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Autore: _Whatever_    15/09/2014    3 recensioni
“Io sono Arielle comunque" disse la ragazza allungando la mano. Alex le sorrise e le strinse la mano.
"Bel nome. Non farò battute sulle sirene e cose varie, giuro."
"Non ti preoccupare, le ho già sentite tutte."
"Mi dispiace." Le porse una sigaretta e gliela accese.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Turner, Arielle Vandenberg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Darling, sono tornato!" Disse Alex mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Arielle era appena uscita dalla doccia e si affacciò alla porta del bagno per salutare il suo ragazzo.
"Heilà! Come è andata con David?" Chiese.
Alex era andato a fare aperitivo con Adcock, uno suo amico del giro musicale.
"Tutto bene! Un giorno ti porto dove siamo stati stasera, è un locale bellissimo..." rispose Alex togliendosi gli occhiali da sole e raggiungendo la modella per salutarla con un bacio sulle labbra.
"Poi vediamo." Rispose freddamente Arielle rientrando in bagno senza dare il tempo ad Alex per baciarla. Quella sera dovevano uscire a cena con gli amici di Arielle, il posto lo aveva deciso lei, ma non sembrava averne molta voglia e Alex l'aveva notato, ma non aveva molta voglia di chiederle cosa avesse, glielo avrebbe detto lei quando avrebbe voluto. Il giorno dopo sarebbero partiti per Londra per i Brit Awards e Alex in realtà non era stato a fare un aperitivo con Adcock: si era fatto portare dal suo amico a fare un giro per negozi per cercare un abito per la modella, voleva farle una sorpresa. L’aveva trovato quando ormai aveva perso ogni speranza: le aveva preso un vestito bianco semplice che le lasciava le lunghissime gambe scoperte, mentre le maniche erano lunghe.
Era molto soddisfatto per la scelta dell’abito ed era certo che alla sua ragazza sarebbe piaciuto. L’aveva lasciato in macchina, perché gliel’avrebbe dato quando sarebbero tornati dalla cena.
"Faccio la doccia, tra un'ora dobbiamo essere al ristorante."
 "Come vuoi." Chiuse il discorso Arielle, che prese le sue cose dal bagno per finire di prepararsi in camera.
Alex non sapeva cosa fosse successo ad Arielle, ma decise di imputare il suo atteggiamento al tempo: era una giornata ventosa e dei nuvoloni grigi coprivano il cielo.
Quando uscì dal bagno, andò in camera a recuperare dei vestiti dalla valigia già pronta per il ritorno in Inghilterra, ma trovò Arielle ancora in accappatoio seduta sul letto. Guardava dritto davanti a sè mentre si torturava le mani.
"Arielle..." sussurrò Alex preoccupato avvicinandosi a lei.
La ragazza sollevò lo sguardo e Alex vide gli occhi pieni di lacrime.
"Alex, hai dimenticato il cellulare a casa oggi pomeriggio e..." si interruppe per tirare su col naso. "E continuava a vibrare. L'ho ignorato, ci ho provato, ma poi mi sono avvicinata, perchè non smetteva mai e ho letto i nomi delle persone che ti scrivevano." Arielle si alzò dal letto e finse di cercare qualcosa sul suo comodino un po' per la vergogna di aver sbirciato il telefono di Alex, un po' perchè non voleva che Alex la vedesse piangere.


[Curiousity becomes a heavy load, Too heavy to hold, will force you to be cold.]

"Scusami, davvero, non avrei dovuto..." aggiunse.

[It's the beginning of the end]

Alex non poteva credere alle sue orecchie: lei gli stava chiedendo scusa perchè aveva scoperto che delle ragazze gli scrivevano guardando il cellulare. Si sentì ancora di più uno schifo, perchè si era comportato di merda e perchè lei stava così.
Arielle rappresentava la parte più felice e spensierata della vita: con lei aveva riscoperto il piacere delle piccole cose, come un giro in moto al tramonto, una serata tranquilla a casa di amici, le feste con i parenti, le mattinate in giro per la città che si concludevano in un pranzo in un posto tranquillo.
Tutte queste cose le aveva dimenticate da un bel po' di anni e Arielle era arrivata nel momento giusto, quando aveva deciso di chiudere con il mondo frenetico e opprimente che non gli lasciava la possibilità di viversi un'esistenza da comune mortale.




Si erano conosciuti a una festa dopo un loro concerto e l'aveva notata dopo parecchi margaritas. Stava ballando con un ragazzo biondo, molto attraente e non si disturbò a guardarla più di tanto, perchè il biondino aveva il perso corporeo di Alex solo di muscoli.
Per il resto della festa non le prestò più attenzione, ma a un certo punto si ritrovò al bancone di fianco a lei. Era sola e stava aspettando che il barman la servisse. Probabilmente la tequila che aveva in circolo parlò per lui.
"Posso offrirti qualcosa?" Le chiese, cercando di trattenere un rutto al margarita.
 La ragazza si girò e il suo voltò si aprì in un sorriso.
"Perchè no?" rispose.
Ad Alex non sembrava di aver avuto così tanta fortuna al primo approccio e infatti quella illusione crollò subito con l'arrivo del biondino al bancone.
 "Tesoro, ti sta dando fastidio?" Chiese premuroso alla ragazza.
 "No, Matt, stai tranquillo, va tutto bene. Torna a cercare qualche ragazza da intortare." Rispose lei tranquillamente.
Alex era a dir poco confuso e probabilmente dalla sua espressione Arielle lo capì.
 "È il mio migliore amico e sa che per la maggior parte delle volte non apprezzo questo tipo di approcci, quindi mi salva dai tipi ubriachi al bancone che vogliono provarci." Spiegò la ragazza.
Alex sgranò gli occhi e si schiarì la gola nervosamente.
"Io-io non sono ubriaco, davvero." Si giustificò immediatamente.
"Alex, facciamo che non mi offri da bere? Preferirei una sigaretta all'aria aperta, anche perchè un po' di aria fresca può solo farti bene, visto che non sei ubriaco." Gli fece l'occhiolino e lo prese a braccetto per portarlo fuori dal locale.
"Come fai a sapere il mio nome?" Chiese Alex, accorgendosi solo dopo qualche minuto del fatto che Arielle l'avesse chiamato per nome.
La ragazza scoppiò a ridere ripensando a come l'aveva scoperto.
"Ero al vostro concerto stasera e...e bhè di fianco a me nel parterre c'era un gruppo di ragazze follemente innamorate di un certo Alex e io non sapevo quale membro della band fosse, ma l'ho capito quando siete saliti sul palco perchè hanno iniziato a guardare verso di te e..." Spiegò Arielle cercando di non scoppiare a ridere in faccia al cantante.
"Okay, okay, basta, ho capito." Alex era sempre in imbarazzo quando veniva a sapere queste cose o quando le viveva in prima persona.
 "Sono fan molto calorose." Rincarò la dose lei per prenderlo in giro.
"Già" fu la risposta secca di Alex, che intanto cercava le sigarette nelle tasche della giacca di pelle e dei jeans.
"Io sono Arielle comunque" disse la ragazza allungando la mano. Alex le sorrise e le strinse la mano.
"Bel nome. Non farò battute sulle sirene e cose varie, giuro."
 "Non ti preoccupare, le ho già sentite tutte."
 "Mi dispiace." Le porse una sigaretta e gliela accese. Arielle si guardava attorno, i palazzi, le persone, era un po' in imbarazzo e non riusciva a capire perchè. Una folata di vento li investì e non c'era da stupirsi, aveva piovuto tutto il giorno a Los Angeles stranamente e continuava ad esserci vento.
I capelli di Arielle svolazzavano, anche sei lei cercava di tenerli a bada. Alex finse di cercare qualcosa nelle tasche e Arielle lo osservò confusa.
"Cavolo, ho dimenticato il mio arricciaspiccia in camera stamattina!" Disse poi guardandola.
"Non vorrai mica dargli una possibilità, spero!" Una voce maschile comparve alle spalle di Alex. Era Matt, l'amico di Arielle. La ragazza sorrise un po' divertita, un po' impietosita per la squallida battuta.
"Immagino che uno con quel taglio abbia sempre bisogno del suo arricciaspiccia!" Rispose riferendosi al ciuffo rockabilly del cantante.
"Tesoro, dobbiamo andare, domattina hai un provino e non ci puoi arrivare con le occhiaie fino al collo." Le ricordò Matt.
 Alex si stava maledicendo per l'orrida battuta che sul momento gli era sembrata brillante, ma l'amichetto biondo con un'omosessualità non poi così latente aveva rovinato tutto. Stava già per augurarle buonanotte e rientrare dentro il locale a bere per dimenticare per la conclusione della conversazione, ma la ragazza intervenì.
"Facciamo così: ti lascio il mio numero, così se ripassi un'altra volta a Los Angeles in una giornata di pioggia, puoi prestarmelo."
Alex sorrise sinceramente cercando di non farsi vedere troppo gasato all'idea di poterla incontrare di nuovo. Matt alzò gli occhi al cielo, perchè non pensava che un soggetto del genere potesse davvero aver fatto colpo sulla sua migliore amica. Alex non lo degnò di uno sguardo, ma le porse il telefono per farle digitare il suo numero e Arielle sorrise vedendo la foto di sfondo del telefono di Alex.
"Lui è tuo fratello? Non mi sembra uno della band" nella foto c'erano lui e Miles abbracciati che sorridevano. "No, ma è come se lo fosse."
"A me sembrate una coppia, più che amici, ma opinione mia." Disse Matt.
"Cut, falla corta, non te la puoi fare con i più piccoli di te." Lo riprese Arielle, mentre digitava il numero sul telefono di Alex.
 "Matt, è così che ti chiami giusto? Bene, se proprio ti va di capire cosa siamo io e il mio amichetto, quando hai tempo, cerca su youtube i "the last shadow puppets". Magari le cose ti diventano più chiare." Rispose acido Alex, che si era stufato delle battutine del biondo.
"Bene, e dopo questo simpatico scambio, noi andiamo. Ti prometto che, se mai ci rivedremo, non mi porterò dietro il mio amico." Salutò Alex accompagnando a un bacio sula guancia queste parole.


Alex sorrise ripensando a quel primo incontro: il tempo fuori era lo stesso e la cosa gli sembrava un terrificante scherzo del destino, perché a Los Angeles erano rare giornate simili.
I ricordi della serata erano un po' confusi, ma le immagini di Arielle erano vivide nella sua memoria: era bellissima, spensierata, simpatica e il contrasto con l'immagine attuale lo fece quasi rabbrividire. Era sempre meravigliosa, ma era spenta, non era spensierata, al contrario: la preoccupazione era evidente sul suo viso. Forse non si trattava nemmeno di preoccupazione, molto più probabilmente era dispiacere, delusione, dolore.
"Arielle, mi dispiace, davvero." Appena Alex pronunciò queste parole a voce alta, si accorse di quanto potesse risultare vuote alle orecchie di una persona col cuore infranto. Arielle non rispose, ma smise di fingere e si asciugò le lacrime col dorso della mano.
"Arielle, so che ti sembrano parole inutili e vuote, ma non ho mai avuto intenzione di ferirti. Speravo non lo venissi a sapere così..."
"Speravi non lo venissi a sapere in generale, perchè chissà da quanto va avanti questa cosa..." rispose gelidamente la ragazza.
 Alex sapeva che era una domanda retorica, sapeva che Arielle non voleva saperlo davvero, non voleva altri motivi per odiarlo.
"Bastava lasciarmi. Era semplice." Riprese la modella.
"Non riuscivo, non potevo lasciar andare l'unica persona che rappresentava 'casa'. Sei... eri la mia stabilità, il porto sicuro, la casa a cui tornare dopo i tour. Sono stato un egoista, ma non riuscivo a lasciarti.”
Arielle sorrise.
 "Ti ho amato così tanto che anche in questo momento non riesco ad odiarti. Vedo e vedevo le tue debolezze, o mi illudo che sia così, e quindi capisco perchè tu non l'abbia fatto. Probabilmente vivere separati per la maggior parte del tempo mi aiuterà a superare questa cosa. Come mi aiuterà la consapevolezza che le cose non sarebbero potute andare diversamente."
Concluse Arielle laconica.
"Cosa vuoi dire?"
"Voglio dire che una parte di me ha sempre saputo, sempre. Vivo con gli occhi semichiusi da quando sto con te, Alex. Sei un cantante famoso, cosa posso pretendere? Sei sempre fuori di casa e poi con questo disco la vostra popolarità è cresciuta esponenzialmente. Potevo solo aspettare che tornassi da me, potevo solo aspettare un momento tranquillo per iniziare a progettare una vita con te. Purtroppo però ora non so più fingere, perchè quando ti guardo, vedo soltanto un altro ragazzo famoso che non riesce a tenerselo nei pantaloni se è circondato da tentazioni."
Aveva smesso di piangere e stava cercando qualcosa da mettersi nell'armadio. Alex quasi si offese per quell'ultima affermazione, ma non si sognò di ribattere.
"Per quel che vale, nel mio cuore ci sei sempre stata tu."
"Immagino che il cuore inizi a svarionare dopo tre margaritas.
Tranquillo, Alex, davvero. Non ti affannare. È stato bello, per quel che è durato, stare con un ragazzo che manda dolcissimi messaggi per la buonanotte e il buongiorno."
Stava diventando acida e lo sapeva, ma non riusciva a smettere. Non lo detestava per quello che aveva fatto, ma perchè si era fatto beccare banalmente.
Lo amava talmente tanto che avrebbe potuto passare il resto della sua vita con lui, perchè immaginava che un giorno avrebbe smesso di stare così tanto lontano da casa. Poteva vivere col dubbio, perchè voleva lui, ma dopo aver visto quei messaggi, non riusciva proprio a dimenticarlo e a fingere.
"Arielle..."
 "Non dire niente, Alex. Qualsiasi cosa esca dalla tua bocca in questo momento contribuisce a definirti come il clichè vivente da cui hai sempre cercato di scappare. Bravo con le parole, bravissimo nel tuo mestiere e pessimo nelle relazioni. Sai, in realtà sono più arrabbiata con me stessa, perchè credevo di poter iniziare ad accennare a discorsi come 'casa', 'cane', 'due stanze perchè potrebbero arrivare dei bambini'. Ero un'illusa e chissà quante volte ho discusso con Matt per queste cose. Inizio veramente a credere che sia l'unico uomo della mia vita."
"Arielle, stai straparlando... troverai di certo qualcuno migliore di me."
"Certo, come ha fatto quella poveretta della tua ex... ops, scusa, non volevo parlare così di lei: ho notato che siete ancora in contatto." Disse acidamente Arielle, che intanto aveva trovato qualcosa da mettere e si vestiva senza alcun pudore davanti a quello che ormai considerava il suo ex ragazzo.
 "Non è più successo niente tra noi da quando ci siamo lasciati"
"Non mi interessa e in ogni caso non ti credo. Ripeto, Al: più parli, più ti metti in imbarazzo. Io ora esco e resto a dormire fuori per la notte. Domattina non vorrei trovare più niente di tuo in casa."
Cercò di sorpassarlo per uscire dalla stanza, ma Alex non riuscì a trattenere l'impulso di fermarla.
Lei si immobilizzò di fianco a lui e si girò a guardarlo negli occhi, quelli che l'avevano scaldata e avvolta, quelli che spesso le avevano comunicato ciò che lui a voce non riusciva a esplicitare, quelli che l'avevano fatta sentire amata e protetta, quelli che l'avevano convinta a lasciargli il numero la sera dell'arricciaspiccia. Per quanto odiasse ammetterlo, anche in quel momento stavano provando a comunicarle qualcosa, qualcosa che lei non era certa di capire e sentirsi dire.
"Dimmi."
 "Saresti la donna della mia vita, se io non fossi una testa di cazzo." Riuscì semplicemente a dire Alex.
 Gli occhi di Arielle si riempirono di lacrime, ma non riusciva ad allontanarsi, non riusciva a non guardarlo, perchè sapeva fin troppo bene che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe potuto vederlo così bene.
Le sarebbe mancato, sì e quello che desiderava più di ogni altra cosa era salutarlo decentemente, nonostante il dolore e la rabbia, perchè non si sarebbe potuta perdonare il fatto di lasciare andare via un animo del genere così, come si dice addio a uno qualsiasi. Lui non era uno qualsiasi, nonostante le stronzate che aveva fatto,e purtroppo per lei, lo sapeva molto bene.
Alex si sentì malissimo a vederla così, avrebbe voluto poter far qualcosa, qualsiasi cosa, per aiutarla, ma se stava così era solo colpa sua.
Gli venne il magone, gli occhi iniziarono a bruciare e non sapeva da quanto tempo non si sentisse così, ma non voleva assolutamente che Arielle lo vedesse in quel modo: era così buona che si sarebbe messa a consolarlo.
Fece l'unica cosa che gli venne in mente. La trasse a se e la strinse: Arielle all'inizio restò ferma immobile, ma dopo pochi istanti di sorpresa, ricambiò l'abbraccio, ben sapendo che era privilegio di pochi poterlo fare.
Cercò di dimenticare per quei secondi cosa stava succedendo, perchè voleva imprimere nella memoria quelle sensazioni che non avrebbe potuto più provare: inspirò profondamente per sentire il profumo della pelle di Alex, aderì completamente al suo corpo e con le mani accarezzò la schiena ossuta di quel ragazzo.
Alex invece la strinse come non aveva mai fatto, perchè aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi, visto che la consapevolezza che per l'ennesima volta era rimasto solo stava arrivando e non era mai stato facile per lui accettare che le storie finissero, lui non era abituato al dolore e cercava di fuggire sempre prima di farsi troppo male.
Dopo molti secondi, durante i quali entrambi cercarono di dimenticare le ultime ore, Arielle si staccò da lui senza guardarlo in faccia, ma Alex capì che stava piangendo perché lei tirò su col naso.
La modella si passò una mano tra i capelli, cercando di nascondere i suoi occhi gonfi a quelli di Alex.
“Io…io devo andare.” Disse, sorpassandolo e dirigendosi verso il guardaroba vicino alla porta d’ingresso per recuperare un paio di scarpe e una giacca.
Arielle si voltò un secondo prima di uscire di casa e vide Alex sorriderle e farle un gesto con la mano per salutarla e quell’immagine la colpì al centro del petto, perché Alex aveva gli occhi lucidi e sembrava sul serio dispiaciuto.
Dal canto suo Alex, in quei pochi istanti, vide tutta la tristezza che Arielle era capace di provare e ringraziò il cielo che la ragazza stesse per uscire, perché non sarebbe riuscito a trattenersi a lungo dal piangere.

[She walked away, well her shoes were untied,
And the eyes were all red,
You could see that we've cried, and I watched and I waited,
'Till she was inside, forcing a smile and waving goodbye.]


“Alex?”
David di certo non si aspettava una telefonata di Alex a quell’ora: sarebbe dovuto essere a cena con la sua ragazza e gli amici di Arielle.
“Disturbo?” chiese Alex prima di schiarirsi la voce.
“No, dimmi.”
“Ho bisogno che tu venga a prendermi a casa di Arielle e ho bisogno che tu mi dica che posso stare da te stanotte.”
Adcock non fece domande, ma gli disse che sarebbe stato lì in massimo venti minuti e Alex tornò a finire di racimolare la sua roba. Aveva chiamato David perché era famoso per la sua riservatezza: non avrebbe fatto domande e l’avrebbe aiutato in ogni caso. Aveva pensato di chiamare Matt, ma non avrebbe sopportato gli insulti dell’amico e della ragazza del suo amico; Breana e Arielle stavano già cercando il vestito identico da indossare al matrimonio di Jamie e Katie. Tra loro c’erano un po’ di anni di differenza, ma andavano estremamente d’accordo e non era mai successo che le loro ragazze avessero un rapporto del genere. Tutti, tra i suoi amici, adoravano Arielle, persino Miles, al quale non sembrava dare fastidio che lui vivesse in America con lei, anzi era felice per loro e ogni tanto andava a trovarli.
Stava controllando di non aver lasciato niente in bagno, quando David suonò al campanello.
Lo fece salire e caricarono le valigie e le cose di Alex nelle due macchine, perché in quella di Alex non ci stava tutta la roba, essendo una sportiva costosa a due posti.
David si permise di dire solo una cosa sulla situazione e lo fece solo quando ebbero finito di svuotare casa di Arielle dalle cose di Alex e stavano per salire in macchina.
“Quello è per lei, lasciaglielo.” Disse indicando la confezione del vestito che era rimasto sul sedile del passeggero dell’auto di Alex.
Il cantante lo prese e lo portò in casa, lo appoggiò sul letto della modella e ci mise vicino un biglietto che le aveva scritto appena lei aveva varcato la porta. Non aveva ancora deciso se darglielo o meno, ma dopo il consiglio di David, si convinse a lasciarle anche quello, oltre al suo mazzo di chiavi di casa.


Arielle tornò a casa il mattino seguente, aveva dormito da Matt, dal suo migliore amico, dall’unico uomo della sua vita.
In realtà non è che avesse dormito poi così tanto, perché aveva trascorso la maggior parte del tempo a piangere, ma insomma, il senso era più o meno lo stesso.
Appena entrata in casa, mise a scaldare dell’acqua per un tè, non aveva fatto colazione e non aveva fame, doveva solo bere qualcosa di caldo e il caffè non era la soluzione migliore, aveva mangiato pochissimo nelle ultime ore.
Andò in camera per cambiarsi e mettersi in tuta e cercava di fare tutte queste cose cercando di non notare la mancanza di alcuni oggetti, di alcuni odori e ci stava quasi riuscendo, se non fosse stato per la confezione e la lettera lasciate sul letto.
Osservò gli oggetti mentre si cambiava e le veniva da ridere pensando al fatto che la confezione più grande non le avrebbe mai fatto più male delle parole contenute nel biglietto vicino.
Ammirò distrattamente il vestito e lo ripose senza tanta cura nella sua confezione e poi afferrò la lettera e se la portò in cucina. Si versò l’acqua calda in una tazza e ci mise l’infuso di tè, pescandone uno a caso tra i vari tipi scelti da Al.
Si trascinò sul balcone, si accomodò sulla poltrona di vimini, ma poi si ricordò di aver dimenticato i fazzoletti in cucina e sapeva benissimo che ne avrebbe avuto bisogno. Se li procurò e poi iniziò a leggere sorseggiando il suo tè verde, il preferito di Alex Turner.



Dall’altra parte della città, un ragazzo stava aspettando la partenza del suo volo per il vecchio continente. Aveva gli occhiali da sole in aeroporto perché non aveva dormito molto quella notte, non riusciva a calmarsi e stava distrattamente ascoltando i discorsi dei suoi amici.
A un certo punto, distrattamente, guardò il cellulare, aspettandosi di trovare un sms, ma non c’era nessuna comunicazione e gli venne in mente una canzone, una canzone scritta in una circostanza simile, ma diversa allo stesso tempo. Di certo, in comune, c’era la disperazione nella sala partenze.
  
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