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Autore: Blue Tokage    14/09/2014    2 recensioni
Dal testo:
"All'inizio erano giovani, possenti, immortali. All'inizio erano dei.
Poi divennero mostri."
One shot senza pretese, consapevole di potere migliorare
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Farmakon

Et monstra fuerunt
 
All'inizio erano giovani, possenti, immortali. All'inizio erano dei.
Avevano potere e gloria, avevano il mondo ai loro piedi, avevano il tempo nelle loro mani. Erano stati creati dal Caos e plasmati dalla Guerra per essere belli, forti e superbi, erano nati per governare il mondo. Da quello stesso Caos era stato creato il loro nutrimento, ciò che li avrebbe mantenuti eterni, la cura all'antica paura della morte e della vecchiaia: l'Ambrosia. Nettare dolce e dorato, prelibatezza dai benefici effetti, una goccia e la pelle tornava rosea e fresca, tesa sopra i muscoli turgidi e sodi, le labbra rosse, gli occhi vivi.
Una goccia, una sola. Non una di più, perché anche l'elisir più benefico, se abusato, perde il suo effetto e lo capovolge.
Ma gli dei non ne tennero conto e presto l'Ambrosia divenne la loro droga, la loro rovina, la loro fine. All'inizio erano giovani, possenti, immortali. All'inizio erano dei.
Poi divennero mostri.
L'Ambrosia tirò fuori, così lentamente che subito nessuno se ne accorse, i vizi, le paure, la natura più oscura di quegli dei, risparmiando solo coloro che se ne erano tenuti privi. Le loro menti impazzirono e generarono incubi che presero il posto dei loro corpi, un tempo così belli e fiorenti, corrotti da quel veleno dorato. A nulla servì invocare il padre, chiedere pietà, chiamare la morte, perché in qualcosa non erano mutati: erano immortali.
Il dolore, la rabbia, la vergogna, ingigantirono i loro poteri, che furono scagliati contro i figli che loro stessi avevano creato perché fossero specchio della loro bellezza, gli uomini.
Viviamo in un mondo governato da dei. Viviamo in un mondo governato da mostri.

 
*

Eracle si nascose dietro ad una colonna, ben attento a non fare il minimo rumore. La Gorgone era al centro dell'ampio salone, di spalle. Gli sarebbe bastato un balzo per arrivarle dietro ed immobilizzarla, ma non sarebbe servito a nulla: un morso di quei rettili bastardi che aveva sul capo e si sarebbe ritrovato stecchito senza avere il tempo di tagliar loro la testa. No, meglio aspettare.
Osservò l'ambiente attorno, un'ampia sala di marmo nero circondata da colonne disposte a cerchio, al centro delle quali si trovava un piano leggermente rialzato dove troneggiava Medusa. Era seduta su uno scranno decorato da motivi marini, di fronte ad una specchiera incastonata di conchiglie nella quale si specchiava. Bello spettacolo vedrà, pensò il ragazzo: un mostro. Prese ad osservare i portagioie colmi di gioielli, perle, profumi, che giacevano abbandonati sotto allo specchio. Sembrava che la Gorgone li avesse ignorati, preferendo la misera catenina di conchiglie che si rigirava tra le dita, attorno al collo sottile.
"Hai intenzione di rimanere nascosto là dietro ancora per molto?"
Un brivido percorse la schiena ad Eracle. Era finita.

Si preparò ad uscire allo scoperto. Non era pronto a quello che sarebbe successo, ma non sarebbe fuggito come un codardo.
"Da quanto sai che sono qui?"
Eracle si appiattì dietro alla colonna e osservò una figura minuta con un elmo in mano comparire all'improvviso nella sala: un ragazzo alto e asciutto, che portava con sé un lucido scudo.

"Sei Perseo, vero?"
Il ragazzo, ancora troppo in penombra perché Eracle potesse vederlo bene, annuì impercettibilmente. "Mi stavi aspettando?"
La Gorgone ondeggiò appena e una delle serpi che le si muovevano sinuose sul capo si rizzò a fissare il ragazzo. "Accomodati, non stare lì in piedi" La creatura si tese verso Perseo ed inclinò la testolina squamosa verso il gradino del piano rialzato. Il ragazzo si sedette, sistemando lo scudo così da poter vedere il riflesso degli occhi della Gorgone sulla specchiera. "Hai degli occhi bellissimi."
Eracle lo fissava allibito: tanta noncuranza di fronte ad una simile creatura era arroganza. O follia.
Medusa fece un piccolo sorriso. "E' quello che pensano tutti un attimo prima di diventare pietra."
Il ragazzo seduto continuava a fissarla negli occhi, due pietre verde-azzurre che sembrava fossero state strappate direttamente dal mare. "Non si può pensare una morte più dolce."
Da dietro la colonna, Eracle si sentì quasi preso in giro. Chi era quel pazzo che si mostrava così cordiale con quel mostro?
Medusa appoggiò il viso ad una mano. "Cosa si dice, là fuori, di me? Parlano del mostro che pietrifica gli uomini?"

Perseo abbassò il capo. La Gorgone continuò "Ero molto bella, sai? Nessuno poteva rimanere impassibile di fronte ai miei occhi. Nemmeno un dio." Il tono della Gorgone si era fatto più amaro "Che vanto meraviglioso potersi dire così bella da avere attirato le attenzioni di un dio. Fu la mia rovina. Mi prese, mi fece sua. Fosse finita lì, nel peggiore dei casi avrei partorito un bastardo. Ma accadde ancora di peggio: senza tenere conto del luogo, aveva consumato il suo desiderio nel tempio dedicato alla più saggia delle dee, che non potendosi vendicare su di lui, lo fece su di me ...- gli occhi di Medusa fissavano un punto lontano nel tempo -... sai come sono diventati così?"
Perseo annuì "L'Ambrosia."
Medusa annuì di rimando "L'Ambrosia. Ha avuto diverse conseguenze per ognuno di loro. E' piuttosto interessante il meccanismo della trasformazione: l'avverarsi delle loro paure. Lei era saggia, intelligente, abile in tutto ciò che faceva; era anche molto bella, ma non lo pensava."
"Questo cruccio era in grado di domarlo grazie alla sua mente, ma quando l'Ambrosia iniziò ad offuscarla, quella minuscola insicurezza iniziò a tormentarla: lei era la migliore tra di loro, le loro menti non erano minimamente paragonabili alla sua, ma a cosa serviva se poi tutti quanti la deridevano nell'aspetto? Povera piccola dea, così potente e così fragile. Divenne gelosa della bellezza delle altre dee, della bellezza di quelle mortali che avevano conquistato il cuore degli dei."
"Quel folle la fece adirare e lei si prese ciò che di più bello avevo: non avrei più potuto farmi guardare da un uomo o da una qualsiasi persona, perché chi lo avesse fatto sarebbe rimasto incantato dai miei occhi fino a diventare pietra."

Eracle era appoggiato alla colonna, lo sguardo chino, incerto su cosa pensare di quelle parole. Crederle? Era un mostro ... ma perché avrebbe dovuto mentire?
Prestò attenzione alle parole che le rivolse Perseo.
"Sai perché sono qui?- Medusa fece un piccolo cenno col capo -Ci deve essere un altro modo."
La Gorgone sorrise, del sorriso più dolce che Eracle avesse mai visto, e disse "Non si può fare altrimenti. E' giusto così." La creatura si alzò dallo scranno e, per un momento, Eracle ebbe paura quando la vide avvicinarsi a Perseo. Ma il ragazzo, invece, non si scompose, nemmeno quando lei gli prese il viso fra le mani e gli fece una carezza, come si fa con un bambino "Guarda, costretta a parlarti attraverso uno specchio, chiusa in una grotta, senza poter vedere chi amo. Non è vita, questa, lo sai. In questo modo potrò finalmente smettere di sentirmi un mostro.- sorrise -Per favore."

Il ragazzo lasciò andare un lungo sospiro e, all'improvviso, sfoderò una spada. La Gorgone chinò il capo e si preparò al colpo.
Perseo prese la mira: avrebbe fatto in fretta e con il minor dolore possibile, lei non avrebbe dovuto soffrire ancora.
Prima di calare la lama, diede un'altra occhiata allo scudo appoggiato a terra "Quando prima ho detto che hai degli occhi bellissimi ... dicevo davvero."
La donna sorrise impercettibilmente felice come non lo era da molto tempo "Grazie." e chiuse gli occhi.
Il colpo fu secco. La testa della Gorgone rotolò per terra.

Eracle fissava la testa mozzata incapace di pensare una qualsiasi cosa, troppo spaventato e confuso. Lui sapeva cos'erano i mostri, credeva di saperlo. Eppure, quel giorno aveva visto non essere orribile e malvagio, ma una donna sola, costretta a fuggire. Aveva visto quella verità che nessuno voleva veramente accettare, che lo sconvolgeva ancora più del pericolo corso.
"Smettila di nasconderti."
Eracle sobbalzò e si sporse appena da dietro la colonna: Perseo aveva raccolto delicatamente la testa della Gorgone e l'aveva chiusa dentro ad una sacca di stoffa blu. La spada con cui era stato calato il colpo giaceva a terra, vicino al corpo di Medusa, che si stava disfacendo in sabbia turchese.
"Perché la hai ... uccisa?" Pietà, ecco cosa provava per quella creatura che fino a poco prima aveva considerato un mostro.
L'altro, dopo aver raccolto elmo, spada e scudo, si diresse verso l'uscita della grotta. Eracle lo seguì, lanciando un'ultima occhiata alle ceneri della donna.
La luce del sole lo abbagliò. Improvvisamente, dall'interno della grotta si sentirono dei nitriti e, un attimo dopo, due cavalli alati volarono fuori. Eracle li fissò sbalordito.
"L'ultimo regalo di Medusa ...- Perseo li fissò per un momento, poi rivolse la sua attenzione ad Eracle -Allora che fai, vieni con me?"
"Dove?" chiese il ragazzo, leggermente sconcertato.
Perseo sorrise, rivolgendo uno sguardo malinconico al sole che tramontava
"A vedere i veri mostri."


***Autrice
Piccola storia senza pretese ispirata dal bellissimo libro illustrato da Paolo Barbieri "Favole degli Dei". 
La narrazione è incompleta, ma la motivazione è data dalla sua origine, che la obbligava ad avere una certa lunghezza.
Ci tengo a dire due parole sul titolo: farmakon è una parola greca che significa cura e veleno e, come anche monstra (monstrum, cioè "fenomenale", "favoloso", "incredibile" al massimo grado nel bene o nel male), ha una doppia natura positiva e negativa, proprio come l'Ambrosia di questa storia.


Per la figura di Medusa, beh, ho voluto dare un'interpretazione personale di uno dei personaggi più affascinanti dell'epica greca.

So che Perseo e Eracle non sono assolutamente contemporanei nella linea cronologica della mitologia greca, ma nel progetto originale c'era un motivo per cui il ragazzino avesse il nome "Eracle". Chissà, forse un giorno arriverà il seguito. Nella speranza che vi sia almeno un po' piaciuta

Blue
  
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