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Autore: Sam__    12/09/2014    6 recensioni
• Calzona / AU / OOC. •
L'arrivo della supplente, Callie Torres, all'Evergreen State College non passa inosservato alla ribelle studentessa, Arizona Robbins.
La donna prese un respiro profondo. “Come ti chiami?” chiese poi.
“L’ho chiesto prima io.” La sfidò Arizona.
“Allora credo che la tua risposta sia scritta alla lavagna da circa mezz’ora…signorina?!”
Callie Torres.
Lesse Arizona nella sua testa. “…R-Robbins.” Si affrettò poi a dire.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 12.
 
Arizona non aveva la più pallida idea né di dove si trovasse né di come c’era arrivata.
L’unica cosa di cui era sicura era di avere un bicchiere con…qualcosa dentro[1], davanti.
E che erano circa le due e mezza del mattino…o almeno l’orologio nella parete di fronte a sé segnava questo.
Oh, e anche di essere troppo ubriaca pure solo per fare un passo.
 
 
“Perché non l’ho seguita! Perché perché perché!” si maledì Callie, mentre sul ciglio della strada di fronte al bar, era rimasta insieme agli amici di Arizona a vederla scappare via.
“Ma se le sei andata dietro per mezzo isolato…” osservò Alex.
“Si ma poi mi sono fermata!” ribatté la mora.
“Tutti ci siamo fermati! Ha svoltato per stradine secondarie, buie e strette.” Le fece notare Lexie.
“Arizona sa come non farsi prendere o trovare quando vuole…” affermò invece Teddy.
“Dio mio! E se le fosse successo qualcosa? Non risponde al telefono e non ho idea di dove andare a cercarla.”
“Callie, ti cercherà lei quando vorrà. Fa sempre così. A volte va via per un po’, sta con se stessa, ma torna sempre.” La rassicuro Teddy.
“Perché è scappata? Stava andando tutto così bene…”
“Questo devi chiederlo a lei.” S’intromise Meredith.
Ci furono attimi di silenzio.
“Allora, che facciamo?” chiese Cristina.
“Io vado a cercarla.” Disse Callie dirigendosi verso la TBird.
“E dove vorresti andare? Non hai idea di dove sia.” Le fece notare Teddy.
“Girerò ogni singolo vicolo di questo maledetto vicinato e la chiamerò fino allo sfinimento. Io devo trovarla. Non posso tornare a casa e fingere che vada tutto bene perché non va tutto bene se lei è da sola, qui fuori, chissà dove!” quasi urlò la donna.
“Callie, aspetta!” la richiamò Lexie “facciamo così: ci dividiamo. Ognuno di noi la cerca in una zona visitando qualsiasi cosa aperta ci sia a quest’ora e il primo che la trova avverte gli altri, okay?”
Tutti annuirono in accordo.
“Ottimo! Speriamo di trovarla al più presto.” Concluse la rossa.
Poi si separarono.
 
 
“Ehi ragazzina, devo chiudere! Posso chiamarti qualcuno?” chiese il barista a un’Arizona con la testa un po’ troppo in confusione.
Qualcuno… pensò Arizona.
Chiamare…qualcuno…
E perché mai avrebbe dovuto chiamare qualcuno? Stava bene così.
“Sto b-benissimo, grazzzie!” sorrise.
“No senti, devo chiudere il bar, capisci? Devi andare via.” cercò di spiegarle l’uomo.
Andare via… ma dove?
“Non voglio andare via.”
L’uomo alzò gli occhi al cielo. “Hai un telefono?”
Bhe si, il telefono ce l’hai.
“Ce l’ho!” disse fiera, prendendolo dalla tasca dei jeans e poggiandolo sul bancone.
Il barista prese l’aggeggio. “Chiamerò questa ‘Calliope’, va bene? Hai una ventina di chiamate perse da parte sua…deve essere molto preoccupata.”
Calliope…sta chiamando Calliope, Arizona.
Oh, no.
Proprio la persona da cui voleva scappare.
No, è la persona giusta, Arizona!
“Appena risponde le vuoi parlare tu?” chiese il barista.
La ragazza annuì.
 
Callie sterzò pericolosamente per poi accostare in doppia fila per prendere il cellulare.
Lesse quel nome.
Grazie a Dio.
“Arizona!” rispose in preda al panico.
“Ciao…” rispose una voce indubbiamente brilla dall’altro capo “…mi vieni a prendere?”
La donna rilasciò un respiro che non si era accorta di trattenere. “Dove sei?”
“Mmmh…Getapt’s, St.Miller street.”
“Non muoverti da lì. Arrivo.” Disse per poi riattaccare e mettere in moto la macchina.
 
Callie arrivo al Getapt’s in 10 minuti.
Entrò, chiese al barista quanto gli dovesse e pagò.
Prese Arizona per un braccio, uscirono dal locale e la fece entrare in macchina.
E tutto questo mantenendo un perfetto e ininterrotto silenzio.
Poi guidò fino a casa sua.
Fece scendere Arizona dalla macchina, la fece entrare in casa e la condusse in camera da letto.
Le tolse i vestiti impregnati di puzza d’alcool e fumo, e l’aiuto a mettersi una maglietta abbastanza grande da coprirla fino a metà coscia e poi la fece sdraiare sotto le coperte.
Ed era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
“Non hai detto niente.” Disse improvvisamente la voce stanca di Arizona.
Callie si limitò a scuotere il capo.
“Perché non mi hai ancora rimproverata?” continuò la ragazza.
“Non ho voglia di prendermela con qualcuno che al momento non è nel pieno delle sue capacità. Parleremo domani, o comunque tra un paio d’ore…dormi adesso.”
“Almeno dormi con me.”
“No che non ci dormo con te!” sbottò Callie “puzzi terribilmente di fumo e alcool ed è già tanto che ti abbia fatto dormire nel mio letto…smettila di parlare prima che cambi idea.”
Arizona diede ascolto a Callie.
Perché aveva un mal di testa e delle nausee terribili. E non aveva davvero la forza di insistere.
“Pensi che vomiterai?” le arrivò la voce lontana di Callie alle orecchie.
“Cosa?” chiese confusa.
“Ho detto: pensi che vomiterai?” ripeté la donna, più lentamente.
Arizona scosse piano il capo.
“Io penso che lo farai…con il conto che ho pagato avrei bevuto più del dovuto. E il tuo corpo non sarà capace di digerire il tutto e rimetterai. Quindi ti prego, appena senti che stai per vomitare, corri in bagno.”
Arizona fece un cenno stanco col capo.
Poi la mora spense la luce ed uscì dalla sua camera dirigendosi nella camera degli ospiti.
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans.
Scese i contatti fino alla lettera “T”.
“Teddy, sono Callie… l’ho trovata. Era in un bar. Ora è qui a casa mia a riposare… d’accordo. Buonanotte.” E riattaccò.
 
Callie aprì gli occhi a due fessure, ritrovandosi sprizzi di luce tenue che entravano dalla finestra semiaperta…doveva essere più o meno l’alba.
Poi sentì dei conati di vomito dal bagno e si ricordò del perché si era svegliata.
Arizona.
Si alzò dal letto e andò in bagno.
La trovò con le ginocchia per terra, china sul water.
Sembrava che stesse rimettendo anche l’anima.
In un primo momento Callie restò a guardare…non voleva avvicinarsi, ferita ancora dal comportamento avuto la sera precedente.
Poi la situazione le fece inevitabilmente sparire la rabbia.
S’avvicinò alla ragazza e delicatamente le raccolse i capelli in una coda improvvisata.
Quest’ultima si accascio dopo poco contro il water.
Callie prese un pezzo di carta igienica, si mise seduta dietro Arizona e la tirò indietro facendola appoggiare contro il suo petto.
“Datti una ripulita.” Disse porgendole la carta.
La bionda la prese di malavoglia e si pulì la bocca per poi gettare la carta nel water e allungarsi fino a premere il bottone che tirava l’acqua.
Poi si lasciò cadere stancamente sul petto di Callie.
La donna le baciò la tempia. “Devi alzarti e andare all’EF per sistemarti …ti ricordo che tra due ore hai scuola. Anzi, abbiamo. Anch’io dovrei prepararmi.”
“Lasciami qui a morire.” Rispose la bionda.
“Oh avanti, hai solo rimesso tutto quell’alcool che avevi ingurgitato …ti sentirai subito meglio.”
“Perché sei qua? Ti ho fatto incazzare da morire ieri notte.” Disse improvvisamente Arizona.
“Semmai sei tu che sei a casa mia.” Sdrammatizzò la mora.
“Io sono esattamente dove dovrei essere.” Ribatté la ragazza.
“Ma davvero?!”
La bionda annuì piano. “Tra le tue braccia. E’ questo il mio posto.”
Callie sorrise, alzando gli occhi al cielo per poi dare un pizzicotto al braccio di Arizona.
“Ahi!” si lamentò la ragazza.
“Non fare la romanticona, non ti si addice per niente…e poi non te la caverai con quattro parole dette a caso, dopo che ieri te ne sei scappata senza alcun motivo!”
Quel dialogo si stava facendo improvvisamente più serio ed Arizona sapeva esattamente dove Callie voleva andare a parare.
“Me ne sono andata perché non avrei mai più avuto un momento come quello…” confessò piano Arizona.
“Che cosa vuol dire?”
“Che non avrei avuto mai più un momento con te e i miei amici, tutti insieme.”
“Per questo dovevi ‘cogliere l’attimo’.” Osservò la mora.
“No, il pensarci quando sarei stata lontana da te o da loro, mi avrebbe uccisa. Ho preferito scappare.”
“Da me o da loro…devi ancora decidere se partire con me o restare?”
“Ci sono tante cose in ballo.” Rispose vaga.
“No Arizona, ci sei tu e ciò che tu vuoi fare.” Ribatté muovendosi di colpo, facendo spostare Arizona dal suo corpo.
Si alzò in piedi. “E adesso alzati, dobbiamo andare a scuola.”
*
“Dove diamine ti eri cacciata?” la rimproverò Teddy quando Arizona entrò nella sua stanza del dormitorio.
“Ero a casa di C-“
“So perfettamente dov’eri! Grazie a Dio Callie non è una sprovveduta come te! Intendo dov’eri ieri notte! E perché diamine sei scappata via in quel modo?”
“Senti Teddy io non…non lo so! Io non so che fare! L’unica cosa che vorrei è restare qui, con Callie. Non posso tenervi tutti con me, devo fare una scelta e questo mi distrugge!” spiegò frustrata.
“Tu non devi scegliere un bel niente! Perché noi saremo sempre amici, anche se ci sarà qualche kilometro a dividerci! Con Callie non funziona così! Se lei va senza di te, tu la perdi per sempre.”
“Mi stai dicendo che dovrei andare, quindi.”
“Si Arizona, ti sto consigliando di andare via con Callie…e vuoi sapere perché? Perché tu la ami. Non m’importa se non lo ammetti, è così. E lei lo sa. Lo vede in ogni tuo gesto, esattamente come lo vedo io. Se così non fosse, non ti avrebbe mai chiesto di andare con lei.”
“Sai, magari ha cambiato idea…l’ho fatta parecchio incazzare!” sorrise beffarda.
“Non cambiare discorso e spiegami, invece, cosa diamine ti trattiene ancora qui!” la richiamò Teddy.
“Te l’ho detto, voi.”
“Smettila, Arizona! Sappiamo entrambe che quello è un problema più che stupido! Esistono i telefoni, skype e gli aerei. E presto o tardi ci saremmo comunque tutti divisi poiché finiremo il college e tutti cercheremo un lavoro lontano da questo dannatissimo posto!” sbottò l’amica “dimmi, cos’è che ti trattiene qui realmente.”
Arizona sospirò. “I-io ho…ho paura, okay? Se dovesse andare male con Callie, avessimo una brutta litigata e io scapperei perché lo sai che quando le cose si fanno difficili io me ne vado e…non posso pensare di dovermi fare tutti quei kilometri solo per venire da te e abbracciarti e sentirmi confortata.” Ammise.
“Oh tesoro.” L’abbracciò Teddy.
“Ma se le cose non andassero male?” chiese sciogliendo l’abbraccio “Non puoi vivere nella paura che le cose si mettano male e nel non saperle affrontare. E poi, ammettiamolo, Callie non è proprio il tipo che dopo una litigata ti farebbe scappare.” Le fece l’occhiolino.
Arizona abbozzò un sorriso. “Devo andare a darmi una ripulita.” Indicò se stessa.
L’amica annuì.
Stava per entrare in bagno quando esitò un attimo. “Teddy…e se scegliessi di restare?”
L’amica scosse il capo, sorridendo. “Stai indugiando troppo per andare.”
 
*
“Ehi, guarda un po’ chi si fa viva.” Disse Mark, non appena Callie entrò in aula professori.
“Non ci vediamo da sabato…” rispose la donna.
“Mi sei mancata.” Ribatté Mark con un sorriso conquistatore.
“E questo significa che hai qualcosa da raccontarmi.”
“Esattamente!” esultò l’uomo “Lexie è fantastica. Credo davvero che sia quella giusta. E’ una gran bella persona, sai.”
“Ed Addison?”
Mark si rattristò di colpo.
“Non l’ha presa molto bene…ha detto qualcosa sul fatto che tutti la lasciassero…”
Callie si crucciò. “…è già arrivata? Voglio parlarle. Avrà bisogno di un’amica.”
“A dire il vero aveva bisogno di cambiare aria.” Scrollò le spalle Mark.
“Che cosa intendi?” inarcò un sopraciglio Callie.
“E’ partita per Los Angeles.”
“Che cosa?!?! Quando?” quasi urlò per la sorpresa.
“Ieri notte.”
“L’hai ferita davvero.”
“Credo di essere stato per lo più la goccia che fa traboccare il vaso, sai…” osservò l’uomo.
“Bene…sembra che tutti stiamo andando via.”
“Dove ti mandano?”  chiese Mark dopo un attimo di silenzio.
“Portland.”
“Ci terremmo in contatto e verrò a trovarti e tu verrai qui e…aspetta, e Arizona?”
“Dovrebbe venire con me.” Scrollò le spalle Callie.
“Dovrebbe?”
“Non ha ancora deciso.”
“Se ti ama avrebbe dovuto dire si nell’istante in cui gliel’hai chiesto.” Osservò Mark.
“Lo so…ma è più complicato di così.” Sospirò la donna.
Mark l’abbracciò. “Mi mancherai. Sei l’unica vera amica che io abbia mai avuto.”
Callie ricambiò la stretta “l’unica amica che non ti sei portato a letto, vorrai dire.”
Risero.
Poi Mark districò la presa e le baciò la fronte. “Non so davvero come farò senza le tue frecciatine quotidiane.”
“Chiamerò almeno una volta al giorno per non permettere al tuo ego di farti montare troppo la testa.”
 
*
Arizona uscì dal bagno con un asciugamano avvolta intorno al corpo e un biglietto in mano.
“Il regalo di Callie mi era rimasto in tasca e…l’ho aperto.” Disse terrorizzata.
“E?” chiese confusa Teddy.
“E’ un biglietto aereo.” Disse alzando la mano nella quale teneva suddetto biglietto “mi ha regalato un biglietto di sola andata per Portland.”
“Oh! Beh…wow…” commentò Teddy, ritrovandosi a corto di parole.
“Cazzo…oh, cazzo!”
“Che cosa?”
“Ma non capisci? E’ un obbligo. E’ come non avere possibilità di scelta oramai.”
“Ma che stai dicendo? Ti ha solo risparmiato le spese per un viaggio che farai.” Spiegò Teddy.
“Che farò?! Non l’ho ancora deciso.” Ribatté la ragazza.
“Ancora? Ma che davvero?”
Arizona sospirò. “Vado a vestirmi. Tu chiama gli altri e digli di vederci tra 10 minuti in sala mensa. Questione di vita o di morte!” esclamò, ritornando in bagno.
 
“Quindi... qual è la questione così urgente?” chiese Meredith col fiatone, arrivando al tavolo dove tutti erano già riuniti.
“Aspettavo che ci fossero tutti…” iniziò Arizona, facendo segnò a Meredith di sedersi. Deglutì e prese un respiro profondo prima di parlare “…Callie mi ha comprato un biglietto di sola andata per Portland.”
“Non ci andrai, vero?”
“Alex!” lo richiamò Teddy, con sguardo minaccioso.
“E’ fantastico?!” azzardò Lexie, insicura di ciò che Arizona voleva sentirsi dire.
“Wow.” Commentò Meredith.
“Quindi?” chiese distrattamente Cristina, mordendo un pezzo di pancake.
“Cosa devo fare?” chiese esasperata la bionda.
Tutti si guardarono in faccia e poi Lexie si schiarì la voce. “Dovresti andare se è ciò che vuoi. Se ti renderà felice…e credo di parlare a nome di tutti.” Scrollò le spalle.
“Visto? E’ la stessa cosa che ti ripeto io da giorni.” Sorrise vittoriosa Teddy.
Arizona sospirò, abbandona dosi con la schiena sulla sedia.
“Ehi, sai una cosa?” le chiese retoricamente Alex “io non ci andrei perché non sono il tipo che s’innamora e che rinuncerebbe a tutto per una persona. E nemmeno tu sembravi il tipo…ma guardati adesso! Tu sei innamorata di Callie e non andare via con lei ti farebbe soffrire..e tu hai sofferto abbastanza.” Le diede una pacca nella schiena. “Vai. Se dovesse andare male, potrai almeno dire di averci provato…e di non averci perso nemmeno i soldi del viaggio.”
Arizona sorrise.
“Se dovesse andare male, saremmo sempre qui.” Rassicurò Lexie.
“Stessa cosa che ti ho detto io.” Sorrise fiera Teddy.
“Non è che perché una cosa la dicono in tanti, è vera.” Scrollò le spalle Cristina, guadagnandosi un’occhiataccia da tutti eccetto da Arizona. “Cioè, è grandioso, davvero! Vai e sii felice! Se non va bene, puoi tornare qui a fare la muffa con noi!” sorrise il più convincente possibile.
“E se dovesse andare bene?” chiese la bionda.
“Direi di assicurarti che in quella casa ci sia una stanza per gli ospiti con almeno cinque posti letto.” Sorrise Meredith “non ci faremmo mancare di certo l’occasione di andare in vacanza con tanto di vitto e alloggio gratis.”
 
*
 
-Io e te dobbiamo ancora parlare.- Lesse Arizona sul display del cellulare.
-lo so.- rispose.
-Nel nostro posto alla pausa pranzo?-
-Okay.-

 
“Ehi.” Salutò Arizona non appena vide Callie arrivare.
“Ehi.” Rispose la donna.
La bionda mise le mani in tasca e guardò in basso, impacciata, non sapendo proprio come comportarsi dopo la discussione avuta quella mattina.
“Ho aperto il tuo regalo.” Disse improvvisamente.
Callie la guardò, senza dire parola.
“Io…ho parlato con i miei amici e-“
“Ti hanno dato il permesso di partire?” la interrupe Callie, con tono di scherno.
“Mi hanno detto che posso fare quello che voglio.” Ribatté la ragazza.
“E’ quello che ti ho detto anch’io.”
“Ma mi hai comprato un biglietto! Sarebbe come dire ‘vieni con me. Non hai scelta.’”
“Ma che stai dicendo? Il biglietto voleva dire ‘ti sto pagando il viaggio se vuoi rinunciare a tutto per me.’ Puoi anche stracciarlo, per quanto mi riguarda. Al momento vorrei solo una risposta sicura su ciò che hai in mente di fare.”
“Penso di venire.” Buttò lì Arizona.
“Pensi? Non mi basta. Voglio una risposta certa, in modo di sapere se queste sono le ultime settimane che passerò con te e di godermi ogni singolo secondo che passerò con te.”
“Sai, è una cosa stupida.” Sorrise Arizona.
“Che cosa?”
“Il godersi ogni attimo nel caso non dovessi venire con te. Anche se venissi con te, non è detto che abbiamo ‘per sempre’. Gli incidenti possono accadere, le cose capitano, le persone cambiano e l’amore muore. Quindi anche se staremo insieme per sempre, dovresti vivere ogni attimo come se fosse l’ultimo.” Spiegò la ragazza infastidita.
“E ho intenzione di farlo, nel caso verrai o no con me. Voglio solo una risposta. Perché ci sono cose da fare che non posso rimandare se la tua risposta è ‘no’.”
“Tipo cosa?”
“Anche il semplice baciarti.” Rispose ovvia Callie.
“Perfetto…allora non vengo.” Abbozzò un sorriso la ragazza.
“Solo perché vuoi un bacio? Rinunceresti a una vita con me, per un bacio?” scherzò Callie avvicinandosi alla ragazza.
Arizona l’abbracciò. Nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e dandole piccoli baci.
“Ne varrebbe la pena.” Sussurrò, tra un bacino e l’altro.
“Guardala così, se vieni con me, puoi baciarmi ogni volta che vuoi.” Sorrise la donna.
“Anche se resti, potrei farlo.”
Callie sospirò. “Io resterei per te, davvero. Ma non avrei niente da offrirti restando, sarei al verde in meno di un mese e mi ritroverei a vivere per strada…”
“Potresti vivere nella mia stanza.”
“Ma certo, e dormire nell’armadio, magari.” Rise la mora.
“No, dormiresti con me. E’ ovvio.” Rispose la ragazza.
Callie le baciò i capelli.
“Hai detto che il tuo posto è tra le mie braccia…allora perché non sei ancora sicura di venire con me?”
“Perché non mi piacciono i cambiamenti.”
*
 
 
 [3 settimane dopo]
“Allora ci siamo…” affermò Callie guardando in basso, con imbarazzo.
“Già.” Scrollò le spalle Arizona.
“I passeggeri  del volo 524 per Portland, sono pregati di imbarcarsi.” Disse una voce attraverso un altoparlante.
“Dovresti andare…” suggerì Arizona.
Ebbene si, Arizona non era riuscita a fare le valigie e a seguire Callie.
Perché rispetto alla donna, era troppo legata ai luoghi e alle persone che lasciava dietro di sé.
“Lo so.” Sospirò Callie.
Arizona deglutì. “Ti amo.”
La mora sorrise. “Lo dici solo perché stai per andartene.”
“Veramente è il contrario.”
“Sai cosa voglio dire.” Ribatté tornando seria.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Ciò che ho detto lo provo davvero.” Sussurrò la ragazza.
“Ma non abbastanza da venire insieme a me.” Osservò la donna.
“Ne abbiamo già parlato…”
“E abbiamo deciso di lasciarci in pace. Si, lo so…vieni qui.” Disse annullando la poca distanza che rimaneva tra il suo corpo e quello della ragazza e baciandola piano, con passione, assaporando quel bacio e cercando di imprimerlo nella sua mente il più possibile poiché non avrebbe mai avuto nemmeno un secondo come quello.
Si divisero per prendere respiro e Callie chinò il capo fino a toccare quello di Arizona.
“Non dimenticarmi.” Sussurrò la bionda.
“E tu non combinare guai. Non sarò lì per porgli rimedio.” Sorrise tristemente la mora.
“Passeggeri del volo 524 per Portland…ultima chiamata.”
“Devo andare davvero.” Affermò Callie, afferrando con una mano la valigia accanto a lei.
“Okay…” disse Arizona, ricreando distanza tra i loro corpi e prendendo la mano di Callie “…al tre?”
La donna annuì, strinse la mano di Arizona e indietreggiò.
E la ragazza fece lo stesso.
“Uno…due…” contarono insieme “…tre.” E ognuno lasciò la presa sulla mano dell’altra, voltandosi per la propria direzione, senza guardarsi indietro.

































 
 
 
 
 
 
 
 
 
Callie udì dei passi lontani, avvicinarsi sempre più alle sue spalle…e poi due braccia che le si avvolgevano attorno al corpo e un viso premuto contro la sua schiena.
“Voglio che mi manchi l’aria per gli abbracci troppo stretti e non perché non ci sei.”
Disse una voce che conosceva fin troppo bene.
 
« Dimmi solo se è possibile
raccontare una cosa del genere a qualcuno,
e sperare che capisca davvero. »

 
 
A te, S.
Perché senza di te tutto questo non sarebbe mai iniziato.  E’ tutta colpa tua. Per quale motivo, se non per te, avrei dovuto scrivere una cosa del genere?
E non importa se noi il lieto fine non l’avremo mai, hai lasciato un segno indelebile nella mia vita e non c’è giorno in cui non sentirò la tua mancanza.
Grazie per ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo, ogni sorriso.
La tua micia.


 
NDA:
[1] In America non servono gli alcolici ai minori di 21 anni ma who cares, questa è una fic e tutto può succedere.

Ed eccoci arrivati alla fine di questo piccolo viaggio.
Non poteva finire male, le mie bambine meritano sempre un lieto fine, e spero che il finale pseudo-aperto vi sia piaciuto.
Mi sembra impossibile aver davvero completato questa fic. La cosa mi rende triste e felice al tempo stesso.
Ho un paio di ringraziamenti da fare:
Intanto ringrazio tutti voi che avete letto, recensito, aggiunto alle seguite, preferite e ricordate.
Grazie per avermi accompagnato in questo viaggio e per avermi aspettato quando la mia ispirazione aveva smesso di esistere.
Ho conosciuto persone stupende grazie a questa fic, persone con la mia stessa situazione, innamorate di professori e alcuni di loro hanno perfino avuto un lieto fine con questi!
Ma a tutte voi, che siete innamorate dei vostri prof, dico solo che: so cosa si prova. So quanto sia bello e brutto al tempo stesso. E spero che almeno voi riusciate a rubargli un bacio, o perché no, a stare davvero con loro.
Ognuno di voi mi ha reso sempre contentissima con ogni recensione piena di complimenti (che non merito affatto) e con tutti i messaggi con suppliche di aggiornare, mi avete fatto sentire davvero importante ahahahaha
Quindi ancora grazie mille a tutti voi che mi avete seguito fin qui.
A Alleru per il supporto morale nei momenti di panico e confusione, e per l’aiuto e i consigli :) (I love you, kid)
Alle Calzona perché se non fossero così belle e non si farebbero amare tanto, non avrei mai fangirlato così su di loro.
A Tumblr per le parole finali di Arizona.
A D. Grossman per la citazione finale.
Un abbraccio enorme a tutti voi e un immenso Grazie.
 
Spero di ripassare presto con qualche altra fic sulle mie bambine♥
Sam__♥
  
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