza, ma subito dopo tornano alla loro postazione sul divano.

- è buffo – dice Liam, la testa appoggiata contro la sua spalla. – si vede un sacco che è il tuo appartamento –

Alec distoglie lo sguardo dallo schermo, guardandosi intorno e: - davvero? – chiede, sorridente. Liam arrossisce fino alle punte delle orecchie.

- è caotico, ma confortevole allo stesso tempo. Ti somiglia –

Alec non sa bene se sentirsi offeso per essere appena stato paragonato ad un appartamento che gli procura più danni e fastidi che altro, ma decide di eclissare l’argomento e di chinarsi a baciare Liam, mentre in TV comincia un film che a nessuno dei due interessa.

Il fatto è che Alec sa di essere una persona irruente. Sa che molto spesso spinge troppo gli altri oltre il limite. Il problema è che non riesce a trattenersi, quindi non riesce proprio ad evitare di portare le mani ai pantaloni di Liam e godersi il versetto stupito con cui l’altro risponde al gesto.

Si guardano negli occhi per qualche minuto, fermi, ed Alec fa fatica a seguire tutte le emozioni che passano nello sguardo di Liam.

- posso fermarmi qui, se vuoi – gli suggerisce, anche se un po’ ne è deluso. Nonostante questo, per la prima volta dopo tanto, non si interessa solo a quello che vuole lui. Da quello che ha capito Liam non ha tutta questa esperienza in campo di relazioni amorose e Alec non vuole assolutamente spaventarlo. Ci andrà piano, anche se ci dovesse impiegare anni, e si conquisterà la sua fiducia fino in fondo perché Liam è fragile e Alec non vuole in alcun modo danneggiarlo.

- io.. io .. – balbetta Liam incoerentemente, le guancie in fiamme. Prende un respiro profondo, muovendo a disagio le gambe. – io.. no. Non fermarti. Però.. non.. fino in fondo. –

Alec gli sorride riconoscente, mordendogli gentilmente il naso.

- lo so – dice. Poi si toglie la maglietta e provvede a far sparire anche quella di Liam. Gli sbottona piano i pantaloni mentre gli dissemina una scia di baci adoranti sul petto, venendo ricompensato da una serie di gemiti mal trattenuti. Quando arriva all’ombelico, mentre gli tira giù piano i pantaloni a metà coscia, si ferma a fargli le pernacchie sulla pancia, facendolo scoppiare in una risatina ansiosa che però lo mette un po’ più a suo agio.

Quando sta per tirargli giù anche i boxer – della Marvel, adorabili – Alec si chiede improvvisamente se non rischierà di soffocarsi. Nel senso, non l’ha mai fatto prima, e immagina ci sia una prima volta per tutto, ma non vuole davvero fare la figura dell’idiota.

Comunque, immagina che ormai non può tirarsi indietro.

Per essere la prima volta, Alec può dirsene relativamente soddisfatto, soprattutto se si contano gli ansiti così adorabili di Liam. È anche non riuscito a non soffocarsi.

Liam ricambia mettendogli le mani nei pantaloni con fare impacciato e Alec sa che baciandolo lo distrae, ma non riesce proprio ad impedirselo: è estremamente contento e leggero, e non solo perché Liam sta ponendo rimedio ad un problema che altrimenti avrebbe dovuto risolvere da solo in bagno, ma anche perché lo sta facendo senza che Alec gli abbia chiesto nulla.

Più tardi, incastrati l’uno contro l’altro sul divano, Liam sembra ricordarsi improvvisamente di qualcosa.

- ah! – esclama, scostandosi lievemente dal petto dell’altro. – ti ho preso una cosa –

- eh? – replica Alec, mentre guarda l’altro che sia alza. – perché? –

- perché è un mese che stiamo assieme, idiota – replica seccato il biondo, lanciandogli un occhiata mentre fruga nelle tasche della propria giacca. Alec, comunque, è decisamente più interessato alla vista del suo sedere.

- questo lo so, grazie – risponde imitando l’altro. – perché credi che ti abbia invitato a casa? –

Liam si gira a guardarlo curiosamente, un sorrisino stampato sulle labbra: - perché volevi entrarmi nei pantaloni in maniera privata? –

Alec ride, rotola sulla schiena e afferra al volo il pacchettino che Liam gli lancia.

- nah. La realtà è che non ho abbastanza soldi per comprarti niente e ho dovuto ripiegare su casa mia per non sembrare un completo zotico. –

Liam si lancia di nuovo sdraiato contro di lui, lasciandogli un bacio timido a lato della bocca. – non sembri un completo zotico – lo rassicura, sorridendo, mentre si rannicchia contro di lui e Alec gli passa un braccio attorno alle spalle. – forza, aprilo –

Alec lo scarta velocemente, trovandovi dentro un piccolo portachiavi di peluche a forma di pesciolino.

- un pesce, sul serio? – ride Alec, stringendoselo contro e baciandolo. Liam sorride nel bacio: - la nostra relazione è segnata dai pesci, quindi ho pensato che .. non lo so. Ti somigliava? 

Alec ride ancora, affondando il naso nei suoi capelli e sorridendo come un idiota. Vorrebbe potersi addormentare lì, fermo in quell’esatta posizione, ma sa che tra un’ora dovrà alzarsi e portare a casa Liam, quindi si limita a godersi l’attimo. Il telefono, da qualche parte, squilla, ma lui non risponde.

 

- si. No, no, Lance, adesso la pianti e mi ascolti. Lo so! Ho capito, ma non riesci a lasciar correre?  - blatera Alec al telefono, le mani che giocherellano con i capelli di Liam, mezzo addormentato contro di lui sul divano, quando Amèlie entra dalla porta rumorosamente, tre sacchetti del McDonalds in braccio. Liam ci mette un attimo a registrare la sua presenza e tenta di alzarsi dalla propria posizione, ma il braccio di Alec glielo impedisce.

- ciao Ammie, lui è Liam. Liam, mia sorella. Un attimo che sono al telefono con Lance – saluta, sbrigativo, prima di tornare alla propria conversazione: - senti. Dopodomani è il suo compleanno. non ti sto chiedendo di organizzare tutto te, ok? Ci pensiamo io e Richard, al locale, e Ibiza pensa agli invitati. Tu devi solo assicurarti che non le salti in testa di organizzare lei. –

Amèlie appoggia la loro cena sul tavolo e va a sedersi ai piedi del divano.

- che stanno facendo? – chiede in un sussurro a Liam che, ancora rosso e leggermente imbarazzato, scrolla le spalle: - organizzano il compleanno di Meredith, credo –

- Lance, per l’amor di Dio, mi spieghi perché non puoi provare a fare la persona normale? Fossi in Meredith ti avrei già buttato giù da un ponte, cazzo! –

Amèlie ride, si fa la treccia ai capelli e sorride a Liam, che sembra ancora decisamente non a proprio agio.

- non ti preoccupare, non ti mangio – gli dice, divertita, e lui arrossisce ancora di più. – preferisco l’hamburger. Spero ti piaccia quello al pollo, perché Alec non mi ha detto quale ti piace e non volevo rischiare –

- va bene  quello – la rassicura Liam, tentando un sorriso.

- chennesò, probabilmente sta con te solo per il sesso arrabbiato, perché io non riesco davvero a capire cosa ci trovi! – continua Alec, infervorato, e Amèlie ride rumorosamente, mentre va ad accendere la playstation e recupera i joystick dal cassetto. – sul serio, Lance, ti costa tanto riuscire a non farti lasciare prima di sabato? È il suo compleanno, non vuoi renderla minimamente felice? –

La risposta è accompagnata da una serie di “mh-h” poco convinti. Amèlie lancia i joystick sul divano, alla ricerca di un gioco da poter fare in tre.

- va bene, piantala. Tu fai il tuo dovere e noi pensiamo al resto, ma adesso smettila che ho qui mia sorella e Liam e ho fame. – attimo di silenzio. – ok, ciao –

Una volta appeso, il telefono viene lanciato poco gentilmente oltre il divano.

- Cristo se è insopportabile – sospira Alec, lasciando a Liam lo spazio per tirarsi a sedere ed imitandolo. – vabbè. Che hai preso, Ammie? –

- il solito – replica lei, trotterellando fino al tavolo e frugando nei sacchetti. – vi spostate qui o mangiamo sul divano? –

- scherzi, vero? – esclama Alec, allibito, voltandosi a guardarla e sistemando Liam contro di sé. – gli hamburger si mangiano sul divano! –

Amèlie lo guarda in silenzio per qualche secondo, prima di roteare gli occhi al cielo: - a quanto pare non ti interessa di sembrare un selvaggio davanti al tuo ragazzo –

- Amèlie, mangiamo sul divano tutte le sante volte anche noi, lo sai? – ribatte Alec, con aria saccente. Sì, in effetti, quando Liam viene da Alec mangiano sul divano. Più che altro perché sul tavolo ci fanno altre cose e Alec non è sicuro di volerci mangiare sopra.

- come vuoi, come vuoi – sospira lei, portando loro i rispettivi sacchetti con tanto di coca-cola e patatine incorporate.

Ci vuole poco perché Liam si rilassi contro la sua spalla e cominci a non fare più troppo caso ad Amèlie – o al fatto che è la sorella di Alec, cioè, un membro della famiglia. È imbarazzante, sul serio, cioè, e se non le piace?

Passano la serata a giocare a GTA, Liam seduto tra le gambe di Alec mentre cerca di capire come muoversi, e Alec e Amèlie che si danno la guerra a chi uccide più gente. Poi Alec riporta a casa Liam in moto e si ritrova ad avere un’imbarazzante conversazione con suo padre, cui riesce a sfuggire solo perché Timothy comincia a piangere.

- è carino – conferma Amèlie quando rientra in casa. Alec la guarda sorridendo e sa di sembrare uno scemo, ma non ne può proprio fare a meno: Liam gli fa quest’effetto.

- oh no – dice, lanciandosi sul divano accanto a lei. – è molto di più –

 

- oh, dei, è secoli che non mangiavo cinese! – chioccia Alec tutto contento, arraffando quanto più cibo possibile. Ha invitato Richard e Ibiza a cena prima di andare al Capitol, dove hanno affittato una saletta solo per il compleanno di Dith; e dato che Alec non si è ancora preso la briga di seguire quelle lezioni di cucina in DVD che sua madre gli ha regalato, ha detto loro di portare cinese. – a Liam non piace, quindi non lo ordino praticamente più. –

Gli altri due si lanciano uno sguardo stupito d’intesa, aspettando che l’amico faccia un commento cattivo o una frecciatina riguardo ai gusti pessimi del fidanzato, ma Alec si limita a riempirsi la bocca e a combattere con le bacchette.

- e non ti dà fastidio? – gli domanda Richard, cauto, osservando la reazione dell’altro. Alec alza lo sguardo dai propri spaghetti con un sopracciglio alzato.

- eh? No, dovrebbe? – fa, sputacchiando salsa sul tavolo.

- beh, l’ultima volta, con.. com’è che si chiamava? Hope Anderson? – Ibiza guarda Richard insicura, e lui le conferma il nome. – ecco sì, lei. Quando ti aveva fatto presente che non le piacevano i tacos, ti sei lamentato all’infinito. E hai comprato una marea di tacos –

- certe volte penso che tu l’abbia lasciata per quello – ride Richard, cercando tra i sacchetti il proprio riso al curry.

Alec ci pensa un po’ su, masticando rumorosamente.

- è totalmente diverso – afferma, con aria convinta. – e poi il cinese posso sempre mangiarlo con voi, o quando Liam non viene a casa –

Richard evita di fargli notare che avrebbe potuto applicare lo stesso metodo con Hope, perché è evidente che l’altro troverebbe un altro argomento con cui ribattere.

Lancia uno sguardo divertito alla propria ragazza, che ricambia con altrettanto divertimento.

- ah, l’amore – sospira nel suo orecchio, i capelli dorati ordinatamente raccolti in uno chignon. Richard ride, prima di cominciare a mangiare.

La festa è un successo, possono affermarlo tutti con soddisfazione, e Lance riesce addirittura a non farsi lasciare. Rischia di essere pestato, questo sì, ma senza aver rotto. A fine serata, comunque, tutto quello cui Alec riesce a pensare è a quanto tempo rimane al lunedì, quando potrà vedere Liam allo Store.

 

- credo che Gabriel sia cotto di Rosalie – gli confida Liam, lunedì, sporgendosi verso di lui alla cassa e guardando divertito in direzione del proprio amico, che sta annoiando la ragazza con chiacchiere infinite. Lei sembra alla disperata ricerca di una via d’uscita, ma il negozio è vuoto e il proprietario è tornato a dormire nel magazzino, fingendosi in attesa dei primi addobbi di Natale.

Alec ride, pasticciando il block notes.

- ho come l’impressione che lei non ne sia entusiasta. –

Liam sorride, come a scusarsi: - lo so –

 

Gli addobbi di Natale arrivano e con loro anche clienti alla ricerca di regali.

Un enorme albero decorato pieno di luci appare dietro al bancone, lasciando al cassiere giusto lo spazio per respirare.

- che diavolo è?! – si lamenta Alec, la maglietta beige che s’impiglia nei rami. Helm, il ragazzone che fa il turno alla mattina, sospira: - qualche idiota del turno serale. –

Quando poi il proprietario arriva, infilandogli in testa un terribile berretto di Babbo Natale, per Alec è la fine.

- mi sento ufficialmente offeso – sostiene, quando Liam entra in negozio e, vedendolo, scoppia a ridere.

- sembri un imbronciato elfo di Babbo Natale – gli dice il biondo, tra le risate. – esprimi proprio gioia natalizia. –

- al diavolo la gioia natalizia – ringhia Alec, passando in cassa quello che Liam gli porge.

 

Alec ha sempre trovato il Natale estremamente fastidioso. Non che non gli piaccia, per carità: le ferie e le feste sono la cosa che preferisce. Ma il lunghissimo giro di parenti, che inizia tutti gli anni l’antivigilia e finisce intorno ai primi di gennaio, lo sfianca come poche altre cose.

Tra zii, cugini dimenticati e vecchi parenti sconosciuti, la testa di Alec sembra esplodere. Se si aggiunge il fatto che non può vedere Liam e starsene con lui al calduccio nel proprio appartamento, la cosa rivela avere più lati negativi che positivi.

È rassegnato a dover aspettare l’ultimo dell’anno per vedere il suo biondo preferito, soprattutto perché anche l’altro ha una famiglia e dei parenti con cui trascorrere il Natele, e quindi a dover sopportare le chiacchiere inutili di Amèlie e di tutti gli altri fino allo sfinimento, e a  ingozzarsi come un tacchino. Fortunatamente, nessuno gli fa più regali da un pezzo e si limitano tutti a passargli con aria complice una busta con un po’ di soldi, che non fanno mai male.

Sta giusto giocherellando con la propria fetta di panettone, ascoltando solo per metà suo cugino Louis che racconta ad Amèlie di un certo Harry che, da quello che ha capito, è il suo ragazzo. Alec trova ironico che gli unici due maschi giovani della famiglia siano entrambi gay, ma preferisce intavolare una conversazione con suo zio riguardo le ultime partite di calcio piuttosto che lanciarsi in quell’argomento spinoso, soprattutto perché sa che il padre di Louis, quello che diec’anni fa ha preso e se n’è andato con una più giovane ma ha comunque la faccia tosta di farsi sentire per giudicare i propri figli, non ama particolarmente la cosa.

E comunque, Alec non si definirebbe gay. Bisessuale, più che altro. Infondo è stato anche con delle ragazze, non può non contare!

Amèlie sta giusto parlando di Liam a Louis, di quanto sia carino e di come sia contenta che lui, Alec, si sia finalmente trovato qualcuno di così adorabile e che non c’è nulla di male se sono entrambi ragazzi, anzi è quasi meglio perché si hanno più interessi in comune(cosa che Alec trova estremamente falsa, perché non ha mai visto qualcuno dai gusti più diversi dai suoi di Liam, ma è troppo impegnato a protestare che Amèlie dovrebbe smetterla di parlare di un ragazzo che non è il suo, per farlo notare), quando il cellulare gli vibra in tasca.

Sbircia incuriosito lo schermo, lasciando Amèlie al suo fiume di parole, interrotto solamente dai fiumi di parole con cui Louis le risponde – la parlantina è una caratteristica di famiglia - , e sorride quando vede un messaggio di Liam.

Che noiaL

Ahah, a chi lo dici

Mi rifiuto di giocare a tombola

Alec picchietta le dita sul tavolo, guarda sua madre intenta a parlare con sua zia, le cuginette tutte prese dai loro giochi, Amèlie e Louis che ciaccolano come due vecchie comari e lo zio che, insieme al nonno e a suo padre, ha lo sguardo incollato allo schermo della TV. Alec decide ufficialmente che nessuno sentirà la sua mancanza.

Fuggiamo

Gli scrive, sentendo il sorriso premere ai lati della bocca e l’eccitazione battergli nel petto al ritmo del cuore, mentre aspetta la risposta.

Adesso?!  Risponde Liam, e Alec può vedere l’espressione stupita ed esaltata che riserva alle sue idee.

Si. Tra dieci minuti in Piazza del Mercato. Ci stai?

La risposta ci mette un po’ ad arrivare, ma Alec ha già lo sguardo calamitato alla porta e all’appendiabito, dove la sua giacca penzola, la tasca destra con dentro il regalo per Liam.

Ci sto.  

Alec si alza di colpo dalla sedia, calamitando l’attenzione di tutti su di sé. Nel silenzio dei proprio parenti, interrotto dalle chiacchiere in TV, Alec sorride.

- io vado – annuncia.

- e dove, tesoro? – chiede sua madre, mentre lui è già a infilarsi la giacca.

- fuggo con Liam! Ancora buon Natale a tutti! – strilla, uscendo dalla porta. Prima di chiudersela alle spalle, Alec riesce  a distinguere la risata di Amèlie.

Fuori ha cominciato a nevicare. Non è la neve dei film, bianca e perfetta, ma Alec presume di potersi accontentare. Si tira su il cappuccio e corre in strada, schivando i pochi passanti e rischiando più volte di scivolare sul ghiaccio. Quando arriva, ansimante e sudato, Liam è già lì, seduto sul bordo del muretto.

- Alec! – saluta, sventolando una mano inguantata. Alec gli si fionda praticamente addosso, travolgendolo,

- ti amo – gli dice di getto,  perché è quello che prova e pensa, e sia mai che Alec tenga un proprio pensiero per sé, sentendolo congelare tra le proprie braccia. Comunque, fa troppo freddo perché Alec prenda in opzione l’idea di scostarsi.

- co..ssa? – balbetta l’altro, e Alec ride del rossore che vede apparire sulle orecchie del biondo e gli dispensa un bacio sulla guancia.

- hai sentito perfettamente – chioccia contento. Liam lo guarda stralunato, ma basta qualche attimo perché un sorriso gigantesco si formi sulle labbra del biondo e nei suoi occhi.

- anch’io! – strilla, la voce più acuta di un’ottava, lanciandogli le braccia al collo e facendogli così perdere completamente l’equilibrio.

Scivolano su una lastra di ghiaccio, finendo con il rotolare in quella che dovrebbe essere neve ma che in realtà è semplicemente acqua un po’ più spessa del solito.

Si baciano e Alec pensa che non gliene frega niente della neve, dei parenti o del resto del mondo.

A cosa gli serve tutto quello, se ha Liam?

 

 

Nda ●

È talmente tanto tempo che non scrivo un commento a fondo storia che non so più nemmeno come iniziare.

Forse potrei iniziare ringraziandovi per essere arrivati fino in fondo a questa OS: significa molto per me e spero che vi sia piaciuta. In qualsiasi caso, vi invito a lasciare un commento anche solo per farmi presenti  degli errori.

Alec e Liam sono personaggi a cui sia io che Lily (Zucchero) siamo molto affezionate e questa è forse la storia meglio venuta di tutte (come sono modesta).

È un po’ vecchiotta, l’ho scritta da ormai quasi un anno e finalmente ci siamo decise a pubblicarla, ma credo che non smetterò mai di sorprendermi di averla finita (ho la tendenza a non finire mai nulla, purtroppo).

In qualsiasi caso, grazie per averla letta.

Con amore,

Giuls (Carote)

 

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