Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: SerenitaDolce95    14/09/2014    6 recensioni
Vi dico immediatamente che non ci penso neanche a riportare la collana alla negoziante di quella bigiotteria. Questa collana è il solo ricordo che ho di Ottaviano e non mi separerei da lei per niente al mondo. Sapete cosa faccio? Io scapperò via da questo posto schifoso. Tornerò nell’Antica Roma costi quel che costi. Domani non riporterò indietro nessuna collana. Se mia madre non intende chiarire quello che deve chiarire con Cesare vuol dire che ci penserò io a parlare a Cesare. Metterò a rischio la mia vita; ma se devo morire, non morirò fino a quando, non avrò chiarito questa storia.
Devo riprendermi quello che è mio. Devo riconquistare anche la fiducia di Ottaviano in me e rimettere a posto la nostra storia. L’unico problema è che mi serve un piano strategico per uscire fuori di casa. Non posso aspettare domani mattina. Domani mattina potrebbe essere troppo tardi. Eppure, questa non sarebbe la prima volta che evado di casa in piena notte. La cosa si ripete a quanto pare. Lo capisco che è un metodo del tutto incivile uscire di casa senza dirlo ai genitori, ma devo farlo. Non ho intenzione di arrendermi. Ho deciso: questa notte evado. Adesso mi metto
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era stato Bruto a toccarmi le spalle. Avevo trovato il coraggio di guardarlo in faccia. Lui aveva gli occhi puntati di nuovo all'altezza del mio seno e la cosa stava iniziando a darmi su i nervi. Pensai che forse era veramente giunto il momento di dargli una sberla perché questo suo modo di fare non mi piaceva per niente. Capisco che era un antico romano, ma non mi sembrava il caso di fare tanto il punta tette. Una cosa era sicura; non avevo dubbi che Bruto sarebbe stato bene a frequentare i giovani dei miei giorni dato che aveva i loro modi di fare. Ero contenta che almeno Ottaviano non si comportava in certi modi, anzi, a differenza di Bruto mi sembravo molto educato e per bene ma forse, doveva trattarsi di una mia illusione oppure no. Ottaviano era il figlio di Giulio Cesare quindi, doveva essere una cosa normale se si comprotava così educatamente. Stavo guardando i due che si guardavano, con un punto interrogativo impresso nel mio viso. Probabilmente, Ottaviano stava cercando di convincere Bruto a non fare un altro passo davanti a me ma la scena mi sembrava fin troppo tranquilla. Ebbi un altro presentimento; ci mancava solamente che Ottaviano mi avrebbe chiesto di restare con lui non appena Bruto si fosse levato di mezzo. Avevo iniziato a pregare che non fosse così; chissà se sarei tornata viva a casa e se avrei rivisto mia madre.

« Bruto, ti devo parlare! Com'è questa storia che chiedi alle sedicenni di passare la notte con te? Lo sai che è una cosa sbagliatissima? Chiedi a Cesare se vuoi avere conferma! » aveva detto Ottaviano.

« Chi ha sedici anni? » chiese Bruto.

« La ragazza che hai minaciato di portarti a letto, poco tempo prima... » rispose Ottaviano.

« Quella ha sedici anni? Strano... mi era parsa più grande! » confermò Bruto.

« Appunto... semettila di guardarmi il seno! » mi intromisi.

« Scusa... solo che, ecco, sei davvero stupenda! » mi rispose Bruto.

« Bene. Avete chiarito... Bruto saluta la tua amichetta! » disse Ottaviano.

Grazie a Ottaviano mi ero liberata di Bruto senza il minimo sforzo. Questo Ottaviano cominciava a piacermi davvero. Forse, aveva ragione che potevamo diventare amici e poi, non sarebbe brutto avere il figlio di Giulio Cesare come amico, ripeto "solo amico" e non altro. Sembrava suo padre in miniatura e aveva uno sguardo che metteva serenità a chiunque. Aveva i capelli dello stesso colore di Cesare e degli occhi verdi, fisico atletico e alto tanto da sembrare anche un angelo ma non mi pare che fosse anche un santo di carattere dato che, se non sbalgio, era il futuro sovrano di questo posto. Aveva tutta la mia amirazione; chissà come doveva essere prendere il posto del proprio padre un giorno. Sarebbe stata sicuaramente, una vita piena di responsabilità perché comandare un popolo non era certo una cosa semplice e pochi, potevano permettersi di farlo. Lui era tornato a prendermi per mano sempre con una delicatezza da gladiatore. Notai che era diventato un po' rosso sulle guance e mi chiesi cosa lo aveva fatto arrossire perché sicuramente, non ero io che lo avevo fatto intimidire e poi, era la prima volta che ci vedevamo nella vita e sapevo per certo che non sarebbe stata l'ultima. Volevo chiedergli come mai era diventato rosso ma era meglio se mi facevo gli affari miei; magari, stava pensando alla sua compagna che sicuramente, doveva essere una bella donna dato che lui era un capolavoro della natura, ora non avevo presente come poteva essere di fisico ma pensai che doveva essere bellissimo. Ero felice per la sua ragazza che forse, non sapeva che aveva un vero uomo davanti ai suoi occhi. Uno come lui non me lo farei scappare per niente al mondo. Assomigliava proprio a suo padre che da giovane doveva possedere almeno una gran parte della sua bellezza se no, sarebbe stato difficile credere che Ottaviano fosse un suo figlio legittimo. Volevo rivederlo ancora tante volte e questo lo avevo capito subito. Lo dovevo a lui se ero stata salvata da una punizione da parte di Cesare perché se non fosse stato lì, a quest'ora, sarei finita a ricevere minacce da Bruto che anche lui, aveva una personalità particolare.

« Che fai? Sei diventato rosso in faccia! » lo avvisai.

« Stavo pensando a una persona... » mi rispose.

Questa era la conferma, che aveva una cotta per un'altra ragazza; sicuramente, non sarei mai stata io. Una come me neanche uno spazzino l'avrebbe voluta come propria compagna poi, io non ero di certo la ragazza ideale per il figlio di Giulio Cesare. Venivo da un'epoca molto lontana dalla sua quindi, non avremo mai potuto essere una coppia perfetta. Lui era un uomo antico e io una ragazza come tante dei nostri giorni solo che a differenza di molte mie coetanee ero anche molto timida. Eppure, averlo davanti mi diceva che conoscerlo sarebbe stata un'avventura e forse, era il suo sguardo sereno che mi stava comunicando questa cosa. Immaginai, quanto doveva essere bella la sua ragazza forse aveva dei capelli come i miei e magari, assomigliava molto a una donna inglese dai bellissimi capelli biondi e chissà, forse aveva anche gli occhi azzurri. Mi domandai con quali mezzi Cesare fosse arrivato a credere, che fossi la ragazza di suo figlio e se non ricordo male, mi aveva anche chiamato "bellissima"! Probabilmente, Cesare doveva aver bevuto qualche bicchiere di vino che gli aveva fatto male. Non era così difficile, immaginare Cesare in stato di ebrezza però, non mi era parso ubriaco quando mi aveva chiamata in quel modo anzi, era parso tremendamente serio. Notai che Ottaviano si era girato nuovamente a guardarmi e questa volta, era diventato ancora più rosso.

« Non ho ancora chiesto il vostro nome, come vi chiamate? » mi chiese.

« Mi chiamo Elena! » risposi.

« Che nome stupendo. Stupendo, come la giovane che lo porta! » disse Ottaviano.

Che cosa? Era una mia impressione oppure, Ottaviano mi stava facendo la corte? Sì, ero proprio caduta in uno dei miei sogni! Non avrei mai potuto pretendere che uno bello e perfetto come lui, si avvicini a un mostro come me di prima categoria. Non eravamo fatti per stare insieme e si vedeva anche a pochi metri di distanza poi, io non volevo ritrovarmi un giorno, a dover chiamare Giulio Cesare, suocero. Avevo capito che suo figlio mirava a qualcosa di più che a una semplice amicizia visto che aveva detto una cosa del genere. Il suo sguardo mi piaceva un sacco; ero attirata dal desiderio di dargli un bacio ma non toccava a me, fare la prima mossa se davvero ci tenevo a salvarmi la pelle. Per me, la prima mossa toccava esclusivamente a lui. Avevo preso a fissarlo negli occhi ma facevo fatica a mantenere lo sguardo fisso dato che il mio sguardo cadeva divere volte sulle labbra che aveva: dovevano essere spesse. Eravamo arrivati all'uscita del palazzo; per poco non desiderai restare lì, non avevo nessuna voglia di tornare a casa.

« Ci stai allora a frequentarmi? Se non vuoi è normale, tanto nessuno vuole avermi nella sua vita! » mi disse dandomi le spalle.

« Certo, che ho intenzione di rivederti. Lo sai una cosa? Anche a me stanno tutti alla larga perché per loro è meglio che conoscermi! » gli risposi.

« Davvero? Non ci credo molto, sai? Tu sei la perfezione; insomma, Elena chiunque abita da queste parti, vorrebbe una compagna come te e forse, anche io! » mi disse Ottaviano.

« Non mi conosci ancora, ma sono sicura che cambieresti idea se mi avessi nei tuoi dintorini, ogni giorno! » ammisi con molto ottimismo.

Lui mi si avvicina e mi prende per la mano. Mi fissa negli occhi e quando meno me lo aspetto... mi da un bacio sulla guancia destra. Rimango senza una parola da dire; era proprio il figlio di Giulio Cesare, quello che mi aveva appena baciata sulla guancia? Sì! Era il figlio di Cesare ed era cotto di me. Il mio cuore si era messo a battare forte; ero appena caduta nella trappola dell'amore; ma io ero cotta di lui? Non ero così sicura di provare qualcosa ma avevo il desiderio di rivederlo anche l'indomani. Forse, ero cotta anche io di lui. Per salutarlo, gli diedi un bacio molto vicino alle labbra, tanto che lo lasciai stupefatto. Ero scesa dai gradini e mi preparai a camminare per lunghi minuti di marcia.

« Aspetta! Quando ci vediamo e dove, domani? » mi chiese.

« Domani, posso venire tardi! » dissi.

« Dimmi dove devo venire e ti aspetto lì! » disse Ottaviano.

« All'ingresso a Roma sai, dove c'è quel prato deserto... » risposi.

« Ho capito dove... allora, a domani! » concluse Ottaviano.

Non ho idea di quanti minuti camminai per raggiungere di nuovo quel deserto cupo. Camminai con una strana aria calda che mi circondava. Non capivo se fosse il caldo oppure, Ottaviano che causava questa sensazione di caldo, intorno a me. Per la prima volta, avevo iniziato a sentirmi innamorata e non era una piccola cotta quella che mi ero presa, ma una cotta molto estesa. Lo rividi davanti a me; stavo mandando indietro la scena dove mi aveva dato quel bacio sulla guancia e io non mi ero fatta una bella figura, dato che lo avevo baciato un po' troppo vicino alle labbra tanto da sembrargli una pazza. Non capivo che cosa mi fosse successo eppure, mi ero innamorata di lui. Mi domandai dove mi sarei ritrovata e la vita che avrei fatto se avessi avuto una relazione con lui. La mia vita non sarebbe stata come prima; stavo per mettermi con il figlio di Giulio Cesare e non era una cosa da prendere facilmente.

Ottaviano era un futuro re di Roma quindi, se un giorno avrei desiderato restare con lui, avrei dovuto cambiare il mio carattere. Non avrei potuto permettermi di restare timida. Dovevo quindi, cambiarmi ad ogni costo anche se la cosa sarebbe stata difficile e io non sono una ragazza che crede nelle cose impossibili. Stavo andando un po' troppo oltre con i pensieri; io e lui non stavamo ancora insieme perché se no, mi avrebbe dato un bacio sulla bocca quindi, non dovevo ancora farmi l'illusione che sarebbe caduto ai miei piedi come una pera. Lui mi era parso cotto follemente di me, ma forse, mi stavo sbagliando ancora una volta. Ritrovai di nuovo quello strano animale, non appena fui arrivata al prato deserto. Avevo capito chi fosse quella creatura: avevo la certezza che fosse la lupa che aveva cresciuto Romolo e Remo. Che strano però, sapere che fosse ancora viva. Mi faceva uno strano effetto. Prima di tornare di nuovo alla Roma dei miei giorni, avevo visto di nuovo quella nebbia dorata che avevo visto, anche prima di essermi ritrovata nell'Antica Roma. L'animale era sparito di nuovo; ma io ero felice di trovarmi di nuovo, tra la gente dei miei giorni.

Quando arrivai a casa, non avevo fame perché ero presa a pensare a Ottaviano. Mi chiedevo che cosa stesse facendo in quel momento. Probabilmente, era tornato a sentire il seguito della predica che gli aveva fatto Cesare, poco prima di rivolgere a me la parola. Mia madre mi stava guardando dritta in faccia, con i suoi occhi marroni e uno sguardo altezzoso. Ero tremendamente rossa nelle guance e lo avevo capito perché avevo di nuovo quella sensazione di caldo. Lei continuò a studiare il mio viso da angioletto innocente che poi, io non ero il massimo come angelo dato che mi ero presa una cotta per un futuro re romano ma a mia madre non avrei riferito niente, riguardo al mio viaggio nell'Antica Roma. Domani sarei dovuta tornare lì, poco dopo la scuola e avrei rivisto il mio angelo custode che da quel giorno, aveva il nome di Ottaviano.

« Hai un faccino rosso, tanto da non capire se ti sei abbronzata o hai preso una cotta per qualcuno... sei innamorata, Elena? » mi chiese mia madre.

« No, mamma. Sono la figlia disastrosa che conosci da sempre! » le risposi.

« Dimmi la verità! C'è un lui, nei tuoi pensieri? » mi chiese.

« Ti ho appena detto di no! » risposi seccata.

« Scusa! Non c'è niente di male se ti sei innamorata. Dopo tutto, sarebbe anche l'ora che ti trovi un fidanzato! » mi rispose.

Non aveva ancora idea di quale canaglia gli stavo per portare a casa. Nemmeno io, sapevo dire se sarebbe nata l'amore tra me e Ottaviano, ma se questo era il primo segnale, voleva dire che forse qualcosa stava per saltare fuori. Sarebbe mai riuscito Ottaviano, a dirmi che era pazzo di me? Io non ci speravo molto perché si sarebbe stufato velocemente di me, dato che ero una ragazza noiosa e per giunta, molto timida. Non ero sicura di meritarmelo un ragazzo del genere; uno come lui non ci faceva niente con una ragazzina come me perché probabilmente, cercava una ragazza forte che un domani dovrà essere brava a comprendere il peso che si stava portanto sulla testa insomma, essere il re di Roma non era mica una cosa facile, ma quanto sarebbe stato bello, essere nei suoi panni poi io sono una femmina quindi, non avrei mai potuto prendere il potere su Roma. Mi chiesi quante fossero le ragazze che darebbero di tutto per diventare sua moglie, quindi anche sotto questo aspetto, io sarei stata la prima ad essere tagliata fuori, anche da suo padre. Senza aggiungere una parola a mia madre, mi alzai dalla sedia e andai in camera mia con una sola cosa nella testa. I miei pensieri erano rivolti solamente a quella cosa. Decisi di accendere il computer e di andare su Internet. Non appena mi ritrovai su Google, digitai "Ottaviano il figlio di Cesare" e mi apparsero milioni di risultati.

Restai colpita da un'immagine di una statua: c'era un uomo dall'aspetto famigliare che aveva un dito, che indicava da qualche parte. Lo sguardo mi era sembrato di conoscerlo e fu così, che mi ero resa conto che quello era Ottaviano. Senza pensarci due volte, salvai l'immagine in una cartella del dekstop e poi, la stampai in versione estesa, in un foglio di carta. L'avevo poi presa in mano e attaccai dello scotch vicino a gli angoli del foglio e infine, decisi di attacarla al muro vicino al mio letto. Rimasi chiusa in stanza, a guardare l'immagine facendomi fin troppe domande, che riguardavano a me e lui. Non ho idea quanto tempo restai a osservare quell'immagine ma dopo aver guardato l'ora, mi accorsi che erano già le dieci di sera. Dovevo prepararmi per la notte. Mi ero messa la mia camicia da notte e andai in bagno a lavarmi i denti poi, tornai nella mia stanza, spensi la luce e mi addormentai, non appena sfiorai il letto.

La mattina dopo, mi avegliai alle sei e mezza del mattino. Per fortuna, era venerdì mattina e domani sarebbe stato sabato, il giorno più bello della settimana. Amavo il sabato e la domenica perché non si andava a scuola. Se fossi io a decidere quando andare a scuola sceglierei di andarci solo il sabato e la domencia poi, gli altri cinque giorni sarei stata libera di fare quello che volevo e credo proprio, che sarebbero tanti ad essere d'accordo con me. A volte mi veniva voglia di entrare in politica, per proporre questo tipo di riforma al governo e chissà quanti, mi voterebbero. I miei elettori sarebbero tutte quelle persone che non hanno voglia di passare cinque giorni su sette, tra i banchi in poche parole, le persone che non sono sopranominati secchioni. Mi ero vestita; nonostante, avessi desiderato di restare a dormire ancora un'altra ora. Per fortuna, dopo il mio rientro dall'Antica Roma, ero tornata a indossare nuovamente i vestiti di sempre. Ottaviano avrebbe dovuto vedermi, vestita in questo modo quando avrebbe avuto l'intenzione di dirmi che mi ama. Avevo tirato fuori una maglia dello stesso rosso che aveva il mantello indossato da Cesare. Andai in bagno a lavarmi velocemente perché dovevo ancora fare colazione. Mia madre era in piedi da almeno mezzora. Durante questa giornata avevo molti impegni: andare a scuola, tornare a casa per fare pranzo, riposarmi un venti minuti e andare al mio primo appuntamento con Ottaviano. La mia vita sembrava che fosse diventata un'avventura. Era la prima volta che mi alzavo di buon umore la mattina perché di solito mi alzavo, lamentandomi che dovevo andare a scaldare il banco. Non ho mai amato studiare; ma non penso di essere l'unica ragazza che detesta la scuola anzi, ci sono quelle ragazze che pensano che tutto faccia schifo all'interno della loro vita e anche io non vedevo poca patumiera nella mia. Chissà, forse anche Ottaviano andava a scuola di prima mattina con poca voglia, almeno che non fosse la scuola a venire da lui perché non avevo idea di come si svolgevano le cose, quando eri il figlio di Cesare e vivevi nell'Antica Roma.

Quando riuscii a terminare le mie abitudini mattutine, mi ero messa ad aspettare la mia amica Claudia che avrebbe fatto la strada in mia compagnia. Lei era di due anni più grande e faceva la quinta superiore. Rispetto a me era molto bella e sopratutto, era molto meno robusta. Aveva un viso tremendamente angelico, capelli castani e occhi azzurri. Alta e come avevo detto, poco robusta; anzi, sembrava un grissino. Aveva anche un carattere più accettabile del mio. Non era da lei diventare rossa al primo complimento che riceveva e non era da lei rimanere intere giornate senza dire una parola anzi, a differenza mia parlava anche troppo eccessivamente. La mia amica era il mio esatto contrario. Pensai che Ottaviano si meritava di più una come lei invece che una musona come me che passava tutto l'anno con il broncio, manco fossi una bambina. Avevo salutato mia madre, che si era raccomandata con me di non fidarmi dei maschi. Certo! Perché mammina lo sapeva bene che non avevo compreso il senso delle sue parole e che avrei fatto quello che volevo con chi mi pare e piace. Raggiunsi la mia amica al portone d'ingresso, dopo una lunga scalinata di quattro piani.

« Ciao, amica mia! Ti devo dare delle grandi notizie... » le dissi.

« Che ti è successo? Visto che sei felice di prima mattina? » mi domandò lei.

« Ho conosciuto un ragazzo che si chiama Ottaviano e... » fui interrotta.

« Ottaviano hai detto? Aspetta! Non dirmi che è quel ragazzo basso, calvo, ciccio e con gli occhiali da secchione? » mi domandò lei agitata.

« Perché? C'è un ragazzo che si chiama Ottaviano, nella nostra scuola? » le domandai.

« Sì, mi sembra che è nella 4^C! Ma è così brutto... come fa a piacerti uno così? » mi rispose con un a faccia interrogativa.

« Non mi riferisco a quel ragazzo, io conosco un altro Ottaviano che vive in un posto troppo bello... pensa che è il figlio di Giulio Cesare! » le risposi.

« Questa è bella! Ho sempre saputo che sei uno spasso, ma non mi sarei mai aspettata una cosa simile da te, muoio ahahah! Come fai ad essere innamorata di quel Ottaviano? Non lo sai che è morto da tantissimo tempo? » mi disse ridendo.

« Ti sbagli, lui è vivo! Domani, dopo che abbiamo fatto pranzo, ti porto a conoscerlo se ti va... resterai colpita da tale bellezza. Ho conosciuto anche Bruto e Giulio Cesare! » dissi finendo il discorso.

« Non ti credo molto, comunque, voglio proprio vedere dove mi porterai domani! » disse.

La mia amica non sapeva che domani si sarebbe ritrovata con me nell'Antica Roma quindi, sbagliava a non credere alle mie parole. Avrei dovuto parlare con Ottaviano e dirgli che domani sarebbe venuta una mia amica insieme a me, tanto per renderlo felice di un'altra visita da parte di una sconosciuta. Mi sentivo come se fossi una sua amica da più tempo e che potevo presentargli chi voglio, tanto lui non si sarebbe mai lamentato. Lo conoscevo da poco tempo, ma ero convinta che potevo dirgli quello che sentivo necessario comunicargli e poi, non penso che se la prenderebbe male se gli avrei presentato una mia amica anzi, sarebbe stato contento, secondo me.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: SerenitaDolce95