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Autore: Rain77    18/01/2005    8 recensioni
Dopo lo scontro con Knives, Vash ritorna e va a vivere con Meryl e Milly. Ma la convivenza gli porta strani pensieri...Traduzione della fic di Rain77 scritta dal punto di vista di Vash!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Passione e desiderio cap. 14 Capitolo 14


Note dell’Autrice

Bè ragazzi, è stato veramente molto, molto divertente. Vi ringrazio per aver sopportato gli alti e bassi del mio temporeggiare, per aver viaggiato nella mente di Vash e per aver assecondato la mia voglia di viaggiare nella mente di Vash. Il nuovo anno è arrivato, quello vecchio è finito ed è giunto il momento di iniziare cose nuove e finire le vecchie. Così, con questo progetto in mente, ecco qui davanti a voi l’ultimo capitolo di ‘Passione e desiderio’.




Saranno passate ore da quando ho lasciato la porta di Meryl e ancora non riesco a dormire. Continuo a rivedere le scene nella mia testa, chiedendomi cosa avrebbe potuto essere evitato, cosa avrebbe potuto essere cambiato : se io e Knives non avessimo avuto quella discussione, Meryl non l’avrebbe mai sentito.
Se Meryl e Milly non si fossero scambiati i ruoli, Meryl non l’avrebbe mai sentito.
Se Knives non fosse quello psicopatico bastardo che è, Meryl non si sarebbe mai avvicinata alla porta e non l’avrebbe…sentito.
Se, se, se, se.
L’ultimo ‘se’ è ovviamente quello più impossibile. Non c’è stato nulla nell’intera giornata che non sia stato accuratamente programmato dal Fato, gli dei, o qualunque altra divinità che possa esistere nell’universo con il solo scopo di rendere la mia vita un totale e miserabile inferno. E’ così pefettamente miserabile, infatti, che Knives dovrebbe essere invidioso per non esserne stato lui il responsabile. È sempre andata così : la mia vita va alla grande (Rem) e poi booom! Distruzione! (lo schianto, le fiamme, l’incendio). Le cose vanno meglio (io e Knives, uniti contro il mondo) e poi bang! (Io. Da solo. Un fratello psicopatico. Da solo). Di male in peggio è una frase che sembra perseguitarmi. La cosa triste è che questo è solo una parte del motivo che mi porta all’unica soluzione a cui posso rivolgermi ora. La mia vecchia risorsa. La mia fedele compagna. Il mio tormento. Andare via.
Già. Dovrei andarmene davvero.
Heh. Non che sia una grossa sorpresa eh? Si, la gente si aspetta sempre questo da me. Non sanno, forse, che non sono altro che un tormentato bastardo che molla tutto e tutti non appena l’accenno di qualche appagamento emotivo oppure oh-dio-non-ci-posso-credere AMORE appare all’orizzonte? Non lo sanno? La gente dovrebbe davvero, davvero realizzare che non potrei mai pensare a me stesso come meritevole di qualcuno di così puro e di così perfetto come Meryl! E che lei, soprattutto, probabilmente arriverà alla stessa conclusione di tutti gli altri.
Ma in fondo, perché no? Perché non posso avere Meryl? Perché stavolta non posso cercare, solo per questa volta, ad essere diverso?
Perché non ci riesco. Meryl non mi ricambierebbe mai. Il modo in cui ha sussultato alla mia presenza è stata un’indicazione sufficentemente chiara dei suoi sentimenti. Meryl non mi potrebbe mai amare. Sarebbe chiederle troppo. Voglio dire, come potrebbe? Un uomo (Pianta, Vash! Pianta! Ficcatelo in testa!) fragile e imperfetto come me, non potrebbe mai aspettarsi di essere amato. Ed anche se mi avesse sentito, sarebbe troppo ingiusto chiederle di amarmi.
“Idiota” sbuffo lievemente nel buio. Sigh. “Bè, Vash the Stampede, è giunto il momento di farti un altro giro”
Scusami tanto, Meryl, dico silenziosamente. Scusami per averti messo in questa posizione. Scusami se una mattina di queste, non troverai più né me nè Knives. Scusami se ti amo così tanto e che tu non possa ricambiare questi sentimenti. Scusami per quello che ti ho fatto passare in tutto questo tempo. Scusami , scusami, scusami.
Sento le mie palpebre diventare sempre più pesanti dal sonno. La frase ‘scusami Meryl’ continua a ripetersi nella mia testa, come una specie di sadico mantra, mi sta cullando verso il sonno, saltandomi davanti agli occhi come percorelle con le parole scritte sui fianchi (anche se Dio solo sa da dove abbia preso l’idea delle pecore; deve venire da Rem perché non ho mai visto una pecora in vita mia a Gunsmoke). E quando mi addormento, il dolore per la perdita di Meryl è quasi palpabile nello stomaco e infligge piccole stillettate al mio cuore.
Nel cuore della notte, i miei sensi improvvisamente formicolano. Qualcosa mi ha svegliato da un fastidioso sogno sulla Nonnina e Knives che facevano scommesse su chi si avrebbe sorpassato chi in una gara di bevute e Knives che minacciava di fare un Vino alla Tela di Ragno. Qualcosa che riempie la stanza di…qualcosa.
Non riesco a descrivere la presenza. Non è pericolosa, ma c’è qualcos’altro. Nella mia camera. Qualcosa di incredibilmente…caotico. Knives?
Mi siedo sul letto e faccio per alzarmi, conscio che qualcuno mi sta osservando anche prima di essere completamente sveglio. La mia mano automaticamente cerca la pistola. Espando ancora una volta i miei sensi, ma non c’è ancora alcuna traccia di pericolo. Pensieri mi affollano la testa. Che cosa potrebbe essere? No, non è Knives. Questo caos potrebbe essere lui, ma non stavolta. Questo è diverso, intriso di una sotterranea vena di triste rimorso. Knives raramente prova rimorso. E comunque, ora sta dormendo. Avrei avvertito subito la sua presenza. Non percepisco nessun pericolo neanche fuori. L’intero mondo, illuminato dalla luce della luna, sembra in pace. Ma allora cosa…?
Succede tutto nei pochi secondi che impiega la mia mano per sfiorare la pistola e i miei occhi per raggiungere la porta, dove la vedo. Il cuore mi si ferma, il metallo della pistola a pochissima distanza dalle mie dita.
Lei se ne sta lì, in piedi, con le braccia strette intorno a sé, la porta chiusa dietro di lei, con quella camicia da notte che mi perseguitava nei miei sogni, facendo intravedere quello che c’era sotto. La tenue luce della luna la illumina di un’eterea bellezza. Forse sto di nuovo sognando. Forse se sbatto gli occhi, lei sparirà, come un’altra visione dei miei sogni. Chiudo gli occhi, poi li riapro e lei è ancora lì. Provo ancora, usando una mano questa volta per coprire i miei occhi ingannevoli. Non funziona. O è un sogno dannatamente resistente oppure lei è reale. Decido di provare a parlarle.
“Meryl? Che cos’hai?”
Lei sussulta quando sente la mia voce. Wow! Allora è reale. E’ qui. Da quanto tempo è entrata nella mia camera? Per quanto tempo le ho permesso di osservarmi mentre dormivo? Il mio cuore sanguina al pensiero che mi fido così tanto di lei anche nel sonno. E’ così vicina, così vicina. E allo stesso tempo completamente irraggiungibile. “Meryl?”
“Non sapevo che fossi ancora sveglio” dice lei, respirando un po’ a fatica.
Rido sommessamente. Piano. Con calma. Per non spaventarla. “Ho il sonno leggero” rispondo, sorridendo nel buio. E sembra che tu non abbia dormito affarro, ragazza delle assicurazioni. “Che succede?” ripeto “C’è qualcosa che non va?”
“Io…” dice con un tono strozzato. “Ti ho sentito, mentre eri alla porta”
Lo stomaco mi si chiude dalla tensione. La mia bellissima Meryl. La mia seconda salvatrice. “Oh? Che cosa hai sentito?”
“Io…ho pensato che ci fosse qualcosa che non andava”
“Qualcosa che non va?” le dico gentilmente “Cosa potrebbe esserci che non va?”. A parte un fratello psicopatico, una confessione che probabilmente avrai sentito e per la quale ora mi starai disprezzando, e la mia tormentata, miserabile esistenza? Hah! Come diavolo potrebbe esserci qualcosa che non va? “Va tutto benissimo Meryl”
“Vash?”
“Si?”
“Perché ti sei scusato con me?”
Huh? Non ricordo di essermi scusato a voce alta. In effetti, non ricordo di essermi scusato affatto per qualcosa. Ricordo delle scuse. Centinaia e centinaia di scuse.
“Alla porta” continua lei, come se stesse leggendo i miei silenziosi pensieri “Prima…prima che mi dicessi buonanotte, hai detto che ti dispiaceva. Mi chiedevo…” si interrompe bruscamente, deglutendo, e la sua bocca sembra improvvisamente aver esaurito le domande.
“Vash?” sussurra.
Oh Meryl. Mi dispiace così tanto. Mi dispiace di averti messo in questa posizione. Mi dispiace che tu non riesca ad amarmi. Mi dispiace per tutto. Per Knives, per me, per tutto quello che ti ho fatto passare. “Si?” le rispondo gentilmente, con il cuore che sembra essersi dislocato momentaneamente da qualche parte sotto il mio pomo d’adamo.
“Io…”
Ed è a quel punto che improvvisamente mi rendo conto che mi ha chiamato semplicemente Vash, non uomo-ciambella o maniaco o idiota o altri sgradevoli nomignoli. Solo Vash. E per ben due volte. Mi siedo più dritto e la guardo in modo interrogativo. Lei si umetta nervosamente le labbra e mi chiedo cosa abbia visto nei miei occhi, nella luce fioca.
“Vash” inizia ancora. (Per la terza volta, mi ha chiamato per nome!)
“Si, Meryl?”
“Ti ho sentito oggi. Con Knives. E io…volevo solo…”
Oh no! La mia bocca si apre per dire qualcosa. Una scusa. Una spiegazione. Qualunque cosa! Ma non riesco a dire nulla. Accidenti a questa mia non cooperativa linguaccia! Accidenti a lei, e che non possa più gustare una ciambella per un’intera settimana!
“Meryl” provo ancora “Mi disp…”
Ma non faccio in tempo a finire la frase. Lei deglutisce udibilmente e in un lampo di tessuto bianco e turbine di ombre, è al mio fianco, tremando visibilmente.
Così vicina…così vicina…
“So che non è così per via di quello che hai detto a Knives. Ma io…io…”
Non è così cosa? Che cosa ho detto a Knives? Ma di che sta parlando?
“Eh?”
“Non costringermi a dirlo” sussurra.
“Dire cosa?”. Dirmi che vuoi che me ne vada? Dirmi che mi odi? Dirmi, come hai osato Vash? Come hai osato farmi questo?
“Che ti amo” mormora alla fine con voce strozzata.
C’è un attimo di profondo e perfetto silenzio nel mondo; un immenso silenzio. Lacrime mi chiudono la gola e per un momento non riesco a parlare. Mi ha appena detto che mi ama. Meryl mi ha appena detto che mi ama! Vorrei urlare la mia gioia, gridare all’intera galassia che la donna che amo mi ha appena detto che mi ama anche lei. “Meryl…io…” inizio, spezzando il silenzio in un milione di gloriosi frammenti di gioia. Ho la gola ancora stretta e la lingua incollata al palato. Mi schiarisco la voce e provo di nuovo a parlare, ma non ci riesco. E’ troppo. Sento il cuore che sta per scoppiarmi dalla felicità.
“Capisco” dice piano lei. Poi annuisce, con lacrime di amarezza che le brillano negli occhi e si gira.
La mia mano scatta ad afferrarla per un polso, bloccandola a metà strada. Lei continua a tenere la testa girata dall’altra parte. “Anche io ti amo, Meryl”
A quel punto si gira verso di me, e il suo viso è teso dal dolore. Singhiozzi a mala pena trattenuti le incrinano la voce. “Non sei constretto a dirlo, Vash. Io…io ti ho sentito oggi parlare con Knives. Non…non devi fingere per consolarmi”
Ha sentito me e Knives? Ma se l’ho quasi confessato a Knives, come avrei potuto…”Meryl? Che cosa hai sentito?”
“Hai detto che non era vero”
“Non era vero cosa?”
“Vuoi farmelo dire di nuovo?”
Un tono irritato ed esasperato entra nella sua voce. I singhiozzi sono spariti, rimpiazzati da quello che riconosco come i primi segni avvisatori di un mal di testa che sta per incombere sulla mia testa. Vorrei mettermi a ridere. Mi metto quasi a ridere e mi blocco in tempo. “Avresti dovuto restare a goderti tutto lo show, Meryl” le sussurro “Allora avresti sentito l’intera confessione”
“Per cosa? Per sentirti dire che mi detesti?” chiede amaramente.
“No. Che ti amo” riesco a dire senza che la voce mi tremi troppo. “E che..:”
“Che?”
“Che ho bisogno di te”. Ecco. Non riesco a credere che l’ho detto. Non riesco a respirare.
“Vash” sussurra piano lei nel buio. Il mio nome è una vera meraviglia detto da lei; una domanda e una carezza. “Vash” ripete. E poi singhiozza “Pensavo che fosse soltanto uno scherzo. Che fosse un’altra crudeltà di Knives. E ti ho sentito dire che non mi amavi e che te ne saresti andato e…”
“Shh” le dico “No, Meryl. Sono qui”. La gola mi si chiude di nuovo, ma riesco a parlare stavolta, in modo chiaro in modo che non ci siano più fraintendimenti. “E io ti amo davvero. E…e non me ne andrò fino a che tu mi vorrai accanto a te”
C’è un profondo silenzio da parte sua. Se ne sta in piedi così immobile, quasi come se non respirasse, e non sapendo che altro dire, allungo una mano per toccarla nello stesso momento in cui lei fa la stessa cosa, tremante e oh, così reale. Esaliamo entrambi il respiro che non ci eravamo accorti di trattenere.
Mentre lei sospira e mi butta le braccia al collo, io faccio quello che ho desiderato e complottato di fare per così tanto, tanto tempo. L’abbraccio. La faccio scivolare in braccio a me, così piccola e morbida, e lei si rannicchia contro di me, affondando il viso nella curva del mio collo ed appoggiando la sua piccola e calda bocca contro la mia pelle. Le passo le braccia intorno alla vita e la stringo forte.
“Riesco a sentite il battito del tuo cuore”, dice lei con sorpresa contro il mio petto.
“E io sento il tuo” le rispondo. Non sono sicuro di dove finisca un battito e dove inizi l’altro, ma il cuore mi sembra scoppiare nel petto.
“Meryl io…”
Ma non riesco ad aggiungere altro, dato che lei appoggia un indice sulla mia bocca, zittendomi, accarezzandomi gentilmente, incoraggiandomi. Proprio come nei miei sogni, mi chino per coprire la sua bocca con la mia. Non c’è nessuna disperazione, nessun movimento frenetico. Solo tenera passione che mi riempe e sembra espandersi verso l’esterno fino a che il mio cuore è in serio pericolo di esplodere. È indescrivibile e molto meglio di quello che avessi mai sognato o immaginato, e per un momento vengo preso dal panico di stare per svegliarmi da un momento all’altro, e di ritrovarmi di nuovo solo. Ma le labbra di Meryl si schiudono sotto le mie, accoglienti e desiderose e lei approfondisce il bacio prima di doversi scostare per riprendere fiato.
“Sei ancora qui” le dico piano.
Lei si acciglia per un momento dalla sorpresa, prima che io reclami ancora le sue labbra e la confusione sparisca.
Mentre la trascino nelle mie braccia e nel mio letto, non mi stupisce di leggere nei suoi occhi quello che è sempre stato nel mio cuore. Amore. Passione. Desiderio. E’ stato un amore che non ero nemmeno conscio di aver iniziato a provare, talmente era profondo, naturale ed istintivo. E’ stata una passione per lei che sapevo esserci sempre stata nei miei occhi. E’ stato un desiderio per lei, un bisogno così intenso che ha viaggiato con me attraverso deserto per stabilirsi nella mia anima e tormentare il mio cuore. Ed ora nei suoi occhi c’è lo stesso amore, la stessa passione, lo stesso desiderio. Per me. Per ME!
A quel punto, mi viene in mente il fugace pensiero che non erano le ciambelle quello che aveva fissato con desiderio quella volta, e un brivido mi scorre lungo la schiena mentre le lacrime minacciano ancora di uscire dai miei occhi e il cuore mi si contrae dalla felicità.
La bacio ancora, approfondendo il contatto, dicendole attraverso la bocca, le mani e il mio corpo tutte le cose che non riesco a spiegare a parole. Lei emette un gemito in risposta.
“Ti amo” le dico contro le labbra.
“Idiota” ride piano lei “Lo so”




Fine
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Nota della traduttrice :

Ecco qua. Scusate se ci ho messo tanto per farvi avere il sospirato finale, ma la traduzione di questo capitolo non è stata facile e volevo che fosse più accurata possibile. Grazie ancora a tutti per le vostre meravigliose recensioni e per la vostra pazienza e grazie soprattutto a Rain per aver terminato questa meraviglia. Che altro dire? Alla prossima traduzione, ragazzi. Spero tanto di riuscire a trovare altre fic in grado di appassionarvi così tanto. ^__^


Quenya

  
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