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Autore: laurapalmer_    14/09/2014    7 recensioni
Perché è la mia canzone preferita, e tu sei la mia persona preferita
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, è stato strano. Del tipo che io vedevo la gente, la osservavo e più mi guardavo intorno più mi rendevo conto che mancavi tu.
Ma tu, tu cazzo. Non un altro, mancavi tu, con le braccia grosse e le spalle larghe, il naso brutto che a me piace e gli occhi a mandorla e pure se adesso hai il ciuffo biondo che un po' mi fa schifo, mancavi tu.
Ti volevo, lì ad ascoltare la musica con me.
Avremmo ballato mollemente, 'ché tu secondo me non sei proprio capace, e io mi sarei girata ogni tre secondi tipo per controllare che tu fossi ancora lì.
Mi avresti offerto una birra, o forse no, perché magari non sei uno di quelli che si sforzano di essere galanti a tutti i cazzo di costi.
Però, insomma, ci saremmo divertiti, io con la mia felpona nera e il piercing al naso fatto da poco, tu con la canottiera, 'ché è estate e d'estate non sono ammesse felpe, ma avresti comunque avuto il cappellino in testa, che magari i capelli non stavano a posto, il tuo braccio che mi sfiora ma non mi stringe, perché lo sai che in pubblico non mi va.
Andremmo ad abitare nella casa che piace a te, quella con i muri in mattoni a vista, i vinili nell'angolo del salotto e il terrazzo ampio, con un tavolino e due sedie, per guardare le stelle d'estate.
E non ce ne fregherebbe un cazzo delle etichette, insieme, capito?
Ci basterebbe avere una quantità dignitosa di birre in frigorifero, quel po' di soldi necessari per andare a mangiare il sushi (non spesso, 'ché poi mi stufo) e penne sparse per tutta la casa, perché c'è sempre qualcosa da scrivere e lo sai tu, lo so io.
Canteresti sotto la doccia qualcosa come "Can you hear the sound of hysteria" e io ti sentirei dalla camera, anche se comunque farei finta di ignorarti, perché è la mia canzone preferita, e tu sei la mia persona preferita.
Metti i miei vestiti rubati dall'armadio di mio padre, le tue canottiere del cazzo e i jeans skinny che mi chiedo come possano entrarti, metti i biglietti dei treni e quelli dei concerti, i miei libri abbandonati sul tavolino basso del salotto e il tuo raccoglitore con tutti gli accordi sempre al suo posto.
E parlerei, io, parlerei tantissimo, sempre, a tutte le cazzo di ore, 'ché non l'ho mai ammesso e lo sto facendo solo adesso, ma il silenzio mi spaventa come nient'altro.
Tu forse ti limiteresti a sorridere, ma andrebbe bene anche così.
Mettici centinaia di selfie sul mio telefono e altrettante sul tuo, perché la noia non la tollero, e mettici che mi tremerebbero le mani, durante un litigio, e mettici che avrei paura di perderti a tutte le ore del giorno, anche se comunque cercherei di mascherarlo.
Ti ci vedrei bene, con i gomiti appoggiati alla ringhiera della terrazza, gli occhi socchiusi e i capelli mossi, 'ché finalmente ti sei deciso a non stirarli più.
Saresti bellissimo, la luce calda del tramonto che ti scivola addosso e il chiaroscuro dei tuoi lineamenti più accentuato del solito.
Metti i miei disegni chiusi in una scatola sotto al letto, perennemente disfatto, metti i cartoni della pizza posati distrattamente sui fornelli e la tua espressione concentrata mentre cercheresti qualcosa di decente in televisione.
Ti disegnerei, te lo giuro.
E metti che fumeresti, e che io ti guarderei, e che penserei che non esiste un cazzo migliore di te, che sei tutto e sei troppo e io ti amo talmente tanto che mi scoppia il cuore a pensare che sei mio.






  
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