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Autore: Chihaar    14/09/2014    1 recensioni
Non ha una trama. Non ha un senso. E' qualcosa che, secondo me, pregherete vi accada e che non vi succeda mai al tempo stesso.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i giorni la stessa strada, all’andata e al ritorno, sempre uguale.
Dalla porta di casa al palazzo dove lavoro 2 km attraverso la città: viale, scalinata, ponte, scalinata, viale, incrocio, corso, piazza, via stretta, palazzo.
Tutti i giorni. Tranne oggi.
Arrivato al ponte conto mentalmente i gradini mentre li salgo, non so perché lo faccio, mi viene automatico. 25 gradini. Non oggi. Oggi sono 24. Allora mi fermo, discendo la scala di corsa e li conto salendo, ma a voce alta, rimarcando ogni passo con un numero. Niente. Ancora 24. Quindi anche dall’altra parte dovrebbero essere… 25. Ok, tutto questo non ha senso. Risalgo l’altra scalinata contando. 25. Perfetto. Ora ridiscendo la prima. 23. Aspetta, cosa?
Prendo il cellulare, avverto al lavoro che oggi non vado. Io non mi muovo di qui fino a che non ho capito che succede. Per anni ho sperato di imbattermi in qualcosa di questo tipo e ora non mi schiodo di qui fino a che non risolvo la questione.
Fermo una persona, una ragazza, e le chiedo di darmi una mano per un esperimento, lei mi deve filmare con il mio telefono mentre salgo la scala, niente di più. Lei accetta ridendo, probabilmente starà pensando che questo è il modo più strano per abbordarla che abbia mai visto. Ma a me non interessa abbordarla.
Risalgo la scala, marcando i gradini con un numero scritto a pennarello man mano che procedo. All’ultimo sono 22. Ora chiedo a lei di fare lo stesso, io la filmo con il suo cellulare, in modo da non creare equivoci con il fatto che potrei tenermi il filmato e la sua amica resta di fianco a me per impedirmi di svignarmela col cellulare. Arriva in cima, ne segna 25.
Non riesco a capire. Le chiedo di salire insieme la scala, due pennarelli, uno io uno lei e l’amica sotto che filma. Ci va bene che di qui non passa mai nessuno, altrimenti penserebbero che siamo matti. Iniziamo la salita. Arrivo a 20 e sono in cima. Alzo gli occhi e lei mi guarda terrorizzata. Anche la sua amica. Credono che io sia qualche mago performer da televisione perché mi chiedono l’autografo: dicono che io sono sparito nel nulla per 5 gradini. Io rido, gli faccio uno scarabocchio e se ne vanno. Mi siedo sul primo gradino in basso con la testa tra le mani e non riesco a capire.
Vedo un signore che sale la scalinata e conto i suoi passi fino in cima. 25.
Ma perché?
Cos’è che mi sfugge?
Risalgo. 19. Riprovo più volte.
Arrivato a 10 mi fermo e mi siedo di nuovo.
Ogni volta un gradino in meno.
E quando arrivo a 1 che succede? Potrebbe essere rischioso. Ne vale la pena? No. Lo faccio? Diavolo, certo!
Sono all’ultima salita, ho contato uno e disceso uno.
Si va. Al primo passo mi accorgo che non sono in cima, non sono in nessun luogo. Tutto è bianco, tutto.
Mi giro su me stesso più e più volte, corro a destra e sinistra per ore ma senza risultato. Allora mi siedo.
Cosa significa tutto ciò, dove mi trovo? Ha una qualche valenza, senso, spiegazione? Urlo, a squarciagola.
Mi si avvicina un uomo, in gessato bianco, mi chiede che ore sono. Guardo, mezzogiorno. Sono qui da tre ore. L’uomo ringrazia e segna qualcosa su di una cartellina. Aspetta, ma prima non ce l’aveva! Faccio per scattare in piedi ma l’uomo è già sparito.
Allora mi risiedo. Che posto è questo? Un vecchio in bici mi passa davanti. Non me ne accorgo fino all’ultimo e quando alzo la testa è già passato, sparito.
Dove mi trovo? Chiudo gli occhi. Mi alzo in piedi. Conto i miei passi. Da 1 a 25.
Riapro gli occhi. Sono di nuovo sul viale. Corro via.
 
Dopo due anni da quel fatto, ancora non prendo più quel ponte.
   
 
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