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Autore: Alex96_    12/09/2014    2 recensioni
Questa è la storia di un mondo abitato da creature magiche, dove forze benevole e malevole si contendono il potere della Terra. Protagonista è la famiglia Sibley, streghe potentissime provenienti da un’antica discendenza che detiene la magia del regno. Al momento Rhiannon Sibley si trova a dover combattere da sola una guerra che rischia di distruggere il suo con l’aiuto di pochissimi amici fidati, primo fra tutti il suo migliore amico Callum.
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Storia partecipante al contest "AAA Protagonista cercasi" indetto da Mariam_Kasinaga
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La giovane donna non riusciva ad accettare la desolazione che i suoi occhi incontravano. Quella che un tempo era stata una terra florida dalla vegetazione rigogliosa e verde, ora era una landa desolata e spoglia. Morta. Gli abitanti del Popolo Fatato erano fuggiti o deceduti, così come le streghe sue sorelle. Ed era tutta colpa sua.
Persino il fuoco che aveva sempre animato i suoi capelli ora sembrava sbiadito e fiacco di fronte all’orrido spettacolo del Nuovo Mondo. Stessa sorte era toccata al suo incarnato dall’aspetto secco e smorto. Ma il suo apparire non rientrava più nella gamma dei suoi interessi, non quando questioni di vita o di morte erano in gioco.
Con un lungo mantello a pesarle sulle spalle si era inoltrata sino a quello che lei definiva “territorio di confine”; ove un tempo di confini non ce n’erano stati, adesso una barriera invalicabile le impediva di raggiungere l’unica fonte di potere a lei accessibile. Questo però non la privava della possibilità di recarsi di fronte all’imponente quercia secolare, luogo sacro  e sorgente di saggezza e conoscenza. Si era lasciata cadere al suolo e aveva affondato i palmi nella terra ancora fresca e viva di fronte a lei, lieta di sentir vibrare nel terreno una fievole traccia di energia. Un sospiro sereno le aveva curvato le labbra e lei si era ritrovata a portare lo sguardo al cielo, le parole finalmente libere di uscire dalla sua bocca.
“O Dea, Madre Suprema, Signora della notte, davanti a te c’è il guscio vuoto di quella che un tempo era una tra le tue più devote servitrici, ora ridotta a una semplice umana priva di magia. Non ho diritto di invocare il tuo aiuto, dovresti punirmi anche solo per permettermi di pronunciare il tuo nome, ma in me scorre ancora il sangue delle Sibley, e io, Rhiannon, sono tua diretta discendente. La mia richiesta è una sola: lasciami parlare con la mia Signora Madre. Permetti allo spirito di Eileanoir Sibley di raggiungermi e conferisci potere alla sua voce in modo che possa parlarmi. Te ne prego.”
Un fruscio di vento le aveva calato il cappuccio dalla testa scoprendole il capo che aveva imparato a tenere nascosto il più possibile – non era prudente rivelare il suo volto negli ultimi tempi.
Oh, bambina mia.
Non poteva vederla, ma la sua mente aveva proiettato una perfetta immagine della donna che l’aveva cresciuta e riusciva a figurarsela come se fosse lì in piedi davanti a lei con i suoi capelli lunghi e rossi, gli occhi verdi sempre sorridenti, le sue labbra piccole e a cuore, il portamento regale e dignitoso.
“Madre.”
Un’ulteriore sferzata di vento l’aveva fatta sorridere, le sembrava quasi di percepire quelle dita affusolate così familiari sfiorarle il viso in un’amorevole carezza.
Rhian, la mia dolce bambina. Sei addolorata figlia mia e non so se posso lenire le tue sofferenze.
La sua voce era diventata meno incerta e si era caricata di una gravosità che sapeva avrebbe allertato maggiormente quella che un tempo era stata la sua genitrice.
“Dovete Madre. Questa terra sta morendo ed è mio compito portarla al suo originale splendore ma ho bisogno che voi mi diciate quello che devo fare.”
Poteva percepire il suono cristallino della risata di sua madre e questo la fece arrabbiare come mai prima.
“Non potete ridere di me Madre! Voi non siete qui, non sapete cosa vuol dire vedere il mondo che amavate scomparire giorno dopo giorno, essere traditi dalla persona che amavate di più in tutto il mondo, essere private della vostra magia!”
La magia non ti ha abbandonata Rhiannon o non saresti in grado di invocare la Dea a tuo piacimento. Le tue restrizioni sono legate al praticare incantesimi, nulla ti vieta di entrare in contatto con la vera essenza della tua magia.
“Ma la vera essenza della mia magia è legata alla stessa persona che me ne ha privata. Dite solo sciocchezze Madre e non siete di nessun aiuto!”
Una sferzata del vento più gelido che avesse mai sentito l’aveva fatta rotolare di qualche metro nel terreno polveroso e lei si era ritrovata a tossire mentre la voce austera della madre rimbombava nella sua mente.
Ora basta! Vuoi trovare soluzioni ai tuoi problemi Rhiannon? Torna alle origini. Scava nei ricordi e tieni a mente i valori che ti ho sempre insegnato. Riporta il lucente splendore nella terra della Grande Regina. Buona fortuna figlia mia, e che la Dea sia con te.
Così come la leggera brezza l’aveva avvolta, era scomparsa lasciando dietro di sé confusione e quesiti irrisolti. Ancora intorpidita si era risollevata in piedi e aveva ripreso il suo cammino verso la città incurante della polvere che si era depositata sul suo mantello e dell’intrico di foglie, polvere e sporcizia annodato dei suoi capelli. Aveva gettato un’ultima occhiata alla Grande Quercia, con sé la sensazione pressante di vedere le risposte attraverso una coltre di nubi.

 
***

“Sei riuscita a trovare una soluzione?”
La voce di Callum non aveva la sua caratteristica inflessione dolce e speranzosa, ma appariva carica di un’agitazione e una frenesia così completamente non caratteristiche per la sua persona. Da quando lo aveva conosciuto un piovoso giorno di tanti anni prima – era entrata bagnata fradicia nella taverna gestita da suoi genitori – le era apparso così solare e pieno d’energia positiva. Ma quello era prima che il mondo che conoscevano iniziasse a morire.
“No. Dov’è Saoirse?”
Non le era stato necessario voltarsi per avvertire l’odore naturale agli estratti di erbe dell’amica inebriarle i sensi, poi era comparsa nella panca di fronte a quella in cui lei e Callum sedevano nella taverna desolata.
“Proprio qui. Cos’ha detto tua madre?”
La mano di Callum era scattata sulla sua e una scarica d’adrenalina le aveva percorso il corpo come accadeva ogni qualvolta che lui la sfiorava.
“Hai parlato con tua madre? Come?”
Un mite sorriso le aveva incurvato le labbra e si era concessa di far arrivare il divertimento anche agli occhi, incerta se avrebbe potuto permettersi un altro momento così spensierato nel futuro prossimo.
“Sei un pessimo apprendista mago Callum. Non ti ho insegnato come comunicare con gli spiriti?”
Una ruga si era formata nel mezzo della fronte di colui che per un lungo periodo aveva ritenuto sarebbe stato il ragazzo con il quale avrebbe trascorso la sua vecchiaia insieme.
Ma questo era prima.
“Sì, Rhian. Mi hai insegnato l’invocazione e so che devi essere sulla terra consacrata dov’è sepolto il corpo della persona con la quale cerchi di entrare in contatto. So che più il vostro legame è stato forte, più è possibile che la Dea ti conceda di parlarle, ma come hai fatto a raggiungere tua madre? Non hai più poteri.”
Il sorriso giocoso si era spento in un frangente e aveva portato una maggiore distanza tra loro raddrizzando le spalle nel tentativo di spiegare un concetto basico a quello che probabilmente era il peggior apprendista nella storia della magia.
“Sono stata una servitrice della Dea per anni Call e sono una strega. Ero una strega”
La voce si era ridotta a un sussurro mentre costringeva se stessa a pronunciare quelle parole dolorose ma necessarie. Callum l’aveva guardata con un’aria dispiaciuta e aveva avuto la decenza di abbassare lo sguardo, al contrario di Saoirse che la fissava con quel suo sguardo sveglio e attento.
“Come hai oltrepassato le barriere difensive imposte da Gwendolyn? Lei e Eirwen le hanno messe intorno a tutti i luoghi sacri, soprattutto intorno alla Grande Quercia.”
Se c’era una qualità che aveva sempre apprezzato di Saoirse da quando la conosceva – oltre al suo coraggio che l’aveva portata ad essere una delle ultime fate nella ribellione – era il suo fine intuito legato a un’intelligenza già di suo rilevante.
“Non ho avuto bisogno di arrivare a toccare la Quercia, mia madre è stata sepolta ai suoi piedi e le barriere non raggiungono tutto il per perimetro del terreno al quale il suo spirito è legato.”
Un sorriso pregno d’orgoglio era spuntato sul volto di Callum che le aveva dato una leggera spallata e ne aveva approfittato per avvicinarsi nuovamente. Ora i loro corpi si sfioravano e lei era in grado di percepire il calore che lui emanava anche attraverso gli strati di vestiti.
“Bella pensata Rhian!”
Aveva avvertito le labbra incurvarsi senza il suo volere, ormai ogni parte di sé sembrava essere sottomessa a Callum e ai suoi modi ammalianti. Anche Saoirse doveva averlo notato perché aveva alzato gli occhi al cielo e l’aveva aggiornata sugli ultimi avvistamenti del Popolo Fatato: i giganti erano tutti emigrati a sud, così come la fauna della foresta composta dalle ninfe dei boschi, gli gnomi, i folletti e, ovviamente, le fate. Ne erano rimaste circa cinque o sei, amiche fedeli a Saoirse che non l’avrebbero mai abbandonata né tantomeno si sarebbero schierate dalla parte di Eirwen, una mezzosangue malvagia che era una delle principali cause della rovina della loro terra.
“Dicci qual è il piano. Tua madre ti avrà sicuramente aiutata a trovare un modo per sconfiggere Gwen.”
Era stata strappata dai suoi pensieri da quella domanda insidiosa per la quale non aveva una risposta. Ormai erano passati mesi da quando il male aveva prevalso nel loro reame e lei non sapeva come ristabilire l’ordine. Era consapevole del suo dovere essendo una delle ultime serve della Dea rimaste ancora in vita, ma senza i suoi poteri non aveva alcun modo per essere d’aiuto. Era senza speranze.
“Le parole di mia madre sono state molto criptiche, com’era suo solito. Torna alle origini. Scava nei ricordi e tieni a mente i valori che ti ho sempre insegnato. Riporta il lucente splendore nella terra della Grande Regina. E prima che tu me lo chieda no Call, non so cosa significa.”
Il ragazzo l’aveva studiata a lungo e se si concentrava poteva quasi udire lo stridio degli ingranaggi del suo cervello che lavorava a ritmo instancabile alla ricerca della chiave per decifrare le parole di quella che un tempo era stata una delle più grandi streghe mai esistite nella loro epoca.
“La risposta è nel tuo passato Rhian, è abbastanza chiaro. In fondo tu e Gwen avete condiviso un legame piuttosto insolito, ci deve essere qualcosa che vi lega ancora e potrebbe aiutarti a trovare l’arma per sconfiggerla.”
Erano bastate le parole del suo migliore amico per far sprofondare la sua mente in un una dimensione distante anni luce dalla taverna e da loro tre e dai problemi attuali del reame. Le uniche persone presenti erano lei e Gwendolyn.

 
***

Riusciva a vederle bambine mentre si rincorrevano nel grande prato davanti alla sua casa, riusciva a sentire le loro grida elettrizzate quando una delle due riusciva ad afferrare l’altra, poteva vedere chiaramente il prato verde scintillante per la rugiada, i fiori profumati e colorati sparsi in un ordine apparentemente casuale, le piante curative vicino alla casa dall’aspetto rustico ma accogliente dalla quale Eileanoir le guardava con attenzione. Era una proiezione così vivida nella sua mente da avere l’impressione che se avesse sporto solo un po’ la mano sarebbe riuscita davvero a prendere Gwen. Eppure lei non ci riusciva mai.


Ed eccole di nuovo: più grandi ma sempre ingenue e spensierate. Gwen era alle sue spalle e le stava intrecciando i capelli in un’acconciatura particolare che lei non avrebbe mai avuto la pazienza di realizzare. Sul suo volto aveva quell’espressione seria e concentrata che faceva sembrare la sua un’impresa degna di un eroe e la faceva sorridere ogni volta. Con le labbra ancora incurvate non poteva fare a meno di ammirarla attraverso il grande specchio della toletta dov’era seduta: con i capelli lunghi e rossi lasciati sciolti in morbide onde era davvero splendida.
Gwendolyn possedeva una di quelle bellezze fuori dal comune che non potevi evitare di notare; era sempre stata più alta e slanciata di lei, aveva gli occhi profondi di un verde smeraldo dall’intensità rara. I suoi lineamenti erano delicati e la pelle di seta, con una spruzzata di lentiggini sul volto a donarle un’innocenza che non le apparteneva propriamente visto il profondo acume che la caratterizzava. Ciò che però quel giorno l’aveva ammaliata di più della figura di Gwen era l’amuleto dalle intarsiature in oro che sembrava incastonato nel suo petto. Come se ci fosse sempre stato e le appartenesse. Gwen doveva averla notata perché le aveva sorriso in quel suo modo materno e gentile e le aveva lisciato i capelli con una mano, portando l’altra a sfiorare il pendente.
“Sai che lo indosserò soltanto per un periodo e poi tornerà a te. In questo talismano è racchiuso il potere della nostra magia, legato dal nostro sangue mischiato insieme. A meno che una di noi due decida di appropriarsene andando contro il volere della Dea, il suo potere ci permetterà di sfruttare al massimo la potenza della nostra magia e la potenzierà. E anche se dovesse succedere, ricordati che quello che ci unisce in primo luogo è altro: il sangue.”

 
***

Quelle erano le parole impresse nella sua mente e marchiate a fuoco nei recessi della sua memoria. E improvvisamente le era tutto infinitamente chiaro. Cristallino come l’acqua del ruscello vicino al quale era cresciuta.
“So cosa dobbiamo fare. Ho trovato la chiave per sconfiggere Gwen. So come sconfiggere la mia sorella gemella.”
Il tono usato era greve e si sentiva pervadere da brividi in tutto il corpo mentre il piano che non avrebbe mai pensato di sviluppare prendeva forma nella sua mente. Sapeva di aver catturato la massima attenzione dei suoi amici perché entrambi si erano voltati verso di lei appena aveva pronunciato quelle parole e Callum aveva perfino posato un mano sul suo avambraccio, probabilmente più sorpreso nell’averla sentita chiamare Gwen sua sorella che nella sua abilità di aver trovato una soluzione.
“Dicci qual è il piano Rhian. Faremo tutto ciò che possiamo per aiutarti.”
Lei aveva annuito lentamente e si era portata una ciocca di capelli dietro l’orecchio prima di farsi coraggio: sapeva che la sua idea era tutto fuorché perfetta, ma il sesto senso che non l’aveva abbandonata le suggeriva che avrebbe avuto successo.
“Va bene. Avrò bisogno del sangue di una serva della Terra e il tuo è quello che ci si avvicina maggiormente Call. Praticheremo un rituale e io prenderò possesso del talismano.”
“Cos’ha di speciale? Ho visto te e Gwen indossarlo per anni ma non mi avete mai spiegato la sua funzione, a me è sempre sembrato un semplice amuleto porta fortuna.”
Callum come sua abitudine l’aveva interrotta prima che lei avesse la possibilità di spiegarsi, ma ormai c’era talmente abituata da non stupirsi più; così aveva semplicemente continuato a parlare come se non fosse mai stata interrotta.
“Nella nostra famiglia è sempre stato tramandato questo talismano con incise le rune Eihwaz e Dagaz, simboli di difesa personale contro gli attacchi dal mondo esterno, di vittoria della luce sulle tenebre e fonte di coraggio e riuscita. Al compimento dei nostri quindici anni nostra madre ha eseguito il rituale per risvegliare il suo potere e legarlo a me e Gwen. Quando però lei ha deciso di cedere al fascino del male, ha cancellato la runa Dagaz permettendo al talismano di assumere la magia nera che stava praticando. Quel talismano però è ancora legato a me e posso ancora tornarne in possesso.”
Saoirse aveva soffocato una risata e l’aveva guardata con aria diffidente. Tale incertezza era evidente anche sul volto di Callum, ma il ragazzo era meno esplicito nella sua manifestazione di emozioni.
“E tu ritieni di essere in grado di avvicinarti a tua sorella anche con la presenza costante di Eirwen e di tutte le creature mostruose al loro servizio. Non sarà un’impresa facile, Rhian.”
Ne era perfettamente consapevole, ma non avevano alternative. Quella era la loro unica occasione di riuscita.
“Qui entrate in gioco voi, Saoirse.”
   
 
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