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Autore: yolima90    12/09/2014    1 recensioni
Anna è una giovane cara ragazza, vive a Venezia e ha un lavoro come addetta presso una boutique assai famosa a Venezia e nel resto del mondo . Pierpaolo è l'oscurità.
Racconto breve, pensato per un cortometraggio.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anna è giovane, ha una bellezza particolare, di quelle che possono anche non piacere. Non per questo è vista come una brutta ragazza, anzi: ha il suo perché, e lo si trova nel suo modo di camminare lungo la vie veneziane d’ogni giorno. Anna ha un pensiero quotidiano che la perseguita ormai da qualche mese: si domanda se sia vero tutto ciò che vedono i suoi occhi, o se sia solo pura immaginazione creata dal suo cervello. Per fortuna questo dubbio la perseguita solo fino allo svoltare dell'angolo, dopodiché si mescola alla folla e ritorna a vivere come tutti quelli che la circondano.

Pierpaolo è disteso sul tavolo in cucina. Fuori tira un vento invernale, il cielo, ormai buio, gli fa compagnia. Si vedono soltanto le luci delle altre case, dove piccoli abitanti come lui hanno trovato rifugio, e stanno felici e contenti di fronte a un camino che scoppietta rumorosamente. Lui non ha un camino che crepitando allegramente lo riscaldi: ha solo un tavolo di legno, rimasto in silenzio quando egli si è disteso su di esso. Pierpaolo, tenendo lo sguardo fisso fuori, porta una mano dentro ai pantaloni e decide di farsi una sega pensando a una donna che ha incontrato nei suo sogni. Si concentra su di lei e inizia a cercare quel piacere di cui non riesce a fare a meno. I suoi occhi grigi lentamente si chiudono, partendo per il paradiso. 

Anna cammina. Il negozio dove lavora è distante: farebbe prima se prendesse il vaporetto, ma lei lo soffre terribilmente, un’altra pecca che caratterizza la sua persona. Ha lo stomaco sensibile, così sensibile che anche solo un sorso di vino le fa girare la testa come se avesse mandato giù dieci bicchieri. La gente accanto a lei cammina veloce con la testa altrove. Un ragazzo con lo zaino in spalla le va addosso, si scusa e prima che lei possa aprire bocca è già sparito. Qui le persone non hanno tempo da perdere. Devono correre se vogliono arrivare in tempo al lavoro, prima che 
l'ondata di turisti giornalieri intasi vaporetti e strade, creando disordine e rabbia come ogni santissimo giorno. Anna lo sa bene e senza nemmeno accorgersene ha aumentato il passo come tutti.

Pierpaolo è in piedi sulla soglia di casa, guarda la gente che va al lavoro. Lui un vero lavoro non ce l'ha,vive la giornata. A volte fa il cameriere, a volte fa il muratore. Certe volte ha dovuto pure fare il baby sitter alla figlia di due anni di Linda, la sua cara amica con un bell’appartamento dalle parti di San Marco. La sua casa non è bella come quell'appartamento: niente tende rosa, niente tavoli puliti e tenuti bene, niente foto di famiglia dove ci sono solo sorrisi e nessuna faccia seria o in lacrime, e sopratutto niente bambini che girano per casa e che ti chiamano ogni due secondi.
In casa sua regna il silenzio, c’è puzza di fumo, zampate di gatto ovunque e tante bottiglie di vino messe contro il muro come uomini prima di essere fucilati. Un bambino con la palla sotto un’ascella gli passa accanto: la tiene stretta mentre zitto zitto si avvia verso la scuola. Gli ricorda un po’ lui, quando alla sua età correva veloce per le stradine di Padova con il suo amico Giacomo "Jimmy". Anche loro portavano sempre una palla da calcio sotto le ascelle, non si sa mai che potesse scappare una partitella tra compagni durante la ricreazione. Bei tempi pensa… Ora Jimmy e' morto di eroina e lui ha finito anche quella quinta sigaretta. Lentamente ritorna in casa, come se due mani tremanti l’avessero afferrato e trascinato dentro. Un gatto rosso lo fissa prima di miagolare: e' Daisy, la gatta della sua ex. Lei e' scappata a Parigi con quel pittore della Francia del nord, mentre la micia e' rimasta con lui: è da queste cose che si vede la fedeltà degli animali. Apre una finestra e aria pulita entra in casa. Con gesto annoiato accende lo stereo e musica perfetta e potente esce dalle casse. Daisy scappa sotto il tavolo, iniziando a fare fusa contro la gamba di Pierpaolo, che intanto ha messo su il caffè delle otto. Se non ricorda male, Massimo l'aspetta per le nove al bar: oggi farà il cameriere e così per qualche mese. La paga e' buona e forse gli scappa pure di occuparsi dei pasti. Mentre aspetta che venga su il caffè, si specchia un attimo nella finestra: quello che vede non gli piace neanche un po’. Deve darsi una sistemata o perderà anche questa buona opportunità. Continua a fissarsi come incantato anche quando ormai il caffè cola lentamente fuori dalla caffettiera.


Il negozio di Mrs Robinson e' luminoso, il bianco regna sovrano, con grande teatralità' acchiappa tutta la luce da fuori e la rifrange in un modo che ti acceca anche solo dopo aver spinto la porta. Ti rendi conto di essere finita dentro senza un vero motivo, visto che i prodotti di Mrs Robinson sono merce costosa e pregiata, ma tu rimani ancora un po’ per ammirare quello che ti sta davanti agli occhi. E' il negozio più bello di Venezia, il Times l’ha messo al secondo posto dei negozi più chic al mondo, Anna si ricorda ancora, come tutti del resto, la grande festa data dalla proprietaria: dopo un anno se ne parla ancora. La ragazza entra facendo suonare il campanellino d'oro appeso all'entrata. Una signora non troppo corpulenta sbuca tutta sorridente.

<< Good Morning my dear! >> 
L’abbraccia forte e poi fa un passo indietro per ammirarla. Anna appoggia l'ombrello asciutto nel porta ombrelli: il cielo per ora è stato clemente. Mrs Robinson continua a sorridere.

<< Buongiorno Mrs Robinson >>

<< Caffè ? >> domanda con il suo accento forte americano di Seattle.

<< No grazie, mi disturba lo stomaco. >> Anna si porta una mano al ventre mentre la sua datrice di lavoro annuisce comprensiva. Mrs Robinson sembra la fata turchina di Cenerentola , con quei capelli bianchi tirati indietro con cura, gli occhiali tondi alla John Lennon, e il suo modo di fare così materno nei confronti di Anna. La ragazza si e' tolta il lungo cappotto invernale e si sta per mettere al lavoro, ma prima guarda un istante fuori dalla finestra. Vede un uomo in felpa e jeans che corre, o almeno ci prova; sorride, è buffo, il suo corpo non e' abituato a correre in quel modo, pensa Anna con la scopa in mano. L’uomo si volta e quegli occhi grigi la fanno arrossire come non mai, lui ridacchia mentre lei tiene fisso lo sguardo sul pavimento. Quando lo rialza non c'è più. Sparito.

Non puoi urlare contro il cliente maleducato o contro chi ti vuole fregare, devi stare zitto e sorridere, e così fa Pierpaolo. Annuisce, saluta e sorride. Bravo coglione, fai cosi. E' il decimo caffè che porta nel giro di un quarto d’ora e il braccio destro inizia a dolergli, ma non per via dei vassoi pieni di tazzine fumanti . E’ l’astinenza da cocaina che inizia a sentirsi e il bisogno di farsi aumenta ogni secondo. Mentre il corpo continua a fare su e giù il cervello urla la sua dose settimanale. Si sofferma a fissarsi nella vetrina di un negozio accanto al bar: non ha una bella cera, il viso scavato senza barba appare come il volto di un uomo che ha visto troppe notti buie invece del sole. La mano sinistra ha un leggero tremolio: conseguenze di chi prova a smettere ma sa benissimo che non ci riuscirà mai. Era meglio continuare a fumare come facevano tutti, invece di andare a cercare quella robaccia, ma ormai e' tardi per i ripensamenti giovanili. Ha bisogno di una dose anche piccola, basterebbe per andare avanti tutta la giornata. Potrebbe chiamare il suo spacciatore e farsi aiutare, ma quando porta la mano nella tasca dei pantaloni si accorge che dove di solito c’è il cellulare, questa volta non c’è niente. Stringe i denti e chiede a un collega una sigaretta, prende un’ altra ordinazione, una seconda e una terza e poi corre via in bagno, lasciando tutti in balia delle sue pazze ordinazioni. Un uomo ha ordinato ben 40 caffè corretti, una donna sessanta cornetti e venti birre piccole(in qualche modo deve pur mandare giù i cornetti), mentre un vecchio ha chiesto di avere del purissimo caviale. Lui avrebbe voluto ridergli in faccia, ma è pur sempre un bar che si affaccia su una strada importante di Venezia, e certe cose non si fanno se vuoi che i clienti ritornino. Pierpaolo osserva il foglio delle ordinazioni e ride, non capisce neanche lui cosa ha scritto su quei fogli giallo ocra. Sembra la scrittura del dottore che anni fa ha visitato quella santa di sua madre. Basta, ha bisogno di farsi sul serio, e quando pensa che sia la fine, ecco che la porta del bagno si spalanca e come per magia entra Mickey lo Schiavo. Il suo fedele spacciatore osservandolo sorride, tira fuori un sigaro, se lo porta alle labbra e dice con voce profonda:
<< Bella merda,dove? >>
Le porte del paradiso si spalancano per il tossico, che lo guarda con occhi sognanti mentre con le mani sfila veloce la scarpa nera lucida e indica il punto giusto per l’iniezione
<< Che roba... >> mormora Mickey Lo Schiavo




<< Buona giornata anche a lei! >>
Anna risistema tutto , l'orologio indica le cinque e anche per oggi lei ha finito. La attende una felice merenda con Monica dalle parti di Rialto. Monica è una cara amica di Anna, si sono conosciute alle medie e da li non si sono più lasciate. Insegna danza a delle bambine di 5 anni a Mestre, ma il suo moroso vive e lavora a Venezia. Anna si sistema i capelli e riprende il suo lungo, pesante cappotto. Come ogni giorno augura un buona serata alla sua datrice di lavoro, la quale, china a fare i conti del mese, non si accorge di quel dolce "arrivederci" da parte della ragazza. E’ troppo presa da quel guadagno che l’ha resa famosa ovunque.

Ridono,scherzano, parlano, bevono molto, bevono di nuovo, cambiano più di una volta locale e amicizie. Senza accorgersene fanno l'una, ormai di turisti non ce n’è più da un pezzo e i locali chiudono mentre i giovani ritornano nelle loro belle casette. Anna è da qualche minuto che sta parlando con un ragazzo carino, alto, snello, pelle chiara come la neve e due grandi occhi neri che se li fissi troppo a lungo ti ci puoi perdere. Lei lo sa, vuole perdersi in quei occhi e pensa al dopo mentre apre la borsetta e vede un profilattico. Aveva paura di non averlo con sé, gli uomini non se li portano mai dietro, ma loro poi non pagano le conseguenze di una sana scopata.

<< Scappo >> annuncia Monica spuntandole da dietro. << Sveglia presto domani >>

<< Ciao bella ragazza >>

Le due giovani si salutano e Anna ritorna a chiacchierare con il bel giovanotto. Di mestiere fa il geometra e ha intenzione di andare a vivere a Stoccolma, tutto pagato da lui, perchè il fine settimana va a fare il modello per un fotografo che lo paga bene, e quindi può permettersi certe follie. Anna l'ascolta rapita; continuano a bere e parlare, anche quando s'incamminano verso casa di lei, che vive da sola. Lui vive con due coinquilini: Wu e Simone, due cari ragazzi, studenti anche loro.

<< Prima di andare a casa tua… >> le dice con un sorrisino. Anna sente nascere il piacere che conosce molto bene: inizia da li e sale per diffondersi in tutto il corpo. 
<< ..potremmo ....>> si guarda intorno <<...potremmo ..non so... >> 
Continua a guardarsi intorno come se aspettasse qualcosa o qualcuno. Anna finisce di bere e lo guarda divertita. Si è appena accorta che dietro al collo ha un tatuaggio che spunta dalle spalle e s'immagina di essere sdraiata sulla sua schiena e baciargli quel disegno, ridendo allo stesso tempo. Sente dei passi, si gira e vede sbucare due ragazzi. Lei li fissa incuriosita mentre lui corre a salutarli, pacche forte sulla schiena, battutine e poi occhi puntati su di lei, che distoglie lo sguardo spostandolo sul bicchiere vuoto.
<< Ti presento i miei coinquilini >> dice tutto allegro << Ve l'ho detto che era carina!>>
Anna arrossisce lievemente mentre sente ancora gli occhi dei ragazzi fissati su di sé. 
<< ...come ti dicevo prima >> si schiarisce la voce << potremmo...potremmo divertirci un po’,vero ragazzi? >>
I suoi amici annuiscono sorridenti, mentre un brivido percorre la schiena di Anna e un pensiero brutto si fa spazio nella sua mente, non ancora così vivo da farle venire voglia di creare una scusa e correre via. Colpa di tutto il vino che ha mandato giù fino a qualche minuto prima, che la fa rimanere li immobile con uno sguardo da idiota completa. Le loro mani sono veloci, sanno bene dove metterle. Le strappano i vestiti e le tappano la bocca, lei lotta con tutta la forza che ha, ma il vino non l'aiuta molto, anzi, peggiora le cose, facendola diventare una facile preda da domare. Anna grida con tutta se stessa mentre loro ridono divertiti, più volte cerca di scappare ma non riesce, più volte spera che arrivi qualcuno ma a quell'ora per le strade non c’è nessuno. E’ persa.
Eppure sembrava un bravo ragazzo...
Sembrava..

Ha ancora il sapore di vino in bocca quando esce dal locale, in tasca ha una canna che fumerà a casa prima di andare a letto. Lo aiuta a dormire, a combattere la sua insonnia da eroinomane. Volta l'angolo, manca a poco a casa sua, quando alza la testa e vede una scena raccapricciante: tre ragazzi si stanno " divertendo". Si ferma e osserva la scena: la ragazza quasi nuda è in lacrime, si vede che ha lottato come un leone, ma contro quelle iene è impossibile vincere. Tira fuori la canna,se la porta alla bocca, l'accende. Deve prendere una decisione, intervenire o andarsene e semmai avvisare qualcuno , ma si sente un vigliacco, non può scappare… Altri incubi si aggiungerebbero alla lista e poi c’è il karma, che è sempre stato un figlio di puttana nei suoi confronti. Sospira e stringe la canna tra i denti. Sono in tre e in ottima forma, finirà in ospedale. Fa un altro passo indietro, ma lo stupro è una cosa che non accetta. Ama fare una bella scopata, ma non in quel modo.
<< Hey >> dice e tutto intorno a lui si blocca << scusate, sapete la strada per San Marco? >> domanda innocentemente con aria spaesata 
<< non di qui, la strada parallela amico >> dice uno dei tre giovanotti per bene. Gli occhi di Anna si spalancano quando lo vedono lì in piedi, lui sa benissimo che sta gridando con tutta sé stessa pregandolo di non andarsene.

<< sicuri? >> domanda di nuovo 

<< si >> rispondono seccati

<< ..no perché l' ho fatta prima e non mi sembrava...>>

Un moretto stringe i denti, deve essere il capo, pensa Pierpaolo. 

<< ti dico che il mio amico ha detto il vero, ora vattene >>

<< tutto bene signorina? State girando un porno?>>

Silenzio.

<< Vattene >> 

<< chi lo produce ? >> 
I ragazzi danno le spalle ad Anna, che si appoggia sfinita contro il muro tirando su con il naso. E’ stanchissima, ma ha ancora la forza di guardare quello che sta per accadere 

<< Penso che la signorina abbia bisogno d'aiuto >> mormora Pierpaolo guardandola preoccupato. Anche lui prega che qualcuno arrivi in suo aiuto, da solo è impossibile farcela. Per questo qualche secondo prima ha mandato un sms a un ex pugile che era stato suo maestro anni fa.
<< penso che tu sia solo un impiccione .... Sai benissimo come arrivare a San Marco , togliti dal cazzo >>

<< no >> 

Lo picchiano più volte, ripetutamente. Anna guarda la scena immobile. Solo quando è tutto finito e lui è per terra capisce chi è. E' l uomo che correva in modo buffo quel mattino e che l'ha fatta arrossire. Com’è piccolo il mondo, pensa prima di avvicinarsi a lui. Non pensa al fatto che è nuda e dovrebbe provare imbarazzo, ha subito un tale shock che non sa più cosa sia essere imbarazzati. Lui apre un occhio e le sorride, lentamente si mette seduto. E’ tutto dolorante: l'hanno conciato per bene, anzi, li hanno conciati per bene. Prima che Anna possa dirgli qualcosa, lui le ha già messo addosso la sua giacca che sa di maria e sigaretta scadente. Si tira su a fatica, barcollando un po’. 
<< so chi si prenderà cura di te >> le dice con un mezzo sorriso << ora ti aiuto ad alzarti, tranquilla non ti faccio nulla. Se vuoi ti puoi aggrappare a me, ti prenderei in braccio ma penso di avere qualcosa di rotto. Non e' distante. >>

Lei rimane immobile. Pierpaolo la fissa, vorrebbe sollevarla, ma sa benissimo che se lo facesse lei si metterebbe a strillare e tirare pugni e lui di botte ne ha avute a sufficienza per stasera, così aspetta in silenzio. Anna è come un animale ferito che deve riacquistare fiducia verso il suo salvatore e non è una cosa così rapida. Ci sono donne che dopo uno stupro non recuperano più la fiducia verso l'uomo. Pierpaolo si rimette giù, il braccio gli fa malissimo: deve esserselo rotto quando ha tirato un pugno fra le costole al giapponesino ...quel figlio di puttana.

<< io sono Pierpaolo .. >> le porge una sigaretta. Anna la prende anche se non fuma e non ha mai fumato. Suo zio e' morto di cancro ai polmoni, fumava come un dannato. Fumano in silenzio, lui in piedi e lei seduta, tutti e due distrutti. Anna guarda il ragazzo che ha lo sguardo rivolto verso l'oscurità, studia ogni parte di lui, dalla testa ai piedi. Senza i lividi e quel sangue secco forse è anche un uomo interessante, pensa lei e qualcosa come l'ombra di un sorriso appare sul volto per qualche secondo. Vorrebbe farsi una doccia e dormire, ma non riesce a trovare la forza di alzarsi, è convinta che se si mette in piedi crollerà immediatamente. Non sente le gambe, non sente più niente, non ricorda neanche come si parla. La voce l'ha persa gridando mentre quelle bestie si divertivano con il suo corpo. Vorrebbe dire a Pierpaolo di aiutarla a mettersi in piedi, ma senza voce non sa come attirare la sua attenzione. Lui ha lo sguardo rivolto verso il buio in fondo alla strada.

<< aiuto >> mormora con tanta fatica, ma basta per farlo voltare e guardarla negli occhi. << piedi>> dice di nuovo lei allungando le braccia nella sua direzione. Pierpaolo butta via la sigaretta e con un po’ di dolore la solleva, facendola finire tra le sue braccia. Anna si aggrappa forte a lui, come se fosse la sua unica salvezza e forse è stato davvero così. Vorrebbe dirgli tante cose, ma la sua voce è davvero sparita. Forse un giorno la ritroverà e allora andrà da questo strano uomo e lo ringrazierà. Gli porterà anche un mazzo di fiori, e pure una bottiglia di vino presa dalle cantine di suo padre.

<< ha bisogno di una visita accurata >> sussurra a bassa voce Lucia nelle orecchie di Pierpaolo. Anna dorme, è al sicuro ora. Il letto e' morbido e le lenzuola profumano di gelsomino. Forse è stato solo un brutto sogno, non c’è stato nessun stupro... Il bel giovanotto l'ha riaccompagnata a casa e poi si sono dati un bacio, promettendosi di rivedersi in qualche futuro migliore. Le basta girarsi per capire che non e' stato un incubo, vorrebbe dell'acqua ma la stanchezza è tanta che senza volere scivola di nuovo nel vortice di brutti sogni. Pierpaolo e Lucia sono seduti davanti al tavolo, di fronte a loro ci sono una bottiglia di vino toscano e due bicchieri appena svuotati.
Tommaso, un bimbo molto allegro di tre anni, non smette di girare intorno a Pierpaolo:il ragazzo lo coglie alla sprovvista e lo solleva in aria, facendogli fare dei gridolini di gioia. 

<< ... Ohi >> 
Lui guarda l'amica in pigiama, è molto tardi e tutti, compreso quel piccolo birbante , dovrebbero essere a letto. 

<< non so, prenditene cura, io passerò presto >>
Scompiglia i capelli riccioli del bel bimbo biondo. Gli sono sempre piaciuti i bambini, ma non ha mai avuto il coraggio di farne uno, troppi casini… Non e' un padre da cui si potrebbe prendere esempio, non sa badare neanche a sé stesso...figurarsi badare a un figlio. No, ma forse in futuro..

<< non sono un ospedale >> protesta Lucia incrociando le braccia
<< ma una dottoressa si ! >> le sorride 
<< domani la porto a fare una visita e poi la riaccompagnerò a casa e se avrà bisogno l'aiuterò volentieri, ma non posso farla rimanere qui. >>
Pierpaolo annuisce e se ne va. Tommaso lo segue fino alla porta per fargli ciao ciao con la manina. Si, i bambini a volte sono davvero carini, pensa il ragazzo prima di ritornare sulla strada.


Anna non è in casa sua, le manca un bell’armadio così bello e spazioso, luminoso e sicuramente non possiede lenzuola di Spongebob che profumano di vaniglia. Quando si alza le gira un po’ la testa e le viene da vomitare, ma resiste all’impulso. Mentre i piedi toccano il freddo pavimento, il dolore inizia a calmarsi e lei può di nuovo spalancare gli occhi. Solo allora si accorge del bambino che la sta fissando sulla soglia. E’ piccolo, avrà si o no due o tre anni, ha i capelli color grano e occhi neri come la notte. Potrebbero essere inquietanti quegli occhi, ma la luce in fondo a quel tunnel li rende vivaci e curiosi. Le braccia sono a ciondoloni, un piede ha già passato la soglia. L'altro è ancora li che non sa che fare, se entrare o no. E’ un piede assai indeciso, come la maggior parte dei piedi destri: i sinistri sono sempre più coraggiosi e testardi.

<< ciao >>

Tommaso continua a fissarla. Vorrebbe avere accanto a sé Pierpaolo, per vedere come si comporterebbe lui davanti a quella ragazza tutta arruffata. Sicuramente l'avrebbe salutata, e così, imitandolo, raddrizza la schiena e le sorride.

<< chi sei? >>

<< Tomtom >> dice lui sorridendo sempre di più.

<< Tomtom? Io sono Anna...sai dov'e' ...Papà? >>

<< ..andato via. >> dice lui. Finalmente il piede destro supera la soglia, andando a ricongiungere il sinistro. Anna l'osserva attentamente: sarà suo figlio? Non nota nessuna somiglianza fra i due. Si da forza e si mette in piedi, mentre Tommaso batte in ritirata 
<< Mamma? Mamma? >>
<< Tommaso? >>
<< Si e' svegliata Mamma!!! >>

Ah c'è pure la moglie, pensa Anna. Una donna ricciola sbuca sulla porta.

<< Buongiorno >>

<< Suo marito? >>

<< Marito? >>

<< ...Si...l'uomo che mi ha portato qui >> 

<< Ah Pierpaolo! >> ride << Non siamo sposati, ma amici. >>

Anna arrossisce 

<< Mi perdoni. >>

<< Sono Lucia, una pediatra. Pierpaolo ti ha portato qui ieri notte, pensavo di portati all'ospedale per una visita, se te la senti >>

Anna fa si con la testa

<< Pensavo di uscire per le dieci. Fatti una doccia, in bagno troverai dei vestiti puliti. Intanto ti preparo la colazione >>

<< sono anemica >>

<< va bene >>


Pierpaolo è seduto su una scala di libri e fissa l'orizzonte. Ripensa a ciò che è accaduto quella sera. Aveva promesso a Lucia che sarebbe passato per vedere come stava la ragazza, ma non l'ha mai fatto. Sono passate tre settimane e lui non si è fatto più sentire. Lucia l'ha cercato, eccome se l'ha fatto. E' venuta a casa sua proprio quando lui non c'era, così gli ha lasciato un biglietto: " Anna sta bene. Fatti vivo, merda"
Si è fatto una bella risata quando l'ha letto, se l'è messo in tasca e ha fatto passare un'altra settimana di assoluto silenzio. Forse anche più di una settimana..
Pierpaolo è seduto su una scala di libri a guardare l'orizzonte, la sigaretta tra le mani e quel pizzico di voglia di eroina. Ha deciso che un giorno smetterà di farsi e testare ogni nuova droga sul mercato. Forse per la prima volta chiederà aiuto a qualcuno di sua conoscenza, anche se questo lo porterà a mettere in discussione il proprio orgoglio. Ormai non ha più quella giovinezza che aveva un tempo fa tra le mani, sta invecchiando e vuole farlo come si deve.

Anna.
Quattro settimane dopo, entra nella sua libreria preferita, dove c’è sempre quel gattone che dorme su vecchi fumetti ingialliti. Gli da una grattatina dietro alle orecchie e il micio inizia a fare le fusa. Gli occhi di Anna scorrono per tutta la libreria, per fermarsi su qualcuno che le fa battere il cuore all'impazzata. Smette di prestare attenzione al gatto dormiente: lui è li fuori in piedi, che fuma una sigaretta. Ha una maglia bianca troppo grande che lo rende buffo, pantaloni stretti neri e stivaletti neri, i suoi capelli sono arruffati come quella notte. Si chiede come mai non è più venuto a trovarla. L'ha abbandonata così, senza darle neanche una spiegazione, e lei avrebbe voluto ringraziarlo, eccome se avrebbe voluto. Le ha salvato la vita. Gli deve tanto.
Stringe i pugni e si avvia verso di lui. che alza lo sguardo e la vede. Rimane bloccato, mentre la sigaretta gli cade dalle mani. Ora sono a due passi da ciascuno, lei può guardarlo bene in faccia, alla luce del sole, e lui può studiare ogni parte di lei,
<< grazie >> 
Lui sorride e si sfila gli occhiali da sole 
<< Lucia? >>
<< Siamo diventate amiche , l'aiuto con Tomtom >>
Pierpaolo ride
<< ..come stai? >>
<< Sopravvivo >>
Si fissano a lungo
<< Caffè? >> domanda Anna con un mezzo sorriso e una stretta di spalle. Stavolta Pierpaolo non può rifiutare e fa si con la testa.
<< seguimi >> dice lei, e lo prende per mano, un gesto che lo stupisce. Lui è ingenuo, come sono talvolta gli uomini che non capiscono quando l'amore è davvero arrivato. E’ come un’onda enorme, che ti prende all'improvviso, e l'unica cosa che puoi fare è farti trascinare, sperando di arrivare a riva e rivedere il cielo sopra la tua testa.

Anna e Pierpaolo escono dalla libreria, il sole ormai autunnale li accoglie senza tante proteste. Lei sa dove portarlo e lui, senza domande o consigli, si fa trascinare da quella ragazza dalla schiena dritta e sicura di sé, dal tocco gentile. Forse è arrivato il momento di mettere la testa a posto, ma forse non ancora, forse ci penserà nei giorni a venire, forse ora c’è solo Anna.
   
 
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