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Autore: NSNcourage    14/09/2014    1 recensioni
“L’ho sempre voluto fare qui!” esclama Mickey, rivestendosi mentre l’impianto idrico del campo di baseball viene acceso e rinfresca l’erba, in una calda serata estiva, oramai trasformatasi in nottata.
“Per vendicarmi di quando da bambino mi cacciarono per aver pisciato sulla prima base.” continua.
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Un piccolo momento Gallavich ambientato nella seconda stagione
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ciao a tutti! Questa è la mia prima e probabilmente ultima Gallavich che scrivo. Da quando ho iniziato a vedere Shameless, mi sono affezionata a questo pairing così intenso ma sofferente. E siccome ultimamente stanno uscendo degli spoilers poco rassicuranti, sentivo il bisogno di fluff. È ambientata durante uno dei miei momenti preferiti, al campo da baseball durante la seconda stagione, ma è anche una baby, perché scommetto che Ian e Mickey erano adorabili anche da bambini. Buona lettura! Giulia :)

A Neva, perché lei mi capisce, soffre con me quando Mickey dice a Ian che “è solo una bocca calda”e gioisce quando Mickey dice a Ian che “quello che c’è tra loro lo rende libero”. Ti voglio bene J
 

YOUNG AND BEAUTIFUL

Hot summer nights, Mid July
When you and I were forever wild
The crazy days, City lights
The way you'd play with me like a child


Lana Del Rey – Young and Beautiful
 
“L’ho sempre voluto fare qui!” esclama Mickey, rivestendosi mentre l’impianto idrico del campo di baseball viene acceso e rinfresca l’erba, in una calda serata estiva, oramai trasformatasi in nottata.
“Per vendicarmi di quando da bambino mi cacciarono per aver pisciato sulla prima base.” continua.

Perché tutte queste parole? Da quando Mickey Milkovich ha voglia di parlare, e soprattutto di parlare di se stesso? si chiede Ian. La verità è che Ian vorrebbe disperatamente che Mickey parlasse, potrebbe ascoltare il suono della sua voce per sempre. E invece Mickey parla poco. E le poche volte che lo fa è mentre fanno l’amore - scopano - si corregge mentalmente Ian, ma sono solo parole, monosillabi, suoni, mai discorsi.

“Mi ricordo.” Si limita a dire Ian, non volendo interrompere quel ricordo che l’altro ragazzo ha deciso di condividere.
“L’avevi già sentita?”
“Giocavo in seconda base.”
 
Mickey osserva Ian allontanarsi e improvvisare dei sollevamenti alla sbarra, e non può fare a meno di sentirsi un vigliacco. Solo Ian riesce a farlo sentire così.

Non c’è riuscito suo padre, nonostante tutte le volte che l’ha picchiato per motivi del cazzo, tutte le volte che ha chiesto a Mickey di accompagnarlo per pestare un frocetto del quartiere, tutte le volte che ha alzato le mani su Mandy e lui è rimasto a guardare.

Non c’è riuscito Kash, che gli ha puntato una pistola contro e poi ha premuto il grilletto, per aver rubato una fottuta barretta Snickers. E Mickey è andato in carcere minorile pur di non parlare, pur di non rivelare il motivo vero per cui Kash gli aveva sparato, e cioè che l’aveva beccato a fare sesso con Ian nel suo negozio. A fare sesso con un ragazzo.
Ma Ian, con Ian è diverso. È sempre stato diverso.
 
Quel giorno non c’era una partita importante, ma anche se ci fosse stata, a Mickey Milkovich non sarebbe importato. Nessuno sarebbe venuto a vederlo giocare, i suoi fratelli l’avrebbero accompagnato al campo per poi venirlo a prendere, molto tempo dopo che la competizione fosse finita, lasciandolo ad aspettare, da solo. Quel giorno però Iggy disse a Mickey che si sarebbe fermato a vederlo giocare, a vederlo vincere, e salutò il fratello più piccolo davanti all’ingresso degli spogliatoi, mentre lui si diresse verso le gradinate più alte.
 
Quel giorno c’era una semplice amichevole tra i bambini di due scuole elementari, ma a Fiona Gallagher non interessava. Sapeva di non avere una famiglia perfetta, anzi, sapeva di avere una famiglia di merda, con un padre alcolizzato e una madre pazza, letteralmente pazza, ma questo non significava che i suoi fratelli dovessero accontentarsi. Così si era messa i suoi jeans e la sua maglietta migliori, aveva comprato una di quelle grandi mani colorate che si usano per fare il tifo, e aveva accompagnato Ian al campo da baseball per vederlo giocare e sostenerlo. Lei e Lip si erano seduti nelle prime gradinate, per vedere meglio il loro fratellino.

A Mickey non piaceva per niente il baseball. A Mickey non piacevano molti sport, in realtà, ma era l’unica occasione per non rimanere a casa dopo la scuola. Mickey odiava casa sua, odiava l’odore di fumo che c’era, odiava i suoi fratelli che lo trattavano come un bambino stupido, odiava suo padre e odiava le (molte) volte che era ubriaco o semplicemente arrabbiato, e lo picchiava. Sarebbe scappato da casa volentieri, ma non poteva. Non avrebbe mai lasciato da sola Mandy, l’unica sorella che aveva. Non l’avrebbe mai ammesso, ma Mickey voleva molto bene a Mandy.

Ian adorava il baseball. Ian adorava un po’ tutto, in realtà. Ian era energia pura, correva, saltava, giocava, si divertiva in ogni situazione. Da grande voglio fare il soldato, diceva sempre quando giocava, voglio aiutare le persone. Ian era sempre altruista, aiutava Fiona con le pulizie in casa, si prendeva cura di Debbie e Carl, i suoi fratelli più piccoli. Ian Gallagher era un raggio di sole.

Mickey e Ian avevano gli armadietti vicini, ma non avevano mai avuto una conversazione vera e propria. Mickey sapeva che Ian era uno dei tanti Gallagher, quello più strano probabilmente. Con quei capelli rossi, le lentiggini, la pelle bianca, e quegli occhi da alieno. E che cazzo aveva da sorridere sempre? Non è che la sua famiglia fosse meno problematica della propria, anzi. Però c’erano delle volte, mentre aspettava che i suoi fratelli lo riportassero a casa, che rimaneva a fissarlo, a fissare il modo in cui abbracciava sempre Fiona e le prendeva la mano per tornare a casa con lei.

Mickey e Ian avevano gli armadietti vicini, ma non avevano mai avuto una conversazione vera e propria. Ian sapeva che Mickey era un Milkovich, e suo fratello Lip gli aveva detto di non immischiarsi con loro, perché erano pericolosi. La loro famiglia era addirittura peggiore della sua, ed era tutto dire. Ma quando Ian guardava Mickey non vedeva pericolo, vedeva soltanto un paio di occhi blu, i più blu che avesse mai visto. E Ian adorava il colore blu. Peccato che assieme a quegli occhi ci fosse anche una bocca che sembrava non saper dire altro che parolacce.

“Gallagher, seconda base. Milkovich, prima base. In campo!” disse il coach, fornendo istruzioni per la partita ai bambini.
A Mickey scappava terribilmente la pipì, non l’aveva fatta a casa perché il bagno era occupato, e ora se ne stava pentendo. Aveva provato a interrompere il coach, ma aveva ricevuto solo uno sguardo minaccioso, e ora si trovava seduto ad agitarsi sulla panchina dello spogliatoio, con le gambe che non toccavano nemmeno terra, a mordersi il labbro inferiore.
Ian Gallagher era seduto di fianco a lui, e appena si sentì chiamare scattò in piedi, pronto a giocare. Mickey odiava un po’ anche Ian, il suo entusiasmo, e soprattutto il fatto che a lui non scappasse la pipì.

La partita stava per iniziare, ma Mickey proprio non ce la faceva più. Guardò l’allenatore, gli avversari, suo fratello sulle gradinate, Ian in seconda base, che gli sorrise, e poi prese una decisione. Si abbassò i pantaloni e la biancheria intima, e fece pipì. Sulla prima base. Il pubblico rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò in una risata assordante, proprio mentre Mickey, sollevato, si riaggiustava i pantaloni.
“Milkovich esci immediatamente dal campo!” tuonò il coach, furioso. Mickey se l’era aspettato, così si diresse agli spogliatoi, non prima di aver fatto un gestaccio all’allenatore.

Erano passati una decina di minuti, e Mickey era da solo nello spogliatoio, quando sentì dei passi, e vide Ian entrare.
“Che cazzo ci fai qui? Hai pisciato anche tu davanti a tutti?”
“Ho detto al coach che non mi sentivo tanto bene, e mi ha fatto uscire. Quella che hai fatto è stata la cosa più figa che abbia mai visto!” esclamò Ian, scoppiando a ridere.
“Beh, non avevo molte alternative. O la facevo sul campo, o me la facevo nei pantaloni.” rispose Mickey, osservando Ian avvicinarsi e sedersi vicino a lui. Stettero un momento in silenzio, e poi Ian prese dalla sua borsa una barretta Snickers.
“Ne vuoi metà? Fiona me ne ha data soltanto una da mangiare una volta finita la partita, ma non mi sono stancato molto, e non ho tanta fame.”.

Mickey rimase zitto per qualche secondo, ponderando la risposta. Viveva in una casa in cui ai ragazzi non era permesso comportarsi da femminucce, era sbagliato, i ragazzi dovevano comportarsi da uomini, altrimenti meritavano di essere picchiati. E fare un picnic con Ian Gallagher era esattamente il motivo che avrebbe potuto portare Terry Milkovich a picchiare Mickey, ma a Mickey non importava, perché in quell’istante con Ian sembrava tutto così dannatamente giusto.
“Ok. Però io voglio la metà più grande, perché sei più piccolo di me.” rispose Mickey.
Ian sorrise - Mickey poteva avere un anno più di lui, ma era anche cinque centimetri più basso - e gli diede la parte più grossa della barretta.

La partita finì, avevano perso, e gli altri compagni di squadra rientrarono nello spogliatoio. Nessuno parlava, e silenziosamente i bambini si cambiarono e tornarono alle rispettive case. Ian e Mickey furono gli ultimi a uscire, e ad aspettarli c’erano, da una parte Fiona e Lip, e dall’altra Iggy. Ian salutò Mickey, e corse da Fiona, urlando “HAI VISTO COSA HA FATTO MICKEY?”. Scoppiarono a ridere tutti, persino Mickey, e Fiona prese per mano Ian, e s’incamminarono verso casa.

Ian e Mickey presero due direzioni opposte, ma Mickey poteva sentire in lontananza il suono della risata di Ian, e le voci di Fiona e Lip che cercavano di calmarlo, e sorrise.
“Siete amici, tu e Gallagher?” chiese Iggy. Mickey non sapeva che rispondere. Se avesse risposto di sì, voleva dire che c’era qualcosa di sbagliato in lui?
.” rispose Mickey, non sapendo che reazione aspettarsi da parte del fratello.
“Figo. Sua sorella è carina.” disse Iggy, come se niente fosse. E Mickey sorrise di nuovo.
 
                     
“Perché cazzo parliamo di centri di formazione?” sbotta Mickey, mentre Ian gli prende dalle mani la sigaretta.

È diventata un’abitudine oramai scambiarsi la sigaretta. Di solito è Mickey che ne accende una, fa qualche tiro, e poi la passa a Ian. È un piccolo gesto insignificante, ma è la cosa più vicina a un bacio che possano mai avere, pensa Ian. Ian riesce a sentire il sapore, l’odore di Mickey quando la prende tra le mani, e poi la mette in bocca. Si chiede anche se riuscirà mai a ottenere un bacio dal ragazzo, ma sa che la risposta sarebbe negativa, per cui si accontenta delle piccole cose.

“Cristo santo, vuoi che stendiamo un telo e ci mettiamo a guardare le stelle cadenti?” continua.
, pensa Ian. , vorrebbe poter pensare anche Mickey.
   
 
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