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Autore: The Sorrow    13/09/2014    3 recensioni
Per quanto tempo dovrò stare qui? Tanto. Il più possibile. Per sempre, se ci riesco. Non voglio uscire, non voglio camminare in mezzo alla gente, non voglio respirare lo smog che pervade l'aria, non voglio stringere la mano a qualcuno.
Non voglio fare niente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hiki(1 cap).



Per quanto tempo dovrò stare qui? Tanto. Il più possibile. Per sempre, se ci riesco. Non voglio uscire, non voglio camminare in mezzo alla gente, non voglio respirare lo smog che pervade l'aria, non voglio stringere la mano a qualcuno.
 Non voglio fare niente.
Probabilmente qualsiasi psichiatra mi direbbe che soffro di depressione, ma non è così. Io sono felicissimo, che cosa credete? Ho preso una decisione, ho scelto di vivere in questo modo e adesso non tornerò più indietro. In questo paese si parla sempre di disoccupazione, di crisi, di fallimento, di giovani che non riescono a trovare un lavoro fisso o che abbandonano gli studi. Io probabilmente sono tra questi. Perché?
Perché sono un hikikomori.


È ormai da un anno che non metto piede fuori casa e penso di conoscere la mia stanza meglio di ogni altra cosa. Passo ore ed ore sdraiato nel letto a guardare le crepe nel muro, ad osservare il soffitto come se, all'improvviso, fosse diventata la cosa più interessante del mondo oppure a dormire. Già, dormo spesso negli ultimi tempi, anche se non ho particolarmente sonno. È proprio vero che oziare è stancante. Dormo per alienarmi ancora di più dal mondo, per non rendermi conto dello stile di vita che sto conducendo. Uno stile di vita sbagliato, secondo molte persone. 
"Toc-toc".
Bussano alla mia porta. Chiusa a chiave, ovviamente. Non permetterei mai e poi mai che una persona entri qui dentro: violerebbe il mio isolamento, il mio sistema, il mio mondo. Certo, qualcuno ha provato ad intervenire, volevano tirarmi fuori. Ma non ci sono riusciti e io sono ancora qui, rinchiuso in questa stanza che rappresenta il mio piccolo ecosistema.
"Toc-toc. Toc-toc".
Questo è il segnale. È ora di pranzo.
Oramai mia madre si è abituata a lasciarmi il cibo fuori dalla porta. Un vassoio con un piatto di pasta, un panino, una mela e una bottiglia d'acqua. Purtroppo questo sistema presenta un grande svantaggio; i miei genitori non si sono ancora arresi alla prospettiva di avere un figlio hikikomori e, ogni volta che apro anche solo minimamente la porta per un qualsiasi motivo, cercano sempre di trovare una scusa per farmi uscire.
Dio, per favore, fa che almeno oggi mi lascino in pace.
Bene, il mio pranzo è lì. Ora apro la porta, lo prendo e...
"Matteo, hai visto che sole che c'è oggi? È proprio una splendida giornata, ideale per una passeggiata. Potremmo andare al parco, che ne dici?".
Prendo il vassoio e chiudo nuovamente la porta a chiave.
 Una passeggiata? Andare al parco? Ma non se ne parla nemmeno! Il parco è pieno di gente e la sola idea che il mio braccio possa sfiorare casualmente quello di un'altra persona mi fa venire la nausea. No, io non esco.


Dopo un anno di isolamento mi sono abituato ad essere un hikikomori. Non posso dire che è uno stile di vita interessante perché non lo è. Però mi piace, mi fa sentire protetto. Ecco, forse è per questo che sono un hikikomori. Stare chiuso in una stanza, da solo, in compagnia dei miei pensieri, senza nessuno che mi guardi... tutto questo mi fa sentire protetto. Questa stanza è l'unico posto dove sono a mio agio.
Insomma, non è vero che non ho le palle per aprire quella porta e affrontare il mondo esterno. Semplicemente non trovo che sia una mossa saggia. No, no, no. Non è affatto una mossa saggia.
La verità? La verità è che io non so più che cosa fare. Forse dovrei uscire... no, questo mai. Non riuscirei a parlare, sarei solo un pesce fuor d'acqua. Ma allora che cosa devo fare?
Che cosa devo fare?
Ho sonno. Voglio dormire.

"Toc-toc".
Bussano alla porta.
Bussano alla porta?
Calma, niente panico. Non possono essere i miei genitori, non è ora di cena. E poi loro bussano in un modo diverso, più deciso. Ma allora... chi è?
"Matteo?". È una voce femminile, non l'ho mai sentita prima d'ora. Non mi piace, non mi piace per niente.
Qualcuno vuole me.
Qualcuno è venuto a spezzare la mia rassicurante routine.
Qualcuno che, ne sono certo, vuole tirarmi fuori da qui. Di nuovo.












Note:

Hikikomori(letteralmente "Stare in disparte, isolarsi") è un termine giapponese con cui vengono indicate quelle persone, generalmente dai 15 ai 30 anni, che decidono di ritirarsi completamente dalla vita sociale, troncando ogni rapporto con il mondo esterno e vivendo in una condizione di autoreclusione all'interno della loro abitazione. Gli hikikomori abbandonano la scuola e il lavoro diventando così schiavi di una routine sedentaria, mantenendo contatti con il mondo esterno unicamente grazie ad internet. Tuttavia l'hikikomori non deve essere confuso con la dipendenza da internet, dato che sono due cose totalmente differenti.
In Giappone questo fenomeno è molto diffuso (si parla di circa un milione di giapponesi hikikomori anche se stime più recenti parlano di un range compreso tra 100.000 e 320.000 individui) e si sta diffondendo anche in altri paesi tra cui Stati Uniti, Francia, Spagna, Regno Unito e Italia, dove sono sempre di più i casi segnalati.






  
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