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Autore: MenteAllergica    12/09/2014    1 recensioni
«Avevo intenzione di svegliarmi, come un qualsiasi altro giorno.
Di aprire gli occhi e di vedere lo stesso soffitto che vedo da anni, con la macchia di muffa a forma di gatto che sorride sul soffitto.
Veramente, lo giuro. »
Genere: Demenziale, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Avevo intenzione di svegliarmi, come un qualsiasi altro giorno.
Di aprire gli occhi e di vedere lo stesso soffitto che vedo da anni, con la macchia di muffa a forma di gatto che sorride sul soffitto.
Veramente, lo giuro.
Volevo solo il bruciore di stomaco dell'ulcera di prima mattina, la TV che scricchiola in sottofondo, le borse sotto gli occhi, che più che borse sonno ormai valigie.
Desideravo la nausea dei cereali nel latte, i flash dei sogni fatti la notte precedente, le macchie di caffè sul tavolo e alcune briciole di pane della sera prima.
Volevo un bicchiere scheggiato e la spazzatura quasi piena.
Volevo l'acqua del rubinetto aromatizzata alla ruggine, le pillole ansiolitiche e il sole che ti acceca un'occhio.
Volevo poi ristendermi nel letto, un po' umido di sudore ed aver perso il sonno.
Volevo i segni del cuscino sulla faccia, gli occhi bagnati di sonno e il sole fastidioso ormai infiltrato tra le maledette tapparelle.
Giuro che non volevo altro.
O forse anche un limone mezzo ammuffito nel frigorifero, una scatola di latte del mesozoico, e la gola secca.
Lo specchio appannato, che mi risparmia la vista del mio volto stravagante.
Volevo solo un'altra giornata da trascorrere in pace, tra lettura e buttando giù qualche idea per un racconto, che ovviamente è sempre quella giusta, solo che per ora non ho tempo.
Il mio unico desiderio era: silenzio.
Un silenzioso quieto vivere.
E lui non centrava niente.
L'outsider, l'elemento fuori dal programma, e dal contesto.
Mi ha fatto un'affronto.
Non ho potuto, io lo giuro vostro onore!
Non ho potuto non ucciderlo!
Deve credermi, mi crederebbe anche lei se solo potesse parlarci!
Era diabolico. Un aguzzino, e un ricattatore.
Voleva sempre di più, di più e di più da me.
Mi occorrevano sempre più soldi, più tempo.
Non potevo più mantenere questa situazione.
Così, ho afferrato la penna e l'ho ucciso.
Sì vostro onore, è così!
Gli ho conficcato la penna nel cuore.
È stato un attimo, ma fu legittima difesa.
Mi appello alla vostra clemenza.
Dovete giudicare e perdonare questo povero cittadino!
Ho ucciso Ivan, il mio coinquilino russo.
Ma nessun motivo di odio fra popoli, vostro onore.
Mi ha aggredito, mi ha insultato, e poi mi ha…morso!»

L'imputato cade a terra scosso da violenti brividi.

«Lei non sa di quanta violenza, quale brutalità quell'essere spregevole e mostruoso era capace.
Emetteva suoni striduli e bizzarri, pregni di odio e di minaccia.
Mi rimbombavano nelle orecchie giorno e notte, senza tregua.
Ho provato a chiedere aiuto, ma mi hanno respinto tutti.
Avevo timore di non uscirne mai più.
E poi…una volta consumato il delitto, il reato, l'incredibile incidente fatale sono stato colto dal terrore che il mio gesto fosse male interpretato, frainteso.
Allora ho architettato un piano per l'occultamento del cadavere.
Dapprima ho pensato alla cantina, poi alla spazzatura, e mille altre idee non attuabili.
Poi, la folgorazione geniale.
Avvolto il corpo e l'arma del delitto in un sacco usato per la spesa e ho scavato nel cuore della notte una buca nel giardino condominiale.
L'ho adagiato sul fondo e l'ho seppellito.
Nel giro di qualche ora il senso di colpa mi stava uccidendo.
Continuavo a vedere il sangue ancora fresco sulle mie mani, dopo averle pulite più volte.
Oh, lei non sa la sofferenza, la straziante sensazione di smarrimento che ho provato.
Forse, e dico forse, anche peggiore di prima, quando dovevo subire le angarie di quell'essere.
E così sono corso da lei.
Mi volevo costituire.
Voglio scontare la pena che mi sarà imposta per questo mio scellerato gesto.
Ma soprattutto: voglio rendere giustizia al defunto.
Se mi date il permesso vorrei spendere due o tre parole alla sua commemorazione:
Ivan, mio assillante criceto russo, riposa in pace.»




 
  
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