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Autore: Mirella__    14/09/2014    2 recensioni
...Perché quando c'è di mezzo una convivenza, spesso neanche le migliori amicizie sopravvivono.
1 - Di lunghe contemplazioni sulle chirurgiche operazioni.
2 - Meglio frutti saporiti che detective inviperiti.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Questa raccolta è una collaborazione di Mirella__ e Scintilla19




 
At First Fight

- Chi sarà il primo a colpire? -





Di lunghe contemplazioni sulle chirurgiche operazioni

Ci sono molte cose nella vita a cui, di norma, la gente comune attribuisce grande importanza. Per L, invece, tutto ciò che era comunemente considerato importante, non era affatto rilevante.
Ad esempio, L non aveva mai pensato seriamente alle proprie inclinazioni sessuali, né aveva mai giudicato importanti le forme del corpo di un ipotetico partner, o almeno così credeva sarebbe stato, quando si sarebbe deciso ad avere una regolare vita sessuale.
Era convinto, tuttavia, che qualunque cosa gli sarebbe andata bene, avrebbe anche accettato di buon grado un compagno del suo stesso sesso: di buon grado perché l'idea che avrebbe potuto fargli sorgere qualche domanda sulle proprie inclinazioni era rimasta in secondo piano, non trovando una vera e propria capacità di espressione.
E difatti, da quando Light viveva in simbiosi con lui, accadeva spesso che il suo sguardo cadesse sulla sua figura e indugiasse sui suoi movimenti a lungo, soprattutto quando il giovane indagato metteva vestiti più particolari, come una giacca nuova o un pantalone un po' più stretto; ma, per quanto questi espedienti attirassero l'attenzione di L, il detective non si destreggiava mai in particolari forme dialettiche per esporre la propria compiacenza, visto che di fatto quest'ultima non era altro che un abbozzo di innocente curiosità mista ad un vago desiderio...
Era un giorno come tanti altri, quello al quartier generale; Kira faceva un po' i comodi suoi e gli agenti avevano montato un tavolo da ping pong nella sala computer, tanto per tenersi in esercizio visto il lavoro d'ufficio che erano costretti a fare: per uomini attivi come loro non era possibile restare fermi a lungo, ne andava della loro mobilità sul campo; almeno queste erano state le parole di Watari per giustificare la presenza di quell'attrezzo.
Ryuzaki non era poi tanto d'accordo, soprattutto per la presenza di Matsuda, che, a qualche metro da lui, provava un servizio o un attacco, rischiando di colpire il povero Aizawa, che, sull'orlo di una crisi isterica, gli abbaiava contro da diversi minuti ripetendogli di mettere giù quell'arnese. Il detective, invece, aveva preso le dovute precauzioni non appena lo aveva visto con la racchetta in mano, e così rimase in disparte a godersi quella bizzarra scenetta.
Il suo sguardo assorto diventava via via più opaco del normale, tanto che fece preoccupare il sovrintendente Yagami, che lo osservò insistentemente insieme a suo figlio Light. Ryuzaki sembrava perso in chissà quali elucubrazioni mentali, impegnative a tal punto da farlo sembrare più morto che vivo; gli occhi erano posati sulla figura di Matsuda e indugiarono a lungo su di lui, tanto che, quando l'agente si accorse d'essere il soggetto di tali insistenti attenzioni, divenne paonazzo e si passò una mano tra i capelli, finendo subito il giochetto che aveva iniziato a fare con la pallina.
Il silenzio si perpetuò ancora nella stanza: L si grattava un piede con l'altro, si accarezzava le labbra lievemente schiuse in una "o" perfetta e si stringeva di più nelle spalle, infine sopraggiunse un'immobilità statuaria che lasciò tutti col fiato sospeso. Ide si azzardò addirittura ad agitargli una mano davanti agli occhi, ma nulla sembrava poter risvegliare L da quello stato di trance.
"Lo lasci stare, Ide! Non vede che sta pensando?" sibilò Light, con gli occhi che scintillavano per l'emozione.
"Uh? Dici che ha un compito per Matsuda?"
"Cosa?! E io che c'entro?!"
"Non dire assurdità, Ide! Sarebbe una follia affidare qualsiasi missione a quell'idiota!"
"Ma sta fissando lui, non vedi?"
"Forse vuole licenziarlo..."
"Ma no, perché...? Cosa ho fatto?"
"Facciamo silenzio!" ordinò il sovrintendente Yagami, fermando all'istante il brusio confuso prodotto dal vociare degli agenti.
Uno schiocco di labbra e un movimento della testa accennarono l'inizio della frase di L e tutti si sporsero in avanti per sentire cosa aveva da dire: che fosse un'illuminazione sul caso Kira? Ormai le indagini erano ad un punto morto da tempo immemore.
“Ya-ga-mi..." articolò sommessamente il detective, come se la voce provenisse direttamente dall'oltretomba. Gli agenti trattennero tutti il fiato, mente L si apprestava a continuare la sua decisiva dichiarazione.
"Yagami... che ne diresti di fare una partita..?” La tensione che aveva gonfiato come un palloncino tutti i cuori degli uomini lì presenti si afflosciò all'improvviso, lasciando un vago senso di frustrazione e delusione per l'aspettativa insoddisfatta.
Light, però, non se la prese più di tanto e, anzi, sorrise a quella richiesta: significava che il detective aveva deciso di prendersi una meritata pausa, che le occhiaie attorno ai suoi occhi sembravano implorare a gran voce.
Watari sapeva quale sarebbe stato il suo compito, non a caso aveva già in mano la chiave delle manette, e quando liberò i due giovani per permetter loro di giocare aggrottò le sopracciglia nel vedere lo sguardo di Ryuzaki calamitato dalla camminata di Light: che volesse capire la tattica dell'avversario dai movimenti naturali del corpo? I due si guardarono a lungo prima di iniziare, la tensione che intercorreva tra di loro sembrava emettere scintille tali da scatenare un incendio.
La prima palla fu sbalzata nell'altro campo e la partita ebbe inizio. I movimenti erano calcolati, fatti per trovare il punto debole dell'altro. La racchetta colpiva ora per difendere, ora per attaccare. Watari prestò attenzione al proprio pupillo, i movimenti erano agili come quelli di una scimmia, il corpo rachitico veloce come quello di un giaguaro... poi si concentrò su Light e rimase perplesso: il ragazzo, anche nello sport, aveva una certa eleganza, che ricordava ora la leggiadria di una gazzella, ora la regalità di un fenicottero.
Le lunghe gambe erano snelle e toniche sotto il pantalone, e accompagnavano perfettamente ogni passo, saltello o piroetta che il ragazzo eseguisse per colpire la pallina. Il suo modo d'attaccare era più simile a quello aggraziato e un po' sensuale che potrebbe avere un delfino, piuttosto che a quello rude e letale di uno squalo.
Light sembrava danzare armoniosamente per raggiungere la palla, la colpiva volteggiando le braccia con movimenti fluidi e sinuosi e quando attaccava per segnare il punto sembrava essere in procinto di spiccare il volo.
Ancora una volta, il risultato fu la vittoria di Light Yagami, ma Watari notò uno strano ghigno all'angolo della bocca di Ryuzaki e in quel momento fu sicuro che il detective non era mai stato realmente interessato a vincere quell'incontro.

Due ore più tardi, i due sorseggiavano una tazza di tè nel più completo silenzio, intenti a studiare altre montagne di documenti.
Light era attento a tal punto che carezzava il bordo della sua tazza con le lunghe dita affusolate, i movimenti erano languidi e sembravano studiati, più che dettati da un azione automatica.
Ryuzaki, invece, aveva ormai quasi finito la sua bevanda e stava decidendo la prossima mossa, ma la figura del ragazzo accanto a sé lo incuriosiva. Ancora una volta il suo sguardo divenne più opaco del solito, ma nessuno ci fece caso stavolta, certi che non si trattasse di nulla di importante.
Light si limitò a sbuffare. Era ormai abituato ad essere il soggetto osservato durante le perdite di coscienza di Eru, ragion per cui, volendo apparire perfetto e impeccabile, portò il fazzoletto alle labbra e si pulì con cura, posandolo poi sulla scrivania accanto al piattino, usando una grazia ed una precisione al limite del maschio umano.
Light era confuso, la trance in cui il detective era piombato stava durando più del solito, tanto era concentrato nel capire cosa la natura avesse sbagliato nell'altro.
Cominciò a sudare per la preoccupazione e si allentò di poco la cravatta, abbandonandosi all'indietro sullo schienale della propria poltrona per avere una visuale più completa, acquisendo però una posa assai insolita per uno composto come lui.
L continuava a guardarlo in quella sorta di lucida perdita di coscienza, i suoi occhi si erano soffermati all'altezza del petto del diciottenne, poi sembrarono essere stati calamitati al cavallo dei suoi pantaloni e Light si indispettì di fronte all'espressione corrucciata che aveva portato quel cambiamento: sembrava che Ryuzaki avesse trovato qualcosa di sbagliato nella sua persona.
“Ryuzaki? Quando ti deciderai a parlare? Cosa c'è che non va?” Il detective sembrò essere preso alla sprovvista dalle parole di Light, tanto che finalmente parve uscire da quella fase di trance, con sommo sollievo del castano. Tuttavia, lo sguardo rimase perso nel vuoto e per la prima volta sul viso di Ryuzaki apparve un'espressione costernata. Sembrava volesse dire qualcosa, ma le labbra si limitavano a muoversi senza che nessun suono concreto ne uscisse.
A quel punto, Light era stupito: L, colui che non si era mai fatto troppi problemi ad avanzare le richieste più assurde, trascendendo talvolta ai limiti dell'umana decenza, era talmente indeciso sul porgli una domanda che le parole non riuscivano a venir fuori dalla bocca.
“Ryuzaki, sai che con me puoi parlare di tutto” insisté per tranquillizzarlo. Che fosse la volta buona che si presentasse a lui col suo vero nome? I battiti del cuore di Light, improvvisamente accelerati, presero il sopravvento, pulsandogli fastidiosamente nelle orecchie. Soltanto allora inclinò il busto in avanti per capire cosa L aveva preso incredibilmente a farfugliare.
Inoltre, quell'espressione che gli si leggeva sul viso, come se avesse trovato un problema di non poco conto sull'altro, infastidiva Light come non mai, ma in quel momento non importava: se gli avesse rivelato il suo vero nome allora gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa.
L si era messo persino in piedi e ora troneggiava sulla sua figura a tal punto che Light arrivò persino a sentirsi intimidito.
“Hai mai pensato...” cominciò L, dopo quella che sembrò un'infinità, “...alle operazioni chirurgiche?”
Light aggrottò le sopracciglia. Cosa voleva dire? Che fosse quello il motivo di tale esitazione?
Ognuno al quartier generale sapeva quanto orgoglioso di se stesso fosse Light Yagami, ragion per cui il ragazzo si alzò di colpo - trascinandosi dietro L a causa delle manette - e si fermò davanti ad uno specchio, cercando il difetto che L doveva aver evidentemente trovato.
Ryuzaki si mordicchiava il pollice mentre lo guardava, vagamente interessato dalla curiosa interpretazione dell'altro delle sue parole. Erano sulla medesima lunghezza d'onda anche su quell'argomento, a quanto pareva.
“Hai capito a cosa mi riferisco, vedo”.
Light, che non voleva rimanere indietro di un passo su qualsiasi argomento rispetto al detective, annuì preoccupato, tanto che osservò L e chiese: “Secondo te è tanto grave?”
“Grave? Non così tanto..." mentì L, premurandosi di non dare un dispiacere troppo grande al compagno. E Light si guardò ancora allo specchio, sempre più preoccupato.
Ma allora cosa? Cosa aveva notato Ryuzaki di sbagliato in lui? Si girò e rigirò più volte, si guardò da ogni angolazione possibile e inumana, tanto che più volte lo sguardo di L cadde dove non sarebbe dovuto cadere, ma persino gli altri agenti, incuriositi dalla scena che si stava svolgendo davanti ai loro occhi, ebbero quel riflesso involontario. Ovviamente questi ultimi non avevano capito un accidente di ciò che intendeva L e si limitavano ad annuire giusto per non sembrare degli stupidi.
“Mi sembra impossibile che io non me ne sia mai accorto, eppure è mio figlio!” Si lamentava il signor Yagami portandosi le mani alla testa e scuotendola lievemente, come se il mondo gli fosse piombato sulle spalle di colpo, facendogli incurvare la schiena in un modo simile a quello di L.
“Io lo avevo notato,” disse Aizawa, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, “ma volevo far vivere quel povero ragazzo il resto dei suoi giorni in santa pace”. E Moji gli batté la mano sulla spalla come a dire: “Lo sapevo anche io, ma ho taciuto per il tuo stesso motivo”.
L'unico che invero aveva capito qualcosa di quello che intendeva il detective era chi non ci si aspetterebbe mai capisse qualcosa persino sul perché della propria età, infatti Matsuda guardava con sguardo stranamente lucido Ryuzaki e si limitava ad annuire consapevolmente come chi avesse appena trovato la risposta al più difficile tra i quesiti.
“Si può... guarire?” chiese Light, pur non sapendo bene a cosa dovesse riferirsi, se ad una malattia o ad una malformazione genetica.
“Ma certo, al giorno d'oggi tutto è possibile con la chirurgia”.
“Non posso proprio ovviare al problema con una pomata o una cura a base di erbe?” Fu L a guardare il ragazzo perplesso questa volta: dov'era finita la genialità di Light? Di certo per quello non sarebbe stata sufficientemente potente nessuna pomata.
“Light, ti prenderò appuntamento con il miglior chirurgo al mondo. Entro domani avrai modo di discutere del tuo problema e non preoccuparti del costo dell'operazione, mi occuperò io di tutto, vedrai. Ti farò avere da Watari tutte le informazioni possibili”. Il detective si girò verso il fidato maggiordomo e continuò: “Caso A 33, ogni risultato attendibile ti capiti a tiro, con tutti i pro e i contro dell'operazione”.
L'uomo annuì e scomparve nel nulla. Light era sempre più preoccupato e si aggrappò disperato al braccio del detective.
“Ryuzaki! Significa che anche dopo che farò quest'operazione non risolverò il problema al cento per cento?” Lo sguardo che L gli elargì in risposta era dispiaciuto, quasi sembrava compatirlo.
Fu così che il groppo in gola di Light non scomparve per il resto della serata.

Venne tarda sera e finalmente Watari comparve con il documento tanto agognato da Light.
Quest'ultimo moriva dalla voglia di sapere da quale male fosse affetto e in quelle pagine c'era tutto quello che doveva sapere in merito al problema che nelle ultime ore aveva acquisito la massima importanza nella sua lista delle priorità.
Afferrò di colpo il libro che l'anziano teneva in mano e scostò la copertina nera per leggere il titolo che avrebbe svelato cosa non andava nel miglior studente del Giappone.
Il testo ripercorreva le generalità di Light Yagami poi, finalmente, lesse la parte in grassetto che metteva in risalto il suo problema e la sua soluzione.

 
Operazione chirurgica
Pro e contro del cambiamento di sesso.
 
Light richiuse la copertina nera, si avvicinò a Ryuzaki e sorrise angelicamente. “Lascia che ti ringrazi come si deve”. Il pugno che stese L fu così forte da farlo svenire per quattro giorni in totale. Nessuno si azzardò mai più a sottolineare la femminilità latente di Light Yagami, anche perché sembrava che, all'occorrenza, la sua parte mascolina sapesse il fatto proprio.




Note di Mirella__

Salve popolo di efp!
Sono proprio felice che la prima parte della raccolta abbia avuto un'accoglienza tanto positiva.
Spero che anche questa possa essere letta con altrettanto entusiasmo!
Lascio qui il link della storia di Scintilla19.

At First Fight - Chi sarà il primo a colpire? [Parte Prima]

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