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Autore: Nede    13/09/2014    4 recensioni
| Questa storia è arrivata II° al Contest "Accadde di notte" di 9dolina0 | One-shot | Vegeta/Bulma | Accenno Goku/Chichi |
| Questa storia è arrivata VIII° al Contest "All in one (shot) Edizione I (solo edite)" di Alexalovesmal giudicato da 6Misaki |
[Estratto]
Nessuno avrebbe compreso il suo dolore.
Nessuno avrebbe potuto riuscire ad accettare.
Avrebbe voluto scappare da quell'insulsa e miserabile vita.
Ma lui non era un codardo.
Allora perché non riusciva mai a parlarle?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chichi, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Forum/EFP: MissNeDe (Forum) – Nede (EFP) 
Prompt: Unione
Titolo: Grazie
Lunghezza (in parole): Mille cinquecento uno (1501)
Rating: Giallo
Personaggi: Vegeta; Chichi
Coppia: Vegeta/Bulma
Genere/i: Introspettivo; Sentimentale.
Avvertimenti: Nessuno.
Introduzione: Estratto[...] “Nessuno avrebbe compreso il suo dolore.
Nessuno avrebbe potuto riuscire ad accettare.
Avrebbe voluto scappare da quell'insulsa e miserabile vita.
Ma lui non era un codardo.
Allora perché non riusciva mai a parlarle?”
Note dell’autore: Questa storia partecipa al Contest “Accadde di notte” di 9dolina0.
Ho fatto un'immensa, stratosferica, fatica a scrivere 1501 parole. Il capitolo più lungo che abbia mai scritto è stato di 700 parole, quindi immaginate.
Questa One- shot fa riferimento, è collegata, alla mia OS “Perdonami, Bulma”.
Questa parte ----> ( La donna che amava non poteva più essere come una volta.
In silenzio la prese in braccio, attraversò i corridoi della Caspsule Corporation, aprì la porta della loro stanza e la distese sul letto.
Lei si girò su un fianco e chiuse gli occhi pronta a dormire.
Vegeta, in un gesto istintivo, le spostò una ciocca di capelli.
«Perdonami, Bulma) fa parte di quella OS, ma per forza maggiore dovevo inserirla anche in questo contesto per ricollegare tutta la trama ed essere più chiara.
Non ho altro da dire :)
Spero di non essere peggiorata, invece di migliorarmi, accetto critiche di qualsiasi tipo.
Un saluto, Nede.

 


 




Grazie
 


 

 

Nessuno avrebbe compreso il suo dolore.
Si sentiva... solo.
Avrebbe voluto scappare da quell'insulsa e miserabile vita.
Ma lui non era un codardo.
Allora perché non riusciva mai a parlarle?
Bloccandosi nel vedere i suoi occhi, un tempo azzurri come il cielo, bianchi come luna.
La donna che amava non poteva più essere come una volta.
In silenzio la prese in braccio, attraversò i corridoi della Caspsule Corporation, aprì la porta della loro stanza e la distese sul letto.
Lei si girò su un fianco e chiuse gli occhi pronta a dormire.
Vegeta, in un gesto istintivo, le spostò una ciocca di capelli.
«Perdonami, Bulma

 

 

 

Quella sera gli amici di mille battaglie, e mille avventure, avevano deciso di festeggiare il compleanno di Bulma.
Tutti erano d'accordo.
Tranne lui.
Che motivo c'era di fare una festa, di comprarle regali e farla stare in allegria nelle sue condizioni?
Non avrebbe visto nulla.
Non c'era niente da festeggiare.
Si era infuriato.
Aveva rimproverato i suoi figli, compresi gli amici della moglie, definendoli stupidi scellerati.
Nessuno avrebbe dovuto umiliare la sua Bulma.
Nessuno.
Non lo avrebbe permesso.

 

 

«Non vi permetto di decidere in casa mia. Non si farà nessuna festa. Chiaro?»
«Non importa cosa pensi. Noi vogliamo festeggiare il suo compleanno e NESSUNO potrà impedircelo. I compleanni sono importanti, e noi vogliamo farle una festa. Ti abbiamo lasciato la libertà di prenderti cura di lei, ma a tutto c'è un limite. Questa è ancora casa nostra. Non puoi continuare a non accettare le sue condizioni, persino lei le ha accettate – seppur con dolore – e tu dovresti appoggiarci nel darle serenità. Perché ti comporti così? Perché non vuoi un po' di pace?»
Bra appoggiata da Trunks – che era restato in silenzio – aveva intimato al padre che loro avrebbero fatto qualcosa per portare un po' di allegria in quella casa.
«Papà, Bra ha ragione. Rassegnati, fallo per lei.»
Che nessuno gliel' avrebbe impedito.
Vegeta, in sua figlia, rivide l'animo combattivo di Bulma ed alla fine si arrese.
Uscì dalla stanza, lasciandoli soli.

 

 

 

Lei era stata una donna dalla grande intelligenza, dalla grande tenacia e dall'immenso orgoglio.
Lei non aveva mai avuto bisogno di nessuno.
Lo vedeva il suo sorriso tirato, forzato dalle circostanze e il sangue gli ribolliva nelle vene.
Lui la conosceva.
L'unica che comprese il suo silenzio e agì per lui fu Chichi.
La donna aveva compreso fin troppo bene cosa Vegeta voleva dire.

 


 

«Su ragazzi, dopo la torta, tutti a casa. Non possiamo restare qui a festeggiare ancora, è mezzanotte passata e Bulma sarà stanca. Quindi non obbiettate, e non discutete i miei ordini, avrò settant'anni ma posso stendervi tutti.»
«Chichi, ma a me fa piacere che voi siate qui.»
La donna dai capelli neri le accarezzò una guancia e le sorrise.
«Bulma non preoccuparti, domani verremo a trovarti, e ti cucinerò il piatto che ti piace tanto.»
Bulma le sorrise e cercò la sua mano, Chichi gliela pose e la strinse.
«Sei un'amica meravigliosa Chichi, grazie.»

 

 

 

 

Vegeta l'aveva ringraziata, soltanto guardandola negli occhi e lei gli aveva sorriso.
Dicendogli di non preoccuparsi e che avrebbe messo apposto tutto lei.
Così il principe dei saiyan aveva accompagnato Bulma a letto e se n'era salito sul terrazzo, senza farsi vedere dalla donna.
In quella notte Vegeta, seduto con le spalle alla ringhiera, aveva puntato i suoi occhi al cielo.
Odiava la debolezza della razza terrestre.
Perché non erano longevi come i saiyan?
Perché quei miserabili terrestri dovevano invecchiare così velocemente?
Perché?
A tutti quei perché non sapeva mai dare una risposta sicura.
«Vegeta, ho messo tutto in ordine, Bulma è a letto?»
Chichi era salita sulla terrazza, alla ricerca del principe, per chiedergli se poteva dormire lì per quella notte.
Sapeva che Vegeta aveva ricevuto un duro colpo.
La cecità di Bulma era qualcosa che non voleva accettare.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma soffriva nel vederla in quello stato.
La donna si era avvicinata a lui, ma era restata in piedi – senza sedersi – affacciandosi a guardare la città dell'Ovest.
Illuminata di notte, non l'aveva mai vista, era uno spettacolo unico.
«Cosa provi nel sapere che Kakaroth non tornerà più? Come riesci ad accettarlo
Vegeta se n'era uscito con una domanda che aveva spiazzato la donna.
Chichi all'inizio era rimasta confusa, ma poi sorrise e si sedette accanto a lui.
Non avevano mai chiacchierato, ma entrambi avevano sempre sentito qualcosa che li accomunava.
«Goku non ha mai detto che non tornerà, ha detto che sarebbe stato via per qualche tempo. Non lo accetto, non accetto il suo abbandono, ma continuo a vivere sperando che un giorno possa ritornare da me e...»
«...e se tornasse e tu, come di natura terrestre, invecchiassi ancora di più e lui tornasse giovane ed aitante? Cosa faresti?»
Vegeta aveva interrotto la risposta di Chichi, facendogli un'altra domanda, e la donna era rimasta sbalordita.
Aveva pensato sempre a quella domanda.
Ogni giorno si poneva quella maledettissima domanda.
A cui non trovava mai una risposta.
«Non so rispondere alla tua domanda, Vegeta, perché cerco anch'io la medesima risposta. Non trovandola mai, mi auto rispondo con ironia. Se tornerà – prima o poi – me lo ritroverò davanti, arrivato con il teletrasporto, che mi dirà “Mi dispiace tanto, Chichi, per non essere venuto in tempo. Ma, sai com'è, il tempo vola ed io stavo brindando ai miei ottant'anni insieme a Re Kaiho. Vuoi unirti a noi?” ed io non potrei far altro che seguirlo.»
Rispose imitando la voce di Goku, sorridendo tristemente.
Vegeta non mutò la sua espressione seria.
«Queste domande si riconducono a te e Bulma, vero? Sappi che so bene cosa stai passando, anche se non vuoi ammetterlo...» Il principe si voltò a guardarla confuso, ma lasciando che continuasse il discorso. «...Bulma è tua moglie, la tua migliore amica e niente dovrebbe ostacolare la vostra unione. Nemmeno la sua cecità, lei ti ama e vorrebbe soltanto che tu le parlassi come una volta. Non impedirlo. Ha bisogno di te. Perché vuoi negargli gli unici occhi veritieri, che non potranno mai mentirle, per guardare il mondo?»
Vegeta si alzò di scatto, non smettendo di fissare la Luna, rendendosi conto che aveva ragione.
Aveva spezzato il loro legame con il suo comportamento.
L'aveva allontanata, perché non riusciva ad accettare le sue condizioni.
Perché aveva paura che la portassero lontano da lui.
Un'unione che gli era costata tutto.
Un'unione che gli aveva regalato due figli meravigliosi
Un'unione che doveva ricostruire.

E lui, come un codardo, le aveva chiesto di perdonarla.
In un sussurro che lei non aveva potuto ascoltare.
Strinse i pugni con rabbia.
 Non voleva piangere.
Non doveva farlo.
Non poteva umiliarsi, anche, con la moglie di Kakaroth.
Non poteva e non doveva.

Ma avrebbe tanto voluto dar sfogo alle lacrime che tentavano di uscire dai suoi occhi.
Il suo orgoglio era più forte, lo avrebbe impedito a tutti i costi.
Chichi aveva capito cosa provava Vegeta.
«Se vuoi sfogarti e non vuoi nessuno intorno dimmelo, io sono come te in queste situazioni. Preferisco starmene da sola, e ti capirò perfettamente.»
La donna non ricevendo risposta, si alzò dal pavimento e s'incamminò verso la porta.
«Odio chiedere aiuto, o supplicare, però so che... a te posso chiederlo.»
«Dimmi.»
Esitò un attimo, ma poi infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne fece uscire un ciondolo.
«È davvero il simbolo dell'unione? Anche se non potrà vederlo, potrà capire il suo significato?»
Le mostrò la collana e Chichi sorrise.
«Certo che lo è. Bulma sarà anche cieca, ma è una donna intelligente. Lo capirà.»
Il ciondolo rappresentava il simbolo dell'infinito, ma pensò bene di fargli credere che significasse l'unione di due persone che si amano.
La collana di Vegeta per Bulma avrebbe avuto un significato, ancora, più importante.
L'unione infinita.
Quello era il suo regalo di compleanno.
Con tutta quella confusione, che si era creata, non aveva avuto modo di darle la collana.
Chichi guardò l'orologio, che aveva al polso, e vide che erano le due di notte.
Si avvicinò al principe, gli mise una mano sulla spalla e lo guardò negli occhi.
«Ha davvero ottimi gusti, principe dei saiy...»
«Sei un'ottima amica per Bulma, siete state un po' come me e Kakaroth, quindi non abbandonarla.»
La donna non poté credere alle sue orecchie, fece per parlare e il saiyan la interruppe.
«Grazie.»
Vegeta aprì la porta della terrazza e rientrò in casa.
Chichi rimase sconvolta e grata da quello strano cambiamento.
Si sentiva onorata.
Il grazie di Vegeta racchiudeva tante cose che per orgoglio non avrebbe mai pronunciato.
Ma a lei stava bene così, avrebbe rispettato la promessa.
Non avrebbe abbandonato la sua migliore amica e le sarebbe stata accanto, ma lui – ne era certa – avrebbe mantenuto la sua.
Le avrebbe riparlato come una volta.

 

 

Arrivò nella stanza buia della loro camera da letto, illuminata solo dalla luce della Luna.
Con tutta la delicatezza che aveva in corpo, le mise la collana al collo e le baciò la fronte.

 

 

   
 
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