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Autore: ShinigamiGirl    13/09/2014    1 recensioni
Nelle fogne di Central City, gli Homunculus agiscono sotto le direttive del loro amato Padre.
Nel frattempo, Edward e Alphonse sono alla ricerca di un modo per ottenere i loro vecchi corpi, stanno per partire per Briggs, dopo aver scoperto la vera identità di King Bradley.
Una leggenda raggiunge le orecchie degli alchimisti di stato, in particolare di Roy Mustang: la leggenda metropolitana dell'Alchimista della Morte.
Questo individuo, visto come il Tristo Mietitore dell'epoca, colpisce in modo particolare la curiosità del colonnello.
Dunque, da dove deriva questa fantomatica leggenda?
Chi era l'Alchimista della Morte?
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Attenzione: "What if" basata sulla serie "Brotherhood".
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Edward fece ingresso nella fortezza verso le due del pomeriggio, accompagnato da suo fratello Alphonse.
Il fratello maggiore era piuttosto seccato di essere dovuto accorrere come un cagnolino obbediente alla chiamata del colonnello, ma era altrettanto incuriosito dall'individuo che quest'ultimo sembrava aver catturato.
Giunti davanti alla porta dello studio di Mustang, Alphonse bussò con gentilezza.
Entrarono subito poco dopo, e videro il colonnello seduto alla scrivania, con molte pratiche per le mani.
-Acciaio, ti stavo giusto aspettando- disse, senza distogliere lo sguardo dai documenti.
Edward non si fece intimidire, come suo solito.
-Ci faccia vedere il motivo per cui ci ha chiamati- disse, con fare sbrigativo.
Roy si alzò, abbandonando momentaneamente il suo lavoro, e condusse i due fratelli per il lungo corridoio. Scesero le scale fino alle stanze di contenimento, e il colonnello aprì una porta.
Nella stanza, leggermente illuminata, stavano due soldati. Uno era seduto di fronte ad uno schermo, gli si poteva osservare il viso, leggermente imperlato di sudore, illuminato dall'apparecchio. L'altro era seduto di fronte ad una lunga vetrata, che permetteva di osservare l'altra stanza.
Edward e Alphonse, incuriositi, si avvicinarono al vetro. Si poteva vedere la cella di contenimento, al centro della quale era posta una sedia di metallo, munita di vari lacci di cuoio e catene. Vi era seduta una ragazzina dall'aspetto malconcio, trattenuta da varie catene sulle gambe e una scura camicia di forza.
L'alchimista rimase perplesso.
-Sarebbe lei, l'individuo sotto possesso della pietra filosofale?- domandò, sottovoce.
-Parla pure forte, Acciaio- lo intimò il colonnello -da questa stanza, lei non può né sentirci, né vederci. Il vetro che hai davanti, nell'altra stanza, assume le sembianze di uno specchio, ed è impossibile che ci possa vedere.
-A me sembra solo una povera ragazzina...- intervenne Alphonse.
-Quella che tu chiami ragazzina, con un solo schiocco di dita è capace di uccidere una persona senza battere ciglio- disse Roy, osservandola attraverso il vetro -pensavo che fosse solo una leggenda, ma ho dovuto ricredermi.
-Leggenda? Ma di che stai parlando?- chiese Edward.
-Tempo fa, si narrava di un uomo, chiamato Alchimista della Morte. Si diceva che, attraverso la luce, uccideva le persone... Ma molti lo vedevano schioccare le dita, prima di ciò.
I due fratelli ascoltarono il racconto con interesse.
-C'è di sicuro dietro la pietra filosofale- concluse Edward, con decisione.
-Lei non vuole collaborare. Potresti pensarci tu, Acciaio- propose il colonnello.
-Certamente- accettò il ragazzo.
-Fratellone, vuoi che ti accompagni?- domandò Alphonse.
-No, per stavolta faccio da solo- esordì, uscendo dalla stanza.
Poco dopo, Mustang lo vide entrare nella stanza di contenimento, e ordinò ai soldati di accendere i microfoni, in modo da sentire ciò che, a breve, si sarebbero detti.

*

La porta sbatté, chiudendosi rumorosamente.
Alla fanciulla sembravano essere passati giorni, eppure era solo una mattinata. Quando alzò lo sguardo, pensò di trovarsi di fronte lo stesso individuo che, quella mattina, l'aveva arrestata e interrogata. Invece, la persona che era appena entrata, era un ragazzo.
La fissava con aria indifferente, e si ergeva davanti a lei quasi con orgoglio. La cosa che la lasciò stupita, fu il colore dei suoi occhi e dei suoi capelli, raccolti in una treccia. Erano dorati.
-Io mi chiamo Edward Elric, sono un Alchimista di Stato.- disse, con chiarezza.
La ragazza lo guardò senza mutare espressione.
-Tu chi sei? E soprattutto, dove nascondi la pietra filosofale?- chiese, quasi con tono aggressivo.
Voleva ottenere la risposta che cercava, e non aveva tempo da perdere. La giovane legata dinnanzi a lui, però, non accennò a rispondere, nonostante avesse il volto perplesso.
-Avanti, ti hanno mangiato la lingua?- insistette, avvicinandosi a lei.
Si levò il mantello, sedendosi a gambe incrociate a poca distanza dalla ragazza, e fu allora che lei notò il braccio meccanico.
Strabuzzò gli occhi, e si chiese che stregoneria fosse mai quella. Era da gente come lui che suo padre voleva tenerla alla larga?
-A cosa stai pensando? Perché mi guardi come se fossi un alieno?
La sua domanda la fece tornare a fissarlo negli occhi.
Quel ragazzo la incuriosiva, avrebbe voluto saperne di più sul suo braccio, ma nient'altro. Non si fidava a dire né il suo nome, né di cosa fosse capace.
Edward, a sua volta, la osservò da capo a piedi.
Era molto magra, sporca, e da sotto la camicia di forza non aveva indumenti, se non una maglietta logora, di cui sbucava l'orlo dalla camicia. Oltre ad un intimo, le cosce e le gambe erano nude e sporche, legate alla sedia da pesanti catene e lacci di cuoio. Aveva occhi castani, ma da un bagliore verde, mentre i capelli pieni di sporcizia erano scuri, e scendevano fin sotto la vita.
In effetti non sembrava così pericolosa, ma il racconto del colonnello diceva il contrario.
-Mi vuoi dire chi sei o no?- domandò ancora.
Lei socchiuse le labbra, come a dire qualcosa, ma ci ripensò subito, abbassando il capo.
L'alchimista stava per perdere la pazienza. Anzi, l'aveva già persa.
-Alphonse! Dannazione, Alphonse, questa non vuole parlare, vieni subito a darmi una mano!- esclamò infatti.
Poco dopo, la ragazza vide entrare nella stanza una grande armatura, e iniziò a temere per la propria vita. Cosa avevano intenzione di farle?
-Forza, prima finiamo e meglio è!- disse Edward.
-Cosa dobbiamo fare, fratellone?- chiese l'armatura.
La voce che la fanciulla sentì le parve troppo minuta e infantile per appartenere ad un corpo che potesse entrare in una simile armatura, ma ne era rimasta comunque impaurita.
Ora non aveva più la determinazione in volto, ma occhi spalancati nel terrore.
-Non so, non riesco a farla parlare!- rispose il ragazzo.
Alphonse si avvicinò alla sedia, e la ragazza si strinse ancor di più allo schienale, come ad allontanarsi.
-Non avere paura, non voglio farti del male- le disse, ma lei non parve tranquillizzarsi.
-Ascolta, io ti svelerò un mio segreto, e ti spiegherò perché ci serve la tua pietra filosofale- iniziò l'armatura.
La giovane fece ancora una faccia stranita, ma Alphonse non le badò e si tolse l'elmo, per mostrarle che l'armatura era completamente vuota.
Non appena vide quella mostruosità, la ragazza spalancò gli occhi e lanciò un urlo disumano. Cominciò a dimenarsi, senza smettere di gridare, cercando una via di fuga. Suo padre aveva sempre avuto ragione, i soldati e tutto ciò che è legato allo stato è pericoloso.
L'armatura si rimise a posto l'elmo e mise le enormi mani sulle sue spalle, facendola scoppiare a piangere dalla disperazione.
-Andiamo, calmati! Ti ho detto che non voglio farti del male...
-No!- esplose lei, parlando per la prima volta -Lasciatemi! Lasciatemi!- urlò.
-Non finché ci avrai dato la tua pietra!- ribatté Edward, spuntando dalla destra di Alphonse.
-Voi siete dei pazzi!- esclamò la ragazza.
L'armatura prese da parte il fratello, lasciandole un po' di aria per calmarsi.
-Secondo me non sa nemmeno di cosa stiamo parlando...- bisbigliò.
-Sembra che tu ci sappia fare più di me- decise Edward -Io me ne torno da Mustang. Fai tu.
L'Alchimista, evidentemente infastidito e seccato, uscì dalla stanza di contenimento. La ragazza si allarmò, ma restò sulle sue, senza dare ulteriori segni di cedimento, e si preparò a subire torture o interrogatori.

*

Dopo essersi seduto a gambe incrociate, davanti a lei, Alphonse sospirò.
-Io mi chiamo Alphonse Elric. Voglio aiutarti e vorrei che ti liberassero subito... Ma serve che tu ci risponda.
Ancora mossa da qualche singulto, reduce dal pianto, non accennò a dire nulla.
-Ho visto che ti sei molto spaventata davanti al mio segreto... Ora ti racconterò la storia mia e di mio fratello- le disse.
Non si sarebbe arreso facilmente. Era convinto che non volesse parlare perché era in un posto totalmente estraneo, e forse, dopo aver ascoltato la loro storia, si sarebbe lasciata più andare.
E così fece, raccontò della loro madre, della trasmutazione fallita e della ricerca per i loro corpi, tralasciando però le scoperte che avevano fatto riguardo gli homunculus e a proposito di King Bradley. Non nascose però la loro scoperta riguardo le pietre filosofali, ovvero che fossero composte da anime umane.
-...ed è per questo che vorremmo sapere se tu possiedi una pietra filosofale- terminò.
La fanciulla, dopo aver ascoltato la loro storia con attenzione, in un certo senso iniziò ad avere qualche ripensamento.
-Non ho nessuna pietra filosofale- borbottò. La sua voce, cristallina e acuta, risultò debole.
Alphonse fu rincuorato da quella risposta.
-Come ti chiami?- le domandò.
-Meg... Meg Crystal- rispose lei, sempre con un basso tono di voce.
Aveva deciso di rispondere, perché non aveva scelta. L'avrebbero tenuta legata a quella sedia fino alla fine dei suoi giorni, perciò non valeva la pena combattere.
-Senti, Meg- disse lui -So che è una situazione difficile, ma... Grazie per le tue risposte.
Lei annuì, abbassando lo sguardo. Non era ciò che avrebbe voluto, ma almeno lui non sembrava intenzionato ad ucciderla.
-Ancora una cosa, Meg... Tu hai vissuto davvero nelle fogne? Non... Non ti piacerebbe vivere una normale vita?
Meg si voltò a guardarlo, col viso ancora sporco e rigato dalle lacrime che prima erano scese. Quella proposta le suonava così strana, così impossibile, che non seppe subito che rispondere.
-Io so solo che non voglio uccidere nessuno. Non voglio essere considerata una minaccia- disse infine.
-D'accordo... Ne parlerò con gli altri, e cercherò di farti liberare.
La fanciulla non seppe se credergli o meno, mentre si alzava con rumorosi cigolii e si dirigeva fuori dalla cella di contenimento.
Sperò soltanto che l'anima in quell'armatura fosse più buona e gentile degli individui che già aveva conosciuto.














Angolo dell'Autrice

Salve gente! Spero che la mia storia, seppur con solo due capitoli, stia piacendo. Fatemi sapere con un messaggio se avete critiche o commenti da fare :)
Tra due giorni per tutti ormai sarà iniziata la scuola, vi auguro quindi un buon inizio dell'anno scolastico, sperando che anche per me sia un anno proficuo!
Grazie mille per aver letto, ci vediamo al prossimo capitolo!
Bacioni,

ShinigamiGirl


   
 
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