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Autore: I Will Be a SMILER    13/09/2014    0 recensioni
"Mi rendo conto che la mia vita è appena iniziata: ma so compiendo un viaggio incredibile ad una velocità supersonica. Per questo ho deciso di piantare una bandierina a questo punto del mio cammino; un segnale per ricordare questo giro di boa prima che la sua immagine sbiadisca mentre io procedo per la mia strada."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La vita da cheerleaader era il mio porto sicuro. Li sapevo di poter contare su amiche fidate che per me sarebbero saltate sul fuoco. O che almeno mi avrebbero ripresa dopo un salto in aria,eventualità molto più probabile di un salto tra le fiamme. A scuola,invece,le cose andavano sempre peggio perchè quella rete di protezione non c'era.

Ancora non ho capito come il club Anti-Miley fosse riuscito ad impossessarsi di una delle chiavi del custode,ma sta di fatto che un giorno,mentre andavo a lezione di scienze,mi spinsero nel bagno e mi chiusero dentro. Ero in trappola: mi misi a picchiare sulla porta cosi forte che i pugni mi facevano male,ma nessuno veniva a liberarmi. Poi mi resi conto che a quell'ora tutti erano già in aula,quindi probabilmente nessuno sarebbe venuto in bagno per almeno quaranta minuti,cosi mi sedetti sul pavimento e aspettai. Passo quella che mi sembrò un'ora in attesa che qualcuno venisse a liberarmi,e intanto riflettevo sul perchè la mia vita si fosse incasinata fino a quel punto. Osservavo le porte,le file di specchi,le finestre inespugnabili e pensavo ai miei pesci che nuotavano in tondo nella loro boccia. Come avevo fatto a ridurmi cosi? L'avevo voluto io? Me lo meritavo? Sarebbe finita,prima o poi? Conoscevo a memoria le capitali di tutti e cinque gli USA. Sapevo fare il salto mortale all'indietro sul marciapiede. Ma non capivo perchè stesse accadendo tutto ciò: non avevo amici,mi sentivo sola e avvilita. L'unico lato positivo della situazione era che,se avevo bisogno del bagno,ero nel posto giusto....

Poi accadde qualcosa che nemmeno mi aspettavo. Era come se qualcuno volesse risarcirmi per quello che stavo passando a scuola: poco dopo l'episodio del bagno,ricevetti un'altra telefonata a sorpresa dalla Disney,che mi chiedeva di andare a Los Angeles per partecipare al provino di Hannah Montana! Nel bel mezzo dell'anno scolastico,tombola! Sarei stata assente da scuola e avrei potuto sottrarmi alla tortura numero 101! Poi però mi ricordai di avere anche importanti appuntamenti con le cheerleader: perdere anche solo un allenamento era grave,perchè una coreografia si basa sul presupposto che tutti quelli che ne fanno parte si presentino e collaborino. Dopotutto,una piramide non è una piramide se non c'è la ragazza in cima,ed è ancora peggio se ne manca una alla base!

,ci affrettammo per arrivare puntuali al provino e,aperta con il cuore gonfio di entusiasmo la porta che ci separava dalla sala d'aspetto.....ci trovammo di fronte ad altre cinquanta aspiranti Hannah Montana. Io e mia madre ci guardammo negli occhi: avevamo pensato che io fossi una delle finaliste,ma evidentemente ci eravamo sbagliate. Cosi cominciammo a scherzare sul fatto che c'erano abbastanza Hannah da poterne assegnare una ad ogni stato,non solo al Montana (Hannah Indiana,Hannah Connecticut,Hannah Italia e cosi via). Ok,ok,forse non sarà una super battuta,ma in qualche modo dovevamo pur ammazzare il tempo,in quella sala d'aspetto...

Quella sala sembrava quella dell'ambulatorio di un medico parecchio indaffarato. C'erano vecchie riviste,strani odori,una grande tensione,e tutte stavamo per essere sottoposte ad un esame.

Alcune delle madri che accompagnavano le figlie si erano messe troppo profumo,e la cosa mi fece venire mal di testa all'istante. L'unica nota positiva era che almeno non avremmo dovuto essere vaccinate,anche se ero quasi certa che non ottenere la parte avrebbe fatto comunque male e,anzi,il dolore sarebbe durato più a lungo di un'iniezione.

Mentre aspettavamo,e aspettavamo, e aspettavamo,mi accorsi che qualche ragazza e qualche mamma ci squadrava dalla testa ai piedi. Mia madre,grazie al cielo,non era ai stata quel “tipo” di persona: lei era capace di ignorare gli sguardi,io invece no. In quella stanza la tensione era palpabile: non si riusciva a fare a meno di pensare chi fosse la più carina,o la più preparata,o quella con più talento. Cercavo di sbirciare le altre senza farmi notare ma,non riconobbi nessun viso noto. Non che me lo aspettassi: avevo già fatto altri provini ma non avevo girato tutta la città.

La maggior parte delle candidate era più grande e più alta di me. Molte erano davvero bellissime: chi aveva capelli neri e lucenti,o lunghi e biondi,chi denti bianchi e perfetti. Osservavo il modo in cui si erano vestite,come si erano truccate e pettinate e,a giudicare dall'aspetto,ero abbastanza sicura che la maggior parte di loro si sarebbe potuta aggiudicare la parte senza troppa fatica.

Per di più,pensavo a chissà quale bagaglio di esperienze avevano già collezionato,e mi sentivo davvero fuori categoria. I provini sono stati di gran lunga i momenti più angoscianti e stressanti che io abbia mai vissuto; ogni volta era come sottoporsi a un test. A me piaceva esibirmi,avevo sempre molta grinta,ma spesso ci tenevo cosi tanto a ottenere una parte che mi lasciavo prendere dall'ansia. Quel giorno,però,la cheerleader ch'era in me prese in mano la situazione.

La mia allenatrice,Chastity,era una tipa veramente forte. A volte,a Nashville,capitava che la gente mi riservasse un trattamento diverso dagli altri perchè ero la figlia del cantante Billy Ray Cyrus: mio padre era “qualcuno”,e cosi con me avevano un occhio di riguardo.

Chastity non apparteneva a questa categoria: se sbagliavo qualcosa,mi faceva correre attorno alla palestra come tutte le altre,e anzi,se possibile,con me era ancora più severa. Per esempio,nella acrobazie avevo paura quando venivo lanciata in aria, ma lei mi fece lavorare da sola con l'allenatore che si occupava dei salti e mi costrinse a esercitarmi finchè il mio salto mortale all'indietro non divenne perfetto.

Rimbalzai sulla testa cosi tante volte che mi sembrava di aver girato su me stessa per ore. A Castity non interessava quanto tempo ci avrei messo per imparare: ero molto determinata,quindi sarebbe andata avanti cosi finchè non avessi gettato la spugna. Diceva sempre che “non ci riesco” è una frase da eliminare dal vocabolario e m'insegno che quando volevo qualcosa dovevo lavorare sodo per guadagnarmela. Ora,la cosa che desideravo di più era aggiudicarmi la parte di Hannah,e allora chi lo diceva che quelle ragazze patinate di Los Angeles erano meglio di me? Quando finalmente chiamarono il mio nome,mi sentivo pronta.

Nella sala audizioni mi ritrovai in piedi,gonna e t-shirt marca Abercrombie,di fronte a una giuria di dieci persone. Ai provini vuoi che si ricordino di te,quindi cercai di apparire particolarmente estroversa. Non fu poi cosi difficile,e per una volta nella mia vita essere una chiacchierona mi fu di rande aiuto. Dovevo solo cercare di essere me stessa e non cadere preda del nervosismo. Gli esaminatori mi chiesero di leggere un copione,poi di cantare. Scelsi un pezzo di “Mamma Mia” e,come in quasi tutti i provini,fecero commenti del tipo:”Potresti rifarlo con un po' più di vivacità?” Oppure:”Rileggilo come se fossi davvero tanto arrabbiata con tuo fratello”. La cosa divertente è che ero agitatissima e non avevo idea di chi fossero gli esaminatori: per me erano solo degli sconosciuti che mi trasmettevano ansia. Ora invece sono persone con cui lavoro a stretto contatto ogni giorno.

Quando uscii da quella stanza non avevo idea di come fosse andata e,anche se era finita,non riuscivo a rilassarmi. A dire il vero era “quasi” finita,visto che la parte più stressante di quella tortura psicologica che sono le audizioni è il fatto di non poter andare via fino a quando non te lo dicono loro. E cosi te ne stai ad aspettare in sala d'attesa mentre guardi altre ragazze che vengono richiamate dentro,domandandoti se richiameranno anche te per leggere qualcosa di diverso o per cantare ancora. E non sai mai perchè ti vogliono rivedere. Oppure perchè non vogliono rivederti ma ti chiedono di restare. Gli piaci? Ti adorano? Qualcuno di loro non ti sopporta? I tuoi capelli non li convincono' O forse la tua altezza? Non lasciano mai trasparire il minimo indizio.

Insomma,io diedi il meglio,ma quando tornammo a Nashville non avevamo ancora avuto nessun riscontro. Poi,un paio di settimane più tardi,ricevetti un'altra telefonata:”Sei una delle finaliste!” mi annunciarono. Ok,ora si cominciava a fare sul serio,e forse dopo tutto mi stavo guadagnando il biglietto per uscire dalla prima media. Ancora una volta supplicai di essere esonerata dagli allenamenti con le cheerleader,collezionando cosi due assenze: ancora una e Chastity mi avrebbe espulsa dalla squadra. E cosi volai di nuovo a Los Angeles,ripassai tutta agitata le battute con mia madre,ci affrettammo nuovamente per arrivare puntuali,con il cuore che mi batteva all'impazzata aprii la porta della sala d'aspetto e...mi trovai di fronte ad altre trenta aspiranti Hannah Montana. La scena vi sembra familiare?

Cominciavo a sentirmi come una di quelle palline attaccate alla racchetta con un filo: ogni volta che mi colpiva e mi allontanava,mi ritirava di nuovo a sé per colpirmi di nuovo. Beh,in effetti la cosa non era cosi violenta. Ma io avevo solo undici anni! Era come stare sulle montagne russe. E nei volti di quelle trenta ragazze,vedevo la triste realtà: non avevo fatto un grosso passo avanti. Di sicuro sarei ritornata alla prima media. 

  
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