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Autore: Shanya    11/09/2014    1 recensioni
Questa storia mi è venuta in mente ascoltando Hurricane. E no, non sarà qualcosa di perverso, forse poco.
Lei è Dylan, venticinquenne scappata da Toronto fino a Los Angeles con la sorella dopo l'uccisione dei suoi genitori.
Tra inganni, intrighi, problemi famigliari, omicidi, lei incontrerà colui che le sconvolgerà la vita.
L'ho scritta tutta d'un fiato e non vedevo l'ora di darvi un assaggio, spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ogni vicolo ha il solito odore, ormai sono tutti uguali: un misto di pesce e uova marce bagnate da settimane.
Le mani stringono il calcio della pistola nel fodero appeso al fianco destro della cintura mentre la schiena si appiattisce contro il muro adiacente al vicolo sulla Terza Strada.
Il rumore di passi nel vicolo affievolisce, segno che l’obbiettivo si sta allontanando. Sempre con la schiena contro il muro Dylan scivola all’interno del vicolo, i passi leggeri attutiti dalla suola degli stivali, le mani strette davanti a sé, la pistola in posizione. Scivola vicino un cassonetto, spostandosi per vedere oltre: l’obbiettivo si gira verso l’imbocco del vicolo, con aria sospettosa.
Un secondo dopo ritorna a camminare e Dylan esce dal nascondiglio, in piedi, la pistola puntata davanti a lei. Prima che l’obbiettivo possa compiere una mossa il proiettile è già nel suo cervello. Un lavoro veloce e pulito. Il corpo cade a terra, privo di vita. Lei si avvicina, il respiro leggermente affannoso nella bandana davanti la bocca, recupera la valigetta stretta nella mano del cadavere e spara un secondo proiettile al cuore della vittima per assicurarsi che sia morto e poi scappa, lasciandosi dietro l’odore di pesce e uova marce, senza prima però accorgersi che nell’ombra, al di là della strada, qualcuno la sta osservando.
 
Il corridoio è vuoto, è ancora mattino presto è nessuno dovrebbe essere sveglio. Ambreth socchiude la porta e vedendo solo le mura bianche esce velocemente, lasciando Anna ancora a dormire. L’essere rinchiusa in quelle mura la fa sentire sola pur vedendo molte persone al giorno. Ogni giorno la stessa monotonia: la pillola del mattino, psicologo, pranzo, pillola del pomeriggio, cena, pillola della sera, un’ora libera e poi a dormire. Il suo fiore preferito sono le violette. Quanto vorrebbe trapassare quel cancello e andarsene di qui. Saltella lungo i corridoi facendo ondeggiare i capelli biondi sulle spalle per entrare nelle cucine a rubacchiare qualcosa. Attraversa la sala principale dove su uno dei divanetti davanti alla televisione intravede una testa mora china su se stessa. Ambreth fa scivolare lentamente l’indice sullo schienale del divano e poi sfiora la testa mora che si alza di scatto guardandola impaurita rivelando un piccolo muffin mangiucchiato tra le mani. A quanto pare non dovrà andare fino alle cucine.
-Amanda! Ma che bello vederti!-
La mora si alza di scatto tenendo il muffin stretto tra le sue mani.
-Ambreth… non dovresti essere qui.- Amanda si guarda intorno sperando non ci sia nessun altro in quella stanza.
-Nemmeno tu, Amanda.-  Ambreth si sofferma ad accentuare il nome dell’altra ragazza in modo minacciatorio mentre cammina lentamente verso di lei, anche se Ambreth è la ragazza più giovane del manicomio di Los Angeles, quasi tutti hanno paura di essere faccia a faccia con lei, tranne una, la sua compagna di stanza Anna.
-Cosa vuoi?- Amanda va oltre il divano cercando una via per scappare ma Ambreth è subito dietro di lei con sul viso uno sguardo deciso e un sorriso divertito sulle labbra.
-Vedo la paura nei tuoi occhi, mia cara Amanda. Credi che voglia chiamare un’infermiera e dirle del tuo piccolo peccato? Potrei, ma se tu mi dai quel piccolo muffin potrei stare zitta.-  Ambreth si guarda le unghie mangiucchiate della mani e alza lo sguardo sugli occhi lucidi di Amanda. Oh, piccola dolce Amanda.
Amanda allunga il braccio verso Ambreth che afferra il muffin sorridendo tra sé e ne stacca un pezzettino, infilandoselo tra le labbra.
-Sai Amanda, sei così carina. Come mai sei qui?- Amanda si guarda per l’ennesima volta intorno. Ambreth sa bene il suo punto debole, mai rivolgersi direttamente e troppo a lungo con lei, mai darle troppe attenzioni.
-Vai via! Sei cattiva!-  Ambreth ride tranquillamente guardandola, mordicchiandosi la carne del pollice e tornandosene verso camera sua continuando a gustare il suo piccolo muffin.
 
   
 
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