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Autore: Aliseia    14/09/2014    4 recensioni
Note: La mia prima storia di elfi che non siano Thranduil, o gravitanti intorno a Thranduil, risale a qualche mese fa. È riferita a un pairing del Signore degli Anelli, molto popolare nel campo elfslash, ma non necessariamente tra i miei preferiti. Risale ormai alla primavera scorsa, ma ho deciso di pubblicarla ora, per continuare la serie dei miei raccontini elfici. Si tratta semplicemente di questo: Glorfindel ed Erestor, il biondo elfo guerriero e il bruno, elusivo consigliere, rappresentano ai miei occhi due tipologie elfiche molto classiche, e anche esteticamente molto seducenti. Un intreccio di bianco e nero che somiglia molto ad un accenno di racconto.
Nota aggiuntiva per Ghevurah: questo Glorfindel è quello popolare di Lord of the Rings, non oso approcciarmi a quello del Silmarillion, come hai fatto tu nel tuo bellissimo racconto. (“L’ultima Promessa”, leggetelo). Ma spero lo stesso che ti piaccia :)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Erestor, Glorfindel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Stardust Memories (Enyalië Asto Elenion)'
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Arabesco
 

 
Fandom: Lord Of The Rings
Genere: Introspettivo – Erotico - Romantico
Rating: VM16
Personaggi: Glorfindel, Erestor
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia in gran parte non appartengono a me ma a J.R.R. Tolkien e a chi ne detiene i diritti.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.



 
*
 
Come un’antica scrittura che con lettere sinuose si avvolgeva sulla carta, incantesimo spiraleggiante di bianco e di nero sensualmente combinati ad acquisire un senso, Glorfindel ed Erestor erano stretti in un abbraccio indissolubile, emergendo solo con i busti dall’acqua limpida del fiume.
Onde cristalline si frangevano sui nivei fianchi maschili di Glorfindel, sulla magra e muscolosa schiena del bruno Erestor.
Ad un osservatore lontano sarebbero parsi immobili, scolpiti in una statua di bronzo e di alabastro, inestricabili e perfetti.
Ma avvicinandosi l’incauto avrebbe percepito il fuoco abbagliante e denso della loro passione. Per cui i due elfi non erano fermi, ma follemente allacciati in un furioso amplesso, che li fondeva in un miracolo liscio e luminoso, i capelli bruni e biondissimi intrecciati, il torace candido di Glorfindel che accoglieva quello ambrato e sinuoso di Erestor, le lunghe gambe nervose dell’elfo di parole strette intorno ai bianchi fianchi del guerriero… Le bocche incollate, la lingua esperta di Erestor che cercava quella fiera di Glorfindel, e poi cedeva al bacio imperioso del signore elfico.
Una resa sapiente, che riempiva il bel sire biondo di languore.
 
*
 
Ma Glorfindel era davvero risentito, quando aveva visto Erestor, dritto e vestito di nero, avanzare verso di lui in quell’angolo remoto dei giardini.
Il Consiglio di Elrond aveva messo a dura prova la sua pazienza.
L’anima di Glorfindel era una fiamma bianca costantemente accesa di audacia e di passione. Era difficile per lui adeguarsi ai toni felpati, ai contorti disegni della diplomazia.
Glorfindel si accendeva e doveva agire.
Glorfindel non aveva mai paura, e i suoi occhi azzurri avevano la luce gemmea dei cieli di Valinor.
Era perciò una sofferenza per il suo spirito fulgido, brillante di coraggio e di fervore, quando ascoltava parole prudenti ed elusive come quelle pronunciate dal nobile consigliere Erestor.
Per Glorfindel le parole erano “dobbiamo, facciamo”, e non “dovremmo, forse faremo…”
C’era poi un più segreto motivo di inquietudine, che serpeggiava in zone ignote del suo animo fiero, e persino del suo corpo rinnovato e virginale, quando la seducente voce del consigliere accarezzava i suoi sensi.
Glorfindel seguiva con gli occhi le spire inanellate di quei capelli nerissimi, sentiva la loro seta oscura che gli avvolgeva il cuore, mentre la bassa voce ammaliante carezzava le sue orecchie, e strani pensieri scaturivano nella sua mente. 
Era perciò disagio, più che risentimento, quello che Glorfindel provò quando vide Erestor che si avvicinava con passo ampio e deciso, ma silenzioso.
*
 
«Sire Glorfindel …» il bruno consigliere piegò leggermente il capo, un sorriso ineffabile che aleggiava sulle labbra piene.
«Erestor » Glorfindel non sorrise.
Lo sguardo notturno del consigliere catturò gli occhi chiari del guerriero, che sentì traballare la propria sicurezza.
«Dunque alla fine faremo come vuoi tu » sussurrò l’elfo bruno.
«Faremo ciò che è giusto » rispose Glorfindel con freddezza.
«Ci costerà molte vite » gli occhi di Erestor lampeggiarono.
«Io non ho paura » Glorfindel piegò appena le labbra delicate, che restarono chiuse sui denti.
«Io sì » mormorò Erestor avvicinandosi. Poi, incredibilmente, il broncio provocante dell’elfo più scuro fu vicinissimo alle labbra serrate dell’altro. Il morbido contatto delle sensuali labbra di Erestor ebbe il potere immediato di sciogliere il gelo dal candido volto, dagli occhi chiarissimi, e bastò un’esitazione, un fremito della delicata bocca per consentire ad Erestor il primo assalto.
«Io invece ho paura  - mormorò sulle labbra di Glorfindel – ho paura per te » aggiunse dopo una pausa, mentre la sua lingua morbidamente s’introduceva in quella bocca intatta.
Glorfindel lo fissò stupito, i sensi esaltati e all’erta, il nobile cuore che fuggiva via più veloce di Asphaloth.
A dispetto delle sue parole, Erestor sembrava infatti piuttosto audace, mentre lasciava scivolare le neri vesti sul magro corpo perfetto.
Sembrava scolpito nell’ambra, mentre seducente gli voltava le spalle, avviandosi con passo lento verso il fiume gorgogliante, i raggi obliqui del sole pomeridiano che accendevano la sua splendida pelle di bagliori rossi.
 
*
 
Raggiunto da Glorfindel nell’acqua, Erestor si offrì al biondo signore senza aggiungere nulla, dopo averlo lentamente privato delle vesti candide. Le sue lunghe gambe si strinsero ai fianchi del guerriero, socchiuse gli occhi, si lasciò andare come trasportato dalla corrente. Quando la sua bella bocca si aprì ancora, fu solo per un grido senza voce, mentre gli occhi blu di Glorfindel s’illuminavano di silenzioso piacere. L’altro lo strinse a sé con l’imperio di un sire elfico, con la possente dolcezza di chi è abituato al comando. E con lo smarrimento immemore di un vergine, perso in un corpo troppo esperto, ma purificato dall’amore.
Poi Erestor riversò indietro la testa bruna, la pelle dorata che s’increspava in un brivido, quando Glorfindel a lungo e finalmente sorrise.
 
*
 
Ciò che poi sarebbe accaduto tra loro, avrebbe rivelato all’animo indomito di Glorfindel cose più dolci e più crudeli della guerra, e allo spirito inquieto di Erestor tormenti più feroci e seducenti delle parole.
La loro storia è appena un segno nel fluire dell’universo, un graffio inquieto di bianco e di nero, per sempre intrecciati nel disegno imprevedibile di un altro racconto elfico.
 
  
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