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Autore: Shiki Ryougi    14/09/2014    3 recensioni
Non esisteva altro pensiero, al di fuori della morte. Amavo quel momento. Potevo sentire solo l'odore del suo sangue, assaggiarne il sapore, tastarne la viscosità, osservare la vita che lentamente lasciava quel corpo maledetto.
Ogni volta, ogni notte, io lo uccidevo, più e più volte, mentre vedevo te morire, inghiottito dal nulla.

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Racconto incentrato sull'amore e l'odio. Il dolore di perdere una persona amata e l'euforia della vendetta. Il tutto narrato in una piena introspezione psicologica.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Il pensiero di lui era ancora con me; perché il mio amore non era una nebbia che il sole poteva dissipare, né un’impronta sulla sabbia che le tempeste potevano cancellare. Il suo nome era inciso sul marmo e come il marmo duraturo.”
da Jane Eyre di Charlotte Brontë



 
  COME IL MARMO DURATURO




Lo avevo ucciso ed ero felice.
Lo odiavo e vederlo lì, riverso a terra, immerso nel rosso cremisi del suo stesso sangue, mi dava una grandissima gioia. In quel momento potevo provare solo odio, misto a pazza euforia. Il mondo era ovattato, i suoni confusi si mescolavano in un fischio frenetico. Il cuore sembrava seguire quel ritmo. Era tutto così bello e terribile; la mia mente sembrava divisa in due.
Non esisteva altro pensiero, al di fuori della morte. Amavo quel momento. Potevo sentire solo l'odore del suo sangue, assaggiarne il sapore, tastarne la viscosità, osservare la vita che lentamente lasciava quel corpo maledetto.
Ogni volta, ogni notte, io lo uccidevo, più e più volte, mentre vedevo te morire, inghiottito dal nulla.
Ed era dopo aver vissuto quell'istante per l'ennesima volta che mi svegliavo.
Sbarravo gli occhi e restavo nel letto immobile a fissare ciò che avevo davanti, senza vedere nulla. Potevo rimanere in quello stato per molto tempo. Sentivo il petto svuotarsi della sensazione di euforia che lo aveva riempito temporaneamente. Così me ne restavo lì, vuota, come una bambola di pezza rinchiusa dentro un baule, dimenticato in qualche vecchia cantina.
Allora preferivo dormire, sognare, vivere continuamente quell'istante, mentre uccidevo senza pietà il tuo assassino. Perché sì, tu eri stato ucciso e io restavo chiusa nella mia camera, pensando a come avevi lasciato questo mondo, a cosa avevi sentito prima che il tuo cuore cessasse di battere.
Erano passati molti giorni. Quanti non lo so, ma mangiavo e bevevo a stento, perché costretta dalla mia famiglia e dall'inarrestabile istinto di sopravvivenza.
Il resto del tempo lo passavo a pensare o a dormire. Ricordavo il passato, quando ci siamo conosciuti; tu eri così timido e impacciato ma ascoltavi ogni cosa che ti dicevo, anche la più banale. Riempivi il mio petto vuoto e non eri solo il mio fidanzato, la metà di un tutt'uno: eri la mia anima.
Appena venni a conoscenza della tua morte non feci nulla e questo fu strano. Mi limitai ad annuire a mia madre che mi aveva dato la notizia, fissandomi con gli occhi gonfi di dolore, e ritornai in camera mia. Poi mi stesi e dormii un giorno intero. Fui costretta ad alzarmi perché dovevo mangiare, bere, andare in bagno, vivere, ma in realtà non ne sentivo il vero bisogno; fu la mia famiglia a costringermi.
Io avrei continuato a sognarti.
E no, non piansi nemmeno una volta, nemmeno una lacrima. Chi non ha un'anima non può; si limita a osservare lo scorrere del tempo, in balia di una forza indomabile, come una foglia secca trasportata dal vento.
I giorni si fecero via via sempre uguali, veloci e spenti.
Fu allora che smisi di sognare te, il nostro incontro, i momenti passati insieme.
Fu allora che sognai per la prima volta di uccidere quel bastardo, quella feccia che ti aveva investito. Quel maledetto che crudelmente e con velocità inaudita ti aveva strappato alla vita.
Ancora, ancora e ancora, io lo uccidevo brutalmente, senza nessuna pietà. Non potevo provare sentimenti, al di fuori dell'odio, ma con l'andare del tempo quest'ultimo si trasformò in godimento. Godevo nell'ucciderlo ogni volta.
Il tempo aveva cominciato a scorrere in un modo tutto suo. Per questo una sera rimasi sorpresa nell'affacciarmi alla finestra della mia camera e nel vedere la neve sulle strade, le case e i giardini; ovunque era ricoperto da quel freddo manto bianco.
“Quand'è che è arrivato l'inverno?” mi chiesi.
Il tempo aveva fatto il suo corso, incurante degli esseri senza anima come me e aveva portato il freddo. L'ultima volta che avevo visto il mondo era a malapena arrivato l'autunno. Le porte si erano chiuse da tempo su quell'estate bellissima e io nemmeno ricordavo più il calore del sole. Adesso appartenevo alle tenebre, dove attendevo con febbrile attesa la morte.

Mi erano stati prescritti da un po' di tempo degli psicofarmaci che dovevano aiutarmi a non fare più quei sogni. Una notte nevicava maggiormente del solito e faceva molto freddo; in quel momento ne presi una dose maggiore del consueto.
Ero stanca di pensare, fissare il vuoto e sognare la morte. Da sola ci avrebbe messo troppo tempo ad arrivare. Però, per qualche strana ragione, avevo capito che non volevo fare la fine di una bambola dimenticata dentro una stanza. Avrei abbandonato questo mondo rompendo le sbarre della mia prigione.
M'infilai il giaccone sopra il pigiama, mentre ai piedi calzavo degli scarponi. Uscii di casa senza fare rumore; era tardi e tutti dormivano. Nel momento esatto in cui fui fuori mi si gelò il sangue nelle vene. Il vento freddo soffiava senza pietà, trasportando ovunque enormi e compatti fiocchi di neve.
Feci fatica a incamminarmi ma una volta preso il via ogni passo seguente venne da solo. Ero come guidata da una sorta di pilota automatico. Le gambe si muovevano per conto proprio, fremendo ad ogni passo e io le assecondavo e basta. Ricordo poco di ciò che accadde dopo. Trascorsa una mezz'ora di cammino i farmaci cominciarono a fare effetto e io smisi di sentire freddo. In mezzo al campo innevato, dietro a casa mia, potevo udire l'ululare della tempesta. L'unico colore davanti a me era il bianco immenso della neve. Finalmente non c'era più il rosso del sangue o la tetra oscurità della mia camera. In mezzo alla furia della natura capii perché avevo trovato la forza di abbattere la mia prigione.
Era stata la neve. Il giorno in cui ci siamo conosciuti, anni prima, il bianco copriva ogni cosa. Una bufera si era abbattuta la notte precedente sulla zona e ci aveva fatto incontrare. Il tuo viso apparve davanti a me. Sorridevi, ma eri preoccupato.
Per tutto il tempo non avevo fatto altro che pensare al vuoto che avevi lasciato, mentre l'odio corrodeva ciò che era rimasto. E capii che avevo sbagliato ogni cosa.
All'improvviso provai, mai come prima di allora, il desiderio di vivere. Vivere a lungo perché tu non potevi più farlo. Perché ciò che desideravi ogni giorno era il mio bene. Perché io ero una stupida che aveva preferito la morte al ricordo del tuo amore.
E andarmene così, impregnata dall'odio, dal colore rosso del sangue, con il desiderio di uccidere, avrebbe solo sporcato e reso futile ogni tua buona azione.
Compresi che vivere era ciò che volevi ma qualcuno questo diritto te l'aveva strappato, quindi cos'era il mio suicidio se non un'offesa al tuo ricordo?
Cominciai a piangere. Disperata urlavo insieme al vento tutto il mio dolore. Le lacrime presero a mischiarsi con i fiocchi di neve appiccicati alle guance. Sulle labbra assaporai quel caldo sapore salato che avevo dimenticato.
Prima di perdere coscienza di ciò che facevo riuscii a tornare davanti al portone di casa e a suonare il campanello, per poi accasciarmi sulla neve.
Il mio amore era inciso nel marmo e come il marmo duraturo; vivendo una vita priva di sbarre e combattendo la disperazione avrei per sempre reso onore al tuo ricordo.



 


 
Racconto nato per un contest in cui ci si doveva ispirare alla citazione che ho messo all'inizio, con un testo di massimo 8000 battute, spazi inclusi.
Io ho scritto 6852 battute.
Non ho molto altro da dire...
Sono abbastanza soddisfatta della lavoro che è venuto fuori e spero di riuscire a tornare a pubblicare racconti più regolarmente (sarà passato quasi un anno da quando ho pubblicato per l'ultima volta xD).


 
   
 
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